Vi ricordate quella descrizione di come mi immaginavo che sarebbe stato vedere con l'udito?
Se vi va di leggerla basta passare al post: "l'incredibile vista del pipistrello" che potrebbe anche chiamarsi "l'incredibile vista del delfino" o "della balena" per esempio...
Ma se abbiamo già considerato come si "vedrebbe" l'udito... ché dire allora degli altri sensi?
Vediamo un po', in modo più breve.
Vedere con l'olfatto: si tratterebbe di vedere dei colori che vanno sfumando in tonalità indistinte che tenderebbero a occupare di colpo tutto il campo visivo.
In pratica la vista sarebbe quasi un monocolore che fluttua da una tonalità all'altra. La gamma dei colori sarebbe però quasi infinita e non di rado capiterebbe di vedere colori mai visti prima!
La colorazione non sarebbe mai fissa e raramente tenderebbe a un bianco piuttosto immacolato.
Inoltre la "vista" dell'olfatto ha una direzionalità: in un giorno di vento vediamo di più dalla parte controvento che dall'altra. Quindi il nostro campo visivo si estende in modo diverso in base al vento e alle direzioni.
Una cosa davvero interessante è che la vista avrebbe un certo "ritmo", una palpitazione, che equivale alla respirazione che ci permette di entrare in contatto con gli odori. È come se gli occhi dovessero aprirsi e chiudersi ritmicamente con una proporzione di occhi chiusi e occhi aperti quasi uguale. Mi immagino che l'espirazione tenderebbe al nero (e cioè all'assenza di luce e di colori), anche se resterebbe comunque una memoria olfattiva nel nostro naso, quindi una certa tonalità di colore sempre sarebbe visibile.
Un'altra caratteristica interessante sarebbe che certi "colori" sarebbero gradevoli e piacevoli, mentre altri davvero brutti e schifosi. Ogni colore insomma è più o meno desiderabile.
Vedere con il gusto: è simile all'olfatto se vogliamo, ma qui, invece di un monocolore indistinto e cambiante, vedremmo piuttosto delle macchie di colore sfumate e dai contorni poco chiari. Un solo "colpo d'occhio" (o di palato, per dirlo più propriamente) potrebbe però presentare colori diversi in aree diverse del campo "visivo".
Certe macchie sarebbero più persistenti, altre più effimere. Alcune si espandono, altre sono localizzate. I colori sono infiniti e spesso nuovi. Le composizioni cromatiche sono inebrianti.
In assenza di particolari contatti visivi (o gustativi) invece avremmo un blando grigino con qualche tonalità lieve di color pastello. Neutro. Solo in contatto con qualcosa nella nostra bocca la nostra visione comincerebbe a esplodere in uno spettacolo di colori stroboscopico simile a un viaggio allucinogeno, a una danza di colori sempre nuovi.
Come per la "vista" dell'olfatto, anche per il gusto certi colori sarebbero "buoni" e altri davvero "cattivi", alcuni farebbero proprio ribrezzo, fino a farci vomitare.
Vedere con il tatto: la vista del tatto sarebbe invece più definita, in termini di colori: la gamma cromatica sarebbe più o meno conosciuta (come succede per i nostri occhi) e raramente si presenterebbe un colore davvero raro. Tuttavia la vista del tatto ha un'ampiezza davvero vasta e si estende su una superficie davvero a 360 gradi: ammesso di essere in contatto con oggetti o sensazioni a pelle, la vista del tatto può "vedere" in tutte le direzioni.
Può inoltre avere diversi livelli di colori e testure visive che rendono sensazioni simultanee che sono multiple tipo la temperatura, il tipo di superficie (liscia o ruvida, solida, viscosa o liquida, gradevole o dolorosa, collosa o che genera prurito...).
La vista del tatto può essere ampia e generica, permettendo di vedere vaste aree con tonalità generali, ma anche di vedere dettagli piccolissimi e molto specifici. In definitiva sarebbe come vedere una specie di cielo in tutte le direzioni con delle nuvole qua e là. Questo cielo a tratti si tinge di tonalità rosse di tramonto o resta azzurro profondo come a mezzogiorno, nero di notte o blu scuro quando arriva una tempesta.
A dire il vero la "notte", cioè l'assenza di luce, non sarebbe quasi mai presente: l'idea di buio o di oscurità, in questo modo di "vedere", dipenderebbe piuttosto dall'attenzione che poniamo su un'area o l'altra della nostra visione che ci permette di "illuminare" una zona e di "oscurare" il resto.
Le zone illuminate tuttavia possono essere molte allo stesso tempo e le aree di "luce" e quelle di "ombra" potrebbero muoversi e variare velocemente e con frequenza.
Si tratta di metafore, ma è un modo per far capire quali potrebbero essere le variazioni di visione dentro a questo cielo onnipresente che verrebbe visto in tutti i sensi e tutte le direzioni.
Una caratteristica della visione del tatto è che questa sorta di campo visivo onnipresente non sarebbe un "cielo" uniforme, visto come su un solo piano, con l'illusione ottica di una equidistanza sferica dell'azzurro rispetto ai nostri occhi, ma si tratterebbe invece di un "cielo" con diverse profondità. Questo perché in base ai colori, alle testure e soprattutto alle profondità di questo piano visivo sarebbe possibile intuire il volume di certe cose con cui la nostra pelle entra in contatto.
Altra caratteristica interessante è che ci sarebbe un "colore" per il dolore. Anzi, probabilmente varie tonalità di questo colore. Una tonalità un po' difficile da gestire, insomma.
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