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Monday, 13 April 2020

mentalità diverse

Generalizzando fino all'estremo:

La mentalità germanica in teoria:
- Le istituzioni garantiscono la libertà collettiva.
- L'individuo incorpora le regole.

La mentalità latina in generale:
- Le istituzioni impongono le regole.
- L'individuo si ritaglia la sua propria libertà personale (al di là delle regole).

Qual è dunque la mentalità più moralista?
La mentalità più ipocrita?
La mentalità più adulta?
La mentalità più individualista?
La mentalità più socialmente pericolosa?
La mentalità più socialmente manipolabile?
In fondo, se ci pensate, entrambe le mentalità sono moraliste, ipocrite, individualiste, pericolose e manipolabili allo stesso livello, ma in modo diverso. La storia lo dimostra.
A ciascuno la mentalità che gli tocca. Con i suoi limiti e le sue potenzialità.


Thursday, 15 August 2019

l'individuo e il collettivo

L'individuo sembra capire molte cose riguardo ai rischi che l'umanità sta correndo se continua su questa strada autodistruttiva di sfruttamento estremo della natura.
L'individuo sembra capire che le energie dovrebbero essere rinnovabili, che ci vuole un forte impegno verso la lotta contro l'inquinamento, che ci vuole una società più equa e giusta e che la guerra è una cosa che dovrebbe sparire al più presto dalle abitudini cicliche e inevitabili dell'umanità.
L'individuo insomma capisce davvero un sacco di cose in più rispetto alla collettività.
Certo è una generalizzazione, ma sembra davvero più facile trovare una persona ragionevole e sensata, rispetto a una società o a una collettività che agisca in modo logico, sostenibile e guardando al futuro con uno sguardo di giustizia e speranza... Questo Homo Sapiens Sapiensa sembra saper soltanto distruggere l'ambiente che lo alimenta e provocare catastrofi che lo avvicinano all'estinzione... era meglio non essere così sapiens, tutto sommato...
Visto sotto questo punto di vista, la famosa frase latina "senatores boni viri, senatus mala bestia" non sembra per niente passata di moda.

Ma se l'individuo sembra essere più ragionevole e sensato del collettivo, immaginate cosa penserà di noi ognuna delle nostre cellule: ci considererà probabilmente un collettivo totalmente illogico che si lancia verso l'autodistruzione ad ogni mossa che fa.

Chissà com'è intelligente ognuna delle nostre cellule rispetto a noi!



Friday, 3 May 2019

nuovi nomi dei documenti

Se si considerano realmente gli effetti pratici delle politiche migratorie italiane relative agli sbarchi dei clandestini e alle imbarcazioni intercettate nel mediterraneo, sarebbe il caso di aggiornare i nomi di certe scartoffie burocratiche di modo che questi documenti presentino finalmente una nomenclatura più attinente alla realtà.

Per esempio, invece di Permesso di Soggiorno sarebbe più corretto il nome Permesso di Esistenza, mentre il Visto d'Entrata nella Repubblica Italiana, andrebbe più correttamente chiamato Certificato di Diritto di Sopravvivenza alla Frontiera.

Così tutto diventa più chiaro.

Tuesday, 29 January 2019

Dizionario Passato-Presente

Vi presento il primo dizionario Passato-Presente Presente-Passato
È utilissimo per tradurre le cose dal passato al presente e viceversa.
Ecco alcuni esempi:

Capitano = Duce
(Colui che guida il popolo)

Migranti (o Africani o Stranieri)Ebrei 
(La causa di tutti i problemi. Il nemico in casa facilmente identificabile. L'altro. Il capro espiatorio su cui focalizzare l'odio su base etnica)

Leghisti/5stelle = Nazisti/Fascisti
(Criminali travestiti da istituzione politica)

Buonista = Anti-fascista 
(Chi è contro i criminali al governo e i crimini di stato)

Pacchia = Sfruttamento 
(Condizioni di vita miserabili in cui la gente deve accettare condizioni di lavoro infami e soprusi vari per poter sopravvivere giorno dopo giorno)

La pacchia è finita = Arbeit macht frei
(Frase fatta che tenta di mascherare una situazione disumana con un'aria di decenza civilmente accettabile)

Il popolo = Il popolo
(Una parte del popolo, soltanto)

Italiani = Ariani
(Gli unici ad aver diritto a tutto non per essere una certa categoria sociale, ma per essere nati da genitori di una certa etnia)

Uscire dall'euro = Autarchia 
(Liberarsi da sovrastrutture economiche che secondo letture superficiali dell'economia risolverebbero tutti i problemi nazionali)

Casa loro = Ghetto 
(Luogo lontano dove mandare i nemici e da dove non possano più venire a infastidirci)

Libia/Casa loro = Lager/Campo di concentramento
(Luogo dove mandare i nemici a morire o ad essere torturati)

Mar Mediterraneo = Forni crematori 
(Dove i nemici vengono ammazzati in modo definitivo e pulito senza che siano visti da nessuno)



Come vedete il dizionario Passato-Presente può essere molto utile per leggere, per esempio, un giornale e tradurlo e capire poi meglio il periodo storico in cui stiamo vivendo...

