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Wednesday, 10 June 2020

esercizio di comunicazione onirica


Nel sogno di stanotte ho sognato un interessante esercizio di comunicazione tra persone.
Non sarebbe male provare a metterlo in atto un giorno.
Ecco com'era strutturato:


[...] Si trattava di una tecnica per riconoscere quanto sei capace di comunicare con gli altri: ti viene assegnato un argomento qualsiasi che non puoi aver preparato (per esempio, nel sogno a me toccava “le origini dell’India”) e cerchi di descrivere l’argomento in modo completo e lineare, cercando di comunicare tutto quello che puoi dire in modo più chiaro possibile.

Gli altri partecipanti, gli ascoltatori, disegnano su un foglio uno schema in cui, teoricamente, se trovano che il discorso fila liscio, in modo completo, fluido e lineare, fanno una linea dritta che scende dall'alto verso il basso.
Se invece ad un certo punto del discorso mi capitasse di interrompermi, sbagliare, riprendere la spiegazione da capo, divagare su argomenti che non sono quelli dell’esercizio... allora gli ascoltatori segnerebbero un punto o un cerchio (cioè un punto d’inflessione più o meno grande) e farebbero deviare un poco il percorso per segnare che c’è stato uno stacco o una divagazione...

Ne risulta insomma che ognuno fa uno schema visivo diretto di come ha interpretato la mia dissertazione. 

Alla fine si confrontano gli schemi di ciascun ascoltatore. 
Si apre un dibattito sulla mia percezione di come ho comunicato l’argomento (magari penso di averlo espresso perfettamente e linearmente) rispetto alle percezioni degli ascoltatori (che magari hanno un'impressione completamente diversa dalla mia e magari anche diverse tra loro...).
[...]



Tuesday, 10 April 2018

esercizio di pensiero 3

invece di considerarci individui dentro a un universo oggettivo, sarebbe interessante ipotizzare che ogni persona sia un universo proprio; simile, collimante, sovrapposto a volte agli altri universi, ma comunque sempre un universo personale, unico ed esistente, con le proprie regole, con il proprio fluire del tempo, tutto.
non si tratterebbe più di vedere il mondo in modi diversi, ma di essere in mondi diversi più o meno coincidenti.
si tratta di una prospettiva molto tollerante poiché non esiste nessuno che ha ragione dentro al mondo dell'altro, al massimo, se gli va bene, può avere ragione dentro del proprio universo personale e basta.
la "realtà oggettiva" quindi diverrebbe soltanto un'approssimazione: la sovrapposizione di universi individuali che ne formano uno collettivo; uno spazio di comunicazione tra più universi, niente di più.
se ci pensate non è poi così pazzo da pensare...

Monday, 30 January 2017

L'inesorabile mutare del significato

Sarebbe molto interessante leggere la pagina di un libro (magari uno di poesia) e poi cercare di riassumere ciò che voleva significare.

Dopo, diciamo, due anni, fai la stessa cosa con la stessa pagina del libro (di poesia?).
Dopo altri due anni, di nuovo la stessa cosa e così via.

Dopo 20 anni confronti i 10 riassunti che hai scritto e non ho dubbi che otterresti 10 spiegazioni diverse sul significato di quella pagina.

Forse sarebbe interessante fare la stessa cosa con una canzone.

Wednesday, 27 August 2014

un linguaggio senza l"IO"

l'altro giorno stavo traducendo un corso dall'inglese all'italiano e viceversa. uno dei personaggi che assisteva e poneva domande era particolarmente pieno di sé e, non proprio casualmente, cominciava ogni frase con un prolungato, sospeso, sottolineato "IO..."
IO qua, IO là, IO penso, IO faccio, IO voglio... era piuttosto insopportabile.
rispecchiava d'altronde il suo modo di essere in cui il suo IO era davanti a tutto, prima di tutto.

mi sono chiesto: davvero è necessario nella comunicazione tra uomini che ci sia sempre un IO? davvero la differenza tra prima, seconda e terza persona singolare o plurale deve sempre essere alla base di ogni riflessione?
questo fomenta l'egoismo e l'egocentrismo!
o al meno diciamo che un'ipotetica lingua prima di IO, TU, ME, TE, MIO e TUO disincentiverebbe un tipo di pensiero basato sul concetto di proprietà e di differenza tra gli individui.

ebbene... ci ho pensato un poco e credo che un linguaggio senza l'IO (e di conseguenza tutte le altre accezioni personali) è più che possibile.
ed è soprattutto auspicabile.

invece di dire TI AMO uno potrebbe semplicemente constatare che c'è il sentimento dell'amore, per cui basterebbe osservare la cosa dicendo una parola: AMORE.
se uno ha fame basterebbe dire MANGIARE o CIBO.
l'assenza poi di aggettivi possessivi renderebbe di certo meno ovvia la spartizione delle cose o almeno più complessa, meno intuitiva. senza una parola per MIO e TUO probabilmente si sceglierebbe di specificare questa questione con accurati giri di parole solo quando strettamente necessario.

insomma. sto vaneggiando in una utopia, ma in fondo non credo poi così tanto...

