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Tuesday, 27 July 2021

il Venetico nel Veneto

Questa è una teoria completamente senza nessuna base scientifica, ma la lascio nell'etere del blog per qualcuno che magari un giorno possa essere interessato ad approfondirla.

Può qualche residuo linguistico del Venetico essere ancora presente nel dialetto veneto? Sarebbe molto azzardato affermarlo, specialmente considerando la scarsità delle informazioni sull'antica lingua indoeuropea. Tanto per dare un'idea è ancora dibattuta la classificazione del Venetico, se si tratta di una lingua Italica oppure un ramo a sé stante (tralascio ovviamente la teoria un po' fantasmagorica dei Venetici come origine dei popoli Slavi conosciuta da chiunque abbia approfondito un po' questi argomenti).

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1) - C'è pochissima informazione sulla lingua Venetica, ma c'è un elemento che ha attirato la mia attenzione: la duplicazione del pronome personale come rafforzativo (probabilmente).

Si tratta di iscrizioni in cui appare la forma SselboiSselboi che è un dativo del pronome sé = "a se stesso".

Una osservazione sul dialetto veneto adesso: è ancora in uso oggigiorno la forma rafforzativa dei pronomi che prevede la loro duplicazione (quando associati all'aggettivo "solo"), del tipo "ło foo da mi-mi soł" (lo faccio da solo), "te resti ti-ti soł" (resti solo tu), "el magna łu-łu soł" (mangia da solo). 

Mi chiedo, considerando queste peculiarità, non sarà che questa duplicazione enfatica non derivi direttamente da una caratteristica della lingua venetica pre-latina originaria?

È sicuramente improbabile che parole venetiche sopravvivano alla latinizzazione di due millenni fa, ma le proprietà di uso delle parole e i modi di dire potrebbero resistere in modo trasversale al cambio della lingua. Inizialmente come errori locali dovuti a un'imperfetta traduzione da parte di genti che parlano lingue diverse o che sono bilingui e poi come caratteristica regionale del latino locale, evoluto infine nella parlata veneta e nel dialetto di oggigiorno.

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2) - In Venetico ci sono delle iscrizioni che riportano parole uguali ma, a volte, con certe differenze fonetiche. Non c'è niente di cui stupirsi è normale in un territorio dove non c'è una normalizzazione linguistica esatta e dove la codificazione standard di un alfabeto non risulta totalmente cristallizzata (visto poi che nessun alfabeto rappresenta alla perfezione tutti i suoni pronunciati).

Una di queste differenze però ha attirato la mia attenzione si tratta di una delle parole più ricorrenti nelle iscrizioni votive ed è la parola "donasto" forma verbale dal significato di "donò". Normalmente viene scritta con "D" iniziale ( mego donasto ssainatei reitiiai porai egeotoa aimoi ke louderobos ) mentre in certi casi isolati è trascritta con "Z" iniziale ( meXo zonasto eb vhabaitssa porai op iorobos ).

In sé non sarebbe niente di speciale, se non fosse per la particolarità moderna delle parlate del Veneto in cui molte parole sono espresse alternativamente con la "D", con la "DH", con la "X" veneta (esse dolce), o anche come "Z" in base alla zona. Parole come "mezzo" vengono pronunciate "medo", "medho", "mexo", "mezo", o termini come "giovedì" si pronunciano "dioba", "dhioba", "xioba" o "zioba". Nella maggior parte dei casi comunque, al di là della trascrizione, il suono che si rappresenta qui è un suono intermedio che si polarizza volte localmente o nella scrittura.

Mi chiedo se questo fonema arcaico e caratteristico della parlata veneta non possa magari essere un fossile fonetico di una pronuncia originaria venetica che, per incredibili coincidenze, si sia mantenuta nell'accento e pronuncia delle lingue adottate in seguito.

