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Monday, 18 May 2020

vedendo con i sensi


Vi ricordate quella descrizione di come mi immaginavo che sarebbe stato vedere con l'udito?
Se vi va di leggerla basta passare al post: "l'incredibile vista del pipistrello" che potrebbe anche chiamarsi "l'incredibile vista del delfino" o "della balena" per esempio...

Ma se abbiamo già considerato come si "vedrebbe" l'udito... ché dire allora degli altri sensi?
Vediamo un po', in modo più breve.

Vedere con l'olfatto: si tratterebbe di vedere dei colori che vanno sfumando in tonalità indistinte che tenderebbero a occupare di colpo tutto il campo visivo.
In pratica la vista sarebbe quasi un monocolore che fluttua da una tonalità all'altra. La gamma dei colori sarebbe però quasi infinita e non di rado capiterebbe di vedere colori mai visti prima!
La colorazione non sarebbe mai fissa e raramente tenderebbe a un bianco piuttosto immacolato.
Inoltre la "vista" dell'olfatto ha una direzionalità: in un giorno di vento vediamo di più dalla parte controvento che dall'altra. Quindi il nostro campo visivo si estende in modo diverso in base al vento e alle direzioni.
Una cosa davvero interessante è che la vista avrebbe un certo "ritmo", una palpitazione, che equivale alla respirazione che ci permette di entrare in contatto con gli odori. È come se gli occhi dovessero aprirsi e chiudersi ritmicamente con una proporzione di occhi chiusi e occhi aperti quasi uguale. Mi immagino che l'espirazione tenderebbe al nero (e cioè all'assenza di luce e di colori), anche se resterebbe comunque una memoria olfattiva nel nostro naso, quindi una certa tonalità di colore sempre sarebbe visibile.
Un'altra caratteristica interessante sarebbe che certi "colori" sarebbero gradevoli e piacevoli, mentre altri davvero brutti e schifosi. Ogni colore insomma è più o meno desiderabile.

Vedere con il gusto: è simile all'olfatto se vogliamo, ma qui, invece di un monocolore indistinto e cambiante, vedremmo piuttosto delle macchie di colore sfumate e dai contorni poco chiari. Un solo "colpo d'occhio" (o di palato, per dirlo più propriamente) potrebbe però presentare colori diversi in aree diverse del campo "visivo".
Certe macchie sarebbero più persistenti, altre più effimere. Alcune si espandono, altre sono localizzate. I colori sono infiniti e spesso nuovi. Le composizioni cromatiche sono inebrianti.
In assenza di particolari contatti visivi (o gustativi) invece avremmo un blando grigino con qualche tonalità lieve di color pastello. Neutro. Solo in contatto con qualcosa nella nostra bocca la nostra visione comincerebbe a esplodere in uno spettacolo di colori stroboscopico simile a un viaggio allucinogeno, a una danza di colori sempre nuovi.
Come per la "vista" dell'olfatto, anche per il gusto certi colori sarebbero "buoni" e altri davvero "cattivi", alcuni farebbero proprio ribrezzo, fino a farci vomitare.

Vedere con il tatto: la vista del tatto sarebbe invece più definita, in termini di colori: la gamma cromatica sarebbe più o meno conosciuta (come succede per i nostri occhi) e raramente si presenterebbe un colore davvero raro. Tuttavia la vista del tatto ha un'ampiezza davvero vasta e si estende su una superficie davvero a 360 gradi: ammesso di essere in contatto con oggetti o sensazioni a pelle, la vista del tatto può "vedere" in tutte le direzioni.
Può inoltre avere diversi livelli di colori e testure visive che rendono sensazioni simultanee che sono multiple tipo la temperatura, il tipo di superficie (liscia o ruvida, solida, viscosa o liquida, gradevole o dolorosa, collosa o che genera prurito...).
La vista del tatto può essere ampia e generica, permettendo di vedere vaste aree con tonalità generali, ma anche di vedere dettagli piccolissimi e molto specifici. In definitiva sarebbe come vedere una specie di cielo in tutte le direzioni con delle nuvole qua e là. Questo cielo a tratti si tinge di tonalità rosse di tramonto o resta azzurro profondo come a mezzogiorno, nero di notte o blu scuro quando arriva una tempesta.
A dire il vero la "notte", cioè l'assenza di luce, non sarebbe quasi mai presente: l'idea di buio o di oscurità, in questo modo di "vedere", dipenderebbe piuttosto dall'attenzione che poniamo su un'area o l'altra della nostra visione che ci permette di "illuminare" una zona e di "oscurare" il resto.
Le zone illuminate tuttavia possono essere molte allo stesso tempo e le aree di "luce" e quelle di "ombra" potrebbero muoversi e variare velocemente e con frequenza.
Si tratta di metafore, ma è un modo per far capire quali potrebbero essere le variazioni di visione dentro a questo cielo onnipresente che verrebbe visto in tutti i sensi e tutte le direzioni.
Una caratteristica della visione del tatto è che questa sorta di campo visivo onnipresente non sarebbe un "cielo" uniforme, visto come su un solo piano, con l'illusione ottica di una equidistanza sferica dell'azzurro rispetto ai nostri occhi, ma si tratterebbe invece di un "cielo" con diverse profondità. Questo perché in base ai colori, alle testure e soprattutto alle profondità di questo piano visivo sarebbe possibile intuire il volume di certe cose con cui la nostra pelle entra in contatto.
Altra caratteristica interessante è che ci sarebbe un "colore" per il dolore. Anzi, probabilmente varie tonalità di questo colore. Una tonalità un po' difficile da gestire, insomma.

