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Saturday, 6 February 2021

El Gemelo Solitario



Aproximadamente un 15% de los embarazos comienzan como embarazos gemelares.


En la gran mayoría de los casos uno de estos gemelos muere en el vientre de la madre en los primeros 3 meses de gestación sin que nadie se dé cuenta de su existencia.

El 90% de los embarazos que comienzan como gemelares acaban con el nacimiento de un solo bebé.

La experiencia de estar acompañado por un hermano en la vida intrauterina no es tan rara como se creía hace unas décadas. Muchos de nosotros hemos vivido esta experiencia, pero sin saberlo conscientemente.

La psicología pre y perinatal nos está demostrando cada vez más que las vivencias intrauterinas son experiencias fundamentales que nos marcan por toda nuestra existencia.

¿Cómo puede afectar la vida de un individuo el hecho de haber nacido acompañado, de haber sentido la muerte del hermano y de haber experimentado la tristeza y la soledad profunda en una época tan importante e intensa de la formación de su psique?”

En el libro “El Gemelo Solitario” Peter Bourquin y Carmen Cortés explican las implicaciones de ser gemelo y de no saberlo.

Los gemelos solitarios presentan rasgos típicos en su manera de vivir la vida: una nostalgia, una búsqueda en el mundo, un sentido de soledad, un deseo de salvar y ayudar a la gente.
Una culpabilidad a veces y otras veces una rabia o una desconfianza. Hay muchos indicios que pueden indicar que eres un gemelo solitario, pero aunque cada uno de estos indicios, por sí solo, no te puede dar una respuesta segura, es el conjunto de las características que te puede sugerir esta posibilidad.

Todos los gemelos solitarios tienen una fuerte sensación de fondo de que algo (o alguien) siempre falta.
Entender qué es (o quién es) esta pieza que siempre faltó puede aportar mucho sentido y mucho alivio en tu vida.

Un libro que recomiendo muchísimo.

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Entrevista a Peter Bourquin

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Saturday, 22 August 2020

rabbia-ragionevolezza

Se la sinistra diventa semplicemente un sinonimo di ragionevolezza e la destra soltanto un sinonimo di rabbia, non c'è nessun dubbio che nel prossimo periodo di recessione, incertezza e crisi economica sarà la destra a vincere.

La sinistra non può limitarsi a difendere un modello di capitalismo più o meno sociale, concentrandosi nella difesa del sistema esistente. Questo equivale semplicemente a immobilismo e paura di cambiare. La sinistra deve essere un'alternativa: una alternativa utopica se necessario. Una alternativa pronta a cambiare tutto per creare un sistema nuovo e non per accettare a testa bassa i vincoli di un mondo ipercapitalista cercando di ridistribuire le briciole lasciate dai padroni.

La sinistra risulta odiosa e ipocrita, in questo senso: difende un modello che in teoria critica e non ascolta la frustrazione e la rabbia dei ceti che hanno bisogno di credere in un'alternativa più o meno radicale.

Se la sinistra vuole difendersi dall'alto della sua superiorità morale e rimanere nel sicuro territorio del dibattito ragionevole, avrà vita breve.

D'altronde una sinistra che non ha obiettivi di sinistra (e cioè anti-sistema) è solo una maschera, un'idea senza fondamento. Pure parole al vento. Tanta retorica e poca sostanza. Neanche chi è davvero di sinistra voterebbe più la sinistra.

La destra si fa carico invece della spinta rabbiosa e frustrata. L'ira di chi non ce la fa più e che vuole risposte immediate perché non ha più pazienza. E di chi, soprattutto, vuole solo odiare e vuole solo gridare o prendere a bastonate qualcuno.

Ovvio che tutto ciò è inaccettabile in una società civile, ma forse è il caso di renderci conto che non siamo in una società così tanto civile come ci piacerebbe. l'analogia destra-rabbia è un concetto opinabile e che non ha niente a che vedere con la politica, ma attualmente è ciò che succede (ed è ciò che molto spesso succede nella storia, anche). 