A mio parere infatti, questi tratti sottili delle lingue sono più resilienti e persistenti che le lingue stesse: se adesso, per esempio, iniziassimo tutti a parlare inglese come prima lingua, anche se grammaticalmente il nostro inglese potesse essere assolutamente perfetto, ci sarebbe un accento, una pronuncia leggera di certi fonemi e alcuni modi di dire tradotti che si manterrebbero inevitabilmente, come l'ombra della lingua abbandonata.

Un Indiano che parli solo inglese o un Nigeriano madre lingua inglese avranno comunque qualche tratto di pronuncia, accento, di fonemi e sintassi che si rispecchiano più nelle lingue originarie che nell'Inglese standard.

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3) - Continuiamo a parlare della parola venetica "donasto", che si può tradurre in latino con "donavait" e cioè "è stato donato". In questo caso saremmo di fronte a una forma verbale che il Latino ha perso e cioè dell'"aoristo". L'aoristo è una delle coniugazioni delle lingue indoeuropee e che, per esempio, rimane presente nel Greco e sparisce invece nel Latino. Il Venetico, anche se apparentemente presenta impressionanti vicinanze linguistiche con il Latino, si differenzia su questo uso molto più generalizzato dell'aoristo. 

Però, come fa notare Anna Marinetti, anche il Venetico sembra mostrare un processo di trasformazione nell'uso della forma dell'aoristo (simile al processo del proto-Latino), in cui si nota "la fusione di ex-aoristo ed ex-perfetto in una nuova categoria di preterito"

Qui mi lancio in un azzardo linguistico assurdo non supportato da nessuna conoscenza reale, ma mi chiedo: non sarà che una trasformazione del verbo aoristo (dello stile di "donasto") a una forma di preterito (che potrebbe, forse, avvicinarsi al latino "donatus (est)") non abbia potuto avvicinare la pronuncia di verbi molto simili (Venetico e Latino erano molto simili per vocabolario e fonetica) generando, magari, una sovrapposizione di forme verbali tipo "donaStus (est)"?

In questo caso certi participi passati del Latino parlato localmente nel Veneto potrebbero conservare la desinenza "-aStus" invece di "-atus". Non potrebbe questa essere l'origine di participi passati moderni del dialetto veneto nel quale, ad esempio, si dice: "volesto" per dire "voluto", "coresto" per "corso", "podesto" per "potuto", "movesto" invece di "mosso", "savesto" invece di "saputo".

Immagino che questo sia un'esagerazione linguistica (visto che poi la forma in "-esto" sembrerebbe essere solo per la seconda coniugazione dei verbi del dialetto veneto e non per tutte le coniugazioni), ma mi azzardo a lanciare questa possibilità, con la speranza che qualcuno che se ne intenda un giorno possa approfondire l'argomento senza pregiudizi e arrivi a una conclusione scientifica.


Sunday, 24 January 2021

mapa arquetípico interno

Los arquetipos son universales. 
Son la base de nuestra manera de entender el mundo.
Todos tenemos un conjunto de arquetipos que estructuran nuestro pensamento fundamental y que se va ampliando y construyendo a lo largo de nuestra existencia.

Hay arquetipos originarios y otros que derivan de los primeros.
Por ejemplo nuestra idea de "madre" es total y global en el momento que nacemos y se va dividiendo poco a poco en otras definiciones más específicas como el "alimento", el "amor", el "territorio", el "contacto físico" y la "madre" como persona física separada de nosotros.

De la "madre" como persona luego nacerán nuestras ideas de "femenino", de "mujeres", de "maternidad", de "esposa" y muchas más cosas.

Todos estas definiciones arquetípicas cada vez más detalladas corresponden de hecho al desarrollo de nuestro cuerpo y de las experiencias de nuestra existencia.
Es de todas maneras cierto que un niño tiene sobre todo experiencias e instintos de niño y un adolescente sobre todo experiencias e instintos de adolescente, por lo tanto cuando se habla del desarrollo de estos arquetipos poderíamos establecer una edad en la cual se define una u otra nueva definición conceptual arquetípica.

