Monday 17 October 2016

i "false friends" del Veneto

Tutti coloro che studiano l'inglese o altre lingue straniere sanno cosa significa un "false friend".
Si tratta di una parola che assomiglia chiaramente a una parola italiana, ma che in realtà non significa la stessa cosa, per cui invece di essere un amico (cioè una parola facile da ricordare e usare) diventa un insidioso nemico.
Ecco dunque, parliamo adesso della lingua più importante del pianeta terra e di tutta la storia dell'umanità (includendo ovviamente anche la preistoria), e cioè del Dialetto Veneto, altresì detto lingua, a tratti, ma questo è un altro discorso.
Anche questa prestigiosissima lingua internazionale presenta una serie di False Friends ed è utile, a chi voglia avvicinarsi allo studio accademico di suddetto idioma, tener presente alcune parole che sembrano uguali all'italiano... ma non lo sono!
Ecco la formidabile e utile lista delle parole (che mi vengono in mente) classificabili come False Friends in Veneto.

 - Beh, per cominciare, iniziamo con la famosissima "Onbra" che sì, certo vuol anche dire l'"ombra" come in italiano, ma è molto spesso usata come un "bicchiere di vino". Questa è una parola piuttosto conosciuta anche fuori dal Veneto, ma ci sono altri casi ben più sconcertanti!

 - "Infiar" non significa "infilare" bensì "gonfiare" (infilare si dice "inpirar").

 - "Strucar" non significa "struccare" bensì "spremere, schiacciare" (se vuoi togliere il trucco dalla faccia, "te te cavi el truco" semplicemente, hehe).

 - "Pressa" non è necessariamente una "pressa", ma è più spesso la "fretta" ("go pressa" è "ho fretta").

 - "Forbío" non significa "forbito", bensì si usa quando hai appena tolto la polvere da una superficie.

 - "Broda" non ha nulla a che vedere con il "brodo", ma è la crosta di sangue coagulato che si forma sulla pelle.

 - Se ti capita di sentire "Gatu" o "Gało" non ci si sta riferendo al "gatto" e al "gallo", ma si tratta di forme interrogative del verbo avere che significano rispettivamente "hai (tu)?" o "ha (lui)?".

 - Allo stesso modo "Situ" non è un "sito" come in Italiano e non ha niente a che vedere con l'espressione "in situ", ma è il modo di chiedere "tu sei?" (almeno dalle mie parti, in altre parti invece si dice "seto", "ti xe", "xetu", "sistu" etc...)

 -E visto che stiamo parlando di verbi, se sentite dire a un Padovano la frase "avendo avuto", probabilmente non è il gerundio passato italiano del verbo avere, ma probabilmente è una frase di senso compiuto che andrebbe scritta così: "ła vendo, ła vuto?" e cioè "la vendo, la vuoi?".

 - "Sbajar" non è la traduzione di "sbagliare" (quella sarebbe "sbaliar" tuttalpiù) sbajar significa "abbaiare".

 - "Russar" non significa "russare", bensì vuol dire "grattare, strofinare". l'Italiano "russare" si dice "ronsegar".

 - "Picar" potrebbe sembrare il verbo italiano "piccare", ma invece vuol dire "appendere".

 - "Àvaro" non ha niente a che vedere con "avaro". l'"avaro" è un "peocín", ma l'"àvaro" è il "labbro".

 - "Massée" anche se è la venetizzazione perfetta del termine "mascelle" italiano, significa invece "guance".

 - Molta attenzione al verbo "Tor" perché uno potrebbe pensare a una "torre" invece significa "prendere"

 - Quindi quando un oggetto è "Tolto" nessuno lo ha tolto nel senso italiano del termine (in quel senso si direbbe "cavà", "tirà via" o "spostà"). "Tolto" in Veneto significa "preso" "afferrato" ed è voce del verbo "Tor" che significa "prendere" (anche se io uso di più la variante locale "ciolto").

 - "Anare" non è una versione del verbo "andare" simile al gergo romanesco. L'accento va sulla prima "A", quindi si dice "Ànare" e si tratta della traduzione della parole "anatre".

 - "Pitón" non è il terribile e gigantesco "pitone" serpente pericolosissimo, bensì è il più domestico e meno temibile "tacchino". I "pitoni" (in italiano) per fortuna in Veneto non esistono, percui non hanno bisogno di nomi tradizionali...

