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Friday, 26 April 2024

le difficoltà della vita

Le difficoltà della vita servono?

Non direi che "servono" a qualcosa, direi piuttosto che, come ogni cosa, hanno dei risvolti e delle conseguenze positive e altre negative nella vita di ciascuno.

Sono insomma delle esperienze e il fatto di classificarle come "difficili" o "facili" non ha molto valore (così come non ha molto senso neanche classificarne le conseguenze come "positive" e/o "negative").

Ad ogni modo, se torniamo nel piano personale, possiamo dire che viviamo esperienze difficili e che da ciò ne derivano conseguenze. Inizialmente queste conseguenze sono principalmente negative e, nel migliore dei casi, solo dopo un certo tempo potremo concentrarci sui risvolti positivi di ciò che ci è successo.


Possiamo quindi dire che le esperienze difficili sono prove da digerire e da assimilare e che questo processo può durare a lungo, a volte anni, a volte tutta la vita.

Queste considerazioni comunque hanno valore solo dal punto di vista della prospettiva personale, ma se invece consideriamo la questione da un punto di vista collettivo le cose possono cambiare.

Sotto questa chiave di lettura, le esperienze difficili sono sì delle prove complicate individualmente, ma sono un potenziale eccezionale per trarre forza al collettivo:

Una sola persona che riesca a farcela in una situazione molto dura, servirà come esempio, ispirazione, modello e serbatoio di speranze ed energia per tutti coloro che entrino in contatto con questa storia.

Un solo antenato della nostra famiglia che abbia avuto la forza di superare un periodo di guerra o di carestia ci dà la forza interna di poter attraversare situazioni simili (o altrettanto difficili) con la sufficiente determinazione di poter farcela.

Allo stesso modo che conoscere qualcuno che ha o ha avuto il nostro stesso problema ci dà più forza per poter sopportarlo o superarlo.


In un'ottica collettiva quindi ogni volta che una difficoltà personale viene superata stiamo apportando energia disponibile alla collettività per poter rafforzarsi e sorpavvivere.


Tuesday, 10 August 2021

dall'unico all'universale

Ci hanno insegnato che dobbiamo definirci con etichette chiare e definite, ma soprattutto "uniche": una definizione, cartesianamente e necessariamente, esclude l'altra. Per cui devi avere una sola Nazione. Solo una! devi scegliere, se ti senti una cosa o l'altra, perché sentirti di varie identità allo stesso tempo NON SI PUÒ!
Non puoi essere Italiano E Brasiliano? Solo in certi rarissimi casi, ma è necessario scegliere... e se invece uno si sente Veneto E Italiano? E magari anche Mediterraneo, Latino e Europeo? 
Dicono che non si può... ma il perché non si sa...
La nostra identità sembra fatta di nette separazioni, come tifare una squadra di calcio: non c'è un perché, però devi deciderne una sola e tifare per quella! Averne diverse allo stesso tempo non vale...
Non vedete l'infantilità e l'illogicità di questo pensiero?
E allora perchè uno non può essere allo stesso tempo Trevigiano, Italiano, Europeo e Mondiale senza contraddizioni?
Perché non si può scegliere tra varie bandiere e varie lingue?
Perché non posso essere Cristiano, Buddhista, Musulmano e Sciamanico allo stesso tempo? Magari con qualche tocco di Ateismo? Perché no? Da dove viene tanto fanatismo nel non poter avere due, tre o quattro fedi (o non fedi) contemporaneamente?
È una mentalità univoca stretta. Scelte a priori che ti obbligano a negare il diverso.
Perché non definirsi con diverse professioni allo stesso tempo? Perché non poter avere diversi gusti sessuali in base al momento e all'ispirazione? Perché non spaziare tra i vari cognomi del proprio albero genealogico? 
Addirittura l'età è concepita come la negazione degli anni precedenti, quando invece le età non si "superano", ma si "accumulano" e restano tutte presenti dentro di noi.
Insomma il pensiero dell'unicità della definizione è un pensiero limitato, io preferisco il pensiero universale, dove la verità muta e si manifesta in modo flessibilie e libero.

Saturday, 27 June 2020

mente e corpo, corpo e mente


La mente è un organo sensoriale che serve al corpo e non viceversa.

Se miliardi di anni di evoluzione della vita non fossero sufficienti a dimostrarlo, basta guardare al modo in cui la vita esiste attorno a noi, nel presente, per capirlo: le piante, le spugne, gli organismi monocellulari, i funghi, le meduse, i molluschi, etc etc...