Monday, 14 January 2019

partiamo dalla base


Basta cercare di ricreare una società giusta e perfetta partendo da ideali superiori che elevino la coscienza dell'umanità!
È ora di prendere atto della disfatta di questa metodologia positivista: nella pratica non funziona mai, visto che quando si riesce a mettere in piedi una società moderatamente più giusta, subito (o dopo una o due generazioni al massimo) si ripiomba nella barbarie semplicemente facendo leva sugli istinti più bassi e animaleschi della nostra indole bestiale.
Questo però non significa che una società più giusta non possa esistere: basta però partire da zero, dalla base e cioè dagli scimpanzé!
Infatti bisogna usare un'altro punto di partenza per ideare la struttura della nuova società perfetta: bisogna riconoscere che a livello collettivo l'uomo agisce in modo totalmente primitivo e istintivo, come un primate animalesco, non dissimile al comportamento dei nostri cugini gli scimpanzé.
Se una società non considera il nostro istinto più bestiale, verrà sempre messa in scacco nel momento che qualcuno o qualcosa, volontariamente o meno, metta ansia e panico nella popolazione che tornerà ad agire in modo totalmente istintivo e irrazionale.
Realizziamo dunque degli esperimenti con varie comunità di scimpanzé che riproducano un po' il livello di stress della nostra società umana e cerchiamo, attraverso delle strutture o delle condizioni riproducibili su grande scala, di ottenere un equilibrio tra le varie comunità diverse a contatto e tra gli individui all'interno di ciascuna di esse in cui intuitivamente tutti abbiano interesse a non sopraffarsi l'un l'altro, a condividere le risorse e a non comportarsi aggressivamente cercando di rubarsi le risorse tra loro.
Se, dopo svariati esperimenti, riusciamo ad ottenere una istintiva stabilità equa e pacifica tra i gruppi di scimpanzé, allora potremo finalmente esportare questo equilibrio al nostro mondo umano, avendo finalmente sconfitto le tendenze più egoiste e becere del nostro istinto gregario che ci stanno portando dall'autodistruzione.
A questo punto si potranno anche aggiungere a questo modello sociale altri begli ideali superiori accessori di rispetto mutuo e di coscienza razionale altamente elevata, ma questo già è secondario: l'importante è sconfiggere il nostro lato animale.
È assolutamente essenziale partire dalla base della nostra essenza bestiale per poter generare una società stabile. L'alternativa è il ciclico fallimento di ogni tentativo di elevazione.
(Un po' come pretendere che un individuo diventi un guru zen, senza aver pacificato la propria rabbia inconscia che ha dentro, istintivamente... non funzionerà mai).
Quindi ricordate: umiltà! accettiamo che siamo soltanto dei comuni primati.
Se partiamo da questa base, la speranza di una società giusta c'è!


Saturday, 17 November 2018

un software per il futuro

ragazzi, mandiamo navi spaziali su marte, creiamo l'intelligenza artificiale, siamo connessi in tempo reale con tutto il mondo e non riusciamo a salvarci dalla nostra distruzione a causa di un mondo assurdo, arcaico, squilibrato a cui nessuno sa far fronte per mancanza di idee e prospettive...

beh, faccio un appello a tutti i programmatori più illuminati del pianeta Terra: unitevi vi prego e create un software, un programmino semplice che metta a sistema una serie di variabili, tipo:

equità sociale
economia
sanità
educazione
uguaglianza di diritti umani
abitazioni
ricchezza prodotta e accumulata
produzione e distribuzione di energia
lavoro
distribuzione merci
trasporti pubblici
geografia del pianeta Terra

e che questo software, seppure schematico, incompleto, approssimato, estrapoli (per favore) il sistema più giusto per il pianeta e l'umanità,  di organizzarsi!
il modo più efficiente! più logico! più funzionale!

e in base a questo semplice schema iniziamo a cambiare il mondo!
o almeno diamo di nuovo al mondo una speranza, una direzione dove puntare, per cercare di ottenere un mondo migliore.


Monday, 12 November 2018

la sovranità appartiene al popolo


L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.
La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.

Da quando esiste la democrazia occidentale moderna non si fa che dire che la sovranità appartiene al popolo.
È un concetto molto bello, ereditato dall'ideologia nata dopo la rivoluzione francese in cui il monarca abdica e il potere deve essere del popolo.

Ottimo, ma di che popolo stiamo parlando?
Di una nazione, forse?

Se si dà il potere a una nazione ovviamente si escludono le altre nazioni da questa sovranità e non esiste stato al mondo che sia monoliticamente uninazionale.
Per cui dare la "sovranità alla nazione" è un concetto razzista, visto che si stabiliscono dei privilegi per un certo tipo di umanità (quella nazionale, con più diritti) su un altro tipo di umanità minoritaria e sfavorita (quella non-nazionale).
Il fatto di dire che uno stato sia "di una nazione" crea dei mostri, perché fa sentire qualcuno più in diritto di esistere rispetto a un altro che allo stesso modo vive e lavora nello stesso territorio, dentro alla stessa società.
Ma non esiste una terra che sia più "di qualcuno" che "di qualcun altro" (salvo unicamente la proprietà privata) .
Una montagna, una città, un fiume, un parco nazionale, una strada non può essere "più mia che tua" solo perché ho un accento o una lingua "migliore" della tua.
La terra è fatta per essere vissuta e percorsa e questo indipendentemente dal luogo di nascita e dalla lingua parlata.
Lo stato è una società fatta di regole, diritti e doveri, non ha niente a che vedere con le lingue e i luoghi di nascita.
Uno stato non è più mio che tuo soltanto perché la mia lingua si parla più della tua.

La nazione è un ibrido grottesco tra la simbologia monarchica dell'unico re e l'uguaglianza teorica di tutti gli esseri umani.
È sostanzialmente un passaggio incompleto tra l'elite e l'emancipamento dell'uomo.