 - Anche la parola "Armełin" (pronuncia Armeín) potrebbe ricordare erroneamente un animale: l'"ermellino". Invece l'armełin non è un animale, ma un frutto: significa "albicocca".

 - E il "Pèrsego"? C'entra con l'area geografica del Golfo "Persico"? Oppure ha a che vedere con la "persecuzione"? In realtà si tratta di un altro frutto: la "pesca" (da non confondere con la noce-pesca che in quel caso in Veneto si dice "sbèrega"...).

 - La "Frègoła" non è la "fragola", è soltanto una "briciola".

 - Le "Tegołine" non c'entrano proprio niente con le "tegole" del tetto. Si tratta infatti dei "Fagiolini".

 - Se sentite "Goto" non spaventatevi, non ci sono Visigoti e Ostrogoti nelle vicinanze, "goto" significa semplicemente "Bicchiere". Molto più pacifico.

 - E una "Scuèła" potrebbe forse essere interpretata come una variante della parola "scuola", ma invece è la versione Veneta di "scodella". "Scuola" si dice "scoła".

 - La "Broca" non è solo una "brocca" come in Italiano (la quale si può anche tradurre con "bocal"), la "broca" in Veneto è spesso anche un "chiavistello", un "fermo", una "borchia"

 - "Vèrzar" non è un verbo che ha a che vedere con le "verze", ma significa semplicemente "aprire". Allo stesso modo attenzione a quando sentite la parola "Verto", non si tratta di "vertere" nulla infatti, "verto" significa semplicemente "aperto".

 - "Vero" non è soltanto l'equivalente dell'italiano "vero", ma è anche il "vetro", occhio quindi!

 - "Massa" significa una "massa" come in italiano? Volendo, magari, sì. Oltre anche alla traduzione della "mazza" come oggetto, ma è ben più interessante sapere invece che "massa" in Veneto significa "troppo".

 - "Puíto" (pronuncia di pułito), non significa "pulito". Per dire che una cosa è pulita si dice che è "neta". "puíto" invece significa "a posto", "in ordine", "perfetto".

 - "Spasso" non è "andare a spasso", nè significa la prima persona del verbo "spazzare", è invece un aggettivo per dire "molto sporco".

 - Se ti trovi a Venezia e un passante ti dice che è tutto "Mogio" non sta dicendo che è "mogio" come in Italiano, ti sta dicendo che è tutto "bagnato" (in molte altre parti del Veneto si dice "mojo").

 - "Piròn" non è una "grande pira" funeraria. Il "piròn" è la "forchetta".

 - Allo stesso modo "Cuciaro" non ha nulla a che vedere con la "cuccia" e non è la versione dialettale del verbo "accuccerò", il "cuciaro" è il "cucchiaio".

 - "Cìcara" non ha nulla a che fare con "ciccare" italiano. "Cìcara" vuol dire "tazzina".

 - "Bussołoto" non è una versione un po' grossolana di una "bussola", bensì si tratta di qualsiasi "contenitore cilindrico", stile vasetto.

 - "Inbarcar" potrebbe far pensare all'"imbarco", invece significa "piegarsi", "essere curvo" come una barca.

 - "Sćiozo" (pronunciato "s-ciozo") non vuol dire "schiuso" o qualcosa del genere. Lo "sciozo" è la "chiocciola", semplicemente.

- E cosa ti viene in mente se senti dire "Berebétoła"? Probabilmente qualcosa di simile a "barbabietola", ma invece stiamo parlando di una comune "lucertola".

 - "Bùtoła" potrebbe sembrare la parola "botola" oppure un verbo del tipo "buttala", ci assomiglia in effetti, ma invece significa "lombrico".

 - "Cocúmaro" non è il "cocomero", ma piuttosto il "cetriolo". Il "cocomero" si dice "ingúria".

 - "Suca" poi non ha niente a che fare con il verbo "succhiare"... e un "Sucato" non vuol dire "succhiato". Sono invece la "Zucca" e la "zucchina".

 - Interessante anche notare che "Radici" (anche detto "raíci") non significa "radici" come in Italiano (quelle sarebbero le"raize"), bensí è il modo di chiamare i "radicchi".

 - "Museto" potrebbe ricordare un piccolo muso, ma invece è la parola usata per dire "cotechino".

