Wednesday, 28 July 2021
ISLANDS OF EUROPE
Tuesday, 27 July 2021
the importance of the islands
Thursday, 22 July 2021
Racconto dell'isola
Idea per un racconto surreale.
Un uomo vive in un'isola in mezzo all'oceano. È una piccola isola vulcanica, intorno a lui solo l'orizzonte del mare.
L'uomo vive la sua solitudine e il suo estremo isolamento. Ogni tanto si spaventa per grandi tormente oceaniche, a volte per la scarsità d'acqua o la difficoltà di ottenere il cibo, a volte degli squali si intravedono e lo spaventano, ma ciò che più lo lascia inquieto è il vulcano dell'isola che (specialmente di notte) scoppia in grandi boati e sputa fiamme e rocce infuocate, facendo tremare la terra sotto i piedi.
L'uomo passa infiniti giorni e infinite notti in questa solitudine e in questa monotonia instabile e inquieta.
Un giorno si alza e guardando all'orizzonte scopre che adesso c'è un'isola là in fondo. È un'isola lontana, ma si vedono le montagne, la vegetazione più scura, le spiagge e un altro vulcano che libera fumo nero.
L'uomo non si capacita di come sia possibile... pensa mille possibilità per cui quell'isola possa essere apparsa all'orizzonte, ma niente si spiega: non si tratta di un'isola "nuova" creata da un nuovo vulcano, è un'isola con vegetazione e tutto... semplicemente è comparsa...
Passano i giorni e l'uomo si abitua alla vista della lontana e misteriosa isola.
Diventa poco a poco un elemento familiare che completa il suo mondo e che gli fa immaginare come sarebbe stare dall'altra parte... come sarebbe quell'isola da dentro...
Un giorno, svegliandosi la mattina, di nuovo la sorpresa: l'isola è molto più vicina!
Come è possibile? Non si sa...
Adesso però si possono vedere in lontananza gli alberi, a volte si può intravedere qualche grande uccello planare attorno alle vette rocciose e verdeggianti.
È incredibile... è come se di notte avesse fatto un salto di un paio di chilometri! Assurdo!
Comunque passano i giorni e di nuovo l'uomo si abitua all'isola misteriosa, ma sempre più familiare. Diventa poco a poco un enigma ma anche un riferimento che riempie le sue giornate e la sua vista.
Dopo molti giorni e molte notti, di nuovo il miracolo! Di nuovo l'isola è più vicina!
Adesso si vede bene tutto quello che c'è dal lato visibile! È ancora molto distante per poter raggiungerla a nuoto o con una zattera, ma è inevitabile pensare a come poter arrivarci... è grande e bella! sembra disabitata. Il panorama si riempie di questa lussureggiante visione. L'uomo smette di guardare gli altri orizzonti e solo scruta e analizza i dettagli di questa mistriosissima isola che si muove...
Una notte mentre dorme il vulcano della sua isola esplode in una potente eruzione... L'uomo si spaventa molto. Il cielo nero è illuminato dalle esplosioni e da fiumi di magma infuocati. Ma ecco che adesso anche il vulcano dell'isola misteriosa esplode in una potente eruzione! Panico! L'uomo si perde in una serie di deliri di paura finché non sorge il sole. I vulcani si calmano... pericolo scampato... l'uomo si addormenta sulla spiaggia.
Al risveglio, quando il sole è già alto, con grandissimo stupore l'uomo scopre che l'isola misteriosa è tornata in fondo all'orizzonte... lontano lontano.
Ormai questa stravaganza non lo sconvolge più, ma si interroga su cosa sarà accaduto, su cosa succederà adesso e si chiede come sarebbe adesso vedere la sua propria isola dalle spiagge dell'altra isola. Inizia a immaginare che quella stessa notte l'isola misteriosa potrebbe sparire per sempre ed entra in lui una tristezza profonda: quell'isola è diventata una compagna che dà senso al suo orizzonte e alle sue giornate. Il mistero di quelle apparizioni poi lo intriga e il solo pensiero che possa sparire con tutto questo mistero e lasciarlo di nuovo da solo, in mezzo all'oceano,a contemplare un infinito orizzonte vuoto in tutte le direzioni lo spaventa.
Ma il giorno dopo l'isola resta alla vista. E così anche il giorno dopo e quello dopo ancora.
L'uomo inizia ad essere grato all'isola per non sparire dalla sua vita. Per accompagnarlo.
Un mattino, dopo varie settimane, l'isola torna ad avvicinarsi. È un processo lentissimo, ma dopo ancora delle altre settimane l'isola si riavvicina e continua ad avvicinarsi ancora.
Una mattina l'uomo si sveglia e l'isola è vicina! È proprio davanti alla spiaggia, a un centinaio di metri di distanza e si staglia in tutta la sua imponenza con le sue montagne e la sua vegetazione.
L'uomo rimugina qualche ora e alla fine decide di attraversare a nuoto quella distanza per toccare l'altra isola e per esplorarla.
