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Wednesday, 26 October 2022

Thursday, 22 July 2021

Racconto dell'isola

Idea per un racconto surreale.

Un uomo vive in un'isola in mezzo all'oceano. È una piccola isola vulcanica, intorno a lui solo l'orizzonte del mare.

L'uomo vive la sua solitudine e il suo estremo isolamento. Ogni tanto si spaventa per grandi tormente oceaniche, a volte per la scarsità d'acqua o la difficoltà di ottenere il cibo, a volte degli squali si intravedono e lo spaventano, ma ciò che più lo lascia inquieto è il vulcano dell'isola che (specialmente di notte) scoppia in grandi boati e sputa fiamme e rocce infuocate, facendo tremare la terra sotto i piedi.

L'uomo passa infiniti giorni e infinite notti in questa solitudine e in questa monotonia instabile e inquieta.

Un giorno si alza e guardando all'orizzonte scopre che adesso c'è un'isola là in fondo. È un'isola lontana, ma si vedono le montagne, la vegetazione più scura, le spiagge e un altro vulcano che libera fumo nero.

L'uomo non si capacita di come sia possibile... pensa mille possibilità per cui quell'isola possa essere apparsa all'orizzonte, ma niente si spiega: non si tratta di un'isola "nuova" creata da un nuovo vulcano, è un'isola con vegetazione e tutto... semplicemente è comparsa...

Passano i giorni e l'uomo si abitua alla vista della lontana e misteriosa isola.

Diventa poco a poco un elemento familiare che completa il suo mondo e che gli fa immaginare come sarebbe stare dall'altra parte... come sarebbe quell'isola da dentro...

Un giorno, svegliandosi la mattina, di nuovo la sorpresa: l'isola è molto più vicina!

Come è possibile? Non si sa...

Adesso però si possono vedere in lontananza gli alberi, a volte si può intravedere qualche grande uccello planare attorno alle vette rocciose e verdeggianti.

È incredibile... è come se di notte avesse fatto un salto di un paio di chilometri! Assurdo!

Comunque passano i giorni e di nuovo l'uomo si abitua all'isola misteriosa, ma sempre più familiare. Diventa poco a poco un enigma ma anche un riferimento che riempie le sue giornate e la sua vista.

Dopo molti giorni e molte notti, di nuovo il miracolo! Di nuovo l'isola è più vicina! 

Adesso si vede bene tutto quello che c'è dal lato visibile! È ancora molto distante per poter raggiungerla a nuoto o con una zattera, ma è inevitabile pensare a come poter arrivarci... è grande e bella! sembra disabitata. Il panorama si riempie di questa lussureggiante visione. L'uomo smette di guardare gli altri orizzonti e solo scruta e analizza i dettagli di questa mistriosissima isola che si muove...

Una notte mentre dorme il vulcano della sua isola esplode in una potente eruzione... L'uomo si spaventa molto. Il cielo nero è illuminato dalle esplosioni e da fiumi di magma infuocati. Ma ecco che adesso anche il vulcano dell'isola misteriosa esplode in una potente eruzione! Panico! L'uomo si perde in una serie di deliri di paura finché non sorge il sole. I vulcani si calmano... pericolo scampato... l'uomo si addormenta sulla spiaggia.

Al risveglio, quando il sole è già alto, con grandissimo stupore l'uomo scopre che l'isola misteriosa è tornata in fondo all'orizzonte... lontano lontano.

Ormai questa stravaganza non lo sconvolge più, ma si interroga su cosa sarà accaduto, su cosa succederà adesso e si chiede come sarebbe adesso vedere la sua propria isola dalle spiagge dell'altra isola. Inizia a immaginare che quella stessa notte l'isola misteriosa potrebbe sparire per sempre ed entra in lui una tristezza profonda: quell'isola è diventata una compagna che dà senso al suo orizzonte e alle sue giornate. Il mistero di quelle apparizioni poi lo intriga e il solo pensiero che possa sparire con tutto questo mistero e lasciarlo di nuovo da solo, in mezzo all'oceano,a contemplare un infinito orizzonte vuoto in tutte le direzioni lo spaventa.

Ma il giorno dopo l'isola resta alla vista. E così anche il giorno dopo e quello dopo ancora.

L'uomo inizia ad essere grato all'isola per non sparire dalla sua vita. Per accompagnarlo.

Un mattino, dopo varie settimane, l'isola torna ad avvicinarsi. È un processo lentissimo, ma dopo ancora delle altre settimane l'isola si riavvicina e continua ad avvicinarsi ancora.

Una mattina l'uomo si sveglia e l'isola è vicina! È proprio davanti alla spiaggia, a un centinaio di metri di distanza e si staglia in tutta la sua imponenza con le sue montagne e la sua vegetazione.

L'uomo rimugina qualche ora e alla fine decide di attraversare a nuoto quella distanza per toccare l'altra isola e per esplorarla.

Si mette a nuotare, anche se teme un po' gli squali e le correnti, ma alla fine, poco a poco si avvicina all'isola misteriosa. Dopo qualche minuto carico di tensione l'uomo arriva vicino alla spiaggia dell'isola che si muove. Tocca con il piede il fondo della spiaggia e velocemente si lancia verso la sabbia asciutta.

prende fiato, è tutto emozionato, e per la prima volta ammira la propria isola da un'altra prospettiva! è incredibile ed emozionante: tutti i dettagli conosciuti dell'isola adesso appaiono in ordine, visti da una certa distanza. Con gli occhi può seguire, con la mente, i percorsi e i sentieri conosciuti, anche se nascosti a volte dalla vegetazione e dalle pietre. Vede l'imponente vulcano della sua isola, che fuma e sembra una divinità irritata. 

