l'architettura è una grande metafora dei valori imperanti del momento e della mentalità di chi la costruisce.
rispetto alle altre "arti" ha però il vantaggio di essere sostanzialmente una necessità nella vita dell'individuo per cui si crea anche dove non c'è nessuna volontà di dedicarsi a essa come "arte".
è dunque un termometro sociale particolarmente interessante.
esempio generale:
le architetture fasciste denotano rigidezza, precisione, regole inflessibili, quadrate, magnificenti, solide dove l'individuo è un puro numero che deve adattarsi alla griglia generale senza interferire su di essa. (non poi così diverse dalla maggior parte delle architetture del nostro mondo attuale...).
architetture neo-hippy bio-eco-costruite sono invece fluide, morbide, senza schemi, dove la natura entra a far parte della casa, fatte a mano, sostenibili, etc etc.
insomma, non dico nulla di nuovo: l'architettura è la cristallizzazione della visione profonda del mondo da parte di un certo tipo di umanità.
a partire da questo punto però vorrei sottolineare un aspetto abbastanza triste e cioè la questione del rispetto e della dignità umana. mi spiego:
- i ricchi se si costruiscono le loro case costruiscono dei palazzi o delle ville magnificenti che, bisogna ammettere, sono dei capolavori, bellissime.
- i poveri dal canto loro, se si devono costruire le proprie case, costruiscono in genere incantevoli piccoli paesini di pescatori, oppure piacevoli case rurali, semplici ma belle, addirittura le favelas in condizioni di povertà estrema, al di là dei problemi che presentano, hanno un fascino estetico indubbio, simile a quello dei nostri antichi borghi medioevali.
- il problema è quando sono i ricchi a costruire le case dei poveri. è li che si manifesta tutto il disprezzo umano che i più abbienti hanno per le caste inferiori. grandi palazzi dove si riduce al minimo lo spazio vitale per risparmiare capitale, moltiplicando in modo disumano lo schema a loculi per impilare più umani possibile, più braccia da lavoro possibile, da sfruttare. è così che sorgono le periferie urbane moderne: giganteschi palazzi eretti dai ricchi per ammassare poveri, indistinta umanità senza nessuna necessità di dignità.
l'architettura è sintomo della visione di chi la costruisce.
basta dunque vedere le periferie per capire qual è l'opinione che la casta privilegiata ha della gente normale.
rispetto alle altre "arti" ha però il vantaggio di essere sostanzialmente una necessità nella vita dell'individuo per cui si crea anche dove non c'è nessuna volontà di dedicarsi a essa come "arte".
è dunque un termometro sociale particolarmente interessante.
esempio generale:
le architetture fasciste denotano rigidezza, precisione, regole inflessibili, quadrate, magnificenti, solide dove l'individuo è un puro numero che deve adattarsi alla griglia generale senza interferire su di essa. (non poi così diverse dalla maggior parte delle architetture del nostro mondo attuale...).
architetture neo-hippy bio-eco-costruite sono invece fluide, morbide, senza schemi, dove la natura entra a far parte della casa, fatte a mano, sostenibili, etc etc.
insomma, non dico nulla di nuovo: l'architettura è la cristallizzazione della visione profonda del mondo da parte di un certo tipo di umanità.
a partire da questo punto però vorrei sottolineare un aspetto abbastanza triste e cioè la questione del rispetto e della dignità umana. mi spiego:
- i ricchi se si costruiscono le loro case costruiscono dei palazzi o delle ville magnificenti che, bisogna ammettere, sono dei capolavori, bellissime.
- i poveri dal canto loro, se si devono costruire le proprie case, costruiscono in genere incantevoli piccoli paesini di pescatori, oppure piacevoli case rurali, semplici ma belle, addirittura le favelas in condizioni di povertà estrema, al di là dei problemi che presentano, hanno un fascino estetico indubbio, simile a quello dei nostri antichi borghi medioevali.
- il problema è quando sono i ricchi a costruire le case dei poveri. è li che si manifesta tutto il disprezzo umano che i più abbienti hanno per le caste inferiori. grandi palazzi dove si riduce al minimo lo spazio vitale per risparmiare capitale, moltiplicando in modo disumano lo schema a loculi per impilare più umani possibile, più braccia da lavoro possibile, da sfruttare. è così che sorgono le periferie urbane moderne: giganteschi palazzi eretti dai ricchi per ammassare poveri, indistinta umanità senza nessuna necessità di dignità.
l'architettura è sintomo della visione di chi la costruisce.
basta dunque vedere le periferie per capire qual è l'opinione che la casta privilegiata ha della gente normale.
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