En pocas palabras podríamos dibujar un mapa de desarrollo arquetípico universal que, a grande rasgos, correspondería a la gran parte de la humanidad.
Yo intenté desarrollar uno inicial y aproximado. No tengo suficiente conocimiento psicológico para poder estar cierto o decidir exactamente la edad y la bifurcación correcta, pero a lo largo de mi experiencia como constelador familiar puedo estar bastante seguro de lo que marqué en este esquema:


 Se trata, obviamente, de un esquema genérico, aproximado, parcial y teórico.

No todos tenemos el mismo desarrollo. Por ejemplo, para un gemelo el primer contacto es con "el otro", antes que con la madre, pero eso no quita que gran parte de este esquema se configure de la misma manera ya que el alimento, el territorio, el cuidado siempre van a ser asociado con la madre y no con el hermano gemelo.

Este esquema, si estuviera completado de una manera más detallada y "universal" podría ser muy útil para descubrir un posible trauma originario y la edad en la que posiblemente se haya desarrollado.

Mucha gente no está familiarizada con la profundidad de las proyecciones arquetípicas que dominan nuestro mundo y si tienen un problema con el dinero, con el trabajo y con la ciudad de origen, por ejemplo, no ven la misma matriz de complicación con la madre.

Sería muy útil marcar en el final de las ramificaciones las areas de complicaciones y de resistencia que marcan nuestra vida actual y remontar hasta un punto común donde, posiblemente, hayamos tenido un movimiento interrumpido o un evento traumático para el niño.

Os pongo aquí el ejemplo, rápido, que hice sobre mí mismo:


Aquí es muy interesante, por ejemplo, ver como mis complicaciones actuales con cierta área de abundancia, dinero, trabajo, etc confluyen en la cuestión de la madre como alimento, como leche (entre otras cosas que se pueden analizar en el esquema).
Será pues interesante indagar qué ha pasado en mi lactancia y conectarme con la idea o con los recuerdos de cuando mamaba o recibía el biberón. Qué emoción surge? Qué recuerdos?

Bueno, creo que he expresado bastante la idea y la potencialidad de este esquema.
Estoy abierto a colaborar con otros profesionales para desarrollar este tipo de gráfico arquetípico para poder rápidamente describir la raiz simbólica de muchas complicaciones que vamos arrastrando en nuestra vida.

De momento esto es suficiente.
Hasta la próxima vez.


Sunday, 19 July 2020

honrar a los antepasados


Evolución sistémica:

Los que vienen antes son más grandes (independientemente de cuánto midan de altura!).
Hay que honrar los que vivieron y se enfrentaron a las dificultades de la existencia consiguiendo transmitirnos la vida , aunque muchas veces haya sido muy difícil hacerlo.
Hay que comenzar a ver a nuestros antepasados con respeto y admiración profunda; con amor incondicional.
Y no sólo a nuestros padres, a nuestros abuelos, a nuestros tatarabuelos y tátara-tátara-tátara-tatarabuelos... no sólo a nuestros antepasados de siglos atrás y a los primero hombres... sino a todos, todos los que nos transmitieron la vida.
Los homínidos son nuestros abuelos directos, los primates originarios, los primeros mamíferos son los padres de nuestros padres de nuestros padres... etc...
Los reptiles, los anfíbios, los peces... etc.
Y todos los que vinieron antes que nosotros son más grandes porque se enfrentaron a la vida antes y saben mucho más que nosotros. Y consiguiendo vivir ellos permitieron nuestra vida.
Así que el clásico esquema de la evolución de los homínidos debería comenzar a verse de otra forma. De una forma que evidencie la importancia de los que vinieron antes que nosotros.
Algo así, por ejemplo:


Y es muy importante que internamente nos sintamos así: los Homini Sapiens Sapiens, como los últimos, los pequeños, los que tienen que crecer para poder transmitir a alguien más nuestro legado.

Y no los "importantes", los "grandes", la "versión mejorada" de los que estuvieron antes que nosotros... Esta imagen, ya abundantemente criticada y superada, sigue siendo nuestra idea de evolución, popularmente. Más allá de las consideraciones científicas o ideológicas, os dais cuenta del valor profundo de arrogancia que os transmite?