 - "Menestro" non significa "minestra", un "menestro" è un "mestolo".

 - E l'"Inpìria"? Un nome altisonante che suona a "impero"! Invece l'"inpìria" non è altro che l'"imbuto" (dal verbo "inpirar" = "infilare dentro")

 - La "Còtoła" (e il suo diminutivo "Cotołeta") non è una versione locale di una "cotoletta", ma è la parola che si usa per descrivere un indumento: la "gonna".

 - E non dimentichiamo la "Traversa" che non è qualcosa che "attraversa", ma è un "grembiule".

 - "Per" non è la congiunzione italiana "Per" (per me, per te...), quella si direbbe "Par" (par mi, par ti...), "Per" (pronunciato con la E aperta) è un "Paio".

 - La "Moena" non è la "moina" italiana, dell'espressione "fare le moine". La "moena" è la "mollica".

 - "Consar" sì, vuol dire "Conciare", ma attenzione perché è spesso usato come "condire".

 - "Sogno" potrebbe essere il "sogno" italiano, sì, ma se pronunciato con la ó chiusa invece che aperta si tratta piuttosto della forma interrogativa del verbo "io sono" ("sógno mi sto qua inte a foto?")

 - "Catar" non è "raccattare", significa invece "trovare".

 - "Promoso" non è niente di vicino all'idea di "promosso", "promoso" significa "desideroso".

 - "Pare" non è la terza singolare del verbo "parere" (almeno per la varietà di Veneto che parlo io), ma è (anche) il termine "padre". "Mi pare" dalle mie parti si dice "me par".

 - "Sercar" non significa "cercare", bensì "assaggiare". Il verbo "cercare" (almeno dalle mie parti) si dice "ndar in serca".

 - "Roda" non è una forma verbale del verbo "rodere" (quello si dice "rosegar"), ma è la traduzione della parola "ruota".

 - E il "Baro"? Non stiamo parlando del "baro" che inganna e truffa, stiamo invece parlando di un "cespuglio" o di un "cespo" come nel caso di un "baro de sałata" cioè un "cespo di insalata".

 - "Desío" potrebbe sembrare il "desio" poetico italiano, cioè il "desiderio", ma vuol dire un "disastro"!

 - Se senti parlare di un "Becón" non si sta parlando del "bacon" (pancetta), di un grande "becco" o di un "caprone". Un "becon" è una "puntura d'insetto", tipo quella di una zanzara.

 - "Mussato" potrebbe far pensare a qualcosa di "smussato", invece no: si tratta della "zanzara".

 - "Scarpìa" non c'entra nulla con il concetto di "scarpa", vuole invece dire "ragnatela". La "scarpa" italiana è "scarpa" anche in Veneto.

 - E che dire di "Scarpo"? Anche in questo caso niente a che vedere con l'idea di "scarpa" o di "scalpo": "scarpo" significa "mammelle delle mucche".

 - E continuando con le tematiche agricole, se senti dire "Grassa" potrebbe essere la stessa parola dell'Italiano, ma attenzione: potrebbe anche voler dire un'altra cosa: il "letame che si usa per fertilizzare i campi".

 - La "Pessa" potrebbe sembrare qualcosa relativo al "pesce", ma invece è qualcosa di ben più sgradevole: il "muco nasale".

 - Se pensi che "Inviar" significhi "Inviare" ti stai sbagliando: significa "avviare".

 - "Basar" potrebbe essere il verbo "basare" italiano (tipo "basarsi sui fatti"), ma invece vuol dire "baciare", più semplicemente.

 - "Bronse" non significa di "bronzo", la "bronsa" è solo una "brace"

 - "Querto" non è "quarto", significa "coperto" (ainsieme alla forma "coverto"). Per estensione il "querto" è anche il nome comune del "tetto"
Molto comune tra l'altro l'espressione "bronsa querta" e cioè "brace nascosta" per indicare una persona che sembra essere tranquilla o buona, ma sotto sotto...

 - "Sono" non è ne il verbo "io sono" (= "mi son") ne il termine "suono" (= son), significa invece "sonno" semplicemente.

 - Se senti dire "Farai" penserai che sia il futuro della seconda persona singolare del verbo "fare", ma invece potrebbe essere due cose: o la domanda alla terza plurale maschile "faranno (loro)?" oppure potrebbe voler dire "fanali".

