Wednesday 28 September 2011

Elogio della Mortalità

da uno scritto del 2002 di un giovine Massimo che giocava a fare il filosofo...


ELOGIO DELLA MORTALITÀ

essere immortali sarebbe una noia ...mortale!

Sai che schifo? Immagina: una monotona continuazione forzata lungo un percorso infinito di cui non si vede mai l’inizio e mai la fine. Nessun punto di riferimento!

Le cose assumono importanza solo nel confronto con la vita, ma se la vita è incommensurabilmente grande tutte le cose appaiono insignificantemente infinitesime.

Di fatto cos’è che potrebbe dare senso ad una esistenza infinita? quale evento è così grande ed indelebile da poter dare un carattere ad una vita infinita? Bhe, niente...

A conti fatti una esistenza senza fine è comparabile soltanto ad una non-esistenza senza fine.

E in fondo vivere in eterno o morire in eterno non è poi così diverso: l’uno è un deserto sconfinato, l’altro è un vuoto abissale.

In ogni caso in spazi così immensi stare fermo o muoversi in qualsiasi direzione non fa alcuna differenza.

La vita è bella finchè la dirigi tu, la decidi tu, finchè è tua ed hai la libertà di sfruttarla come vuoi, di darle una direzione che la caratterizzi... ma da morto, oppure con la prospettiva di una vita infinita, viene meno completamente ogni libertà decisionale sulla gestione della tua esistenza!

Nulla farebbe differenza.

Vivere o Morire assumerebbero lo stesso identico carattere di non libertà d’azione che, di fatto, è la negazione della nostra idea di vita.

Entrambe rappresenterebbero soltanto una condizione imposta: una attesa ineluttabile della perdita dell’unicità della propria esperienza: è un diluire la propria identità lungo l’eternità.

La vita eterna sbiadisce, cancella, sotterra pian piano ogni evento e ogni significato. Ogni identità, insomma.

Ogni immortale è condannato a non aver identità propria. e il suo destino non gli lascia alcuna libertà.

(non così diverso dalla morte, insomma)

Di fatto l’unica facoltà decisionale che resterebbe ad un Immortale sarebbe soltanto quella di porre fine volontariamente alla sua esistenza. In definitiva qualsiasi Immortale sano di mente finirebbe per suicidarsi!

E’ l’unica maniera che egli ha di dare un senso, un carattere alla sua esistenza!

L’unico modo di sentirsi vivo.

In fondo non è altro che lo stesso principio del Gioco:

uno gioca perchè c’è la possibilità di perdere. Gioca per mettersi alla prova, per provare il rischio. Un gioco è tanto più appassionante quanto più difficile e rischioso. Sapendo fin dall’inizio di vincere sempre, qualsiasi persona in breve perderebbe interesse per qualsiasi tipo di gioco.

Il gioco ha senso fintanto che si può perdere, così come la vita ha senso solamente fintanto che si può morire.


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