Esta imagen es la de un niño arrogante que quiere saber más que sus padres y se cree mejor porque ha estudiado más... Mucho conocimiento, pero mientras los otros consiguieron sobrevivir, vivir y transmitir la vida, nosotros no sabemos si estamos manejando muy bien nuestra presencia en este planeta y posiblemente nos extingamos a nosotros mismos (y a muchas más especies) auto-destrozando nuestro habitat y a nuestros símiles.
Miren bien en el fondo de sus almas si este Homo Sapiens Sapiens realmente sabe lo que está haciendo...
Y miren realmente si es tan superior a sus antepasados como generalmente se cree...

Monday, 6 July 2020

etimologia-51

PROVA INCONFUTABILE

Nell'antica Cina quando i giudici dei tribunali imperiali emettevano una sentenza non sempre il condannato finiva in carcere. Infatti c'era sempre la possibilità di annullare la condanna attraverso l'uso delle arti marziali.
Il condannato poteva appellarsi al Kung-Fu e cercare di vincere un duello con dei grandi maestri di questa disciplina per cercare di scagionarsi. Nel caso in cui il condannato vincesse lo scontro, alcune delle prove contro di lui potevano essere cancellate e si poteva rimettere in discussione tutto il processo.
È a causa di questa antichissima prassi cinese che una prova che può essere messa in discussione venne associata all'idea di scontro di Kung-Fu.
Fu così che una "prova opinabile" venne spesso definita come una "prova che può passare per il duello di Kung-Fu", mentre una "prova inopinabile e assolutamente certa" non era "passibile del vaglio del Kung-Fu". Con il passare del tempo, il gergo giuridico trasformò questa associazione logica, comune tra i giuristi antichi, in una parola tecnica che era "prova in-Kung-Fu-tabile" e cioè che "non si può mettere in discussione attraverso il Kung-Fu".
La pronuncia popolare trasformò poco a poco "in-Kung-Fu-tabile" in "inconfutabile".

Tuesday, 2 June 2020

etimologia-50


RETTILINEO

Anticamente per rappresentare delle forme geometriche si facevano dei piccoli disegni di oggetti e cose di uso comune che avessero vagamente la forma di cui si stava parlando. Un cubo poteva essere una casa, mentre una sfera poteva essere rappresentata da una palla. Non era quindi raro che i concetti geometrici fossero sostituiti dalla parola che rappresentava l'oggetto.
Ma i concetti geometrici sono molti e variegati, non ci sono solo le forme, ma anche certe caratteristiche delle forme, come per esempio il concetto di "rettilineo" applicabile a una linea. L'abbondanza di queste definizioni geometriche generava tutta una serie di associazioni convenzionali con il mondo oggettivo in cui entravano, non solo gli oggetti, ma anche le piante e gli animali. Il simbolo di una linea sinuosa, per esempio era rappresentata da un serpente ed era definita "serpentilinea", mentre una linea retta si associava ad altri tipi di rettili, come la lucertola, disegnati convenzionalmente come una linea dritta con 4 gambette. È a partire da questa associazione visiva che per indicare una linea dritta si è cominciata a chiamarla "linea simile a un rettile", poi trasformata in "linea rettile" e in "rettile-linea". Infine la parola standard è divenuta "rettilinea", parola che è rimasta di uso comune fino ai nostri giorni.

neologismo-125

intensa emozione o turbamento affettivo originato da un evento celebrativo particolarmente significativo.

COMMOZIONE CELEBRARE

esempio: "la celebrazione del matrimonio era così sentita dalla famiglia dello sposo che la madre ebbe una profonda commozione celebrare..."