 - "Spigassi" non c'entra con il verbo "se tu spigassi" o con qualcosa relativo alle spighe, in generale, vuol dire invece "scarabocchi". Forse potrebbe c'entrare con Picasso, al massimo...

 - "Spaciara" sembrerebbe avere qualcosa a che fare con lo "spacciare" (per esempio "lui spaccerà la merce"), l'accento però cade sulla prima "A" e si tratta di un sostantivo, per la precisione "spàciara" significa "pozzanghera".

 - "Sugo" potrebbe voler dire il "sugo", certo, ma potrebbe essere anche un verbo: la prima persona singolare del verbo "sugar" e cioè "asciugare".

 - "Negar" non significa necessariamente solo "negare", cioè il verbo relativo alla negazione, è invece più probabile sentirlo usare nella sua accezione più usuale di "annegare".

 - Se pensi che "Notar" voglia dire "notare" forse non sai che è molto più probabile che significhi "prendere nota", "annotare".

 - E parlando di negare, sarà che la parola "Noo" ha a che vedere con il "no"? No! Noo significa "nuoto", quindi "andare a nuoto" si dice "ndar a noo". 

 - Se invece dici "Bo" non significa necessariamente che non sai una risposta come il "boh" italiano, è molto più probabile che si stia parlando dei "buoi", i "bo".

 - "Smoltonar" non vuol dire "ammontonare", significa invece un "spintonare", e cioè spingere come farebbe l'"ariete" e cioè il "molton" ("molton" è anche una persona rozza e sgraziata).

 - "Anca" non è l'"anca" come in Italiano, "anca" si una per dire la congiunzione "anche".

 - "Sbarar" non significa "sparare" ne nessun altro termine che possa ricordare una certa assonanza. "Sbarar" significa "sbattere", "fare un botto, un incidente" (l'incidente stesso in questo caso sarebbe lo "sbaro").

 - "Conpagno" non è soltanto un "compagno", un amico, come in italiano, ma è anche un aggettivo che significa "uguale", "identico".

 - Se senti dire "Ciò" nessuno da noi sta intendendo il "ciò" italiano (ovvero "questa cosa"). "Ciò" in Veneto è un rafforzativo o una particella esclamativa: "gatu capìo desso, ciò? ciò, me scoltitu?".

 - Se qualcuno parla di "Cagna" può essere che parli della "cagna" come in Italiano, ma è anche molto probabile che si stia riferendo alla "Chiave inglese"

 - "Sconto" non significa "sconto" in senso commerciale (anche se questo termine si è introdotto nella lingua parlata per influenza italiana), "sconto" vuol dire "nascosto".

 - "Parar" non vuol dire "parare", ma significa "dirigere, indirizzare". "Parar su" vuol dire "spingere su", "parar xo" significa "spingere verso il basso" o anche "inghiottire".

- "Levar" non significa "levare" come in Italiano (quello è "cior" o "cavar"), "levar" vuol dire "allevare", "far crescere".

 - "Giazz" (pronuncia del basso piave) non ha niente a che vedere con il "Jazz"! "Giazz" (che da me invece si dice "jasso") vuol dire "ghiaccio". meno chic, ma è così.

 - Una "Baveseła" potrebbe sembrare qualcosa di "bavoso", ma è invece una "brezza", un "venticello".

 - "Ciuso" non significa "chiuso", anche se la parola originaria è la stessa. Ciuso significa invece "compatto", "impaccato", "denso". Mentre per dire "chiuso" in Veneto si dice "serà".

 - "Sćiarar" non vuol dire soltanto "schiarire" in senso visivo, è infatti un verbo che è più comunemente utilizzato nel suo significato di "sfoltire".

 - "Sćianta" (pronunciato "s-cianta") non significa "schianta", schiantarsi sarebbe piuttosto "sbarar", na sćianta significa invece "un po'" "una quantità piccola".

 - "Scapar" ricorda molto l'italiano "scappare", ma quello si dice "scanpar". "Scapar" invece significa "scheggiare, avere un bordo rotto".

 - "Scapołar" sembra proprio il verbo degli "scapoli", ma invece "scapołarla" vuol dire "passarla liscia", "evitare per poco", "farcela con una certa difficoltà".

