Mi spiego.
Immaginiamo per semplicitá che una ONG "corretta" (seria e spinta da valori altruistici e umanitari) realizzi un programma "necessario" in un paese che ne ha bisogno.
In questo caso si analizzeranno delle problematiche; si selezioneranno degli specialisti, spesso in Europa (visto che la mancanza di specialisti nei paesi dove si presentano le problematiche è di solito una delle ragioni del problema); a seguire si pagheranno questi specialisti europei espatriati per lavorare all'estero, con condizioni salariali migliori (giustamente, visto che devono abbandonare il proprio paese, ma spesso tali condizioni salariali sono davvero molto sproporzionate rispetto a quelle locali); e quindi, per finire, si stabilirà l'organizzazione della missione: un team più o meno misto (espatriati/locali) interverrà per "migliorare" la situazione rispetto alle problematiche identificate inizialmente.
Tali problematiche sono ovviamente chiare specialmente a noi occidentali (dato che abbiamo modo di fare un confronto con la nostra situazione) e quindi le identifichiamo noi unilateralmente.
Fatto dunque il confronto, spesso l'occidentale arriva alla conclusione che la situazione nell'altro paese dovrebbe essere diversa da com'è e praticamente sempre più simile a quella occidentale. curioso, no?).
Siccome spesso le cose non funzionano come in occidente (o perché in altre aree ci sono condizioni sociali-culturali diverse o perché la gente ignora altre soluzioni possibili), ogni azione programmata da una ONG è generalmente accompagnata da una "sensibilizzazione" su varie tematiche per "insegnare" il nuovo metodo o la nuova idea da riprodurre.
Come si vede questo sistema è un'applicazione di un sistema/metodo/ideologia occidentale su un contesto socio-culturale completamente diverso e per tanto potenzialmente destabilizzante o apportatore di squilibrio. Rispetto a un sistema coloniale cambia solo l'obiettivo e i valori che lo animano (il che non è poco, lo riconosco), ma questo sistema crea comunque vari scompensi tra i quali voglio sottolinearne due:
1- un'élite di professionisti bianchi ben pagati e trattati con certi privilegi (poiché espatriati) viene innestata in un contesto di lavoratori pagati peggio e di solito gerarchicamente inferiori (questo è tecnicamente comprensibile: visto che il sistema organizzativo è occidentale gli occidentali sono più avezzi a gestirlo).
Questo genera:
A) l'idea che l'occidentale è più colto, è più ricco, è più intelligente, è più importante.
B) un contatto culturale unidirezionale in cui solo l'occidentale amplia la sua visione del mondo, mentre il lavoratore locale non ha contatto con la realtà esterna al proprio paese (se si esclude il contatto interpersonale con gli espatriati).
2- la sensibilizzazione delle popolazioni locali su tematiche (sanitarie, agricole, sociali, commerciali...) che "vanno cambiate" allo scopo di "migliorare" la situazione riproducendo un modello (guarda caso) simile al nostro, anche involontariamente, fomenta quell'antica idea coloniale che le "povere popolazioni del terzo mondo" non sanno come fare da sole ed è il "civilizzato occidentale" che invece conosce le soluzioni. Per cui è sempre lui il superuomo che deve insegnare ció che è giusto.
É chiaro che questa metodologia mantiene quella sudditanza psicologica e quel complesso di inferiorità psicologica che spesso attanaglia le comunità che sono state colonizzate dagli Europei e il semplice fatto che adesso l'obiettivo sia "più nobile" non cambia questa sensazione di incapacità congenita che di fatto viene mantenuta.
La situazione generale di gerarchia razziale tra Europei e Africani, per esempio, è rafforzata quindi da questo sistema, anche se involontariamente.
questa è la premessa.
...ma stando cosí le cose... vediamo come vanno le cose da noi:
Consideriamo la nostra società occidentale, oggettivamente non si puó certo definire perfetta in tutti gli aspetti, non è vero? (vengo da Treviso, che a livello economico, sanitario, forse, e di raccolta differenziata sará anche un fiore all'occhiello dell'Italia, ma che per socialità, solidarietà e questioni di razzismo non brilla certo come il miglior esempio da seguire...).
É normale che anche noi, come qualsiasi società, come qualsiasi persona, anche, abbiamo qualcosa da cambiare e forse da imparare da qualcun altro.
Se da noi, per esempio, ci sono molti suicidi e i vecchi vengono abbandonati e dimenticati, mentre in altri paesi del mondo questi problemi sono molto rari, forse potremmo scambiarci delle esperienze e vedere come migliorarci.