Un corpo non ha bisogno di una mente,
ma una mente ha sempre bisogno di un corpo.

La gerarchia dunque è ovvia: la mente serve come strumento al corpo (uno dei tanti strumenti a sua disposizione per continuare a esistere, semplicemente) e non il contrario (come piace pensare al cervello, guarda caso) e cioè che il corpo è uno strumento a disposizione della mente per continuare a pensare...

Il corpo è il maestro.
La mente deve solo ascoltare, osservare, accettare ed eseguire.
Come un qualsiasi muscolo o organo.

Thursday, 18 June 2020

il corpo sa. la mente impara.


Il corpo viene da un'evoluzione di miliardi di anni.
Il neocortex celebrale, l'area del pensiero logico del nostro cervello, da poche centinaia di migliaia di anni.
Il corpo ha esperienza, il corpo sa. La sua evoluzione ne è la prova vivente e perfetta.
La mente è giovane, dubita, prova, teorizza. La sua struttura ha molta meno esperienza del corpo.
Il corpo sa quando deve nascere, crescere, svilupparsi, ritirarsi, ammalarsi, morire.
Il corpo non pensa, il corpo sa.
La mente riflette, considera, dubita, ipotizza, suppone, ma la mente non sa. La mente prova e osserva.
Il corpo è in continuo dialogo con la realtà.
La mente è in contatto con il mondo solo attraverso ciò che le dice il corpo.
Il corpo insegna.
La mente impara.
Il linguaggio del corpo è il linguaggio della realtà.
Il linguaggio della mente è il linguaggio della teoria.
Il corpo parla attraverso i sensi: le sensazioni e i sentimenti.
La mente parla attraverso pensieri e idee.
Il corpo comunica ciò che è.
La mente dovrebbe solo ascoltare e imparare.

Se la mente non ascolta le sensazioni del corpo e non riconosce che è il corpo quello che sa e che insegna, allora la mente si discosta dalla realtà. Entra nel mondo delle idee.
La mente allora pretende di insegnare alla realtà come la realtà dovrebbe essere davvero.
Non accetta ciò che è. Classifica ciò che esiste di "ingiusto". E pensa di sapere come dovrebbe essere "giusto"... dice alla realtà come una "buona realtà" dovrebbe essere.
Ma la realtà non è interessata a ciò che opina la mente.
Ritenere la realtà ingiusta e sbagliata può sembrare corretto, teoricamente (e cioè nel mondo delle idee), ma risulta totalmente inutile e frustrante dal punto di vista pratico (e cioè nella realtà).

È la realtà che comanda.
Il pensiero deve solo ascoltare e imparare.
Non può far altro, d'altronde.

Una buona teoria deve sempre fondarsi sulla realtà dei fatti, altrimenti è solo una fantasia, un vaneggiamento senza applicazione.

Realtà.
Corpo.
Sentimenti.


Sunday, 24 May 2020

inventando frases... 2


Si andas siempre hacia el norte, acabarás al mismo punto de partida llegando por el sur.

De una constelación son más importantes las estrellas o las líneas invisibles que las unen?

Se puede volver dos veces exactamente al mismo puerto?

Hay más tierras desconocidas afuera o adentro?

Hay olas debajo del mar?

Las rutas del mar se deciden mirando a las estrellas.

Hay veces que la dirección opuesta al norte es el mismo norte.

Todo barco nace en la tierra.

Hay más sueños en la mente o en el cielo?

Todos saben que es la luna que levanta las mareas. La cuestión es: cómo lo saben?

Cada respuesta trae otras preguntas.

Dónde se pierde la sombra de un barco?

Las redes están hechas de cuerdas o de agujeros?

Qué contiene una bandera?

Todos los infinitos son azules.

El mapa es el territorio?

Sólo perdiéndose se puede encontrar algo desconocido.

Nos limita más el espacio o el tiempo?

Sin horizonte no hay viaje.

Toda exploración es tan valiente cuanto cobarde.

El reflejo de la luna del mar está en un lugar diferente según cada ojo que lo mira.

Cómo se siente un viento empujando una vela?

Por qué será que el círculo del sol es del mismo tamaño del círculo de la luna?

Hay más libertad quedándose en su propia aldea de origen o viajando por los mares encerrado en un barco?

La luna mira al mar como en un espejo.

La brújula para ser correcta tiene que estar siempre con la tentación de perderse.

No hay mapa que no sea una burda mentira de la realidad.