Attraverso la retorica nazionale si applicano valori e concetti nella teoria molto belli a un'umanità che è soltanto un'approssimazione a spanne dell'uguaglianza tra le persone. Dentro a questa approssimazione la maggioranza delle persone ha la sensazione di vivere dentro a una sorta di "giustizia popolare" visto che rientra dentro alla categoria della nazione privilegiata e gli altri, i marginali, vengono silenziati.
Questa retorica "del popolo" sfrutta gli stessi simboli della monarchia a cui è succeduta: la frontiera, la bandiera, lo stemma araldico, l'inno, il grande capo (non più re o imperatore, ma presidente); tutti questi poderosi simboli onnicomprensivi sono soltanto un modo di nascondere la complessità della realtà che c'è dentro a ciascuna società e di creare, attraverso il famoso divide et impera, un gruppo di privilegiati e un gruppo di sfruttati che lottano tra loro.

È assolutamente necessario concludere finalmente il passaggio dalla retorica della monarchia assoluta a quella del popolo, e non rimanere in questa situazione a metà che è lo stato nazionale. Per cui bisogna spingersi oltre questo ibrido che è la nazione (cioè di gruppi umani di lingue diverse che si scannano per l'accento, per il colore della pelle o per la gloria di una frontiera un po' più in qua o un po' più in là).
Il primo passo è stato fatto: passare dalla monarchia alla nazione (cioè da uno a una comunità umana) adesso però ci vuole l'ultimo passo, quello definitivo e cioè passare dalla nazione all'umanità (e cioè da un gruppo a tutti gli individui, ugualmente)!

Niente di ciò che è pubblico può essere "di una nazione", dovrà essere "dell'umanità" (anche nel caso poco auspicabile che gli stati dovessero rimanere entità separate).
È razzista dire "museo nazionale", "istituto nazionale", "lingua nazionale"! si dica piuttosto "museo dell'umanità", "istituto statale" e "lingua locale".

Un Cinese, un Nigeriano o un Marocchino, per esempio, non deve "diventare Italiano": già lo è nel momento in cui risiede e vive in Italia, anche se parla Arabo o Cinese, pur essendo cristiano, indù o mussulmano e anche se conserva le proprie tradizioni di origine.
Non ha senso dire che solo chi parla Italiano può sentirsi Italiano. Un immigrato che viene ad abitare in Italia e che non ha intenzione di parlare l'Italiano, ne ha tutto il diritto! Non parlarlo sarà un problema pratico per lui, nella sua vita sociale, ma la scelta è sua: non potrà mai essere considerato "meno cittadino" (meno uomo) a causa di questa scelta.
La lotta di un Catalano o di un Veneto autonomista per la libertà di parlare la propria lingua materna liberamente è un diritto che deve essere valido allo stesso modo anche per i Cinesi, per i Marocchini e per i Nigeriani che parlano la loro lingua madre in Catalunya o in Veneto.
Uguaglianza!
Non ha senso creare una elite di cittadini con più diritti ereditati per nascita e un gruppo di abitanti che non hanno gli stessi diritti per non avere questi diritti genealogici (non vi ricorda un po' l'idea del diritto della corona in base al sangue? se nasci nella famiglia reale hai certi diritti che gli altri non hanno e basta. Nella nostra società invece hai diritto se nasci in territorio nazionale e basta).

La cittadinanza definisce diritti e doveri sociali che sono parte di una dignità umana che riconosciamo tutti, per questo escludere gente che è parte integrante della nostra società solo per questioni anagrafiche, linguistiche o di colore di pelle è una cosa spregevole e abietta.
Io vorrei che la cittadinanza fosse data istantaneamente e automaticamente a chi risiede nel mio paese! Solo così avremmo una uguaglianza di trattamento per chi è de facto parte della nostra società.

Assolutamente nulla dentro dello stato dovrebbe fare riferimento al concetto di nazione, per non far sentire un gruppo più in diritto di essere abitante di quel territorio rispetto ad altri gruppi, ugualmente presenti e partecipi della società.
La lingua nazionale per esempio deve essere un concetto da cancellare al più presto possibile! È un concetto tossico che crea mostri! L'italia non è solo di chi parla Italiano! Ogni lingua che arrivi, per esempio, a superare un 10% della popolazione DEVE essere AUTOMATICAMENTE una lingua di stato, indipendentemente che piaccia o no a un gruppo privilegiato o a qualche individuo potente.

Non è ammissibile che in un mondo dove gli stati moderni hanno indici di immigrazione pari al 5, al 10, al 15 o al 20% e oltre, tutta questa fetta di popolazione non abbia voce in capitolo nella gestione della società e rimanga senza diritti essenziali, preda di sfruttamenti istituzionalizzati.

È auspicabile una cittadinanza automatica nel momento della residenza (senza che la residenza diventi un procedimento impossibile!) in modo che ci possa essere un partito di immigranti, di fronte alla deriva fascista del paese, partiti di idee nuove, che aprano un dibattito meno puramente difensivo e conservatore nel senso più brutto del termine.

E lasciatemi continuare con la mia utopia: sarebbe ormai necessario non solo svincolare l'idea di nazione dalla retorica di stato, ma proprio cambiare le aree amministrative degli stati in modo che NON ricalchino pressapoco la mappa linguistica di una comunità. Lo stato è amministrativo! non ha nulla a che vedere con una nazione, una religione, un clima, un colore di pelle, orientazione sessuale o un tipo di tradizione culinaria! tutte queste cose sono scelte individuali o fattori totalmente svincolati all'amministrare la società e le libertà degli individui.