Saturday, 1 February 2014

il linguaggio del corpo

per ben due volte ho avuto l'occasione di praticare le sessioni di 10 giorni di meditazione vipassana ed è stato molto interessante: questa pratica si basa nella concentrazione totale verso sé stessi e nella finezza dell'analisi delle proprie micro sensazioni corporee.
se ne potrebbe parlare molto, ma adesso vorrei concentrarmi su una questione: e cioè il fatto che le tensioni e le emozioni vengono caricate soprattutto in certi punti del corpo.
procedendo con la continua scansione del proprio corpo, centimetro per centimetro, si trovano punti carichi di ansia, altri carichi di stress, altri di piacevoli sensazioni, altri carichi di tristezza e così via.
concentrarsi ed entrare in questi punti risveglia quelle sensazioni e fa scaturire quasi incontrollabilmente pensieri, paure, angoscia, memorie, impressioni piacevoli, e così via.
è una specie di processo inverso a quello abituale: invece di sentire un tipo di sensazione e tramutarla in una tensione caricata in uno specifico punto del corpo, concentrandosi sul punto del corpo dove si sente la tensione si richiamano le sensazioni che si è abituati a caricare in quella zona.
è quasi come premere un bottone che fa scaturire ciò che ho immagazzinato in un punto del mio corpo.
tutto ciò è abbastanza ovvio: se certe emozioni mi fanno reagire in modo non ordinario (anche fisicamente) è normale che certi muscoli si tendano o che certe aree si preparino al movimento, allo scatto, alla partenza, eccetera.
ad esempio è ovvio che sensazioni di paura o terrore preparino certe parti del corpo all'azione e mettano su un secondo piano altre parti, cosi come una grande risata distende certe altre zone del fisico, ma ne attiva di nuove.
insomma, se dico che le nostre emozioni vengono immagazzinate in specifiche aree del nostro corpo con una specie di schema di percorsi ben precisi non dico nulla di nuovo, è quello che si definisce come un'effetto psicosomatico che ha a che vedere con l'associazione tra mente e corpo.
per esempio se mi stresso e mi si blocca la schiena ciò potrebbe essere per un eccesso di tensioni nei muscoli della schiena dovuto a un caricare troppo e in modo costante certe aree del dorso, però l'origine di questo squilibrio muscolare sarebbe da cercarsi nel nostro stato d'animo.
se di notte soffro di bruxismo non è certo per ragioni fisiche, ma per tensioni emotive. il fatto di digrignare i denti nel sonno provoca dolori, squilibri, conseguenze fisiche insomma che derivano da un malessere nello stato d'animo. ovvio, no? cose psicosomatiche. normale.

consideriamo adesso una cosa: e cioè che visto che siamo noi stessi a caricare questa o quell'area del nostro corpo in risposta a certi stimoli emotivi, non c'è dubbio che noi sappiamo benissimo quali sono questi percorsi sensazioni-tensioni-parti del corpo, cioè che noi conosciamo perfettamente, anche se in modo forse non del tutto cosciente, quali zone di noi sono associate ai nostri stati d'animo e alle nostre emotività.
ci sono associazioni innate tra emozioni e parti del corpo ed è per questo che il linguaggio simbolico del nostro corpo è valido per tutti noi.
questo perché ciò che sentiamo è registrato e immagazzinato in aree specifiche e noi siamo abituati ad associare istintivamente queste parti a quello stimolo emotivo.