Quindi se assumiamo (chissà perché, poi) che destra è rabbia, rivoluzione, frustrazione, distruzione del sistema, e la sinistra, semplicemente, il suo opposto che cerca di arginare questa violenza, allora dobbiamo ammettere che questa polarizzazione tra destra-sinistra (ovvero rabbia-ragionevolezza) ha un che di malato: la ragione che semplicemente nega la rabbia non la farà mai sparire, semplicemente la farà esplodere prima o dopo.

La rabbia non "sparisce" ignorandola. Non è possibile. Tra mente e emozioni, sono le emozioni che vincono, sono le emozioni che "hanno ragione". Alla mente tocca il lavoro di assumerle, osservarle, comprenderle e integrarle. Non di ignorarle.

Se la sinistra non decide di raccogliere la sfida di raccogliere la rabbia di chi non ce la fa più, non decide di rischiare e di lanciarsi verso una Nuova Speranza, allora la sinistra può prepararsi: sarà spazzata via dalla rabbia delle masse.

La crisi mondiale sta arrivando. La storia del virus ha reso ancor più tesa la situazione sociale. Non basterà cercare di arginare le violenze isolate o di criticarle. La sfida impone atteggiamenti più coraggiosi. La rabbia sta arrivando. 

Bisogna avere il coraggio di aprire gli occhi: sogniamo!


Monday, 8 June 2020

rabbie


La rabbia insensata contro gli oggetti è rabbia contro la madre.
La rabbia insofferente contro le regole, la burocrazia e le gerarchie è rabbia contro il padre.

Sunday, 17 May 2020

gli arrabbiatoi


Un arrabbiatoio?
E che cos'è?
È semplicemente ciò che salverà il mondo.

Avete notato come periodicamente torna il fascismo? Avete notato come le dittature e le rivoluzioni si succedono una dopo l'altra?
Ebbene questo è ovvio!
Le società umane sono complesse e ogni potere che esiga che tutti siano in un modo specifico soltanto è destinato a cadere prima o dopo.
Esigere che non ci siano certe idee, certi modi di essere, non dar voce a certi sentimenti collettivi del popolo è come mettere un coperchio a una pentola a pressione e lasciarla sul fuoco finché non esplode.
Ogni dittatura o ideologia sarà inevitabilmente spazzata via dalla storia, ma c'è di più... perché dunque, vi chiederete, anche le democrazie dovrebbero essere periodicamente spazzate via da fascismi e dittature appoggiate dalla popolazione?
Non dovrebbe la democrazia garantire la diversità di pensiero e la libertà di espressione e dunque, per principio, essere invincibile di fronte all'affermarsi di un pensiero dittatoriale?

Beh, no!

No, per una semplice ragione che abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni in questo triste e sciagurato periodo storico che non lascia ben sperare per il futuro:
no, le democrazie non danno voce a tutti e a tutto.
E per la precisione le democrazie non tollerano chi non dialoga.

La società civile (lo dice la parola stessa) esige un comportamento civile: e cioè un discorso sensato, un pensiero logico, una posizione ponderata, modalità rispettose e decenti e una conoscenza oggettiva dei fatti.
"Giusto", direte voi, "non si potrebbe fare altrimenti..."

E invece no.
Perché purtroppo non è la società o il governo che decide qual è la psiche profonda dell'uomo.
La psiche profonda dell'essere umano, ci piaccia o no, ci viene direttamente dalla nostra genetica e dalla nostra evoluzione e la nostra mente razionale non può contenerla e cancellarla.
Siamo quindi periodicamente sommersi dal sentimento collettivo di odio e aggressività, proprio perché nel nostro intorno sociale pubblico non c'è spazio per esprimere questi sentimenti in altro modo che non attraverso qualche barbarie dittatoriale assurda.
Le società civili non danno sfogo alla rabbia, all'irrazionale, alla violenza, all'insulto, alla frustrazione, al linguaggio insofferente, inappropriato e scurrile, alla voglia di vendetta, alla reazionie bestiale e senza controllo.

Siamo chiari: non è che mi piaccia questo lato dell'essere umano, ma semplicemente esiste ed è inevitabile. Fingere che non ci sia non ci sta per ora portando nessun buon risultato...