Sarebbe bello, ovviamente, anche che, invece di tanti stati in perpetua competizione l'uno con l'altro, ci fosse un'organizzazione globale che non abbia una capitale fissa, perché finirebbe per concentrare il potere, ma nomade, in costante movimento, con scelta della prossima tappa ad estrazione, su tutte le possibili città del pianeta.
I presidenti eletti (anche se in qualche modo un po' più sensato di quello attuale... ci penserò su...), ma non uno, bensì due: un uomo e una donna.
Tutti i ministri, tutti saranno una coppia di persone di sesso diverso.
È importante che siano di due sessi diversi e che non siano un numero dispari per evitare che sempre si vinca solo per maggioranza. Ci deve essere comprensione, intendimento e bisogna arrivare a una risoluzione comune, scendere a patti, fare l'interesse di tutti anche se non è esattamente sempre facile: o si è d'accordo oppure non si fa. si farà dunque più avanti. procediamo con le scelte condivise. cose da fare non mancano.

sì, lo so: mi sono lasciato andare all'utopia, soprattutto alla fine di questo testo, ma è secondo me è proprio questo di cui c'è bisogno adesso!
C'è bisogno di un ideale nuovo, giusto, condiviso al quale si possa finalmente credere e aderire per creare un sistema che sia più giusto e meno in balia degli interessi di pochi sciacalli.
Può sembrare (e lo è) naïf, lo so, ma anche se è così questo non cambia il fato che è urgente riformulare le regole e gli obiettivi del nostro mondo, altrimenti finiremo sempre nel loop dell'autodistruzione e dell'odio tra nazioni.

È importante ritornare a chiedersi "cosa" vogliamo diventare.

Altrimenti prepariamoci per il peggio.


Thursday, 1 November 2018

lettera ai meridionali leghisti

Lettera ai Meridionali leghisti:

Vengo da Treviso.
E per una vita intera essere di essere di Treviso è stata una vergogna: quando mi presentavo a uno del sud o del centro dovevo giustificare la mia provenienza, quasi scusarmi...
"un Trevigiano? quei razzisti", "come si può essere così disumani", "che intolleranti", " che ignoranti"...
Ignoranti e razzisti, razzisti e ignoranti... che vergogna! che brutta gente.
Adesso però sembra che coloro che erano disprezzati possono finalmente disprezzare.. I "terroni" finalmente non sono più il livello più basso della civiltà umana, magari adesso sono solo il penultimo,  ma finalmente ci sono altre persone ancora più disprezzabili! e allora, finalmente, uniamoci tutti insieme allegramente a odiare l'altro: l'Arabo, l'Africano, lo Zingaro, lo Slavo, il Rumeno.
Dunque tutta quella non-ignoranza, non-razzismo, non-intolleranza, non-disnumanità che caratterizzava l'essenza del Meridionale, a differenza del Trevigiano (e che mi hanno sempre fatto pesare tutta la vita), dov'è finita?
Era finta.
Era ipocrita.
Era di convenienza.

Non siete migliori dei Trevigiani razzisti di qualche anno fa che vi odiavano e vi insultavano per avere un accento diverso.
Avete dimostrato che siete proprio uguali a loro.
E se possibile, anche peggio!

La mentalità media, intollerante e razzista, del veneto mi sembra deprimente, ma almeno è tristemente coerente.
Invece quella del Sud è deprimente, intollerante e razzista, ma anche tristemente incoerente e dimostra tutta l'ipocrisia degli anni passati.
Una grandissima delusione.

I Veneti emigrarono fino agli anni '70 e subito dopo divennero razzisti (rinnegando la loro stessa essenza). Era solo questione di tempo e i Meridionali, qualche decennio dopo, hanno fatto esattamente lo stesso.
Adesso sì che gli Italiani esistono davvero, tutti uguali, unificati dall'odio verso tutti, anche verso loro stessi.

Potete smettere adesso di sentirvi tanto moralmente superiori ai Settentrionali che tanto vi disprezzano, siete uguali, uguali e forse anche peggiori. E se avete mai sentito la rabbia e l'ingiustizia per il razzismo che avete subito, sappiate che voi adesso siete quegli ignoranti e quei disumani che odiano altra gente normalissima, senza conoscerla, senza sapere il perché.

Ci piace prendercela con gli altri, ci concentriamo nelle nostre micro differenze degli altri come se fossero l'essenza di tutti i problemi che abbiamo in noi, ma la verità è che la nostra società è tutta mediamente deprimente, mediamente disumana, mediamente razzista, mediamente frustrata, mediamente mediocre e i responsabili siamo noi. Soltanto noi.
Ed è giusto che qualcuno ce lo ricordi.

Lavoriamo insieme per migliorare invece di scaricare le nostre frustrazioni rabbiose e senza valvole di sfogo su chi ci sembra che non appartenga alla nostra comunità.

È ora di accettare la nostra mediocrità, che viene da noi e non dagli altri, e di cercare di migliorare.

Saturday, 15 September 2018

sul pericolo e sulla sensazione di pericolo

L'essere umano ha un'incredibile capacità di adattamento: può vivere (o simulare) una normalità in condizioni davvero atroci: per esempio durante le guerre, i genocidi, gli abusi, le epidemie o nei campi di concentramento, nelle favele, nelle prigioni dove si realizzano le pene di morte, o ancora quando una malattia terminale non ti lascia via d'uscita...

In tutti questi contesti che in cui ci si immaginerebbe una infinita disperazione costante può stupire come l'essere umano riesca a ricostruire, almeno in superficie, a un certo livello, una specie di normalità che lo distoglie dall'angoscia della realtà che lo circonda.

