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Sunday, 17 May 2020

gli arrabbiatoi


Un arrabbiatoio?
E che cos'è?
È semplicemente ciò che salverà il mondo.

Avete notato come periodicamente torna il fascismo? Avete notato come le dittature e le rivoluzioni si succedono una dopo l'altra?
Ebbene questo è ovvio!
Le società umane sono complesse e ogni potere che esiga che tutti siano in un modo specifico soltanto è destinato a cadere prima o dopo.
Esigere che non ci siano certe idee, certi modi di essere, non dar voce a certi sentimenti collettivi del popolo è come mettere un coperchio a una pentola a pressione e lasciarla sul fuoco finché non esplode.
Ogni dittatura o ideologia sarà inevitabilmente spazzata via dalla storia, ma c'è di più... perché dunque, vi chiederete, anche le democrazie dovrebbero essere periodicamente spazzate via da fascismi e dittature appoggiate dalla popolazione?
Non dovrebbe la democrazia garantire la diversità di pensiero e la libertà di espressione e dunque, per principio, essere invincibile di fronte all'affermarsi di un pensiero dittatoriale?

Beh, no!

No, per una semplice ragione che abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni in questo triste e sciagurato periodo storico che non lascia ben sperare per il futuro:
no, le democrazie non danno voce a tutti e a tutto.
E per la precisione le democrazie non tollerano chi non dialoga.

La società civile (lo dice la parola stessa) esige un comportamento civile: e cioè un discorso sensato, un pensiero logico, una posizione ponderata, modalità rispettose e decenti e una conoscenza oggettiva dei fatti.
"Giusto", direte voi, "non si potrebbe fare altrimenti..."

E invece no.
Perché purtroppo non è la società o il governo che decide qual è la psiche profonda dell'uomo.
La psiche profonda dell'essere umano, ci piaccia o no, ci viene direttamente dalla nostra genetica e dalla nostra evoluzione e la nostra mente razionale non può contenerla e cancellarla.
Siamo quindi periodicamente sommersi dal sentimento collettivo di odio e aggressività, proprio perché nel nostro intorno sociale pubblico non c'è spazio per esprimere questi sentimenti in altro modo che non attraverso qualche barbarie dittatoriale assurda.
Le società civili non danno sfogo alla rabbia, all'irrazionale, alla violenza, all'insulto, alla frustrazione, al linguaggio insofferente, inappropriato e scurrile, alla voglia di vendetta, alla reazionie bestiale e senza controllo.

Siamo chiari: non è che mi piaccia questo lato dell'essere umano, ma semplicemente esiste ed è inevitabile. Fingere che non ci sia non ci sta per ora portando nessun buon risultato...

Il fatto che una società civile esiga che tutti i cittadini siano sensati e rispettosi, provoca uno squilibrio: appena cresce una frustrazione, una psicosi, una paura di massa, non c'è modo (o non c'è luogo, forse) per sfogarsi e per far venire a galla il lato rabbioso di noi, il lato cattivo e irrazionale del popolo.
Di fronte a questa emozione irrazionale che vuole solo esplodere, le istituzioni continuano solo a parlare in modo logico e sensato e buona parte della popolazione non vuole star là a sentire soluzioni e pensieri giusti e corretti, vuole solo urlare, sfogarsi e spaccare tutto.

Urlare e spaccare tutto... Vi ricorda forse qualcosa (o qualcuno)?
I movimenti neofascisti se ne infischiano delle dimostrazioni logiche che smontano il loro pensiero e le loro affermazioni (di fatto quanto più dimostri loro che hanno torto, più loro ti spaccerebbero la faccia e basta).

Tutti questi movimenti anti-democratici non sono altro che un grande pugno in faccia a chi parla di cose giuste e sensate. A chi fa il "buono" e a chi fa l'intelligentone. Il moralista. L'ipocrita, secondo loro.
È come dire a una persona furiosa "sta calmo", semplicemente non serve, anzi, fa incazzare di più!

Insomma ci piaccia o no, c'è rabbia nel popolo.
E specialmente durante una crisi (vi ricorda qualcosa questa corrispondenza crisi-guerra leggendo la storia dell'umanità?) e con dei mezzi di comunicazione manipolatori che fanno forza sulla paura e sulla diffidenza reciproca.
E se lo vedete da questo punto di vista è "onesto" far comparire questa rabbia nelle alte sfere di potere, è sincero. È molto più corretto che fingere semplicemente che questo non ci sia e considerare soltanto che questa rabbia non ci debba più essere e punto.