Monday, 18 May 2020

animale fantastico-37

il Volpino Mimetico


Il volpino mimetico è una particolare specie di volpe che vive in una zona semi-desertica di arbusti.
È un animale notturno di piccola statura che tende a nascondersi tra la vegetazione e che usa il suo acuto senso dell'olfatto e dell'udito per trovare le sue prede dentro alla loro tana.
Questo animale è a sua volta cacciato da altri predatori della regione e deve quindi cercare spesso di difendersi o di nascondersi. Il volpino mimetico riesce a mimetizzarsi con grande abilità riuscendo a diventare uguale a una pianta del deserto, una pianta dalle foglie lunghe e fiore centrale che, durante la notte, si racchiude formando un bulbo piuttosto caratteristico. Il volpino mimetico, all'occorrenza, fa esattamente la stessa cosa: solleva la coda, le lunghe orecchie e il lungo muso e diventa apparentemente identico alle piante che ha attorno.
Risulta quindi impossibile distinguerlo dal paesaggio circostante.

Thursday, 14 May 2020

acabando un cuento...


Respondiendo a una invitación poetica de Alejandro Jodorowsky...



(Para los que se pregunten si gané este pequeño concurso de inspiraciones extemporáneas, la respuesta es 'No'. Pero fue una escusa sublime para realizar este pequeño cuento).

Tuesday, 12 May 2020

evolución vegetal-19


Questa grande pianta non si può classificare esattamente di "albero", anche se le sue proporzioni sono enormi. Si tratta di una grande unica radice che si sviluppa in lunghezza e in altezza, ma non in larghezza. 
All'inizio si sviluppa dal seme una lunga radice filiforme che va estendendosi sinuosamente sotto la superficie del terreno. Poco a poco la pianta cresce e questa radice si allunga e si eleva in altezza, uscendo dal suolo. Crescendo ed elevandosi, questa pianta genera un vero e proprio muro ligneo resistente e sinuoso che può arrivare addirittura a misurare 4 o 5 metri di altezza e può estendersi fino a 60 metri di lunghezza!


È per questo che viene chiamato "Albero-Diga" dagli abitanti delle aride regioni montane dove crescono dei boschi di questa pianta. Questa pianta infatti sviluppa il muro in modo da creare delle sacche, dei bacini di raccolta per le acque piovane e genera delle vere e proprie dighe grazia alle quali la pianta conserva l'acqua di cui ha bisogno durante i periodi di siccità.
Quando piove la sommità della pianta si riempie di verdi foglioline che generano una sorta di "serpente verde" sulla sua cresta.
Nel primo punto originario di sviluppo, generalmente il punto più alto della pianta, nasce una volta all'anno un  grande fiore che può raggiungere un metro e mezzo di diametro e da esso un grande bulbo che è un frutto molto succoso e delizioso. Questo frutto è simile a un cocomero, ma può superare in altezza una persona!

Wednesday, 22 April 2020

etimologia-49

CORAZÓN

En los tiempos pasados la gente solía ser muy dura y muy cerrada. Siempre incumbían guerras, hambrunas, inquisiciones, pestilencias, saqueos, etc y lo mejor en estas circunstancias era lo de desconfiar en los desconocidos. De una manera o de otra acabó siendo normal cerrarse en sí mismos y aparentar dureza y frialdad. Fue en esta época que se convirtió en algo común pensar que nuestros sentimientos y nuestro lado sentimental y emotivo eran algo que había que cerrar en un caparazón para protegerlo y defenderlo del mundo exterior. Es así que lo que necesitaba la "coraza más grande" era nuestro centro emocional, o sea el "corazón". Literalmente la palabra "corazón" viene de "gran coraza" y expresa claramente la voluntad de los individuos de defender sus vulnerabilidades desde los ataques de las demás personas.