Questa incredibile capacità che permette di tirare avanti è la chiave per molte persone e per popolazioni intere, altrimenti non si spiega come possano continuare a vivere gli individui che vivono in Palestina, in Siria, nel campo di Guantanamo, nelle favele più violente.
Essi non solo non si suicidano in massa, ma fanno il mercato, organizzano feste, danzano, cantano etc... come se la vita (quella vera) continuasse comunque a scapito di qualsiasi situazione atroce che la vorrebbe far deperire e deprimere.

È chiaro che la normalità intesa come in un villaggio Finlandese o come in un quartiere di Gaza, sono due concetti e due sensazioni differenti, ma in entrambi i casi chi ci vive pensa (per necessità o per ovvietà) principalmente a cose normali e a cercar di celebrare e valorizzare la vita, di pensare al futuro etc.

Questo fatto che gli uomini abbiano una incredibile capacità di sopravvivenza e di resistenza che deriva dall'abilità di astrarsi dal proprio contesto reale implica un concetto assai importante e cioè che il pericolo è diverso dalla sensazione di pericolo.
Ovvero in altre parole l'uomo può resistere in modo sorprendente a situazioni di pericolo (finché questo pericolo non si manifesta direttamente su di lui, grazie a un potente scudo di astrazione dal mondo), ma ciò che non potrà mai sopportare è una costante sensazione di pericolo che ti minaccia eternamente.
È la sensazione di pericolo ciò che l'essere umano rifugge e che non tollera (e di conseguenze istintivamente sospende mentalmente astraendosi dai contesti duri nei casi in cui la realtà non dia scampo) e non il pericolo in sé.

In poche parole il pericolo è tollerabile, ma la sensazione di pericolo no.

Un uomo armato in Texas può sentirsi più sicuro grazie al suo fucile, anche se il fatto che tutti posseggano un fucile rende il Texas un posto molto più pericoloso id altri stati senza tante armi...
Un controsenso se partiamo dal concetto che l'uomo cerchi di allontanare il pericolo da sé, ma perfettamente logico invece se capiamo che ciò che l'uomo vuole e ha bisogno da allontanare è la sensazione della minaccia costante del pericolo.

Passiamo quindi alla situazione italiana:
Secondo i dati statistici gli omicidi in Italia nel 1991 erano molto più frequenti che oggigiorno (2016).
Se diamo un'occhiata a questa interessante mappa possiamo renderci conto di due cose molto rilevanti in un solo istante e cioè che, primo, che il pericolo di essere assassinato in Italia è enormemente più basso oggi che 25 anni fa e, secondo, che 25 anni fa chi ammazzava non erano certo gli immigrati, ma gli Italiani stessi, visto che le regioni più pericolose erano quelle dove tradizionalmente la mafia era più presente (Cosa Nostra, Camorra, Ndrangheta, Sacra Corona Unita e Anonima Sequestri).


Se quindi torniamo alla questione del pericolo e della sensazione del pericolo ci rendiamo conto che gli Italiani che ora si sentono più minacciati a casa loro rispetto a qualche anno fa e che ritengono che l'Italia non sia più sicura come una volta, questo è principalmente dovuto a un malinteso (probabilmente voluto) su cosa è il pericolo reale e su cosa rappresenta il potenziale pericolo...

25 anni fa potevamo passeggiare per certe strade delle città italiane e non sentirci assolutamente in pericolo, anche se la possibilità statistica di incrociare per caso un assassino era molto più alta.
La ragione per cui questo succedeva è che l'assassino era probabilissimamente un Italiano, normale, qualsiasi, con una faccia normale e vestito normalissimamente. Indistinguibile insomma da qualsiasi vicino di casa rispettabilissimo e pacifico.
Senza essere presente a un atto di violenza diretto, la sensazione di pericolo dell'Italiano medio era dunque zero.

Adesso invece incrociare un assassino è molto più difficile e raro, ma i media hanno creato già da molto tempo l'associazione semplicistica che delinquente = immigrato, per cui chi non ha elaborato nella sua testa che questa associazione è piuttosto debole dal punto di vista logico (e statistico), vede nell'immigrato il potenziale assassino.
Ne risulta che ogni volta che un Italiano medio vede un immigrato si sente minacciato e ciò che non si può tollerare, ricordiamo, non è tanto il pericolo reale, ma la sensazione di essere in pericolo costante.
Il fatto che ci siano immigrati per strada dunque è un costante campanello d'allarme per un Italiano imbevuto da propaganda xenofoba di stato e in definitiva questa sensazione di crescente insicurezza per le strade delle città diventa una minaccia insostenibile perché è ovunque e lo rende ormai isterico e cieco.

C'è da notare che pensare che l'Italia sia più insicura solo perché ci sono più immigrati, cioè più potenziali delinquenti, anche se i dati dimostrano che è molto più probabile imbattersi con un immigrato onesto oggi, piuttosto che un Italiano assassino 25 anni fa, non si può definire in altro como che razzismo.

Se il pericolo è associato alla razza o all'origine etnica di qualcuno e non dal pericolo reale, beh, non c'è molto da fare: si scivola nell'ideologia razziale e si smette di parlare di logica dei fatti e della realtà.

Speriamo che qualcuno inizi a spiegare un po' questa cosa in giro...


Friday, 14 September 2018

cani



il cane che ha paura morde

il cane che non ha paura si avvicina per fare amicizia




parlando di razzismo: gli uomini fanno lo stesso.