Se non è lo stato a farsi carico della rabbia della gente (ma quella vera, quella che si esprime a botte e bestemmie) chi sarà che poi raccoglie l'opportunità per diventare veicolare questa forza per i propri interessi di potere?
Esatto: i gruppi neo fascisti e tutti i movimenti violenti e oppressori in generale.

E quindi che fare?
Cosa può fare uno stato per resistere a questa violenza latente che vuole esprimersi?

Innanzi tutto accettare che l'uomo è fatto anche di questo lato e non esigere che il cittadino non possa permettersi questi lati "brutti". Sono lati umani, inevitabili!
Iniziare quindi a vedere la gente che dà forza a questi movimenti non come a dei trogloditi da evangelizzare (questo non porta a niente di buono...), ma a gente che deve esplodere in qualche modo e che sta dando voce (in modo sicuramente pericoloso e distruttivo) a un sentimento esistente a cui bisogna dare ascolto.
Bisogna però cercare di esprimere queste forze violente, rabbiose e aggressive, magari, in versione simbolica, evitando cioè di far davvero male agli altri.

Ed ecco qua l'idea dell'arrabbiatoio.

L'arrabbiatoio è un luogo dove la gente può sfogarsi liberamente e in modo soddisfacente.
Dove si può buttare fuori il peggior lato di se stessi. Il lato bestiale e violento.
Un luogo dove il popolo può confrontarsi con il proprio lato oscuro, ma soprattutto, può confrontarsi faccia a faccia con i suoi "padroni" e umiliarli, schernirli, insultarli, insozzarli (senza far loro del male), ma senza essere per questo giudicato moralmente inferiore o considerato rozzi e animale.

Larrabbiatoio è una cosa naturale in fondo: molta gente va a fare l'ultrà negli stadi solo per sfogare questo lato di sé in compagnia dei compagni di violenza! ma se questi sfoghi non vengono "istituzionalizzati" saranno sempre fuori controllo e, probabilmente, pericolosamente violenti e aggressivi.

L'arrabbiatoio io me lo immagino come uno stadio pieno zeppo di persone incazzate.
Un servizio di sicurezza sarà inevitabile, ma solo per evitare il degenerare della situazione.
Invece lo sfogo sarà l'obiettivo stesso del raduno: i politici e i dirigenti, i ricchi e chi sta in alto nella scala gerarchica, verranno fatti sfilare in mezzo alla folla inferocita (dovrà essere una delle attività obbligate per chi vuole assumere incarichi di importanza istituzionale ed economica).
Questi VIP sfileranno in mezzo, ma a una certa distanza di sicurezza.
Tutta la gente potrà insultarli, sputar loro addosso, bestemmiarci contro, lanciar loro spazzatura, verdura, pittura, di tutto.

Poi verranno chiamate per estrazione molte persone del popolo che, una ad una, potranno stare davanti al presidente o al primo ministro e con tutti i modi più immondi e incivili potrà urlare in faccia tutto ciò che pensa di lui, liberamente. Senza filtri.
Questo rituale collettivo deve essere realizzato ogni giorno lavorativo e parteciparvi deve essere parte delle responsabilità di chi viene eletto politicamente a incarichi istituzionali nazionali.
Il popolo ha accesso libero all'arrabbiatoio e l'unica regola è non far male a nessuno.
Per il resto tutta la "merda" che uno ha dentro potrà essere espressa e sfogata a piacimento.

Una cosa animalesca insomma, ma più che animalesca direi profondamente umana, purtroppo.

Se l'arrabbiatoio esistesse davvero persone come Mussolini, Hitler, Salvini, ma anche qualsiasi dittatore di qualsiasi estremismo ideologico o religioso non attecchirebbe mai nelle istituzioni nazionali.
Lo stato garantirebbe il diritto inalienabile allo sfogo profondo e ravvicinato contro i veri responsabili (o presunti tali) delle frustrazioni sociali della nazione.
Non servirebbero più demagoghi che raccolgono orde di persone disperate che vogliono vedere il parlamento sfasciato e l'intoccabile casta dei politici presa a calci nel sedere, finalmente.
Non ci sarebbe più nessun bisogno di populisti rozzi e sbruffoni, incoerenti e ignoranti. Il popolo farebbe da sé!
La nazione sarebbe finalmente salva!
L'inguardabile ombra inconscia collettiva che serpeggia negli animi del popolo sarebbe finalmente espressa e non avrebbe più nessun bisogno di veicolarsi attraverso dei partiti improbabili e senza contenuti che solo si occupano di trasmettere la rovina dello stato e della civiltà e l'autodistruzione del pensiero delle istituzioni.
Lo stato cerca di essere logico e razionale, forse in modo lento, pesante, inefficiente e impotente (e forse colpevole), ma pur sempre muovendosi secondo ideali positivi e civili. Esattamente ciò che questi movimenti neo-fascisti non tollerano più e non possono più vedere.
Ragionare con questa gente infatti non porta a niente.