Tuttavia non si sente molto a suo agio in quell'ambiente nuovo: è un misto di inquietudine e di eccitazione per poter finalmente esplorare quell'isola tanto sognata. Addentrarsi nella vegetazione però gli fa un po' paura e non si allontana molto dalla spiaggia. Il timore che l'isola in cui si trova si allontani di colpo lo mantiene vicino alla costa.

È una grande avventura, una bellissima esperienza, emozionante e misteriosa. L'uomo torna alla spiaggia, torna a guardare la sua propria isola da quel punto, ammirato, amando l'isola che lo ha cresciuto, e poi, temendo che cali la notte, decide di tornare a nuotare verso la sua isola e lasciare l'isola misteriosa alle spalle.

Quella notte l'uomo quasi non dorme dall'agitazione, dai pensieri, dai ricordi e dall'orgoglio di aver attraversato ed esplorato l'altra isola.

Il giorno dopo l'uomo non resiste e torna a nuotare dall'altra parte.

giorno dopo giorno l'uomo esplora sempre più aree dell'altra isola, il che lo rende felice, ma spesso si trova con sete e fame, non conoscendo i posti dove poter nutrirsi e abbeverarsi. Ogni tanto trova qualche pozza d'acqua o qualche frutto sconosciuto, ma non sa se sono velenosi oppure no e spesso per fame o sete torna ad attraversare lo stretto braccio di mare per mangiare e bere nella propria isola.

Un giorno, esplorando l'isola misteriosa, l'uomo vede dei movimenti, dei rumori, del fumo. Subito pensa sia una manifestazione del vulcano, ma poi intravede in lontananza una persona.

Si scrutano, sembra amichevole. L'uomo fa un gesto, l'altra persona fa un gesto di risposta, ma poi si nasconde nella vegetazione. L'uomo torna alla spiaggia e nuotando, torna alla propria isola.

Il racconto prosegue sviluppando poco a poco l'avvicinamento tra l'uomo e l'abitante dell'isola. Si scopre poi che si tratta di un'intera tribù e non soltanto di un individuo. I rapporti sono amichevoli e alla fine l'uomo finisce anche per essere invitato nel villaggio. Dopo un lungo periodo di tempo l'uomo si sente benvenuto e invece di passare continuamente da un'isola all'altra, decide finalmente di dormire per la prima volta nell'isola misteriosa, tra gli abitanti dell'altra tribù, nel villaggio.

Tutto continua bene, l'uomo dorme quasi sempre nella propria isola, impara qualche parola della lingua della tribù dell'isola misteriosa, attraversa lo stretto spazio che separa le isole con disinvoltura e senza più nessun timore. A volte preferisce starsene nella propria isola. Comincia anche a non guardare più con tanta attenzione l'isola dall'altra parte: è diventata una normalità, un luogo consueto. A tratti invece scorge gli abitanti dall'altra parte e comunicano a gesti.

Ad ogni modo i contatti sono regolari e l'uomo continua a esplorare l'altra isola. Solo il vulcano lo spaventa molto. Ormai conosce tutto il lato più vicino, e però ancora ben poco del lato "nascosto" dell'isola misteriosa.

Decide di esplorarlo tutto. Si addentra in una vegetazione diversa, fitta. Perde di vista la propria isola. Si apre strada nella vegetazione anche se non c'è sentiero. Alla fine arriva alla spiaggia dall'altra parte, di sabbia nera, vulcanica, e là riposa.

Ha molta fame e inizia a cercare frutta. Non trova nessun frutto conosciuto, ma ce n'è uno nuovo, che sembra davvero succulento... la fame è troppo forte e decide di rischiare e di mangiarlo. 

È delizioso! 

Ne resta entusiasta. Si rimpinza la pancia e prende una decina di frutti per portarli con sé nella sua isola.

Passando per il lato conosciuto dell'isola misteriosa incrocia qualche abitante della tribù ed è il disastro! Gli abitanti di quell'isola iniziano a gridare furiosi! Sembrano insultarlo, sono fuori di loro. Alcuni spariscono nella vegetazione e poco dopo appaiono con degli archi e delle frecce. Cominciano a lanciarle contro di lui! Vogliono ammazzarlo! L'uomo comincia a fuggire, spaventatissimo.

Fa cadere dei frutti, ma arriva alla spiaggia e inizia a nuotare verso la propria isola. Sente dietro di sé le urla della tribu e il rumore di frecce che cadono nell'acqua vicino a lui.

Arrivato nella propria isola si nasconde in un posto sicuro. Tiene d'occhio la tribu dall'altra parte, che non attraversa lo stretto, per fortuna, ma che accende vari falò sulla spiaggia continuando a urlare e a minacciarlo.

Cade la notte e l'uomo alla fine dorme.

Il giorno dopo l'uomo resta sulla propria isola, attento e all'erta.

Il vulcano dell'atra isola sembra preparare un'eruzione... ci mancava solo questa...

Dopo qualche giorno si sveglia di soprassalto di notte e scopre che due individui della tribù dell'altra isola sono lì, seduti vicino a lui. Dopo lo spavento, nota che i due sono tranquilli. Iniziano a fare gesti e a dire qualche parola comune che conoscono e in qualche modo fanno capire che quei frutti erano sacri. Che non si possono mangiare (almeno questo è ciò che capisce l'uomo). L'uomo cerca di rassicurarli e di informarli che ha capito. Gli individui della tribù lo salutano e se ne vanno. L'uomo rimane pensieroso... soprattutto adesso che ha visto che gli abitanti dell'altra isola sanno attraversare il mare e conoscono il suo nascondiglio...

Dopo vari giorni tranquilli (a parte il vulcano che continua a sputare fumo e a ruggire) l'uomo decide di attraversare di nuovo il mare e di arrivare nell'altra isola. Non trova nessuno. Con cautela decide di avvicinarsi poco a poco al villaggio, ma non trova proprio nessuno. Resta nello spiazzo centrale del villaggio, desideroso di tornare a intessere buoni rapporti con la tribù. Passano le ore. Si stende nella tranquillità del giorno soleggiato e senza rendersene conto si addormenta.