Saturday, 2 August 2014

giornale personalizzato

uno dei problemi dei nostri tempi, così pieni di informazione da tutte le parti, è il rischio di banalizzare ogni catastrofe. un'overdose di informazioni provoca un blocco, un distacco, un'apatia. si sa che l'indifferenza di fronte a notizie o immagini di cose atroci che stanno accadendo è un fattore molto rilevante nella nostra società.
sarebbe quindi interessante rompere questa distanza, questa disumanizzazione delle tragedie che vediamo nei media. a questo scopo, non sarebbe male pubblicare un giornale personalizzato in cui gli eventi siano raccontati come se succedessero a te, alla tua famiglia, al tuo paese, al tuo stato e solo alla fine dell'articolo apparirebbe la spiegazione di come sostituire le parole "tu", "casa tua", "italia" etc etc.
quindi tu leggeresti la descrizione di un evento in cui il protagonista degli eventi sei tu, rendendo più facile l'immedesimarsi nella vicenda.
alla fine, se sei stato toccato dalla situazione immaginata, scopri a chi fanno riferimento le vicende.
oppure puoi leggere l'equivalenza all'inizio, però poi leggi il fatto di cronaca come se si trattasse di te e dei tuoi cari.
potrebbe essere un processo provocativo che può rendere meno diretta l'informazione però sicuramente romperebbe anche quella barriera di banalità a cui siamo abituati ogni volta che leggiamo o vediamo un disastro per TV o sul giornale.
una specie di performance artistica, se vogliamo, ma con un messaggio sociale importante e con l'implicito valore di obbligare la gente a fare uno sforzo in più nel capire realmente cosa sta leggendo o vedendo.

tra l'altro, se si trattasse di una pubblicazione in internet, si potrebbe accedere alla lettura degli eventi solo dopo aver caricato qualche foto di sé o aver introdotto alcuni dati personali, il sistema informatico poi riempirebbe i campi variabili del testo con nome e cognome del lettore e luoghi frequentati, la casa dove vive, il paese e anche le foto degli eventi avrebbero la faccia delle foto di profilo...

forse è una cazzata, ma forse no.


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un esempio:

Venezia
Ha retto poco più di un'ora la tregua umanitaria di 72 ore scattata ieri mattina. Almeno 101 i Veneti che sono stati uccisi da ieri a Mestre nell'offensiva militare italiana dopo il rapimento di un ufficiale, probabilmente sequestrato nella stessa zona. L'ala militare della Łiga Veneta ritiene che il militare disperso sia stato ucciso in un bombardamento italiano insieme con chi lo avrebbe rapito. Secondo fonti venete sono almeno 35 i veneti morti questa mattina a Mestre sotto i colpi di mortaio italiani. Per evitare ulteriori vittime, l'ospedale principale dell'area è stato evacuato. La cancelliera Angela Merkel ha invitato la Łiga Veneta a liberare immediatamente il militare. Il braccio armato della Łiga Veneta afferma di non essere in contatto con i militanti che stavano operando in quell'area, nella parte meridionale della Laguna di Venezia dove è stato dato per disperso il 23enne sottotenente Matteo Pozzi. "Abbiamo perso i contatti con i militanti che hanno preso parte all'imboscata e riteniamo siano stati tutti uccisi nei bombardamenti. Supponendo che siano riusciti a catturare il militare in combattimento, riteniamo che sia stato a sua volta ucciso". 



Venezia = Gaza / Veneti = Palestinesi / Israele = Italia / Łiga Veneta = Hamas / Mestre = Rafah / Angela Merkel = Barack Obama / Laguna di Venezia = Striscia di Gaza / Matteo Pozzi = Hadar Goldin


Friday, 1 November 2013

Atlas de las Cercanías

la geografía parece un mundo muy estático donde hay poco que modificar. el sujeto es fijo: el mundo y los mapas no pueden hacer nada mas que representarlo de manera mas detallada posible.
estamos tan acostumbrados a representaciones tan clásicas del mundo que casi no nos damos cuenta de las infinitas posibilidades de representar el mundo y de los significados simbólicos que cada una de las representaciones nos transmite.
un ejemplo: abrid un atlas geográfico cualquiera y la secuencia de los mapas será casi siempre la misma, todos ordenados y representados mas o menos de la misma manera.

en alguna otra entrada ya desarrollé algunos conceptos sobre el poder simbólico de las representaciones geográficas, pero para concentrarnos un poco, tan solo hablando de nuestro atlas geográfico cualquiera, habéis notado el mensaje poderoso de representar siempre los continentes como entidades separadas?

quiero decir, es lógico y obvio. tiene sentido incluso de un punto de vista puramente geográfico, pero representar Europa siempre tan aislada y dividida de África y Asia, tiene unas implicaciones políticas y culturales muy fuertes. Es la representación de la Fortaleza Europa, separada y distinta del resto del mundo.