 - E un "Mul" che cos'è? Un mulo? Più propriamente l'animale si chiama "musso" in Veneto. "Mul" è uno "zitello", una persona che non si è sposata (per estensione nella zona del Triestino il "mul" e la "mula" sono dei ragazzi, dei giovani).

 - Quindi avete già capito, "Musso" non c'entra con il "muso", è semplicemente un "asino" come abbiamo già detto sopra.

 - "Panda" sarà il dolce orsetto mangiatore di bambù? No, è un modo locale di pronunciare il verbo "pàndar" che significa "ammettere", "confessare" oppure "finire per far uscire la verità"

 - E un "Cagnol"? C'enrerà con un simpatico "cagnolino"? No, quello sarebbe un "cagneto", invece il "cagnol" è un "vespone", un "calabrone".

 - "Scainar" potrebbe sembrare andare su e giù per gli "scalini" (="scaini"), invece è il "verso che fanno i cani quando soffrono".

 - "Ténder" sembra l'italiano "tendere", ma non lo è: "tènderghe a chelcuni" significa "accudire", "sorvegliare", "vigilare".

 - "Curame" potrebbe sembrare un appello, del tipo "curami" o "curatemi" ma invece è la parola che significa "cuoio".

 - E la famosa "Scarsea"? Vorrà forse dire che qualcosa "scarseggia"? Ebbene no, la "scarsea" è soltanto la "tasca".

 - "Gazo" non significa niente che c'entri con "gas" o cose simili: un gazo è un "punto di cucitura".
 
 - Uno "Spagnoeto" non è un "piccolo Spagnolo", ma un "rocchetto di spago per cucire".

 - La "Spagna" invece non è solo la "nazione spagnola", ma è l'"erba medica".

- E un "Pantałon"? Dei "pantaloni"? No, i pantaloni sono le "braghe" o le "braghesse". Invece si dice "pantałon" a una "persona poco affidabile" o "poco sveglia".

 - Un "Balcon" non è un "balcone" (quello si dice "pergolo"). Il "balcon" è lo "scuro", cioè l'imposta esterna della finestra.

 - Il termine "Foresto" è famoso, ma può sempre trarre in inganno: non ha niente a che vedere con la "foresta", significa "straniero", "forestiero".

 - "Descantar" non vuol dire "non cantare più" oppure una versione storpiata di "scontare", "descantar" significa "svegliarsi", "riprendersi", è il contrario di "incantarse" e cioè rimanere sovrappensiero fantasticando, sognando ad occhi aperti.

 - "Incalmar" non ha niente a che vedere con la "calma", "calmarsi", significa invece "innestare".

 - E se sentite dire "Bocia"? Probabilmente pensereste subito a una "boccia", ma invece no: il "bocia" è un "bambino", un "ragazzino" e niente più.

- Stessa cosa per "Putel", non spaventatevi non significa niente di volgare, ma soltando "bambino".

 - E il "Morbin"? avrà qualcosa a che vedere con qualche "morbo" pericoloso? No, il morbin è un'"energia inarrestabile", un "entusiasmo", una "agitazione".

 - Il "Malàn" non è un "malanno", è un "dispetto", un "danno".

 - E "Freschin"? C'entra con il "fresco"? no, il freschin è il classico "odore di pesce crudo" o di qualsiasi alimento con quell'odore crudo e viscido proveniente da ambienti acquatici.

 - Una "Schivanèa" potrebbe sembrare qualcosa che è relativo allo "schivare" qualcosa e forse l'origine viene proprio da questo, ma "schivanèa" è una "deviazione brusca" o "andare a zigzag".

 - "Cheba" c'entrerà con "Kebab"? Eheh, no, certo. Una cheba è una "gabbia".

 - Un "Barco" non è una "barca" è una "rimessa per attrezzi agricoli", "annesso", "zona coperta per contenere vari oggetti di lavoro".

 - "Scajo" può assomigliare alla parola "scaglia" ma significa "ascella".

 - Se senti dire "Co", sí, è vero che significa "con", ma può anche voler dire "quando" se associato a un verbo (come in Latino).

 - Allo stesso modo è vero che "Vanti" significa "avanti", ma non solo: può sia voler dire sia "dopo" (come in Italiano se diciamo "pi vanti", cioè "più avanti") che "prima" (in frasi tipo "vanti che te ciapo" cioè "prima che ti prendo" oppure "vanti mesodì" o "vanti sabo" che vuol dire "prima di mezzogiorno" e "prima di sabato").