ma se adesso parlo di linguaggio simbolico non intendo i simboli tipo il cuore per dire "ti amo" (anche se, in realtà anche questo simbolo viene da un discorso simile: se amo batte il cuore, quindi il cuore è il termometro dell'amore. allo stesso modo gli egizi scrivevano "bellezza" rappresentando nel loro geroglifico il disegno di uno stomaco perché sentivano la sensazione di bellezza prendere allo stomaco).
il linguaggio simbolico di cui parlo è un linguaggio dei simboli subliminali, dei simboli inconsci.
il linguaggio usato dall'occulto, dalla magia, dalla psicoanalisi, dalla saggezza popolare e dal lessico tradizionale.
anche la tradizione linguistica rispecchia questi simboli perché spesso capita che manca una parola specifica per descrivere qualcosa che si sente dentro e quindi si ricorre a una descrizione fisica.
per parlare di cose che proviamo finiamo per descrivere delle cose fisiche: "quella persona non mi va giù, non la digerisco". "stai sopportando troppo". "mi sto facendo venire la bile per questa cosa". "ho un cerchio alla testa". "lo dico con tutto il cuore". "cuore in gola". eccetera eccetera.
queste associazioni logiche di sensazioni emotive a parti del corpo sono assodate e i termini usati per descriverle sono essi stessi una prova di questa connessione evidente e universale.
noi tutti abbiamo un linguaggio simbolico tra mente e corpo e questo vocabolario fisico è lo stesso linguaggio che usano i sogni.

i sogni si esprimono e si sviluppano attraverso una successione di sensazioni corporee e di visioni che non hanno spesso un significato logico bensì hanno un valore subliminale, inconscio.
sognare che cadono i denti o che le mani toccano la terra, nei sogni significa qualcosa di specifico che richiama la sensazione che è associata a quell'esperienza.
il sogno ha sempre un messaggio profondo celato dietro alla successione di sensazioni ed immagini, ma il modo di inscenare questo messaggio è attraverso una serie di situazioni che richiamano stati d'animo che sono la chiave di lettura del significato che ci viene presentato.

ma cos'è il subconscio? cos'è il messaggio del sogno? da dove viene? chi è che manda messaggi con i sogni? chi è che usa questo linguaggio del corpo?
in fondo mica stiamo parlando di individui diversi, no? signor Corpo che si dedica a risvegliare sensazione per mandar messaggi a signor Mente e mr. Mente che di notte si diverte a guardare il cinema dei sogni fatto da mr. Corpo. stiamo sempre parlando di un solo individuo. ma quindi chi comunica con "noi" attraverso messaggi profondi provenienti dal subconscio che si sviluppano in sensazioni e emozioni?
ebbene io dico che, siccome questo subconscio parla con messaggi di sensazioni e visioni di emozioni corporee, il subconscio altro non è che il nostro corpo.
il nostro corpo sa quali tensioni sconquassano la nostra esistenza perché le riceve tutte e le raccoglie in punti specifici. il corpo risente dei nostri stati d'animo e l'associazione sensazione-tensione di un'area non è un meccanismo a una sola direzione bensì può essere ripercorso al contrario. ed è quindi quando la mente si spegne, nel sonno, che il nostro corpo parla il linguaggio profondo del nostro essere, il linguaggio delle sensazioni e delle emozioni, fatte scattare in modo inverso per mandare un messaggio alla nostra mente.

il linguaggio subliminale e il linguaggio dei sogni quindi altro non sono che lo sviluppo dell'intelligenza corporea che è in noi. quei desideri fisici, profondi, quelle paure represse, quelle memorie caricate dentro tensioni che la mente non riesce a sciogliere, tutte queste cose che il corpo sa vengono poi rappresentate alla mente attraverso il processo associativo inverso tensione corporea-sensazione emotiva.
il corpo nel sogno si attiva e la testa riceve messaggi profondi, fisici.

i messaggi dei sogni sarebbero il linguaggio del corpo, il nostro subconscio sarebbe la volontà del nostro fisico, l'istinto è l'azione memorizzata nel nostro corpo e il linguaggio comune tra mente e corpo è il linguaggio simbolico perché è il processo di connessione normale tra emozioni processate dalla mente e associate a situazioni concrete e le sensazioni registrate e immagazzinate nel corpo.

e infondo, anche se può sembrare strano immaginarsi una intelligenza corporea come un tipo di coscienza (o subconscienza... subconscio...) perché no, in fondo? i neuroni sono cellule derivate da cellule come tutte le altre e ok, si, hanno le sinapsi eccetera eccetera, ma fondamentalmente sono tipi di cellule come le altre. e se quindi queste cellule, i neuroni, sono potenziate per collegare messaggi e generare processi logici, perché non può essere che in un modo meno strutturato, più rudimentale, le altre cellule del corpo non possano fare lo stesso?
i nervi, le connessioni neuronali non sono solo celebrali, forse tutti i gruppi di cellule possono sviluppare un tipo di memoria, di processo mentale anche se non logico.
forse l'istinto, il subconscio, i sogni non sono altro che il pensiero del nostro corpo.

il corpo ci parla per simboli
è il suo lessico.
ascoltiamolo.