Si sveglia di soprassalto, svegliato dalle urla degli abitanti del villaggio. È quasi notte e sembrano essere tornati tutti adesso. Sono infuriati, urlano, lo insultano, gli fanno gesti minacciosi. Qualcuno si avvicina e lo spinge via in modo aggressivo. L'uomo che dapprima cercava di calmarli, adesso si spaventa e inizia a fuggire. Gli abitanti dell'isola lo inseguono urlando. 

L'uomo arriva velocemente sulla spiaggia, ma ...orrore! la sua isola non c'è più!

Sembra che l'isola misteriosa si sia allontanata di colpo e non c'è più niente all'orizzonte...

Gli indigeni arrivano urlando alla spiaggia e l'uomo decide di lanciarsi in acqua per salvarsi. Nuota lontano, ma non c'è nessuna isola da raggiungere ormai... resta al largo guardando la spiaggia piena di abitanti che urlano e lo insultano. Lui è spaventato... non sa bene cosa fare... inizia ad aver paura delle correnti e degli squali, ma non può più tornare sulla spiaggia adesso... 

È esiliato nel mare. Ha perso la sua isola sicura... È in pericolo totale di vita...

Decide di aggirare delle rocce per cercare si lasciarsi dietro gli indigeni. Ha paura di nuotare tra quelle acque scure, ma è l'unica soluzione. Gli abitanti cercano di seguirlo e di mantenerlo a distanza, ma poco a poco cala la notte e non riescono ad aggirare gli scogli continuando a tenerlo sott'occhio.

L'uomo, spaventato dall'oscurità e affaticato dal nuoto, aggira tutta una piccola penisola e alla fine riesce ad arrivare a uno spazio sicuro tra due grandi rocce scure. Riesce a uscire dall'acqua e cade nel sonno più profondo.

Il giorno dopo si sveglia e si chiede cosa può fare: la sua isola è sparita, l'isola in cui si trova invece è ostile e minacciosa... passa quasi tutto il giorno pensando cosa fare... si arrampica un poco solo per riuscire a trovare qualche pozza d'acqua per bere, ma non osa allontanarsi dal suo nascondiglio.

Passa qualche giorno. Nulla cambia. L'uomo è costretto ad aggirarsi nelle vicinanze del suo rifugio per trovare qualche bacca e qualche frutto da mangiare, ma non osa spostarsi molto. A volte sente dei rumori che potrebbero essere gli indigeni e si mette in acqua e nuota lontano. Ma questa situazione non è sostenibile. Non può continuare così... Non gli viene in mente nessuna idea... è disperato e maledice il giorno in cui ha deciso di esplorare quell'isola stregata.

Un giorno decide di muoversi, nuotando, verso un altra spiaggia che ricordava di aver visto quando osservava l'isola da lontano. Dopo qualche ora, ci arriva in qualche modo. Non sa se è un posto sicuro, ma c'è un fiumiciattolo ed è più facile trovare qualcosa da mangiare. Può anche trovare dei legni per fare degli arpioni per pescare dei pesci. Purtroppo però non può accendere fuochi nè riposarsi tranquillo.

Il vulcano comincia a eruttare di nuovo. Questo posto sembra essere diventato l'inferno!...

Gli unici due piani che riesce a escogitare dopo tanto tempo in questa situazione è: o cercare di tornare in buoni rapporti con la tribù, oppure crearsi una imbarcazione e cercare di lanciarsi nell'oceano, oltre l'orizzonte, in direzione alla sua isola d'origine, sperando che si trovi appena oltra l'orizzonte...

Entrambi i piani però sono molto rischiosi e lo spaventano.

È davvero una situazione orribile. Piange e si dispera per aver perso la propria isola.

Passano ancora dei giorni e quando l'uomo decide di attraversare la spiaggia per prendere della frutta e bere un po' d'acqua, viene scoperto dagli indigeni. Urla e grida. Non si sono proprio calmati! Alcuni avevano portato archi e frecce e cercano di colpirlo. 

Terrorizzato l'uomo si lancia di nuovo in mare e cerca di aggirare di nuovo gli scogli.

Ce la fa anche stavolta... gli schiamazzi degli indigeni sembrano essere d'appertutto. Non li vede, ma continuando a nuotare si rende conto che lo hanno circondato e che sanno che sta da qualche parte tra le due spiagge, protetto dagli scogli.

La situazione è critica... L'uomo torna nel piccolo anfratto che era stato il suo primo rifugio.

È disperato... non sa cosa fare, mentre il vulcano continua a sputare fuoco sempre più forte.

Solo di notte le voci degli indigeni sembrano svanire poco a poco e l'uomo decide di compiere un azione azzardata: a nuoto torna alla prima grande spiaggia che aveva calpestato per la prima volta, quella che stava direttamente davanti alla sua isola, e protetto dall'oscurità notturna, con tutta la cautela, si aggira tra i boschi alla ricerca di tronchi e di frutta. Ha deciso di costruirsi una zattera in qualche modo e di allontanarsi dall'isola, perchè ormai rimanerci è morte certa.

Non riesce a compiere la sua missione in una sola notte e il giorno dopo nota come la tribù continua a cercarlo e a pressarlo, con ira e rabbia. Non c'è soluzione: deve fuggire.

Aspetta che cali di nuovo la notte e torna di nuovo a cercare di concludere la sua zattera, con tutta l'attenzione del mondo.

Esplode con un fragore colossale il vulcano!

Tutti gli indigeni si svegliano: si nota una gran confusione nell'oscurità, tra gli alberi. Nella baraonda e nell'oscurità, in modo roccambolesco, l'uomo riesce a tornare nella spiaggia con i suoi tronchi e porta il materiale nel suo nascondiglio, sano e salvo.