Il fascismo sta tornando.
E con la crisi post-virus tornerà ancora più forte.
Diamo voce alla rabbia e alla frustrazione irrazionale o ci penserà il nuovo dittatore di turno.

Salviamo la nazione!
Creiamo gli arrabbiatoi, prima che sia troppo tardi...

Monday, 31 October 2016

Profezia-3

L'umanità, inebetita dalla tecnologia e dalla propaganda onnipresente, inerte per non aver mai avuto l'esperienza di agire, abituata alla protesta virtuale fatta di "like" e di "share" nelle reti sociali, divisa e frammentata in una miriade di schegge di individui solitari e non in una società unita, non risponderà in nessun modo attivo al deterioro del sistema.
Commenti superficiali e indignazioni da social media accompagneranno la perdita di ogni diritto e di ogni garanzia sociale. La decadenza sempre più drammatica diverrà un patetico abominio dittatoriale-paternalista, uno show televisivo vuoto e inguardabile e la gente non si scomporrà: non uscirà di casa per ribellarsi.
Ribellarsi è maleducato, si sa.
Stare in casa, invece, è comodo.

Il popolo sarà pura inerzia ignorante manipolata, anestetizzata e lobotomizzata.
Anche chi dominerà, essendo figlio di quella società, avrà chiaro che il popolo è una gregge di codardi senza capacità di resistenza e di ideologia che sia fuori dalla propria area di confort.

e un giorno...
dal nulla, per chissà quale strano meccanismo che si innescherà, la gente distruggerà tutto, in modo ignorante, idiota, impanicato. Il tutto da un giorno all'altro.

La civiltà occidentale cadrà senza preavviso, in un qualsiasi pomeriggio ozioso di una pigra domenica d'estate. E nessuno capirà mai il perché.
Nessuna agghiacciante serie di presagi inascoltati che annuncieranno l'avvento dell'imminente apocalisse: il popolo immobile sarà inerte, silenzioso, virtuale e privo di coscienza anche nell'esasperazione insostenibile del sistema, fino alla vigilia del collasso.
Poi, senza capire perché, facendo tutto automaticamente e senza riflettere, come sempre fu abituato, farà crollare tutto.

non servirà una invasione o una bomba atomica a cancellarci dalla storia, ma magari solo un black-out casuale o la fine di una celebre e amatissima serie TV.

Monday, 3 August 2015

visualizador del pasado

imaginaos un gran proyecto espacial con un objetivo puramente escenográfico!
se trata de elegir un sitio del mundo en concreto.
en este sitio se colocará un hemisferio reflector.
al mismo tiempo se enviarán al espacio una serie de satélites alimentados por energía solar cuyo objetivo es de circular exactamente a la misma velocidad de la rotación terrestre.
el primer satélite es un poderoso telescopio.
está perennemente apuntando al sitio donde está colocado el hemisferio reflector y captura continuamente la imagen satelitar  de este lugar especifico.
a través de poderosos rayos luminosos concentrados en forma de láser el primer satélite envía la imagen capturada a otros lejanos satélites cuya función es la de reflejar continuamente el rayo láser entre ellos.
la distancia entre estos dos aparatos será muy grande el objetivo de todo este juego de reflexión continuo es simplemente la de hacer recorrer mucho espacio a este fajo de luz.



al cabo de muchísimos rebotes entre los espejos de estos dos satélites la luz (la imagen satelitar) se habrá atrasados de una serie de segundos, pero ya que somos muy utópicos, digamos minutos (y claro, queriendo soñar, directamente, podríamos hablar de años, incluso).
cuando la imagen ha sido suficientemente retrasada a causa de su largo recorrido por las distancias siderales, el fajo luminoso se dirige a un cuarto satélite el cual se ocupa de disparar con precisión el fajo de luz retrasada al hemisferio reflector inicial.
lo que ocurriría sería que en el hemisferio cualquier uno podría asomarse y ver lo que pasó en el pasado (siempre que no haya nubes).


otra versión de la misma idea prevé la observación de 7 lugares en la tierra y al final del recorrido sideral de los láseres las imágenes de estos 7 sitios están enviadas de vuelta a cada lugar.
con este sistema, se vería no solo el pasado, sino que también lo que está pasando al mismo tiempo en los otros 6 lugares de conexión visual satelitar.

cual sería entonces el objetivo de esta idea bizarra?
ninguno! simplemente impresionar! así como lo hicieron las pirámides!
dejar una señal emblemática y grandiosa de nuestra civilización para las civilizaciones que vendrán.
simplemente eso.

