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Thursday, 15 August 2019

le città si fondano sull'invisibile

Quando vediamo una città la vediamo solida e gigantesca. La sua inamovibilità ci fa pensare che sia fondata su concetti fortemente materiali e concreti. Tuttavia i tracciati e i percorsi che poi definiscono il costruito non sono sempre logici e razionali... anzi... se risaliamo all'origine di una città, di una cittadina, di una megalopoli, ma anche solo di un quartiere qualsiasi, siamo sempre di fronte a un piccolo abitato di poche case sparse e di tracciati più o meno informali attraverso i quali le persone si spostano per arrivare alle loro rispettive destinazioni.
Questi tracciati sono la vera anima della futura città.
La maggior parte di questi percorsi si manterrà negli anni e molto probabilmente anche nei secoli, semplicemente per assumere un carattere di riferimento e di centralità, di rappresentatività e di forse anche di praticità di movimento. Gli abitanti si identificano con lo spazio in cui abitano e spesso le strade originarie di una città, sebbene possano subire alcune modificazioni, tendono quasi sempre a cristallizzarsi e a stabilizzarsi nei secoli.
Ma, come dicevamo, praticamente tutte le strade delle città non sono determinate da decisioni logiche o razionali, altrimenti le città sarebbero tutte uguali. Anche laddove il tracciato è deciso geometricamente (specialmente nell'ultimo secolo) la città si occupa di modificare questa rigidità e la fa sciogliere in qualcosa di più organico e imprevedibile (lo sanno bene gli architetti e gli urbanisti).
Ma perché dunque la città si struttura su assi fluidi e organici?
Cosa genera questi percorsi originariamente?
Ebbene, questi percorsi provengono dall'invisibile: sono stati dei dettagli impercettibili, astratti, ineffabili che hanno fatto modificare un cammino che poteva essere retto e diretto in un altro che ha generato poco a poco una curva, una flessione, un bivio, un giro largo, un'alternativa inimmaginabile all'inizio.
Forse una antica pozza di fango.
Un sasso più grande degli altri restato a lungo in mezzo alla strada.
Un ciuffetto di ortiche.
Un alveare.
Un alberello.
Un angolino dove soffiava una bella arietta dolce.
Un sentiero con più ombra o forse con più sole in un certo periodo dell'anno.
Un antico cespuglio dove si raccoglievano more e mirtilli.
Una zona che in certi giorni lontani era più puzzolente di un'altra...
Ma non solo, forse anche antiche leggende... superstizioni...
Proprietà private spontanee (ovvero limiti immaginari, invisibili)
Magari un antico panettiere particolarmente bravo che attirava la gente più di altri.
Bei panorami scomparsi
Qualche ragazza molto bella che viveva nei pressi.
Vicini antipatici da cui tenersi alla larga.
Una roccia ormai sparita dove era particolarmente pratico sedersi a riposare.

Sono queste cose invisibili che hanno generato tutte le città.
Le città si fondano sull'etereo.


Wednesday, 13 January 2010

BARCELONA - VALDRADA

italo calvino.
le città invisibili.


barcelona - valdrada
cidade espelho


una ciudad donde las calles y las plazas reflejan todo lo que está encima



le città invisibili
VALDRADA
Gli antichi costruirono Valdrada sulle rive d’un lago con case tutte verande una sopra l’altra e vie alte che affacciano sull’acqua i parapetti a balaustra. Così il viaggiatore vede arrivando due città: una diritta sopra il lago e una riflessa capovolta. Non esiste o avviene cosa nell’una Valdrada che l’altra Valdrada non ripeta, perché la città fu costruita in modo che ogni suo punto fosse riflesso dal suo specchio, e la Valdrada giù nell’acqua contiene non solo tutte le scanalature e gli sbalzi delle facciate che s’elevano sopra il lago ma anche l’interno delle stanze con i soffitti e i pavimenti, la prospettiva dei corridoi, gli specchi degli armadi.
Gli abitanti di Valdrada sanno che tutti i loro atti sono insieme quell’atto e la sua immagine speculare, cui appartiene la speciale dignità delle immagini, e questa loro coscienza vieta di abbandonarsi per un solo istante al caso e all’oblio. Anche quando gli amanti danno volta ai corpi nudi pelle contro pelle cercando come mettersi per prendere l’uno dall’altro più piacere, anche quando gli assassini spingono il coltello nelle vene nere del collo e più sangue grumoso trabocca più affondano la lama che scivola tra i tendini, non è tanto il loro accoppiarsi o trucidarsi che importa quanto l’accoppiarsi o trucidarsi delle loro immagini limpide e fredde nello specchio.
Lo specchio ora accresce il valore delle cose, ora lo nega. Non tutto quel che sembra valere sopra lo specchio resiste se specchiato. Le due città gemelle non sono uguali, perché nulla di ciò che esiste o avviene a Valdrada è simmetrico: a ogni viso e gesto rispondono dallo specchio un viso o gesto inverso punto per punto. Le due Valdrade vivono l’una per l’altra, guardandosi negli occhi di continuo, ma non si amano.

Monday, 12 January 2009

ROTAZIONE DEL SUONO

questa idea consiste nel disporre una corona di amplificatori tutto attorno a una persona seduta al centro.
ogni amplificatore trasmette una traccia musicale, o sonora comunque, tipo uno specifico strumento all'interno di un concerto o di una orchestra oppure una singola voce all'interno di un coro.
per l'ascoltatore l'impressione è di ascoltare l'orchestra o il coro.
se ora però facciamo passare ogni singola traccia da una cassa all'altra in senso orario (o antiorario, insomma) l'impressione sensoriale per chi sta in mezzo a questa struttura acustica è quella di rotazione.
una rotazione invisibile.
un movimento immobile.