Il giorno dopo si sveglia tardi, lavora sulla sua zattera mentre il vulcano borbotta sempre di più. 

A fine giornata la zattera sembra pronta. Riesce anche a racimolare dei frutti e a raccogliere dell'acqua per il suo viaggio oltre all'orizzonte... Adesso solo bisogna salpare...

Non lo fa...non osa... aspetta... cala la notte.

Quella notte aha incubi orribili. Si sveglia molte volte. Alla fine arriva l'alba confortante...

Deve trovare il coraggio di andare. Passano preziose ore di luce mentre la mente dell'uomo cerca mille possibilità alternative per evitare di partire... pensa se non sarebbe il caso di aspettare che, miracolosamente, l'isola torni ad avvicinarsi alla sua... in fondo quella misteriosa apparizione era già successa... ma potrebbe anche non succedere più... potrebbe anche essere ogni giorno più lontana... alla fine un ennesimo scoppio del vulcano gli dà l'ultimo scossone per lanciarsi.

E va...

Verso l'orizzonte...

Si allontana poco a poco dall'isola. Si aiuta con un remo fatto alla buona. Gli indigeni lo scorgono e iniziano a urlare minacciosi... ma lui, lentamente, si allontana...

Ad un certo punto arriva a un paio di chilometri di distanza dall'isola... Inizia a guardarsi indietro: l'isola misteriosa... guarda davanti: l'orizzonte infinito, vuoto, tutto l'oceano davanti. Inizia a dubitare... resta un bel po' fermo, senza sapere cosa fare. Rimpiange la terra ferma dell'isola misteriosa, maledice la tribù, piange la sua isola originaria e resta, disperato, chiedendosi cosa fare... quale sarà la soluzione meno pericolosa? Tornare o andare avanti?

Il tempo passa, l'acqua è poca, il cibo anche... decide di proseguire...

Verso sera è già lontano, ma si muove piano... dietro di sé solo la sagoma dell'isola, in lontananza. il vulcano che sputa fuoco e fumo... davanti: ancora niente...

Cala la notte. Grandi pesci minacciosi sembrano aggirare la zattera, non molto solida... la paura è grande, la solitudine infinita.

Dorme e si risveglia: l'isola dietro di lui quasi non si vede più, ma c'è il fumo del vulcano che mostra ancora la sua presenza. Attorno a lui, a parte quel riferimento: niente. Solo acqua e onde.

Passa la giornata e verso sera non si vede più niente tutto attorno... pensa se non è il caso di cercare di tornare indietro... la fatica è grande: sta remando tutto il giorno... il cibo è poco... sta tutto il giorno sotto il sole e con la pella arsa dal sale marino...

L'acqua sta già terminando... un po' è caduta, spinta dalle ondulazioni dei flutti...

La notte sta scendendo e non si vede niente all'orizzonte. L'uomo piange amaramente... ma ogni secondo scruta l'orizzonte sperando di vedere un miracolo: la sua isola.

Ma niente: il giorno successivo è uguale e monotono... nessuna sorpresa. L'uomo è esasperato. cerca di centellinare l'acqua e i pochi frutti che gli restano, ma è nervoso e spaventato...

A metà pomeriggio il cielo sembra farsi scuro... una tempesta all'orizzonte... L'uomo si guarda attorno, ma c'è solo acqua. Disperato chiede clemenza al cielo. Si sente fragile, perso, impotente, disperato... ogni direzione potrebbe nascondere l'isola, ma nulla appare... ogni pensiero gli fa notare come è sempre infinitamente più probabile che stia sbagliando rotta invece che sia sulla rotta giusta... è una questione di statistica e ormai ha perso completamente l'orientamento, non sa se le correnti lo hanno spinto alla deriva oppure no... non sa più nulla.

Il temporale si sta intensificando all'orizzonte. Il vento comincia a essere fresco e a spazzare la superficie. L'uomo teme che le onde possano distruggere la sua zattera (sarebbe davvero probabile...). Prega non si sa chi perché tutto finisca...

Invece inizia a piovere e le onde diventano poco a poco più agitate.

Cala la notte: disperazione... all'orizzonte tuoni e fulmini...

La paura è grande ma la stanchezza ancora più forte e alla fine l'uomo cade stremato nel sonno, sotto la pioggia.

La mattina dopo la tempesta sembra essere passata al largo e averlo risparmiato. Però il movimento delle onde ha fatto cadere gli ultimi frutti che aveva, il remo e l'arpione per pescare... adesso è proprio alla deriva. L'unica nota positiva (oltre al fatto di essere ancora vivo) è che la pioggia ha riempito i suoi contenitori d'acqua.

Continua il viaggio nel nulla...

Passano un paio di giorni deliranti...

Finisce davvero l'acqua...

L'uomo perde ogni speranza. La sua isola non appare più.

Sa che è arrivata la sua ora: non ha più energia, non ha più cibo né acqua, non ha modo di decidere la sua direzione e intorno a lui solo l'oceano immenso.

Si abbandona. Si lascia andare: si distende sulla piccola e stretta zattera che poco a poco si sta sfasciando e guarda il cielo passare dalla luce della sera alla notte... con le stelle...

Inizia un viaggio delirante nella sua mente... tra la vita e la morte... i sogni si confondono con la realtà... le paure con la certezza di non aver più speranza... vede varie volte la sua isola, ma era un sogno, confonde le due isole nella sua memoria, non ricorda più chi è, chi sono gli indigeni. Tutti hanno la sua faccia, sono tui lui stesso che si caccia da solo, che urla con mille bocche all'unisono, che vuole uccidersi, che vuole scappare da se stesso e che passa da un'isola all'altra che è sempre la stessa isola: lo stesso incubo. I vulcani sputano fiamme come in una sorta di conversazione rabbiosa.