- "Destirar" non significa "stirare", significa "stendere".

 - Un "Canton" non è un "cantone" allo stile svizzero, si tratta semplicemente di un "angolo".

 - "Straviar" non ha a che vedere con l'idea di cambiare di direzione come potrebbe sembrare, significa invece "distrarsi, concentrarsi si qualcos'altro".

 - "Gnaro" non è una persona "ignara" di qualcosa, uno "gnaro" è un "nido".

 - "Desmissiar" non significa "non mixare più" oppure "dismettere", questo verbo significa "svegliarsi".

 - "Stramasso" potrebbe ricordare qualcosa che "stramazza al suolo", invece è la parola d.o.c. per definire il "materasso" in Veneto.

 - E se parliamo di "Fatalità" vorrà dire la "fatalità" italiana? No, stiamo parlando di una "coincidenza".

 - L'"Intimèa" non è una cosa "intima", si tratta soltanto della "federa" del cuscino.

 - Un "Tapeto" non è un "tappeto" (quello sarebbe il "tapèo"), il "tapeto" invece è un "piccolo tappo" e si usa particolarmente per definire persone basse di statura.

 - La "Rabalta" c'entra con "ribaltare"? Apparentemente no, visto che indica la "cerniera dei pantaloni".

 - "Farghe amor a chelcuni" non è niente di sconcio! non significa infatti "fare l'amore con qualcuno", ma invece rappresenta il fatto di "essere fidanzato con qualcuno" (sottigliezze, per qualcuno).

 - Una "Ciacolada" (pronuncia "ciacołàa") potrebbe ricordare la "cioccolata" (che invece si dice "cicołata") ma invece è una "chiacchierata".

 - Il "Sito" invece non è un "sito", un "luogo", ma è la parola "Zitto".

 - E, anche se simile, il "Situ" non è la versione latineggiante del "sito" nell'espressione "in situ", "situ" è la forma interrogativa del verbo essere alla seconda persona singolare "Sei (tu)?" (dalle mie parti, perchè in altre parti del Veneto si dice "Seto" "Xestu" "Ti xe" "Sistu" etc...)

 - "Contar" non vuol dire (soltanto) "contare", significa molto spesso "raccontare"

 - "Suor" non è niente di religioso. Suor Maria o Suor Paola potrebbe suonare un modo rispettoso di chiamare due monache, ma attenzione: "suor" in Veneto è la traduzione esatta della parola "sudore".

 - "Area" se vogliamo potrebbe anche essere l'"area" così come la intendiamo in Italiano, ma è molto probabile che sia la pronuncia della parola "àreła" che è forma contratta di "vàrdeła" e cioè "guardala". Nella zona di Treviso poi "area" (àreła) è il modo di dire "hey, tu!" a una ragazza. Le versioni "areo", "area", "arei" e "aree" sono le versioni maschili, femminili, singolari e plurali.

 - "Sora" non è una "suora": vuol dire "sopra"

 - "Intrigar" non c'entra proprio nulla con una cosa o persona "intrigante", anzi è piuttosto il contrario: non qualcosa di affascinante, ma proprio qualcosa che sta in mezzo alle scatole, un fastidio, un "intralcio"!

 - "Destrigar" invece potrebbe sembrare il verbo italiano "districare" ma non lo è: "destrigar" significa "sparecchiare" oppure "sbrigarsi".

 - "Ingatiar" richiama un po' l'dea del "gatto", ma in realtà non c'entra proprio niente. Questo verbo significa "attorcigliare".

 - Tranquilli: "Inpissar" non significa niente di simile alla pipì... È vero che "pissar" è "pisciare", ma inpissar significa "accendere".

 - "Pusar" sembra davvero tanto il verbo "posare" italiano, ma il significato è diverso: significa "appoggiare": "me go pusà sol muro" = "mi sono appoggiato al muro".

 - Se senti parlare della "Manera" non credere che sia la versione locale della parola "maniera". "Maniera" si dice proprio come in Italiano. La "manera" invece è un'"ascia".

 - "Invidar" non deve trarre in inganno: non è "invitare", ma "avvitare".