Wednesday, 15 April 2020

etimologia-48

INTERPRETE

Nel medioevo la maggior parte della gente poteva soltanto occuparsi di lavorare come servi della gleba, partire per le crociate, nascondersi da razzie e saccheggi, cercare di essere risparmiati dalla peste ed evitare di essere messi al rogo per eresia. C'era in somma poco spazio per il divertimento. L'unico svago era quello di andare a messa e vedere il prete che gesticolava e che parlava in una lingua sconosciuta, tutto convinto e infervorato. Questo momento di pausa e relax era vissuto dalla gente del tempo come l'atto di una commedia o comunque come una rappresentazione teatrale, in genere. Quando un prete veniva a mancare se ne doveva trovare subito un altro, ma a volte si tardavano giorni, anche settimane per riuscire a decidere chi sarebbe stato il nuovo prete. Era in quei momenti in cui si rimaneva tra un prete e l'altro che una persona veniva eletta a turno tra il popolo per celebrare comunque la messa. Questa persona non sapeva una parola di latino e doveva soltanto imitare i gesti e i modi del prete, in modo teatrale, fingendo di celebrare la messa.
È a partire da questa usanza che chi recita una parte in un teatro viene definita "interprete" e cioè "inter-prete", ovvero "quello che sta tra un prete e l'altro", visto che per il popolo l'unico esempio di imitazione teatrale era questa figura.
Da notare che, proprio perché questa stessa persona era quella che fingeva che parlava e traduceva fluentemente da una lingua sconosciuta a un'altra, la parola "interprete" è stata poi associata anche al traduttore simultaneo.

Saturday, 29 February 2020

neologismo-122

Ritual chamánico tradicional muy parecido a la ayahuasca que permite un viaje espiritual muy profundo através del uso del whisky al fin de superar la visión racional de la existencia...

AYAWHISKY

ejemplo: "qué tal tronco! ayer me pillé una borrachera de whisky que más que una borrachera fue un ritual de ayawhisky! viajé por universos paralelos! Mucho mejor que la ayahuasca, te lo juro!"

Monday, 23 December 2019

10 weeks


Una interessante prospettiva di evoluzione realizzata nelle ultime 10 settimane dando un punteggio su 6 punti chiave della mia vita creativa secondo la mia percezione personale e vedendone l'evoluzione una settimana dopo l'altra.
Si tratta della mia interpretazione personale di un esercizio suggerito da Julia Cameron nel suo libro El Camino del Artista (scaricabile gratuitamente in Spagnolo cliccando sul nome del libro).
Mi sembra una buona evoluzione, no? Che ne dite?

Friday, 9 August 2019

animale fantastico-36

l'Avvoltoio Mimetico


Questo avvoltoio è un tipo di uccello molto speciale: infatti le sue penne sono molto simili alla forma di certe foglie di un tipo di alberello molto presente nella zona in cui di solito questa specie di volatile vive. Anche le zampe e il collo hanno la stessa consistenza della corteccia di questo alberello.
Risulta che quando questo uccello vuole mimetizzarsi, arruffa le penne e unisce le zampe, come a formare un tronco, ritira il collo dentro alle penne e rimane immobile. l'Effetto finale è che in questo modo il volatile diventa visivamente uguale a un albero.
Attraverso questa strategia questo animale può vedere le prede da vicino senza essere notato e può sfuggire ai predatori senza muovere una piuma, letteralmente.


Thursday, 25 April 2019

etimologia-47

COSTRUZIONE

All'inizio il termine "costruire" era relativo soltanto alla costruzione di case ed edifici all'interno dei primi centri urbani. I villaggi che cominciavano a diventare delle città diventavano via via più densi e le case, invece di stare ad una certa distanza l'una dall'altra, iniziavano a toccarsi e ad appoggiarsi tra di loro. Poco a poco i sentieri che passavano liberamente tra le case, in tutte le direzioni, cominciarono ad essere limitati da muri e da pareti che la comunità urbana andava costruendo sempre di più. Questo processo di riduzione collettiva delle vie spontanee di circolazione, che prima erano ben più aperte e flessibili, venne ben presto definita come "ostruzione collettiva" delle vie pubbliche, ovvero "co-ostruzione" essendo essa prodotta da tutta la comunità, come effetto combinato degli individui. Poco dopo la parola "coostruzione" assunse la forma odierna di "costruzione" e cioè "blocco collettivo della libera circolazione attraverso lo spazio".