Ed ecco che l'eruzione è fortissima!

In confusione tra sogni e realtà, incubi e miraggi, l'uomo si raddrizza sui pochi pali ancora legati supra l'acqua e vede... un vulcano all'orizzonte... un vulcano in eruzione con fiumi di lava... laggiù in fondo all'orizzonte.

È la sua isola!!!

Si lancia in acqua e scopre che non ha forze per nuotare... quasi non riesce a tenere gli occhi aperti... non può remare verso l'isola... non sa se ci sta andando contro oppure no... non sa se credere che sia vero o no... non sa se sperare o no...

Esausto perde conoscenza. Si risveglia molto tempo dopo e sembra andare al largo dell'isola senza intercettarla... Di fatto sembra che ci sia passato vicino e che adesso si stia perdendo di uovo verso l'orizzonte. Disperazione totale... Ultimo urlo di rabbia. Ultimo pianto e svenimento finale.

Si sveglia sulla spiaggia della sua isola, semimorto.

Un uomo della tribù, unico e solo, gli sta dando acqua e si sta prendendo cura di lui.

Alla fine, dopo vari momenti di sonno, riesce a svegliarsi e ad alzarsi. Scopre che l'uomo della tribù sta là, nella sua isola, da solo. Anche lui ha perso la sua isola.

Passano i giorno e torna la normalità, l'uomo è entusiasta di stare di nuovo nella sua isola, sano e salvo, e senza persone minacciose e ostili.

Un giorno l'uomo della tribù gli fa cenno di seguirlo e lo porta verso una caverna che sta alla base del vulcano in eruzione. L'uomo teme di entrare laggiù. L'indigeno lo sprona a passare, ma l'uomo si rifiuta.

Nei giorni seguenti l'indigeno ogni tanto cerca di invitare l'uomo ad entrare nella caverna, ma il vulcano sembra sempre più pericoloso e l'uomo teme che una frana lo chiuda dentro alla caverna per sempre.

Dopo ripetuti tentativi, un giorno l'uomo accetta l'insistente invito del suo amico ad entrare nella caverna.

L'i trova una meravigliosa fonte di acqua cristallina e una piscina trasparentissima dove un raggio di luce illumina d'azzurro le profondità piene di pietre luccicanti.

È meraviglioso.

L'uomo si tuffa nell'acqua rifrescante e dissetante.

È il posto più bello che abbia mai visto. A partire da quel giorno quella sarà la sua nuova casa.


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Ecco. Fine.

Qualcuno riesce a capire qual è il significato di questo misterioso racconto? hehe.



Sunday, 14 February 2021

dove muoiono gli uccelli?

 

Avete alzato lo sguardo, in qualsiasi giorno di qualsiasi cielo, e non avete visto degli uccelli volare?

Certamente qualche volta sì, ma diciamo che vedere un qualche uccellino svolazzare qua e là e una caratteristica molto comune dei nostri cieli, siano essi naturali, urbani, invernali, estivi, mattutini o serali.

Gli uccelli sono tanti!

Stanno sopra i tetti, tra gli alberi, sopra le nostre teste, nei mari, in montagna, sopra ogni monumento, sopra ogni antenna, etc...

Ma poi, invece... 

Quando muoiono? 

Dove stanno?

È possibile, ogni tanto, vedere qualche uccellino morto, ma è davvero una strana eccezione. 

C'è qualcosa di strano, secondo me: i conti non tornano! Vedo centinaia di uccelli al giorno, se passeggio per strada, ma, sia che io stia in un bosco, in una pianura, in una strada urbana o in mezzo al mare, è quasi impossibile che io veda cadaveri di uccelli morti!

Il fatto che possano morire ed essere mangiati da predatori, poi, non è davvero una spiegazione, a mio parere. Dovremmo allora vedere orde di gatti, cani, volpi, ratti e serpenti nutrirsi di carcasse di volatili, dovremmo vedere penne dappertutto lasciate qua e là. Dovremmo vedere ossicini sparsi per le strade e per i sentieri...

Invece no.

Gli uccelli muoiono in qualche segreto modo...

Non mi risulta che ci siano dei "santuari" o dei "cimiteri" naturali e spontanei di uccelli specifici che vanno a morire in posti esatti, ma a me sembra evidente che gli uccelli, in qualche modo, devono sentire quando è il momento di morire e vanno a morire in qualche posto segreto, invisibile alla maggior parte degli animali.

Non ci sono uccelli che piovono dal cielo, morti: gli uccelli sanno quando è ora di morire e sanno dove andare a farlo.

La magia degli uccelli non è solo nel loro volo, è anche nel modo in cui, per l'ultima volta, si elevano nell'alto dei cieli.


Saturday, 6 June 2020

inventando frases... 3


Un sueño es como el sol para las plantas. no lo pueden alcanzar. pero les da alimento, calor y les indica la dirección hacia donde crecer

El laberinto quiere que te pierdas o que te encuentres?

Si al salir de la puerta ya has encontrado tu tesoro, bien, pero te has perdido un viaje y una aventura.

Un puente sin nadie que lo cruce sigue siendo un puente de verdad?

Si quieres que el sol borre tu sombra, tendrás que quitarte del medio…

Si hay una máscara con atrás un sueño, cuál de los dos es más real?

Acaso existe algún lugar sin su proprio norte?

Tenemos infinitas sombras, una por cada estrella del firmamento, sólo que son tan sutiles que no las vemos.

Perderse comienza a ser un problema sólo cuando piensas que no tienes más tiempo.

Un hombre que tenga dos vidas, tendrá también dos muertes.

Es crisis o es crisálida?

Si no aceptas el naufragio nunca navegarás.

Es fácil hacer que las cosas sean complicadas, pero es complicado hacerlas simples.