Thursday, 3 November 2011

i confini della nostra cultura

I confini sono fluidi
Fluidi, mutevoli e sfumati.
Quali sono i veri confini della nostra “civiltà”?
Una civiltà è una visione del mondo, un modo di vivere, dei valori compartiti, una diffusione di un modello.
Le colonie fenicie o greche, le civiltà megalitiche, la civiltá occidentale, araba, ellenistica, cristiana, etc non sono delle unitá linguistiche, politiche o semplicemente religiose.
I confini politici sono delle semplificazioni amministrative, ma chi è che non coglie ad esempio la sostanziale uguaglianza di contesti urbani su modello occidentale-globale di cittá come new york, singapore, cape town, londra, sao paulo o mosca? Grandi centri di grattacieli con linee di metroploitane in cui anche la grafica della piantina è sempre uguale. Applicazioni su contesti diversi dello stesso modello. Non perchè sia un modello imposto in senso autoritario, ma perchè i luoghi che si assoggettano ai valori e ai modi della nuova civiltà gareggiano per assomigliare sempre di piú alla matrice, al modello del centro di questa nuova cultura.
Nessuno puó dubitare ad esempio che c’è piú vicinanza di stili di vita e modi di pensare e valori generali tra la popolazione urbana di san francisco, di nairobi, calcutta o vladivostok, piuttosto che tra gli abitanti di dakar e la gente che a pochi kilometri da dakar invece vive nella propria cultura tradizionale in villaggi di capanne riperpetuando sistemi e conoscenze tradizionali agricole e di pastorizia.
Certo, realtà urbane assomigliano sempre a realtà urbane mentre realtà rurali sempre assomigliano a realtà rurali, ma la nostra civiltà è ormai in valori e modo di essere una struttua urbana (anche quando viene applicata alla campagna) e il tipo di colonizzazione culturale che si sviluppa in altri contesti è di imitazione “urbana” soprattutto.
E quindi?
Quali sono i confini della nostra civiltà, in senso lato?
Quei confini che degli archeologi tra qualche millennio potrebbero studiare attraverso i resti di manufatti comuni e simili, simbolo di valori e ideologie uguali. Quei confini che, al di lá delle variazioni locali, etniche, religiose, ambientali, si possono riconoscere come frutto di modelli uguali, ripetuti come colonie su scala planetaria?


Ebbene, credo che una cartina come questa, che rappresenta le connessioni informatiche o il flusso di connessione tra i vari centri, possa rappresentare la rete dell’infiltrazione del modello della nostra civiltá su scala planetaria, al di lá dei confini o delle differenze locali, ma non sostanziali dei modi di vita (e degli spazi costruiti, anche) dei vari luoghi.
Questa cartina, che poco si differenzierebbe da una cartina delle linee aeree piu trafficate o dei commerci economici o dei flussi di turismo o dell’inquinamento luminoso o della rete di strade e autostrade o dalle aree di forte impatto unamo sull’ambiente o dalle aree urbane principali etc, rappresenta visivamente la tendenza ad adottare lo stesso stile di vita e gli stessi modelli e ad essere collegati al tessuto globale della civiltà imperante.
Non si tratta di una semplice questione di densitá di popolazione, le megalopoli si possono reggere e generare solo in un contesto sociale politico simile al nostro e la loro creazione genera una diffusione culturale che favorisce la penetrazione del modello occidentale-globale.
Aree densamente popolate dell’india o dell’africa occidentale che non sono ancora fortemente influenzate da questo processo non generano megalopoli e di conseguenza non entrano nella dinamica di reiterazione degli stessi modelli con gli stessi grattacieli, gli stessi orari, le stesse densità di banche, farmacie, mercati, negozi e centri commerciali, fino addirittura alla ripetizione dello stesso abbigliamento e degli stessi pezzi musicali.
La nostra civiltà quindi (e dico nostra non perchè sia stata originata dal Veneto o dalla Catalunya, ma perchè questi nostri territori sono stati ormai, da generazioni, completamente assimilati da questo modello) è verosimilmente rappresentata da questa immagine. Molto piu che dai confini politici che generalmente si vedono in qualsiasi mappa.