nel bel mondo che piacerebbe a me ci sono molte cose che cambierebbero.
una, che forse può sembrare molto secondaria, ma non è poi così banale, è relativa al nome proprio di ciascuno.
imporre un nome a un altro essere è un atto di potere che, anche se inevitabile, ha il suo bel peso simbolico e le sue chiare conseguenze nella vita delle persone.
...ricordo ancora quel professore dell'università che si chiama Nullo Pirazzoli e mi chiedo spesso che peso incredibilmente grave deve avere questo nome sulla vita di un bambino o di un ragazzo... (o si sentirà una nullità o sempre lotterà per dimostrare di non esserlo... ma un nome così rilassato rispetto la tua importanza in questo mondo non ti lascia sicuro...)
bene, detto questo e, considerando che in fondo cambiare nome non è impossibile anche nel nostro mondo rigido e burocratizzato (vedi l'assurdità del cambio di cognome per donne sposate... un arcaismo che, oltre ad essere ingiusto e assurdo, non è mai stato tacciato di "grande complicazione per la burocrazia" in generale), io vorrei il seguente sistema di nomenclatura:
- prima fase (inevitabile): i genitori danno un nome al figlio e, anche se con tutte le buone intenzioni del mondo, passeranno con questo nome la loro autorità parentale, le loro aspettative, i sogni di grandezza o di umiltà, i loro vincoli ripetitivi con l'albero genealogico o con tradizioni sociali o religiose, etc... tutto ciò che comunemente e inevitabilmente si fa attualmente.
- seconda fase (novità!): al momento del diciottesimo compleanno, automaticamente, la macchina burocratica si mette in moto e il nuovo maggiorenne sarà chiamato a esprimersi sul suo nome! potrà, in caso, confermarlo. nessun problema a riguardo. però sarà libero di pensare e darsi un nuovo nome, scelto da lui stesso, quello che gli sembri più bello e adeguato.
questo momento sarebbe simbolicamente fondamentale sia per prendere possesso della propria vita (a partire da adesso non sono più l'essere dei miei genitori, ma sono me stesso), sia per togliere ogni colpa e responsabilità al nome che i tuoi genitori ti hanno dato e che magari non ti piace o non trovi giusto. basta vittimismi! non ti piace? ecco qua il momento in cui ti scegli tu il tuo e a partire da là poi le responsabilità sono tue, nessun altro a cui dare la colpa!
questa pratica toglierebbe anche il grande peso della responsabilità del nome ai genitori visto che sanno che in ogni caso il nome può cambiare.
considerate poi che un nome ricevuto e usato dai 0 ai 18 anni (e che continuerà inevitabilmente a interferire nella tua futura vita adulta) non si cancella dalla memoria, quindi non è che si "cancella la famiglia" bensì si incorpora e si somma una nuova essenza adulta sopra quella più interna e intima del contesto famigliare e infantile.
insomma, un atto di presa di potere della propria vita.
sembra una baggianata, ma secondo me sarebbe davvero un bel passaggio!
immaginate un ragazzo alle prese con la scelta del proprio nome per tutta la vita e che viene poi ufficializzato socialmente: sarebbe un grande simbolo di passaggio! un atto di coscienza dell'entrata nel mondo degli adulti, nella responsabilità che si inizia ad avere nella propria vita.
una, che forse può sembrare molto secondaria, ma non è poi così banale, è relativa al nome proprio di ciascuno.
imporre un nome a un altro essere è un atto di potere che, anche se inevitabile, ha il suo bel peso simbolico e le sue chiare conseguenze nella vita delle persone.
...ricordo ancora quel professore dell'università che si chiama Nullo Pirazzoli e mi chiedo spesso che peso incredibilmente grave deve avere questo nome sulla vita di un bambino o di un ragazzo... (o si sentirà una nullità o sempre lotterà per dimostrare di non esserlo... ma un nome così rilassato rispetto la tua importanza in questo mondo non ti lascia sicuro...)
bene, detto questo e, considerando che in fondo cambiare nome non è impossibile anche nel nostro mondo rigido e burocratizzato (vedi l'assurdità del cambio di cognome per donne sposate... un arcaismo che, oltre ad essere ingiusto e assurdo, non è mai stato tacciato di "grande complicazione per la burocrazia" in generale), io vorrei il seguente sistema di nomenclatura:
- prima fase (inevitabile): i genitori danno un nome al figlio e, anche se con tutte le buone intenzioni del mondo, passeranno con questo nome la loro autorità parentale, le loro aspettative, i sogni di grandezza o di umiltà, i loro vincoli ripetitivi con l'albero genealogico o con tradizioni sociali o religiose, etc... tutto ciò che comunemente e inevitabilmente si fa attualmente.
- seconda fase (novità!): al momento del diciottesimo compleanno, automaticamente, la macchina burocratica si mette in moto e il nuovo maggiorenne sarà chiamato a esprimersi sul suo nome! potrà, in caso, confermarlo. nessun problema a riguardo. però sarà libero di pensare e darsi un nuovo nome, scelto da lui stesso, quello che gli sembri più bello e adeguato.
questo momento sarebbe simbolicamente fondamentale sia per prendere possesso della propria vita (a partire da adesso non sono più l'essere dei miei genitori, ma sono me stesso), sia per togliere ogni colpa e responsabilità al nome che i tuoi genitori ti hanno dato e che magari non ti piace o non trovi giusto. basta vittimismi! non ti piace? ecco qua il momento in cui ti scegli tu il tuo e a partire da là poi le responsabilità sono tue, nessun altro a cui dare la colpa!
questa pratica toglierebbe anche il grande peso della responsabilità del nome ai genitori visto che sanno che in ogni caso il nome può cambiare.
considerate poi che un nome ricevuto e usato dai 0 ai 18 anni (e che continuerà inevitabilmente a interferire nella tua futura vita adulta) non si cancella dalla memoria, quindi non è che si "cancella la famiglia" bensì si incorpora e si somma una nuova essenza adulta sopra quella più interna e intima del contesto famigliare e infantile.
insomma, un atto di presa di potere della propria vita.
sembra una baggianata, ma secondo me sarebbe davvero un bel passaggio!
immaginate un ragazzo alle prese con la scelta del proprio nome per tutta la vita e che viene poi ufficializzato socialmente: sarebbe un grande simbolo di passaggio! un atto di coscienza dell'entrata nel mondo degli adulti, nella responsabilità che si inizia ad avere nella propria vita.
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