Wednesday, 3 April 2019

animale fantastico-34

il SERPENTE PALLA


Il serpente palla può sembrare a prima vista una normale biscia comune, ma invece presenta una particolarità unica nel suo genere: quella di saper gonfiarsi velocissimamente come se fosse un pesce palla.
Siccome vive in territori collinari semi-desertici è molto normale che questo animale deambuli lungo dei terreni inclinati. Quando si stanca di strisciare o trova che il terreno sia troppo caldo, il serpente palla decide di gonfiarsi e di rimbalzare giù per i pendii per poter ritrovarsi in un attimo nel fondo valle!


Siccome questo sistema di spostamento è molto rapido e pratico viene usato anche in caso di fuga, di fronte a un pericolo, ma in realtà è molto più probabile veder rimbalzare questa palla giù per i monti solo per praticità di spostamento.


Friday, 22 March 2019

animale fantastico-33

Il Luminello


Il luminello è un animale notturno che si muove molto elegantemente per i boschi.
All'estremità della coda ha una grande palla bio-luminescente che si accende e che usa sia per vedere meglio nell'oscurità, sia per spaventare certi predatori notturni, sia per richiamare altri esemplari della stessa specie.
Il luminello come verso emette piccoli suoni musicali ed armonici, cosicché un gruppo di luminelli crea una specie di concerto di suoni delicati e dolci.
Quando smettono di passeggiare pacificamente per i boschi i luminelli si incontrano in profonde grotte misteriose dove abitano in grandi gruppi.
Nelle culture dei popoli a contatto con questo tipo di animale, il luminello è spesso considerato un animale magico e onirico, con incredibili poteri sovrannaturali.

animale fantastico-32

l'Uccello Nidiforo


L'uccello nidiforo è un volatile che conserva una lunga coda come i suoi antenati preistorici. La particolarità di questo animale è che questa coda presenta sull'estremità una protuberanza a forma di conca; questo caldo cestello incorporato all'animale è usato come nido dove deporre, proteggere e scaldare le uova durante la cova.


L'uccello nidiforo ha quindi un grandissimo vantaggio evolutivo rispetto agli altri volatili nidificatori e cioè quello di poter portarsi dietro il proprio nido e le uova deposte durante i suoi voli.


L'uccello nidiforo non solo svolazza a bassa quota con il suo nido portatile incorporato, ma dopo che le uova si schiudono, per circa un anno, si porta dietro anche i suoi pulcini, che iniziano così a imparare già i luoghi da sorvolare e le attività tipiche degli adulti: semplice, pratico e sicuro!





Sunday, 23 December 2018

evolución vegetal-18

L'albero bandiera è un albero molto particolare: presenta un lungo tronco che in alcuni casi può raggiungere i 30 metri d'altezza e ha caratteristica di possedere soltanto una foglia.
La foglia dell'albero bandiera però è davvero gigantesca: ha pressapoco la stessa lunghezza del tronco e può essere larga fino a 3 metri o 3 metri e mezzo. Questa particolarissima foglia cresce sempre ed è molto flessibile e leggera.


In realtà la foglia dell'albero bandiera cresce infinitamente ma siccome essa ondeggia con il vento, finisce per sfregare contro il suolo, contro le rocce o contro altre piante e alla fine le fibre finali si sfilacciano e si consumano.
Questo processo però non è dannoso per la pianta, anzi: fin dalla sua base, la foglia attaccata al tronco, genera dei semi i quali si spostano sempre più verso la fine della foglia con il passare del tempo e il rinnovamento dei tessuti della pianta; quando alla fine il seme si trova all'estremità sfilacciata della pianta, i movimenti a frusta della foglia, dovuti al vento o allo scontro con le varie superfici di sfregamento, fanno proiettare i semi lontano in varie direzioni, letteralmente catapultati da un colpo di coda delle fibre della foglia.


Questo tipo di pianta tende a prosperare in luoghi molto ventosi e sono molto maestosi, visto che spesso la loro grande foglia ondeggia lentamente al vento con movimenti sinuosi.
Vedere un grande bosco di alberi bandiera è davvero un'esperienza unica e le tribù di indigeni locali di solito considerano questi boschi come luoghi magici e spirituali.