Sunday 16 September 2018

sogno di ubi nel tornado


Stavamo andando in bicicletta Ubi io e probabilmente un gruppetto di altri ciclisti: un ragazzo di colore stava davanti ad Ubi e lei davanti a me, lo spazio di 5, 10 metri tra uno e l’altro, e dietro di me intuivo la presenza di qualcun altro, forse più di uno.
Stavamo pedalando su una strada molto simile a quelle sull’argine del piave, all’altezza di Zenson o di Sant’Andrea di Barbarana. Il fiume (lo sapevo, anche se non si vedeva) era alla mia destra e sempre sulla destra c’era forse la casetta e il boschetto della “casa degli angeli”.
Sia a destra che a sinistra dell’argine c’erano solo campi verdi e alberi frondosi. Era probabilmente una giornata d’estate.
Nessuna auto stava passando sulla stretta strada asfaltata e la colonna di ciclisti andava rilassata e tranquilla.
Ad un certo punto, guardando a destra, vedo in lontananza, dietro a degli alberi una fila quasi geometricamente ordinata di grandi tornadi bianchi su uno sfondo di nubi nere di tempesta.
È una visione molto spettacolare e incredibile!
Dico a Ubi di guardare laggù e io continuo a vedere i tornadi che sinuosi si muovono, diventano più bassi, più alti... uno quasi si forma in questo momento.... sono ipnotizzato.
Stiamo ancora avanzando in bici anche se guardiamo i tornadi paralleli alla strada lontani, sulla destra. Il tetto di una casa adesso ci blocca per un momento la visione dell’orizzonte, ma ben presto la sorpassiamo ed ecco che adesso ci sono dei tornadi vicinissimi: sono sul campo di erba medica che sta sotto a noi, a destra, a una quindicina di metri dall’argine.
Sono di nuovo paralleli alla strada e disposti quasi geometricamente, allineati e regolari.
Come gli altri, anche questi sono bianchi, come se fosse una nuvola bianca di vapore, ma si intuisce la loro grande forza. Dico ancora a Ubi di guardare. È una cosa rarissima, incredibile!
Un tornato, sembra nascere in questo momento: un anello di filamenti di vapori bianchi si sta creando all’altezza dell’erba, vorticosamente, e lancia dei tentacoli sempre più robusti verso l’alto che ben presto si annodano tra loro... ormai si è consolidato...
Guardo davanti: oltra a Ubi il ragazzo di colore sta a cavallo della bici, ma fermo, con i piedi appoggiati sull’asfalto e guarda sotto anche lui. Ubi invece procede in bici. Adesso però due tornadi si stanno formando proprio sulla strada!
Ubi potrebbe essere potenzialmente in pericolo, ma la sensazione non è esattamente questa. Comunque la forza del vento è forte e non bisogna sottovalutarla! Ubi avanza tranquilla in bici oltre il primo anello di vento, questo primo tornado non è ancora formato e Ubi ha avuto il tempo di sorpassarlo prima che diventasse pericoloso. Io da dietro la osservo, avanzando anche io dietro di lei.
Non so se le dico di stare attenta o di fermarsi, ma adesso che sta entrando nella base del secondo tornado, che ha avuto il tempo di rafforzarsi di più, il ragazzo nero davanti a lei le dice di fare attenzione e che la bici (la sua?) è mezza dentro al tornado! (questa frase sottointende nel sogno che è pericoloso avvicinarsi troppo, neanche lui va a prendere la bici. C’è da stare attenti...)
Ma Ubi entra, normalmente, tranquillamente, come se non si fosse accorta di nulla.
Il vento è molto forte dentro e comincia a farla staccare da terra.
Si eleva poco a poco e adesso è a un’altezza di due metri e mezzo, levita come per magia, sorretta dai forti venti che la fanno ascendere.
Non rotea, non c’è né sensazione di pericolo, né di movimento folle, né di oggetti strani roteanti, né di tempesta e vento, anzi: io sto sotto di lei, vestita di bianco, stesa a braccia aperte, il corpo in forma di croce. La vedo da sotto, è come se fosse stesa su un letto e guarda verso l’alto il cielo solare e luminoso. Un vento forte ma non minaccioso le fa ondeggiare i capelli (mossi? Lisci?) e la gonna lunga bianca.
È un’esperienza quasi mistica, di sicuro piacevole e straordinaria per lei.
Ubi dice qualcosa del tipo: “che bello non sentire più la gravità!”
Il vento però la sta alzando di più e potrebbe essere portata troppo in alto, la afferro dunque dolcemente per i fianchi e la mantengo a una giusta altezza da terra. Solo il giusto perché non si perda nel cielo.


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