Quien sabe que sueña, puede decidir su sueño, pero quien no sabe que sueña está perdido en él.

A veces la respuesta es no buscar respuestas.

El mundo no es un mapa, pero un mapa es un mundo.

A qué altura comienza el cielo?

En un barco en medio del océano, qué es lo más real? El cielo, la tierra o el mar?

Se puede vivir sin explorar?

El océano es el laberinto más extenso.

Dormirse es como caerse al mar.

Los exploradores se llevan valioso oro dejando a los nativos conchas sin ningún valor (piensan los exploradores). Los nativos se llevan valiosas conchas dejando a los exploradores oro sin ningún valor (piensan los nativos).

Cada vez que sales de una puerta has comenzado un viaje.

Qué cerrarías en un cofre del tesoro?

Donde comienza y donde termina una red?

Descubrir es un verbo que habita dentro o fuera de nosotros?

Se puede preguntarse una respuesta?

Cuántos deseos caben en un corazón?

Si la noche cae, donde estaba antes de caerse?

Y tú qué le das al tesoro, a cambio?

Qué ve el faro?

El tesoro no sueña con riquezas.

Un explorador es tal por no conocer donde se encuentra.

Si el tesoro sigue estando enterrado, es un tesoro de verdad?


Qué ve la luna en el mar?


Tuesday, 2 June 2020

Miss Terry


allegorie direttamente da dentro di un sogno (del 25-1-19)


Wednesday, 22 April 2020

historia V


“Sabías que las rosas de los vientos son diferentes cada día?” dijo el viejo marinero al joven que lo observaba perplejo sin entender bien la pregunta…
“las rosas de los vientos… Sabes de lo que te hablo?”
El joven dijo que sí con la cabeza pero estaba claro por su mirada que no entendía bien de lo que iba todo aquel asunto…

El viejo lo miró con sus ojos penetrantes y luego bajó la mirada y volvió a concentrarse en su trabajo: sus manos expertas estaban anudando una cuerda gruesa y rígida.

Después de un rato de nuevo el viejo quebró el silencio:
“la gente ve la rosa de los vientos y cree que siempre te enseña lo mismo: Norte, Sur, Este… Tramontana, Gregal, Mistral… pero no es así.
Un día el Oeste es fuerte, el día siguiente es minúsculo, insignificante, casi no se ve más.
Un día el Sur-Oeste se convierte en el nuevo Norte, pero un momento después ya se transforma en su opuesto. El opuesto del Norte!
Y cuál crees tú que sea el opuesto del Norte?
El Sur, dirás.
Pues… la verdad es que… depende!
Depende del día…
Un momento es el Este, otro momento es el Sur-Este.
Hay veces incluso que el opuesto del Norte es el Norte mismo!”

El joven miraba con los ojos abiertos y sin palabras al viejo marinero que seguía serio y concentrado en su cuerda…
no podía creerse lo que estaba escuchando… ¿quizás aquel hombre estaba loco?
De repente le joven dijo: “abuelo, pero qué me estás contando! El Norte es el Norte y el Sur es el Sur, siempre fue así. Es así que los marineros se guían, desde siempre… no entiendo cómo puedes decir que todo cambia a cada segundo…”

Y el viejo, sin levantar la mirada de su labor manual, pero quizás con una pequeña sonrisa dibujada entre las arrugas, le contestó, tranquilo:
“Claro que todo cambia!
Todo cambia, como las olas del mar.
Cómo no van a cambiar los puntos cardinales?
El marinero se lanza a la mar sin saber nada y luego verá como seguir su rumbo…
Se trata de hecho de una apuesta, de un arriesgo, de un atrevimiento: empieza con un rumbo pero luego se da cuenta que ya se ha transformado en otro, así que tiene que ajustar su viaje y reinventarlo para seguir buscando lo que busca.
Y lo más divertido: sabe él lo que busca? Sabe él cual es su verdadero norte?
Al final, te darás cuenta, todas las direcciones no so rectas rectas son como serpientes marinas que van deslizando sinuosamente. Tentáculos imprevisibles. Vivos.
Y hay infinitas direcciones en continuo movimiento. Encontrar el Norte verdadero, el Norte exacto, dentro de esta fluida infinidad, es imposible.”

Ahora el joven estaba confundido de verdad… no entendía de qué estaba hablando este señor. Seguramente estaba loco!
O peor aún, se estaba mofando de él!
Ah, claro: seguro que le estaba tomando el pelo! Lo estaba tratando de estúpido!
En seguida el joven se irritó terriblemente.
Se levantó de repente, miró el viejo con resentimiento y, ofendido, sin saludarlo se giró para marcharse de allí, lo más lejos posible.

Ya estaba a unos cuantos pasos de distancia cuando escuchó de nuevo la voz segura y tranquila de aquel viejo y no pudo evitar de ponerle atención:
“Mi querido joven, de qué sirve alejarse tanto?
No ves que todos tus pasos que te alejan de mí, si los sigues hasta el final, acabarían trayéndote aquí de nuevo? Esto se llama circunnavegación! Cuanto más rápido te alejas, más rápido acabarás volviendo aquí a este pobre viejo.
Cada dirección parece que se aleja de las otras, pero en realidad, lo que hace es irse a la búsqueda de su opuesto para volver al centro.
Todos los Nortes están atraídos por sus Sures”.

De repente la irritación del joven se esfumó en un instante: ahora entendía que aquel viejo hablaba de algo más interesante de una simple rosa de los vientos… algo que quería decir algo más de lo que parecía al principio…

El viejo levantó los ojos profundos cuanto el mar para ver si ahora de verdad el joven escuchaba atentamente y con su voz lejana como el viento del Sur dijo una última cosa:
“Cuando sale del centro toda dirección se aleja de las otras simplemente para volver a abrazarse de nuevo con ellas en el mismo centro, al final del viaje. Pero antes de poder volver, ha de pasar por sus antípodas que es su centro opuesto, su centro oculto, el más difícil de alcanzar!”