Il fatto che una società civile esiga che tutti i cittadini siano sensati e rispettosi, provoca uno squilibrio: appena cresce una frustrazione, una psicosi, una paura di massa, non c'è modo (o non c'è luogo, forse) per sfogarsi e per far venire a galla il lato rabbioso di noi, il lato cattivo e irrazionale del popolo.
Di fronte a questa emozione irrazionale che vuole solo esplodere, le istituzioni continuano solo a parlare in modo logico e sensato e buona parte della popolazione non vuole star là a sentire soluzioni e pensieri giusti e corretti, vuole solo urlare, sfogarsi e spaccare tutto.

Urlare e spaccare tutto... Vi ricorda forse qualcosa (o qualcuno)?
I movimenti neofascisti se ne infischiano delle dimostrazioni logiche che smontano il loro pensiero e le loro affermazioni (di fatto quanto più dimostri loro che hanno torto, più loro ti spaccerebbero la faccia e basta).

Tutti questi movimenti anti-democratici non sono altro che un grande pugno in faccia a chi parla di cose giuste e sensate. A chi fa il "buono" e a chi fa l'intelligentone. Il moralista. L'ipocrita, secondo loro.
È come dire a una persona furiosa "sta calmo", semplicemente non serve, anzi, fa incazzare di più!

Insomma ci piaccia o no, c'è rabbia nel popolo.
E specialmente durante una crisi (vi ricorda qualcosa questa corrispondenza crisi-guerra leggendo la storia dell'umanità?) e con dei mezzi di comunicazione manipolatori che fanno forza sulla paura e sulla diffidenza reciproca.
E se lo vedete da questo punto di vista è "onesto" far comparire questa rabbia nelle alte sfere di potere, è sincero. È molto più corretto che fingere semplicemente che questo non ci sia e considerare soltanto che questa rabbia non ci debba più essere e punto.

Se non è lo stato a farsi carico della rabbia della gente (ma quella vera, quella che si esprime a botte e bestemmie) chi sarà che poi raccoglie l'opportunità per diventare veicolare questa forza per i propri interessi di potere?
Esatto: i gruppi neo fascisti e tutti i movimenti violenti e oppressori in generale.

E quindi che fare?
Cosa può fare uno stato per resistere a questa violenza latente che vuole esprimersi?

Innanzi tutto accettare che l'uomo è fatto anche di questo lato e non esigere che il cittadino non possa permettersi questi lati "brutti". Sono lati umani, inevitabili!
Iniziare quindi a vedere la gente che dà forza a questi movimenti non come a dei trogloditi da evangelizzare (questo non porta a niente di buono...), ma a gente che deve esplodere in qualche modo e che sta dando voce (in modo sicuramente pericoloso e distruttivo) a un sentimento esistente a cui bisogna dare ascolto.
Bisogna però cercare di esprimere queste forze violente, rabbiose e aggressive, magari, in versione simbolica, evitando cioè di far davvero male agli altri.

Ed ecco qua l'idea dell'arrabbiatoio.

L'arrabbiatoio è un luogo dove la gente può sfogarsi liberamente e in modo soddisfacente.
Dove si può buttare fuori il peggior lato di se stessi. Il lato bestiale e violento.
Un luogo dove il popolo può confrontarsi con il proprio lato oscuro, ma soprattutto, può confrontarsi faccia a faccia con i suoi "padroni" e umiliarli, schernirli, insultarli, insozzarli (senza far loro del male), ma senza essere per questo giudicato moralmente inferiore o considerato rozzi e animale.

Larrabbiatoio è una cosa naturale in fondo: molta gente va a fare l'ultrà negli stadi solo per sfogare questo lato di sé in compagnia dei compagni di violenza! ma se questi sfoghi non vengono "istituzionalizzati" saranno sempre fuori controllo e, probabilmente, pericolosamente violenti e aggressivi.

