Tra le varie incoerenze della retorica ecclesiastica cattolica ce n'è una che mi sembra davvero troppo sfacciata e metaforicamente troppo potente. Io la chiamo "il furto dell'allegria".
Si tratta di una parte della liturgia ripetuta ad ogni messa come uno dei climax più importanti della Chiesa, ed è quando il sacerdote prende in mano il pane ed il calice e ripete le parole di Cristo:
"Prendete e mangiatene tutti, questo è il mio corpo offerto in sacrificio per voi"
"Prendete e bevetene tutti, questo è il mio sangue versato in sacrificio per voi"
La cosa assurda è che subito dopo lui mangia e beve, mentre agli altri dà solo il pane.
Il VINO, il SANGUE di Cristo, se lo tiene solo per lui, infrangendo in pochissimi secondi il testamento spirituale di Gesù che diceva "bevetene tutti", "versato per voi".
Simbolicamente questo passaggio è il riassunto degli ultimi 2 millenni di cristianesimo.
Il Pane, ovvero il corpo, la materialità, il lavoro, la quotidianità, la presenza, l'abbondanza, smette di essere un banchetto di festa (pane e vino) e diventa solo pane (azimo) ed acqua... il cibo dei carcerati: così che senza il vino, senza il sangue (la passione, l'allegria, l'entusiasmo, l'energia, la vita, la vitalità) diventa soltanto un simbolo di sforzo, di aridità, di tirare avanti tristemente.
I sacerdoti però il vino se lo tengono stretto.
Lo hanno solo tolto alla plebe.
Questo è il furto dell'allegria.
La spudorata negazione del testamento di Cristo messa dopo messa, settimana dopo settimana: il vino, la vitalità, l'allegria, non è per voi.
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