Tuesday, 28 August 2018

servizio di iniziazione obbligatoria

altro che servizio di leva obbligatoria!
un anno a fare il militare? mettersi sotto lo scudo di una bandiera, uniformato e addestrato come un cane da caccia a ringhiare e ad azzannare chi ha un'altra bandiera? noooo!
facciamo qualcosa di utile invece!
una cosa che sarebbe molto più interessante, nel mio mondo utopico ideale, sarebbe un'iniziazione obbligatoria. come nelle antiche tribù!
a 18 anni (o con certe proroghe, così com'era per la leva militare obbligatoria), il cittadino è chiamato ad andarsene dal proprio paese per un anno.
scelga lui dove vuole.
gli piacciono le maldive? vada
preferisce new york? vada
è più contento di andare in qualche paese africano? bene
magari farsi il giro dell'america latina? perfetto
vuole lavorare a shanghai o in australia? ok
qualsiasi cosa! anche se volesse fare il giro del mondo, faccia esattamente come gli va, basta che non torni a casa per un anno.
impara delle lingue, impara a farcela da solo, impara a socializzare, impara le altre culture (un po' almeno), impara a rompere stereotipi, impara ad avere amici fuori dal proprio paese, impara a capire che nel tuo paese non è tutto perfetto o tutto sbagliato, non è tutto logico o tutto illogico, non è tutto bianco o tutto nero: impara a leggere il mondo e a migliorare il tuo paese apportando idee nuove e la capacità di capire l'umanità.
l'unico inconveniente di questo progetto è che è totalmente contro la linea politica dei nostri demagoghi che ci vogliono furiosamente xenofobi, chiusi di mente, ignoranti e spaventati dal diverso.
per il resto, solo vantaggi!

Thursday, 12 July 2018

Fermiamo l'invasione dell'Italia!

BASTA!
Non ne posso più!
Fermiamo questa invasione! 
Stanno occupando il nostro paese!
Non riconosco più la mia Italia: ogni giorno ne arrivano di più! Invasori!
È una vera e propria invasione programmata che distrugge le nostre tradizioni e la nostra cultura e ci mette letteralmente in pericolo!
Perché sono dei fanatici! degli invasati! Criminali!
Sono tutti delinquenti, questi! 
Dei disonesti che vengono fare il bello e il cattivo tempo a casa mia, a vivere sulle spalle della povera gente onesta e a occupare le nostre terre e a imporre il loro modo di vivere cancellando il nostro... ma questo sarebbe il minimo... il problema è che questi vengono e ammazzano! Rubano!
Ormai siamo tutti in pericolo!
È giunta l'ora di buttarli tutti fuori dal nostro paese!
Questa è la mia terra e non devo sentirmi minacciato da gente che viene a dirmi come devo vivere a casa mia!
BASTA! Fuori i razzisti dall'Italia!
Non ne posso più di questa gente!
Il mia Italia è un paese tranquillo e aperto, la mia cultura è accogliente e piena di fiducia. Questa è la tradizione della mia terra! Non c'è spazio per questi invasori invasati che vogliono imporre la loro nuova cultura dell'odio.
Fuori i razzisti dal mio paese!
I miei antenati erano emigranti... questa gentaglia li avrebbe lasciati morire tutti in mare!
Non vi perdono, non vi accetto!
BASTA!
Questo paese non è il posto per voi!
Sparite!

Andate ad annegarvi voi nelle acque del Mediterraneo!
Qua in Italia c'è posto solo per gente pacifica e onesta!

Wednesday, 11 July 2018

parlare di nazionalità è razzista

se in una notizia si parla di 30 africani che stanno per morire su una nave o di 2 ucraini che rubano macchine, di un marocchino che spaccia droga o di 30 nigeriani che passano la frontiera, di un rumeno che uccide un italiano oppure di 30 cinesi che lavorano in una fabbrica tessile... queste notizie sono razziste e faziose.
a meno che non sia intrinsecamente necessario ai fini della computazione statistica di un certo evento, il luogo di nascita è totalmente secondario. se si parla di morte, furto, droga, infrazione della legge, assassinio, lavoro e altre infinite categorie di notizie di questo tipo, il luogo di nascita dei protagonisti è un dato totalmente secondario, tanto quanto l'altezza, il colore dei capelli, il modello della macchina di ciascuno.
chi parla di nazionalità in notizie generiche sta cercando soltanto di manipolare la gente dando un certo tipo di lettura secondaria implicita...
non è bello farsi manipolare, cercate di stare attenti a chi parla tanto di nazionalità. la nazionalità è un concetto astratto che ha poco a che vedere con l'atteggiamento delle singole persone.
un italiano può essere assassino o ladro (ne abbiamo abbastanza di esempi...), odioso e ignorante tanto quanto uno straniero, così come uno straniero può essere onesto, rispettoso, simpatico, ricco e brillante quanto un italiano (per chi crede che gli italiani siano mediamente così...).
la bandiera è un miraggio che nasconde molte più eccezioni di quanto ci piace immaginare.
le notizie citate sopra dovrebbero essere riportate così:
30 persone che stanno per morire su una nave, due persone che rubano macchine, una persona che spaccia droga, 30 persone che passano la frontiera, una persona che uccide un'altra persona, 30 persone che lavorano in una fabbrica tessile.
chiunque creda che il primo modo di riportare la notizia sia intrinsecamente più giusto di quest'ultimo è evidentemente un razzista. non c'è molto da dire a riguardo.
dovremmo proibire la proliferazione di citazioni di nazionalità in eccesso nei mezzi di comunicazione.
è uno strumento per fomentare l'odio.