 - "Inpirar" potrebbe sembrare forse "imparare" oppure "impilare" ma in realtà significa "infilare".

 - Se poi bisognasse dare una traduzione a "Vaívo" uno potrebbe pensare forse che si tratti di una versione locale di un "viavai", in realtà si tratta di un aggettivo: "vaívo" (anche detto "guaívo") significa "liscio, costante, appianato".

 - "Subioto" potrebbe sembrare "subito", ma invece è un oggetto di forma cilindrica, forato, una specie di "tubo corto".

 - "Repeton" non c'entra con "ripetere molto qualcosa". Il "repeton" è il "frastuono, baccano".

 - "Bombaso" non è niente di relativo alla "bomba", per fortuna, anzi è qualcosa di molto più soffice e morbido: si tratta del "cotone".

 - "Fuminante" potrebbe sembrare qualcosa di "fulminante", il che non è del tutto errato, ma tecnicamente significa soltanto "fiammifero".

 - "Usar" invece potrebbe sì voler dire "usare" come in Italiano, ma potrebbe anche signicare "affilare" una lama, per esempio (in questo senso si può anche dire "ugar").

 - "Osar" non significa "osare", ma invece vuol dire "urlare, gridare".

 - E "Sigar"? Sarà forse un "sigaro"? No: è un altro verbo, sinonimo di "osar", significa infatti "gridare, urlare".

 - Un "Sesto" può essere ciò che stra tra il quinto e il settimo, sì, certo, ma è anche un "movimento repentino" o un "gesto inconsulto", nonché un certo "garbo" nei modi, una certa "raffinatezza".

 - "Spasemar" non è la traduzione dialettale di "spasimare" italiano. Più che rappresentare qualcosa collegato con il desiderio, rappresenta qualcosa relativo al terrore: significa "spaventare, impaurire".

 - E anche "Scaturir" poi non significa affatto "scaturire" come nella lingua italiana. "Scaturir" può essere tradotto con il verbo "spaventare""smuovere" o "scuotere" (nell'accezione emotiva del termine). "Agitare", insomma.

- L'aggettivo "Tachente" potrebbe ricordare qualcosa del tipo "attaccante", significa "tenace", "testardo".

 - "Cortei" non è nessuna serie di manifestazioni multitudinarie per le strade della città e cioè il plurale di "corteo", è più probabile piuttosto che si stia parlando di unutensile domestico: si tratta semplicemente dei "coltelli".

 - La "Corte" invece potrebbe sembrare la "corte" del re, un luogo molto lussuoso e regale, in realtà stiamo parlando della "concimaia", del "letamaio". Mi spiace per i re...

 - E se parliamo di "Lusso" staremo parlando del "lusso" delle case reali? No, più semplicemente si parla del "luccio", il pesce di acqua dolce. 

 - "Mudołar" vorrà dire "ammutolire"? No, si tratta di qualcosa di rumoroso invece: significa "muggire".

 - E se dico "Straócio"? cosa vi ricorda? Forse una storpiatura di "stralcio"? In realtà "straocio" è la traduzione letterale di "strabico".

 - "Ingropar" non ha la stessa valenza dell'"ingroppare" italiano. Non c'entra con la "groppa", c'entra con il"gropo" e significa "annodare"

 - Una "Banda" in Italiano può voler dire varie cose: da un "gruppo musicale" a una "fascia laterale", per dire, ma in Veneto significa anche "lato". "Tìrate in banda" significa "spostati su quel lato".
(oltre a essere la traduzione letterale tradizionalmente del materiale della "latta"). 

 - Sulla stessa linea, è importante notare che "In parte" non significa "una porzione", "qualcosa di non intero", vuole invece dire "di fianco", "di lato". "Tìrate in parte" = "spostati su quel lato".

 - "A jossa" poi non c'entra proprio nulla con l'espressione italiana "a iosa". "A jossa" significa "la goccia".

 - "Dissete" potrebbe far pensare a qualcosa che "disseta", ma invece è un numero, e per la precisione il "diciassette".

 - "Boja" potrebbe sì essere il "boja" italiano, ma più probabilmente sarebbe il verbo "bollire".

- "Caívo" potrebbe forse far pensare alla parola "cattivo", è bene allora ricordare che "caívo" è soltanto la parola per dire "nebbia".