L'arrabbiatoio io me lo immagino come uno stadio pieno zeppo di persone incazzate.
Un servizio di sicurezza sarà inevitabile, ma solo per evitare il degenerare della situazione.
Invece lo sfogo sarà l'obiettivo stesso del raduno: i politici e i dirigenti, i ricchi e chi sta in alto nella scala gerarchica, verranno fatti sfilare in mezzo alla folla inferocita (dovrà essere una delle attività obbligate per chi vuole assumere incarichi di importanza istituzionale ed economica).
Questi VIP sfileranno in mezzo, ma a una certa distanza di sicurezza.
Tutta la gente potrà insultarli, sputar loro addosso, bestemmiarci contro, lanciar loro spazzatura, verdura, pittura, di tutto.

Poi verranno chiamate per estrazione molte persone del popolo che, una ad una, potranno stare davanti al presidente o al primo ministro e con tutti i modi più immondi e incivili potrà urlare in faccia tutto ciò che pensa di lui, liberamente. Senza filtri.
Questo rituale collettivo deve essere realizzato ogni giorno lavorativo e parteciparvi deve essere parte delle responsabilità di chi viene eletto politicamente a incarichi istituzionali nazionali.
Il popolo ha accesso libero all'arrabbiatoio e l'unica regola è non far male a nessuno.
Per il resto tutta la "merda" che uno ha dentro potrà essere espressa e sfogata a piacimento.

Una cosa animalesca insomma, ma più che animalesca direi profondamente umana, purtroppo.

Se l'arrabbiatoio esistesse davvero persone come Mussolini, Hitler, Salvini, ma anche qualsiasi dittatore di qualsiasi estremismo ideologico o religioso non attecchirebbe mai nelle istituzioni nazionali.
Lo stato garantirebbe il diritto inalienabile allo sfogo profondo e ravvicinato contro i veri responsabili (o presunti tali) delle frustrazioni sociali della nazione.
Non servirebbero più demagoghi che raccolgono orde di persone disperate che vogliono vedere il parlamento sfasciato e l'intoccabile casta dei politici presa a calci nel sedere, finalmente.
Non ci sarebbe più nessun bisogno di populisti rozzi e sbruffoni, incoerenti e ignoranti. Il popolo farebbe da sé!
La nazione sarebbe finalmente salva!
L'inguardabile ombra inconscia collettiva che serpeggia negli animi del popolo sarebbe finalmente espressa e non avrebbe più nessun bisogno di veicolarsi attraverso dei partiti improbabili e senza contenuti che solo si occupano di trasmettere la rovina dello stato e della civiltà e l'autodistruzione del pensiero delle istituzioni.
Lo stato cerca di essere logico e razionale, forse in modo lento, pesante, inefficiente e impotente (e forse colpevole), ma pur sempre muovendosi secondo ideali positivi e civili. Esattamente ciò che questi movimenti neo-fascisti non tollerano più e non possono più vedere.
Ragionare con questa gente infatti non porta a niente.

Il fascismo sta tornando.
E con la crisi post-virus tornerà ancora più forte.
Diamo voce alla rabbia e alla frustrazione irrazionale o ci penserà il nuovo dittatore di turno.

Salviamo la nazione!
Creiamo gli arrabbiatoi, prima che sia troppo tardi...

Tuesday, 25 September 2018

poesia ritrovata - 6


un ruggito di niente.


un silenzioso urlo.
una fretta immobile.


una rabbia così cieca e implacabile da poter scambiarla per calma...



sono la mia stessa prigione

...ma questa prigione... 

                               ...dove?
                                       ...come?


...vedermi mi è così difficile...


                            ...e quindi....




                                         ...di nuovo...

                                               ...l'attesa.




                                                        ...ancora...






Monday, 10 September 2018

neologismo-106


contraddire una persona con l'intento di generare una discussione, uno scontro.

SCONTRADDIRE

esempio: "stavamo parlando civilmente di argomenti in cui non eravamo d'accordo, ma non c'era nessun problema anche se non arrivavamo alla stessa conclusione. ad un certo punto però ho trovato tutto ciò molto noioso ed ho scelto di scontraddire apertamente tutte le posizioni del mio interlocutore e finalmente ci siamo arrabbiati tantissimo. molto più divertente di prima!"