Sin un sol invisible no veríamos a la luna.

Un barco es un pequeño mundo que busca otra madre.

Buscando nuevas islas invisibles, gracias a vientos invisibles, por rumbos invisibles, marcados por líneas invisibles entre las estrellas, según brújulas guiadas por magnetismos invisibles que apuntan a puntos cardinales invisibles. Y todo el mundo esperando alguien que grite: tierra a la vista.

Sólo en el vacío puedes ir libremente en todas las direcciones.

De qué sirve una vela que no acepta estar vacía?

Todas las direcciones de la rosa de los vientos te llevan a tu centro.

Qué es lo que da más miedo? Naufragar? Encontrar una isla desconocida? O, después de un viaje de aventuras, volver a casa, simplemente?

Un tesoro de dudosa procedencia, quizás violenta y criminal, lo puedes dejar, si quieres. Pero con la vida puedes hacer lo mismo?

Cómo se siente una brújula que duda de su norte?

El barco quiere estar en el mar o quiere estar en el puerto?

Monday, 18 May 2020

esercizio di pensiero 5


Avete mai notato come sembrano formichine le persone che camminano su una strada sotto di noi viste dall'alto di un palazzo?
Ebbene, quando già i rumori del tram tram giornaliero spariscono e si vede tutto da una certa distanza sembra tutto così tranquillo...
Anche una città sembra un luogo così pacifico e funzionale... il traffico, simile a un silenzioso flusso sanguineo lungo a arterie e vene di asfalto.
Ben diverso dalla sensazione che potremmo averne stando vicino alla carreggiata della strada piena di macchine.

Insomma, sembra proprio che la distanza riesca a coprire tutto con un manto di pace e tranquillità.
E non parlo solo della distanza fisica, ma anche di quella temporale. Un evento triste o allegro appena accaduto conserva tutta la sua emozione, ma se inizia a perdersi nel lontano passato, anche l'evento più traumatico o più esaltante sono soltanto dei ricordi che a malapena velano il nostro sguardo di una sottile tonalità di tristezza o di melanconia.

La distanza dà pace.
Tutte le formiche sembrano non avere preoccupazioni, così come le persone che si vedono lontane là sotto, camminando nel marciapiede... tutti che sanno dove vanno, cosa fanno. Nessuno sembra avere dubbi o questioni esistenziali importanti...
È, evidentemente, un punto di vista "lontano" che non rispecchia la realtà "da vicino".
Le vite degli altri ci sono più lontane e ci sembrano tutte mediamente più semplici da districare, invece i nostri problemi... le nostre questioni... le nostre ferite... quelle sì che bruciano!
Molto più di quelle degli altri!

Sembra insomma che le preoccupazioni e le problematiche personali siano una specie di nube densa e scura che ci assilla e ci intossica da vicino, ma che già a un metro o due di distanza si dissipa, quasi non si percepisce più... a 10 metri di distanza poi nessuno la nota.
a 50 metri, neanche sforzandosi al massimo non si riesce più a vedere...

E quindi?
Esercizio di pensiero numero 5.

Quando sei coinvolto nei tuoi pensieri e nelle tue preoccupazioni, quando la tua mente ansiosa non ti lascia più sentire la respirazione e ti senti che non capisci più chi sei e cosa fai e perché... blablablabla.... esattamente in quel momento... immagina di guardarti dall'alto!
immagina che sei un osservatore della tua realtà da 20 metri di altezza.
Guardati. Guarda attorno a te.
Vediti dalla distanza.
E vedi come ti senti adesso.

P.S.: all'inizio potrebbe dare un po' di vertigine questa pratica, ma tranquilli, non è altro che immaginazione. Aver paura dell'immaginazione è piuttosto assurdo, si sa: niente è peggio della realtà! haha (lo dico scherzosamente, anche se inteso in modo corretto, non è sbagliata questa affermazione, eh!).