Esta análisis se hace para cada uno de los continentes: el hecho que sean geográficamente distinguibles justifica las diferencias culturales y políticas, separando las realidades, alejándolas en la perspectiva de nuestra idea del mundo.

Los mapas que generalmente siguen los bloques continentales son aun mas claramente subjetivos y representan trozos del continente que tienden a reunir el territorio de un estado o de una área cultural (Francia, la península Balcánica, Escandinavia...).

No estoy gritando a un supuesto complot geo-político, este sistema de representar el mundo es lógico y didácticamente correcto, tan solo quiero evidenciar como esta visión monolítica y estática del mundo es la visión a la cual nos hemos habituado tanto que casi no conseguimos ver cuantas otras posibilidades hay de cambiar estos esquemas.

si por ejemplo quisiéramos crear un atlas que rompa  con estas ideas estáticas de mundo divididos por bloques culturales y políticos inamovibles y incomunicables podríamos empezar a realizar un Atlas de mapas alternativos, de mapas de las uniones culturales, de las cercanías de los pueblos y de la continuidad humana.

este mapa no estaría pensado para dividir de manera lógica y científica el mundo, sino que abriría ventanas para demonstrar uniones entre áreas consideradas como muy diferentes y lejanas.

Adjunto algunos de los mapas posibles del Atlas de las Cercanías:

continuidad west-africa con mundo árabe del maghreb, europa mediterránea y escandinavia.

europa occidental, mundo bancánico, turquía, mundo árabe del mar rojo, cuerno de áfrica.

áfrica ecuatorial, cuerno de áfrica, península arábiga, india y tíbet.

Sudán unido al oriente medio, el caucaso, rusia y siberia.

Amazonas se une al caribe y pasando por estados unidos llega hasta el quebec.

De china a corea y japón, con un salto estamos en siberia y siguiendo se llega a estados unidos



Wednesday, 28 April 2010

PORTAL SOCIO-ESPACIAL

Las fronteras entre estados son una cosa especialmente detestable y también increiblemente efectiva en términos de tensión social, propaganda, creación de trabajo negro y esclavitud.
En lugar de ser simples divisiones administrativas, la fronteras están empleadas generalmente para crear explotación.
Sirven perfectamente para crear ideas míticas de tierra prometida o de tierras salvajes al otro lado, crea prejuicios, rechazo y desconfianza entre los pueblos y luego crea esclavos, gente que se deja explotar porque irse no da posibilidad de vuelta y es mejor quedarse a cualquier precio.

nada nuevo, se sabe: las fronteras son cortinas para tapar la vista al otro lado.

Es fundamental poner en contacto directo las realidades a los dos lados de las fronteras para que la gente interactúe y haya comunicación entre las personas.
HAY QUE PONER EN COMUNICACION LOS DOS LADOS!

ya que la hipocresía del ocultamento de las fronteras està basada sobre lógicas de seguridad y trabajo, y no sobre la comunicación en sí, aún se puede trabajar sobre el objetivo real, a pesar de las políticas que ententan generar incomunicabilidad.
idea: el Portal Socio-Espacial



En un lugar, de un lado de la frontera, hay un cuarto, grande, con 4 paredes.
en las 4 paredes hay las proyecciones de los 4 lados de una plaza pública, abierta, de alguna ciudad del otro lado de la frontera.
estar dentro ese cuarto es casi como estar en el medio de la plaza
las proyecciones son en tiempo real.
cerca de las paredes hay micrófonos y campanas de sonido para que se pueda oir de un lado lo que se oiría en la plaza al otro lado de la frontera.

en la plaza esterior del otro lado de la frontera, en medio, hay un cubo, con las mismas dimensiones del cuarto con las proyecciones.
cada pared del cubo es una pantalla gigante donde aprece exacatamente lo que hay en el cuarto al otro lado de la frontera.
mismo sistema de micrófonos y campanas de sonido.
todo en tiempo real.

las personas así están en una especie de espacio común virtual, una especie de Portal Socio-Espacial, en el cual se pueden relacionar entre ellos, hablar y comunicar con los del otro lado.

Ese sistema ayudaría a quitar muchos prejuicios y muchas ideas falsas sobre los de aqui y los de allá. se vería que no todo es oro, no todo es malo, que hay gente por aqui y gente por allá.
y curiosidad en los dos lados.






ese sistema sería aplicable con éxito en contextos de fronteras calientes (México-USA, Marruecos-España, Palestina-Israel, Corea norte-Corea sur, La Habana-Miami...); en paises origen y destino de mucha inmigración (India-Inglaterra, Romania-Italia, Ecuador-España...); también podría aplicarse para los presos en la cárcel para que tengan lugar de interacción con el exterior.


obviamente no es necesario que se trate de un cuarto y un cubo (aunque la idea me guste más) el mismo efecto (más barato) se podria hacer con simples "puertas" de comunición, o cabinas de comunicación, o hasta muros que corten plazas públicas de un lado como en el otro: una especie de plaza compartida entre 2 ciudades...