Y al cerrar la boca, como si se tratara de un fantasma, el viejo despareció de repente y la cuerda que sujetaba en sus manos cayó al suelo…
Ya no había nadie allí!

El joven, asustado, abrió los ojos de repente! Se había dormido un segundo, mientras trabajaba sentado sobre las cuerdas junto con el viejo marinero!
Qué susto! Seguro que había soñado todo… todo aquello fue tan sólo una loca imaginación.
Respiró profundo, se tranquilizó y volvió a la realidad.
Pero aquel sueño aún le parecía tan real…

Se miró alrededor y todo estaba normal.
El viejo, concentrado en su trabajo, en silencio seguía anudando su cuerda gruesa y rígida con sus manos expertas.

Tan sólo una pequeña sonrisa, quizás, estaba dibujada en su cara, entre sus arrugas misteriosas…



Tuesday, 21 August 2018

segno mistico

da un antico sogno del 27 marzo 1999.

guardavo in cielo tra le scure nubi temporalesche che oscuravano il sole.
appare un disco offuscato tra i nuvoloni...
...ma dopo un po' vedo un'altra palla bianca far capolino tra le nubi...
"è la luna" ...penso...
ma ben presto tra i neri cumuli nuvolosi ecco apparire un simbolo mistico:


un sole centrale
altri 4 soli disposti a croce, ma non è una croce perfetta.
attorno al centro, 8 lune, in sequenza di fasi lunari.

messaggio da un sogno - 7

da un antichissimo sogno del giorno di natale di 21 anni fa...


Sunday, 29 July 2018

flash del sogno auditivo

da un vecchio sogno della mia collezione...

stavamo in una stanza, una cucina, d'estate. era notte.
una finestra aperta dietro la tavola con la tovaglia a quadrettoni bianchi e rossi e la sedia appoggiata al muro dove stava seduto un signore sulla quarantina che mi guardava, magro e dai capelli neri e arruffati piuttosto lunghi.
Eravamo nel mezzo di una discussione.
Vestiva di nero.
Dalla finestra si intravedevano delle luci.
una cittá.
il vento fresco della notte estiva entrava lento.

mi diceva:
"senti, fai attenzione, ascolta se senti un rumore nuovo"
ascoltavo e sentivo le macchine che passavano, una sirena della polizia, un cellulare, una saracinesca che si abbassava, un claxon, una sgommata di una moto, una risata...

stavamo in silenzio, attenti.
saremo stati cosí 10 o 15 secondi.
Poi disse: "tutti rumori giá sentiti mille volte, che si ripetono. rumori registrati. niente di nuovo... sempre la stessa ripetizione di suoni, avevi mai notato?"

poi lontano in fondo, il rumore di uno scoppio, una esplosione.

e cosi, come per chiudere un discorso senza importanza diceva: "beh, almeno un esplosione di una bombola di metano in lontanza. almeno un suono nuovo oggi..."

io ci pensavo su.

Tuesday, 3 July 2018

world cup philosophy

para los que estén mirando la copa del mundo en estos días, tan sólo una pequeña consideración metafísica:
la importancia de la incerteza en la capacidad de disfrutar la vida!
la incerteza es una parte esencial de la felicidad de vivir! está claro que en la incerteza todo puede pasar, lo bueno y lo malo, la ruina y el éxito, pero es justamente por eso que vivir es apasionante.
cuál sería el placer de ver los partidos del mundial (incluso si el equipo ganador fuera el proprio) si supiéramos ya de antemano y con certeza absoluta y total quien iba a ganar? ninguno.
la incerteza es lo que convierte todo en algo apasionante!
la posibilidad de perder hace que la victoria sea una emoción.
en el deporte como en la vida.
en el momento que el misterio acaba todo pierde su magia.
la incerteza es importante.
acuérdate de eso la próxima vez que sientas el peso de lo incierto. es este peso que da valor a lo cierto. sin este peso, lo cierto no tiene nada de bonito.

el mundial es apasionante tan sólo mientras no se sepa quien gana

Tuesday, 10 April 2018

conoscenza e mistero

L'uomo ha sempre molta sete di conoscenza, ma spesso ci si dimentica che è proprio per questo che il mistero, ciò che è occulto e sconosciuto, è importante.
Non rattristatevi del fatto che non si possa conoscere ogni cosa: il mistero è una cosa meravigliosa, una benedizione nella nostra vita!
Il mistero è il carburante dell'entusiasmo!
Non dobbiamo lottare contro il mistero, ma alimentarci di esso.
Non è una minaccia da allontanare, ma una dimensione amica da esplorare.

Friday, 6 October 2017

messaggio da un sogno - 4

il giorno 6 ottobre 2017 mi sveglio da un dormiveglia nel treno: una frase emblematica e mistica impressa nella mente.
eccola:


a todos los que quieran ver
se les será mostrado todo


Thursday, 20 October 2016

misteri dell'Italiano

L'Italiano... una lingua singolare...
avevi mai notato che per molte parti del corpo (e quasi soltanto per quelle) ci sono un sacco di parole che al singolare sono maschili, ma al plurale sono femmili?
non vi basta? beh, al plurale, la terminazione è semplicemente: -A...!
ovvio, no?