Saturday, 16 May 2020

vivir sin juzgar


Todas las sabidurías tradicionales y espirituales dicen lo mismo: Vive sin juzgar. Sé abierto y receptivo a lo que la vida te da y te manifiesta.
Me parece muy bien, pero luego miras al mundo (y a ti mismo también...) y todo el mundo juzga, tiene ideas preconcebidas, excluyen una parte de la realidad, otra parte ya la lee con sus valores ya fijos e inamovibles.
Pero el otro día pensaba... una sensación de receptividad completa a la vida la vamos experimentando todos nosotros y todos los días! Mejor dicho: todas las noches! Se trata del sueño!
En el sueño todo lo que ocurre acontece de manera insospechada. Todo es un misterioso símbolo que esconde un mensaje oculto que hay que leer por detrás de las lineas...
Se puede reaccionar con sentimientos y acciones, pero siempre "sin saber el por qué", o sea, sin tener una respuesta o una lectura de la realidad de antemano.
Imagina un racista.
Un racista en su realidad ve a un negro africano: ya tiene todas sus respuestas internas para etiquetarlo y excluirlo.
Un racista en su sueño ve a un negro africano: lo mira con atención. Puede no gustarle, porque para su mentalidad limitada no representa algo "bueno", pero lo observa, siente lo que le provoca, se conecta con él emocionalmente.

Así que el reto es el siguiente:
Pasear por las calles imaginando que todo, todo, pero todo, sea tu sueño.
Observa todo como un sueño, como un símbolo, cómo un mensaje.
Cada persona es un mensaje diferente.
Todo objeto, todo ser, tiene algo para ti, algo para decirte.
Ábrete al mundo de esta manera y no estarás juzgando a la realidad: la estarás tan sólo observando con curiosidad, en manera totalmente receptiva.

Yo lo estoy intentando hace tiempo. No lo consigo por más de unos segundos, pero lo intento.
Según muchísimas sabidurías... podría ser un camino hacia la felicidad.

Es otra de mis técnicas psico-oníricas!

Tuesday, 28 April 2020

Esercizio di pensiero 4


Stai fermo, chiudi gli occhi e senti sotto di te il pianeta terra che gira sul suo asse. Lentamente. Inesorabilmente. Eternamente. Impercettilmente.

Sei trasportato dalla sua rotazione.
Stai sopra a un veicolo.

Tuesday, 25 September 2018

riflessioni urbane...

Antiche riflessioni urbane ...o forse soltanto un delirio profetico architettonico...

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Camí de las Àigües

Silenzio.
Tutto il caos, il rumore, il movimento se ne restano laggù.
La città delirante resta schiacciata a terra.
Arrogante, patetica, Barcellona cerca di elevarsi in altezza: lancia in aria grattacieli, allunga i suoi tentacoli di asfalto, ma qui non si sente nemmeno il suo ruggito costante...
...e come se non bastasse: all'orizzonte l'infinità immobile del mare.

Vista così la città sembra piccola.
Da dentro invece i suoi muri infiniti schermano e nascondono la realtà. Ti dicono: "Tutto è artificiale. La natura è dell'uomo".
Ma basta venir qui per rendersi conto del contrario.

Non dubito che un giorno, così come quel serpente della mitologia nordica, anche la città finirà per stritolare e divorare tutto.
Cadrà il Collserola. Sarà circondato e confinato ad essere una riserva indiana di gente che fa footing. Un parco a tema "naturale", un grande mirador.
Ma la vittoria è temporanea.
Come tutte le città anche Barcellona sarà ingoiata dalla terra.



Tuesday, 10 April 2018

esercizio di pensiero 3

invece di considerarci individui dentro a un universo oggettivo, sarebbe interessante ipotizzare che ogni persona sia un universo proprio; simile, collimante, sovrapposto a volte agli altri universi, ma comunque sempre un universo personale, unico ed esistente, con le proprie regole, con il proprio fluire del tempo, tutto.
non si tratterebbe più di vedere il mondo in modi diversi, ma di essere in mondi diversi più o meno coincidenti.
si tratta di una prospettiva molto tollerante poiché non esiste nessuno che ha ragione dentro al mondo dell'altro, al massimo, se gli va bene, può avere ragione dentro del proprio universo personale e basta.
la "realtà oggettiva" quindi diverrebbe soltanto un'approssimazione: la sovrapposizione di universi individuali che ne formano uno collettivo; uno spazio di comunicazione tra più universi, niente di più.
se ci pensate non è poi così pazzo da pensare...

Wednesday, 22 April 2015

esercizio di pensiero 2

state seduti in un posto ventoso (una scogliera, una montagna)
chiudete gli occhi
sentite il vento che soffia sul vostro viso e vi muove i capelli e i vestiti.
immaginate adesso di volare a grande velocità.
il vento è l'aria del vostro volo.
state volando.


Tratto da una geniale intuizione di Irene Pattarello

Tuesday, 14 April 2015

Thursday, 10 July 2014

pensando al futuro

una figura di argilla non ancora secca e non ancora cotta pensa al proprio futuro come statuetta...


Saturday, 8 March 2014