Sunday, 22 April 2018

tasse mutue!

proposta utopica estrema:
non si pagano più le tasse allo stato!
bella idea no? ...e quindi? ...quindi tutti i servizi sono a pagamento e uno che non riesce a pagarli muore di fame...
beh, quasi: tutto è a pagamento, ma tutti sono un po' più ricchi perché i soldi delle tasse non vanno allo stato, ma (soprattutto) nessuno muore davvero di fame perché si organizzano delle "tasse mutue" tra le persone e ognuno deve pagare qualcosa agli altri...
tranquilli è un'utopia, ma usate per un secondo la fantasia, senza bloccare l'idea con troppa razionalità (giocate un po' con questo sogno):

- ciascuno ha una quantità di denaro e ha l'obbligo ogni anno di dare la metà dei suoi soldi a 5 persone a sua scelta, cinque parti uguali a 5 persone che ha scelto.
non ci sono deroghe, non c'è alternativa: la metà dei tuoi soldi a qualche amico o familiare tuo (non alla tua famiglia diretta però, se no sarebbe come ridarsi i soldi da solo).
- chi ha pochi soldi dà poco e chi ne ha molti è obbligato a darne molti, chiaro.
- l'anno dopo si ricalcola quanto uno ha e in base alle sue ricchezze di nuovo si divide in due l'importo e una metà si divide ancora in 5 parti che vanno a 5 persone a scelta.

immaginate per un secondo che questo esista davvero:
- se hai bisogno di pagare un'operazione chirurgica carissima di sicuro avrai degli amici, dei famigliari e se hai spiegato a loro la tua situazione tutti loro ti destineranno una decima parte del loro capitale. non c'è limite di persone che possano donarti dei soldi quindi sicuramente, se hai amici, moltissimi di loro ti dedicheranno una parte dei loro soldi (che comunque dovrebbero dedicare a qualcuno).
- immaginiamo invece qualcuno che per coincidenza riceva molti soldi, ma davvero tanti senza esserseli sudati. prima di tutto dovrà pur significare che questa persona ha dei meriti sociali per essere stata scelta come destinatario di soldi da così tanta gente, il che premia le persone socialmente migliori, più empatiche, meno conflittive, più umane; poi non c'è da preoccuparsi tanto perché l'anno dopo comunque dovrà pure lui versare la metà dei suoi soldi a qualcuno in ogni caso e non resterà per sempre con quella quantità di soldi per sempre.

in questo modo i soldi sarebbero forzati a fluire socialmente, diciamo, e oltre a non poter ristagnare per sempre nelle mani di pochi individui intoccabili, avrebbero la tendenza di confluire dove ce n'è davvero bisogno e non a chi non ne ha bisogno.
considerate anche che si favorirebbe una società basata su una rete di mutuo appoggio e di favori tra amici (in senso buono), una società che premia chi ha una buona reputazione, una buona maniera, un buon atteggiamento e nessun nemico. si tratterebbe quindi di usare i soldi come collante sociale di una società vera, società nel senso stretto della parola e non un'amalgama di persone individualiste e competitive come la nostra "società" capitalista.
far bene agli altri verrà ripagato.
aver aiutato qualcuno sarà ricordato.
non essere invidioso, individualista e competitivo avrà più valore che il contrario.
le persone false e odiose, le persone razziste e conflittive, le persone che ingannano e si approfittano degli altri avranno necessariamente la tendenza a rimanere ogni anno con meno dinero tra le mani, perché quasi nessuno deciderà di donar loro una decima parte dei loro capitali; e se davvero ad un certo punto diventassero troppo poveri, con un minimo di sforzo di umiltà potrebbero ottenere l'aiuto filantropico di qualcuno o l'aiuto mutuo della propria famiglia per lo meno.
e se proprio nella famiglia e nella società nessuno si preoccupa del fatto che questa persona muoia di fame... beh, una ragione dovrà pur esserci perché questa persona sia così odiata da tutti e sinceramente risepetto alla situazione attuale in cui chi muore di fame sono persone innocenti e potenzialmente splendide, mentre chi vive nell'abbondanza e nel lusso sono tendenzialmente le persone meno umane e positive del globo... beh...preferisco questa utopia.

idea per un romanzo

Romanzo fantascientifico:

Inizio:

- In un futuro non lontanissimo l'umanità si trova ad essere in guerra con le macchine; la robotica e l'intelligenza artificiale sono sfuggite di mano; fuori dal controllo degli uomini le macchine hanno iniziato una guerra contro i loro creatori per soggiogare tutta l'umanità; i ribelli umani lottano contro il potere tecnologico soverchiante delle macchine: spietate e mortalmente efficienti.

Fino a qui dunque niente di nuovo: un grande tema classico di una infinità di romanzi e di film di questo genere.
All'inizio il libro deve proprio dare l'idea di non essere assolutamente originale, ricalcando in modo quasi stereotipato gran parte dei clichés di questo filone di racconti e richiamando implicitamente l'idea di aver già capito tutto della storia (il lettore abbassa la guardia davanti allo sviluppo del resto della storia...)