Sopracciglio (sin.m.) ---> Sopracciglia (pl.f.)
Ciglio (sin.m.) ---> Ciglia (pl.f.)
Labbro (sin.m.) ---> Labbra (pl.f.)
Braccio (sin.m.) ---> Braccia (pl.f.)
Dito (sin.m.) ---> Dita (pl.f.)
Budello (sin.m.) ---> Budella (pl.f.)
Osso (sin.m.) ---> Ossa (pl.f.)
Uovo (sin.m.) ---> Uova (pl.f.)

e in versione diversa...
Ginocchio (sin.m.) ---> Ginocchia (pl.f.) opzionale
Calcagno (sin.m.) ---> Calcagna (pl.f.) opzionale
Membro (sin.m.) ---> Membra (pl.f.) opzionale
Cervello (sin.m.) ---> Cervella (pl.f.) solo in caso specifico
Orecchio (sin.m.) ---> Orecchie (pl.f.) non finisce in -A, almeno, ma è comunque un termine transgender!

ma perché???
perché ci fai questo, lingua italiana?!
vai a spiegarlo tu a uno straniero! (o anche a un italiano!).
comunque la spiegazione della resilienza del plurale neutro latino in -A non mi basta: perché si è conservata questa terminazione solo per le parti del corpo???!?!!?

(...a parte "lenzuola" ...e "grida"...)

sull'idea di scienza

La scienza potrebbe essere descritta come una quantificazione dei precessi della natura, specialmente con scopi utilitaristici.
È incredibilmente pratica (dato che questo è il suo scopo principale), ma lungi da essere perfetta o da riuscire a spiegare ogni cosa, non è l'unica lettura sensata del mondo.
Per questo sarebbe opportuno prendere in considerazione anche altre visioni della realtà per integrarle e assimilarle quanto più possibile nella nostra concezione di universo.
Questa influenza di altre visioni del reale va sempre avvaliata con senso critico, con criterio, insomma con il cervello, si capisce (e la scienza non ha l'esclusività dell'uso del cervello, come crede spesso, arrogantemente).

Il modo popolare occidentale di considerare la scienza non è altro che una specie di religione o di superstizione presuntuosa, e non certo di pensiero superiore.
Questo atteggiamento di "credere nella scienza" non ha nulla a che vedere con "usare il cervello" più di quanto si faccia in altri contesti culturali diversi dal nostro.
non voglio dire che la scienza sia sbagliata: mi sembra più che dimostrato che è abbastanza corretta, per dirla in modo pacato; ma la stragrande maggioranza della gente comune (cioè non gli scienziati) che crede nella scienza nè ha mai fatto un esperimeto scientifico, nè si è mai posta delle questioni scientifiche complesse, nè saprebbe interpretare la portata dei risultati di gran parte delle scoperte di cui vanno tanto "intellettualmente" fieri, ma piuttosto dice:
1- La scienza è esatta.
2- Tutto ciò che non è spiegato dalla scienza non è vero.
3- Io sono più intelligente di chi crede in altre cose perchè io credo nella scienza e la scienza è una liberazione dall'ignoranza.

però bisognerebbe sempre considerare che:
1- La scienza per definizione non è esatta e tutti gli scienziati fanno a gara a rovesciare le teorie precedenti che spiegano il mondo (riuscendoci sistematicamente ogni tot tempo). ergo: possiamo assumere come certo che la lettura attuale del mondo che dà la scienza sarà scardinata da una prossima rivoluzione scientifica, quindi la nostra visione è approssimativa e intrinsicamente errata. Questo a causa della scienza stessa e per motivi logici razionali inconfutabili.
2- La scienza studia l'infinito della realtà e per forza di cose osserva fenomeni ancora inspiegabili e misteriosi. La scienza praticamente si nutre di questi fenomeni sconosciuti. Per cui è ovvio che la scienza non spiega tutto, anzi, è per definizione una piccola porzione del reale immersa in una realtà miseriosa e sconosciuta ancora non compresa. Ciò significa che una infinità di fenomeni che non sono ancora spiagati sono potenzialmente reali e una infinità di essi (per motivi statistici) sono reali al 100% e con un po' di fortuna, spiegabili in futuro da future ricerche scientifiche. ma per il momento... rimangono semplicemente reali, ma fuori dalla scienza.
3-  Se credi alla scienza solo perchè si tratta di studi complessi che stanno scritti in libri realizzati da persone autorevoli (pensaci bene, in quale altro modo credi alle varie teorie scientifiche? hai forse fatto esperimenti complessi qualche volta, visti con i tuoi occhi e studiati da te?), non c'è nessun salto di qualità in questo atteggiamento rispetto a un bigotto religioso che crede a ciò che c'è scritto nella bibbia perché spiegato da persone autorevoli che ne parlano come se ne fossero assolutamente sicuri.

Attenzione al fanatismo e al bigottismo scientifico-razionale.
manteniamo il cervello aperto al pensiero libero.

Wednesday, 19 August 2015

slako slakanoć

my grand father "Jenio" used to tell us a lot of stories about his brothers and his parents.
it was really interesting to listen to those stories.
some of them were about his father's years in Brazil or about his brother's adventures during the WWII in other countries.
in some of those tells there were some word or some sentence in some foreign language, for example he always told us about his father's horse in Brazil whose name was Diamant. Apparently my grand-grand-father used to shout the words "Oinkost! Oinkost, Diamant!" to make the horse go faster.
only after my trip in Brazil I could understand that the mysterious word "Oinkost" was not a mythical battle cry, but it was just the portuguese word "encosta" (meaning "stay aside") reinterpreted by my grand-father who had no idea of portuguese.
but the croatian song which his brother sang in Croatia, using a supposed croatian language, still remains a mystery!
the reinterpreted lyrics are the following:

Konatri mili mó
La moja kuziné
Pozeliće pozeliće
La moja kuziné

e justi jeli
justi jeli...

SLAKO SLAKANOĆ!!!

I tried to expose the strange song to some croatian friend and nobody could understand not even a word (maybe just the sound "moja") and so the song is a real dilemma.
if you also consider the amazing melody that ends in a very unusual way... this mystery could seem pretty impossible to solve and really unbelievable!
here you have the song that "nono Jenio" sang to us every harvest.


it would be nice if someone in one moment could detect some hints about this family mystery.
bye