le parole creano il mondo.
il linguaggio forma e definisce il nostro modo di percepire la realtà.
è come se solo verbalizzando riuscissimo a dare dei confini a dei concetti, altrimenti indefiniti e vaghi, oppure in modo opposto è attraverso la parola che rimaniamo stregati dalla sua magia, illudendoci a credere che attraverso di essa possiamo afferrare una realtà che in fondo non è divisibile né categorizzabile... un'illusione... un miraggio.
sia come sia la parola ha un potere immenso nella nostra lettura della realtà e ogni linguaggio definisce un modo di pensare.
un solo esempio per capire il potere della parola:
immaginate un linguaggio dove non esista la parola "provare".
non esiste provare. esiste solo fare o non fare.
se fai puoi fallire o riuscire, ad ogni modo ci si penserà, decidere di fare non è diverso dal "provare". in realtà non c'è nessuna necessità di un verbo "provare".
è però chiaro che possedere un verbo provare apre la strada a un atteggiamento che essendo verbalizzabile è assolutamente accettabile e non si mette più in dubbio: il fatto di fare senza voglia o senza convinzione, con un'alta probabilità di fallire.
il verbo "provare" garantisce una comoda nicchia di azione a responsabilità limitata dove ci si può rifugiare senza necessità di dover spiegare tutto con lunghi giri di parole.
il fatto che esista una parola rende di per sé legittima un concetto.
possedere una parola "provare" probabilmente apre il campo a una mentalità di locutori dubbiosi e possibilisti.
una lingua che non contempli questa parola e che bensì solo possieda le parola fare o non fare determinerà probabilmente una mentalità di gente più determinata.
e se abolissimo la parola "provare", "intentar", "try", "esseyer"...?
il linguaggio forma e definisce il nostro modo di percepire la realtà.
è come se solo verbalizzando riuscissimo a dare dei confini a dei concetti, altrimenti indefiniti e vaghi, oppure in modo opposto è attraverso la parola che rimaniamo stregati dalla sua magia, illudendoci a credere che attraverso di essa possiamo afferrare una realtà che in fondo non è divisibile né categorizzabile... un'illusione... un miraggio.
sia come sia la parola ha un potere immenso nella nostra lettura della realtà e ogni linguaggio definisce un modo di pensare.
un solo esempio per capire il potere della parola:
immaginate un linguaggio dove non esista la parola "provare".
non esiste provare. esiste solo fare o non fare.
se fai puoi fallire o riuscire, ad ogni modo ci si penserà, decidere di fare non è diverso dal "provare". in realtà non c'è nessuna necessità di un verbo "provare".
è però chiaro che possedere un verbo provare apre la strada a un atteggiamento che essendo verbalizzabile è assolutamente accettabile e non si mette più in dubbio: il fatto di fare senza voglia o senza convinzione, con un'alta probabilità di fallire.
il verbo "provare" garantisce una comoda nicchia di azione a responsabilità limitata dove ci si può rifugiare senza necessità di dover spiegare tutto con lunghi giri di parole.
il fatto che esista una parola rende di per sé legittima un concetto.
possedere una parola "provare" probabilmente apre il campo a una mentalità di locutori dubbiosi e possibilisti.
una lingua che non contempli questa parola e che bensì solo possieda le parola fare o non fare determinerà probabilmente una mentalità di gente più determinata.
e se abolissimo la parola "provare", "intentar", "try", "esseyer"...?
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