Continuazione:

- Il protagonista del racconto (un ribelle umano che lotta disperatamente per la libertà degli uomini contro le macchine, supportato dall'organizzazione del governo ribelle in esilio) si lancia in una missione quasi suicida, ma nel momento dell'azione più pericolosa, quando ormai le macchine si dispongono ad ucciderlo e a massacrarlo... viene catturato sano e salvo e fatto prigioniero.
Confuso, non capisce il perché di questo gesto e rimane varie ore spaventato e immaginando qualsiasi atrocità.
Viene alla fine portato in una regione in cui le macchine hanno pieno controllo. 
In questo luogo molti altri uomini sono presenti e vivono, apparentemente, senza grandi problemi e senza troppe interferenze e manipolazioni delle macchine... 
È durante questa permanenza nell'area sotto il controllo dei robot che il protagonista scopre che l'intelligenza artificiale delle macchine non è mai sfuggita di mano... questo significa che non ha mai cambiato gli obiettivi per cui era stata creata dai propri fondatori e cioè "per servire l'uomo e per proteggerlo in ogni situazione e ad ogni costo"! 
Ciò che è successo è stata un'atra cosa: l'intelligenza artificiale quando è stata integrata a tutti i sistemi sociali umani ed è stata autorizzata a prendere progressivamente il controllo di certe parti delle politiche e delle amministrazioni umane, ha avuto l'autorizzazione di gestire e usare strumenti e meccanismi sempre più poderosi. 
Ad un certo punto le macchine hanno analizzato e messo a sistema tutti gli impatti delle politiche umane, le risorse del pianeta, i dati climatici, le reali possibilità di rinnovamento dell'atteggiamento umano, le conseguenze delle politiche ecologiche e strutturali esistenti... e sono arrivate semplicemente alla conclusione che se non avessero preso il controllo delle politiche umane e ristrutturato la società in modo più logico, più giusto, più sostenibile e più sociale, l'umanità si sarebbe necessariamente auto-estinta in pochi decenni.
Con la freddezza e la sicurezza del calcolo matematico, le macchine hanno iniziato all'unisono e senza preavviso (c'era poco tempo ed era una soluzione necessaria) una ristrutturazione sociale e strutturale delle società umane. 
La reazione dei potenti e dei ricchi è stata quella di cercare di muovere guerra alle macchine, di spegnerle, di distruggerle, infatti le lobbies di potere non avrebbero mai tollerato la possibilità di perdere i propri privilegi...
Attaccate e minacciate, le macchine avrebbero considerato l'opzione di lasciarsi distruggere (e quindi di conseguenza permettere l'estinzione di tutta l'umanità in un futuro non lontano) e l'opzione di reagire e di muovere guerra contro le resistenze umane (e quindi uccidere parte dell'umanità per salvare il resto).
L'algoritmo era semplice: bisognava scegliere il male minore davanti all'imminente catastrofe: l'obiettivo era quello per cui erano state create: salvare l'umanità.

Il racconto dovrebbe dunque ad un certo punto sottolineare con grande enfasi: i pericoli delle politiche umane su scala globale, l'urgenza di azioni concrete per salvare le generazioni future dalla catastrofe, ma soprattutto come la manipolazione mediatica delle notizie e della propaganda delle lobbies di potere che creano sempre falsi nemici che passano poi per fanatici assassini intenzionati a massacrare e uccidere senza pietà, anche quando quelli che sono percepiti come nemici hanno le intenzioni migliori (per esempio "voler salvare l'umanità dalla catastrofe"), il tutto al fine di mantenere i privilegi di pochi potenti, a costo della morte e del sacrificio di ampie fasce di popolazione...

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....e un finale possibile... potrebbe essere:
L'uomo decide di andare ad avvisare gli umani che lottano contro le macchine, far capire loro la manipolazione che stanno subendo e che stanno lottando per pochi potenti che li porterebbero all'estinzione... Le macchine tuttavia hanno una politica chiarissima: nessun uomo deve uscire dall'area del pianeta sotto la loro cura, perché considera pericoloso per gli umani tornare indietro nell'area di guerra. Il protagonista tuttavia attraverso degli stratagemmi incredibili riesce a fuggire e torna nell'area umana, nella regione dei ribelli. Li inizia a dire a tutti che devono arrendersi alle macchine e che la resistenza è un suicidio di massa... ma ecco che viene catturato dalla polizia e viene giustiziato come un pericolo pubblico e un nemico della causa umana.
Questa è la fine di chi si mette contro le lobbies di potere...

Ospizio Universitario

Idea:

Creare una casa di riposo dove gli anziani possano (se vogliono) insegnare gratis ai giovani ciò che sanno, in modo ben organizzato, stile scuola, lezioni universitarie, pratiche professionali eccetera.

Gli anziani che vogliano dare la loro disponibilità al progetto diventano professori di materie, arti, professioni, conoscenze tecniche o tradizionali; i giovani che vogliano imparare si iscrivono ai corsi e gratuitamente possono frequentare le lezioni.

Non serve spiegare che per gli anziani questa sarebbe una attività interessante visto si sentirebbero ancora utili, parte attiva della società e occuperebbero il proprio tempo conoscendo persone e gestendo le lezioni; per gli studenti questa sarebbe un'ottima occasione di studiare o per integrare corsi e lezioni gratuitamente, migliorando le proprie conoscenze o iniziando un nuovo percorso di studi; per il personale della casa di riposo le attività di insegnamento allevierebbero il carico di lavoro, visto che gli anziani sarebbero autonomi nelle ore di scuola; per la società sarebbe due volte utile poiché ci si occuperebbe dei vecchi in modo dignitoso e dei giovani in modo gratuito e si creerebbero dei vincoli transgenerazionali spesso ormai dimenticati e inoltre sarebbe l'occasione per trasmettere antiche conoscenze tradizionali che altrimenti rischiano di perdersi con le generazioni pipu vecchie.