Insomma, se noi andiamo a sensibilizzare e a insegnare ai paesi più poveri come fare le cose a livello tecnico e organizzativo (perchè in questi campi in effetti abbiamo qualcosa da dire), forse però allo stesso tempo potremmo chiamare dei sensibilizzatori da altri paesi extraeuropei per spiegarci e insegnarci qualcosa in ambiti nei quali siamo piuttosto scarsi, che so, tanto per dire qualcosa: la socialità, la solidarietà, la comunità, il rispetto per gli anziani, il risparmio delle risorse scarse, il riuso degli oggetti, ma anche, perchè no, le attività artigianali, il controllo corporale, il confronto di tradizioni, la sensibilità spirituale....
e un sacco di altre cose, questi sono solo esempi.
Già imparare la lentezza ci servirebbe moltissimo a migliorare la nostra qualità di vita da stressati (quasi tutti preferirebbero andare più piano, e avere più tempo nel nostro mondo occidentale. beh, potremmo imparare a farlo, no? sicuramente qualcuno potrebbe insegnarci qualcosa a riguardo).
Quindi l'idea è quella di realizzare una ONG SIMMETRICA, speculare, una ONG che non insegna univocamente soltanto, ma che si confronta, che porta fuori un'esperienza e ne accoglie un'altra, che si basa sul concetto che il dialogo e lo scambio di conoscenze è utile tanto fuori come dentro il paese che organizza un aiuto internazionale.
Se consideriamo (ed è tutto da vedersi...) che l'occidente deve aiutare altri paesi apportando la propria conoscenza e i propri modelli al di fuori, facciamo in modo che anche da fuori ci sia un flusso che ci apporti delle conoscenze e dei confronti con dei nuovi modelli (altrettanto validi, altrettanto parziali, altrettanto geniali e altrettanto interessanti quanto i nostri).
Realizzare questa organizzazione sarebbe un'azione più rivoluzionaria di quanto si possa immaginare.
Grazie a questo "modello simmetrico" la sudditanza psicologica e il complesso d'inferiorità culturale di certi popoli verrebbero davvero contrastati poiché per ogni espatriato occidentale che va a "insegnare a come fare" qualcosa in un paese, corrisponderebbe un lavoratore di quello stesso paese che viene a "insegnare a come fare" qualcos'altro a noi occidentali, minando completamente l'idea sacra (lì come qui da noi) che gli occidentali non hanno nulla da imparare e tutto da insegnare.
Inoltre i fondi per i salari dei lavoratori non sarebbero sempre a vantaggio degli occidentali: se un lavoratore del Ghana, per esempio, viene scelto per andare in Francia a lavorare per questa ONG simmetrica, avrà quei privilegi propri del fatto che il lavoro è in un paese diverso, in un contesto diverso e i salari devono permettergli di vivere lì con dignità, cosicché non ci sarebbe solo un'élite occidentale di salariati avvantaggiati e di extraeuropei di gerarchia e salari inferiori, ma sarebbe a tutti chiaro che quei vantaggi salariali stabiliti agli espatriati non dipendono dalla provenienza geografico-culturale, ma semplicemente dalla condizione del tipo di lavoro.
Inoltre questo tipo di struttura garantirebbe una distribuzione più uniforme dei salari tra occidentali e non occidentali.
Ultimo punto è il fatto che, dando la possibilitá a lavoratori di paesi non occidentali di entrare e lavorare in occidente, sperimentando tutti i vantaggi e le difficoltà della nostra vita di tutti i giorni, si verrebbe a creare un contatto, un confronto importantissimo spesso negato dalle politiche migratorie occidentali che rendono la conoscenza di ció che c'è da noi un fatto puramente televisivo, pubblicitario, perfetto, mitizzato, sognato, ingigantito, totalmente utopico.
Le politiche delle frontiere sempre più invalicabili giocano proprio su questo fattore di impenetrabilità della fortezza occidentale: del mito che non puó essere sperimentato di prima persona e toccato con mano. La propaganda non puó in sostanza essere smascherata finché non cadi nella trappola. Se passi lo fai in condizioni di rischio e tornare indietro è impensabile, da qui l'origine di gran parte dello sfruttamento che fa così tanto comodo al nostro mondo occidentale.
La ONG simmetrica invece aiuterebbe anche a creare ponti, contatti e confronti reali tra le diverse culture, togliendo la mitizzazione dell'occidente e dando spazio all'esperienza diretta di questo pezzo di mondo con i suoi pro e i suoi contro.
Ecco questa è la mia idea.
E anche se a livello teorico la mia posizione è che l'occidente dovrebbe semplicemente smettere di intromettersi nelle cose degli altri paesi (a tutti i livelli), nel mondo reale spererei che almeno questo tipo di ONG possa un giorno davvero essere realizzata.
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