 - Una "Branca" potrebbe essere confuso con la "branca" italiana (e cioè un filone, un ramo, una specie), invece "branca" significa una "manciata".

 - Se poi qualcuno ti dice "Insemenío" non pensare che stia parlando di qualcosa che ha a che vedere con l'idea di "inseminare" (quello sarebbe "samenar"), insemenío invece significa "scimunito", "scemo".

- La "Grapa" potrebbe sembrare proprio la parola"grappa", in realtà la famosa acquavite si dice "graspa" o "sgnapa", e invece la "grapa" è un "attrezzo agricolo" usato per rompere le zolle di terra e per preparare la semina.

 - Che cos'è poi un "Mestier", un "mestiere"? Beh, sì, anche. Ma è anche una qualsiasi cosa: cioè un "affare" (un "afar", anche), una "roba", una "cosa".

 - E invece una "Batarìa" potrebbe sembrare una "batteria". Lo è, di fatto, ma è anche (e più comunemente) utilizzato come termine per dire un "catorcio", un "rottame".

 - "Inganbararse" non significa "trasformarsi in un gambero" e neanche "rimpinzarsi di gamberi fino a scoppiare", "inganbararse" è proprio il termine esatto che traduce la parola "inciampare".

 - "Risćia" (pronuncia: 'Ris-cia') non è soltanto qualcuno che "rischia" qualcosa, ma è anche una "piccola scheggia di legno che si pianta sotto la pelle". mi spiace, non c'è altro modo di tradurlo in Italiano...

 - Anche "Barba" potrebbe trarre in inganno perché è vero che significa "barba", ma è anche il termine d.o.c. per dire "zio".

 - E "Àmia"? C'entrerà con l'amore o qualcosa del genere? No, "àmia"è la "zia", invece.

 - "Zerman" poi potrebbe sembrare un "germano", l'uccello o l'antico popolo germanico, invece significa "cugino".

 - "Jenaro" potrebbe far pensare al "genero", non è del tutto sbagliato visto che si direbbe "jènaro" o "zènaro", ma il "jenaro" con l'accento sulla "A" significa "Gennaio".

 - E la "Madona" chi sarà? La "Madonna"? Beh, sì, ma è anche il termine d.o.c. per dire "suocera".

 - E quindi il "Missier"? Sarà un "messere"? Anche in questo caso si tratta del termine tradizionale per dire "suocero".

 - Dire che una persona è un "Sior" è vero che è come dire che è un "signore", ma è la traduzione del termine un "ricco".

 - "Poro" non è un "poro"della pelle, ma bensì l'aggettivo "povero".

 - E "Figà"? Cosa vorrà dire? Tranquilli, non sto dicendo nessuna volgarità: il figà è semplicemente il "fegato"!

 - "Petar" per fortuna invece non a nulla a che vedere con l'italiano "petare"... significa invece "attaccare, incollare"...e per fortuna...

 - Anche l'espressione "Indrío cul" potrebbe a prima vista spaventare un po' visto che letteralmente si traduce "dietro culo", ma invece è solo una espressione per dire "in retromarcia".

 - Se qualcuno ti dice "Senta" non ti sta invitando a "sentire" qualcosa, "sentar" significa "sedersi".

 - "Vantar" è uguale al verbo italiano "vantare" (e me ne vanto!), tuttavia questo verbo (a volte pronunciato "guantar") significa "afferrare, acciuffare" o, in alternativa,"farcela".

 - "Domandealtro" non significa la frase "domandi qualcos'altro", ma significa "dopodomani".

 - "Mezo Boto" non è una "mezza botte" o uno "scoppio non molto potente", il termine "mezo boto" significa "le 12:30h", essendo in generale i "boti" le "ore segnate dall'orologio" (ad esempio "do boti" = "le 2" oppure "un boto" = "l'una"). 

 - E "Dito" sarà forse "dito" italiano? No, quello si direbbe "deo", invece "dito" è la traduzione di "detto". (La parola "ditta" infatti viene dalla terminologia dei contratti veneziani). E dito questo... che dire ancora?

 - "Dei"! Staremo forse parlando degli Dei antichi? Ovviamente no: i "dei" sono le "dita", il plurale di "deo", "dito".

E co questo ghemo DITO tuto!


1 comment:

  1. eh già .....il veneto la lingua più importante del mondo :-D

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