Si mette a nuotare, anche se teme un po' gli squali e le correnti, ma alla fine, poco a poco si avvicina all'isola misteriosa. Dopo qualche minuto carico di tensione l'uomo arriva vicino alla spiaggia dell'isola che si muove. Tocca con il piede il fondo della spiaggia e velocemente si lancia verso la sabbia asciutta.
prende fiato, è tutto emozionato, e per la prima volta ammira la propria isola da un'altra prospettiva! è incredibile ed emozionante: tutti i dettagli conosciuti dell'isola adesso appaiono in ordine, visti da una certa distanza. Con gli occhi può seguire, con la mente, i percorsi e i sentieri conosciuti, anche se nascosti a volte dalla vegetazione e dalle pietre. Vede l'imponente vulcano della sua isola, che fuma e sembra una divinità irritata.
Tuttavia non si sente molto a suo agio in quell'ambiente nuovo: è un misto di inquietudine e di eccitazione per poter finalmente esplorare quell'isola tanto sognata. Addentrarsi nella vegetazione però gli fa un po' paura e non si allontana molto dalla spiaggia. Il timore che l'isola in cui si trova si allontani di colpo lo mantiene vicino alla costa.
È una grande avventura, una bellissima esperienza, emozionante e misteriosa. L'uomo torna alla spiaggia, torna a guardare la sua propria isola da quel punto, ammirato, amando l'isola che lo ha cresciuto, e poi, temendo che cali la notte, decide di tornare a nuotare verso la sua isola e lasciare l'isola misteriosa alle spalle.
Quella notte l'uomo quasi non dorme dall'agitazione, dai pensieri, dai ricordi e dall'orgoglio di aver attraversato ed esplorato l'altra isola.
Il giorno dopo l'uomo non resiste e torna a nuotare dall'altra parte.
giorno dopo giorno l'uomo esplora sempre più aree dell'altra isola, il che lo rende felice, ma spesso si trova con sete e fame, non conoscendo i posti dove poter nutrirsi e abbeverarsi. Ogni tanto trova qualche pozza d'acqua o qualche frutto sconosciuto, ma non sa se sono velenosi oppure no e spesso per fame o sete torna ad attraversare lo stretto braccio di mare per mangiare e bere nella propria isola.
Un giorno, esplorando l'isola misteriosa, l'uomo vede dei movimenti, dei rumori, del fumo. Subito pensa sia una manifestazione del vulcano, ma poi intravede in lontananza una persona.
Si scrutano, sembra amichevole. L'uomo fa un gesto, l'altra persona fa un gesto di risposta, ma poi si nasconde nella vegetazione. L'uomo torna alla spiaggia e nuotando, torna alla propria isola.
Il racconto prosegue sviluppando poco a poco l'avvicinamento tra l'uomo e l'abitante dell'isola. Si scopre poi che si tratta di un'intera tribù e non soltanto di un individuo. I rapporti sono amichevoli e alla fine l'uomo finisce anche per essere invitato nel villaggio. Dopo un lungo periodo di tempo l'uomo si sente benvenuto e invece di passare continuamente da un'isola all'altra, decide finalmente di dormire per la prima volta nell'isola misteriosa, tra gli abitanti dell'altra tribù, nel villaggio.
Tutto continua bene, l'uomo dorme quasi sempre nella propria isola, impara qualche parola della lingua della tribù dell'isola misteriosa, attraversa lo stretto spazio che separa le isole con disinvoltura e senza più nessun timore. A volte preferisce starsene nella propria isola. Comincia anche a non guardare più con tanta attenzione l'isola dall'altra parte: è diventata una normalità, un luogo consueto. A tratti invece scorge gli abitanti dall'altra parte e comunicano a gesti.
Ad ogni modo i contatti sono regolari e l'uomo continua a esplorare l'altra isola. Solo il vulcano lo spaventa molto. Ormai conosce tutto il lato più vicino, e però ancora ben poco del lato "nascosto" dell'isola misteriosa.
Decide di esplorarlo tutto. Si addentra in una vegetazione diversa, fitta. Perde di vista la propria isola. Si apre strada nella vegetazione anche se non c'è sentiero. Alla fine arriva alla spiaggia dall'altra parte, di sabbia nera, vulcanica, e là riposa.
Ha molta fame e inizia a cercare frutta. Non trova nessun frutto conosciuto, ma ce n'è uno nuovo, che sembra davvero succulento... la fame è troppo forte e decide di rischiare e di mangiarlo.
È delizioso!
Ne resta entusiasta. Si rimpinza la pancia e prende una decina di frutti per portarli con sé nella sua isola.
Passando per il lato conosciuto dell'isola misteriosa incrocia qualche abitante della tribù ed è il disastro! Gli abitanti di quell'isola iniziano a gridare furiosi! Sembrano insultarlo, sono fuori di loro. Alcuni spariscono nella vegetazione e poco dopo appaiono con degli archi e delle frecce. Cominciano a lanciarle contro di lui! Vogliono ammazzarlo! L'uomo comincia a fuggire, spaventatissimo.
Fa cadere dei frutti, ma arriva alla spiaggia e inizia a nuotare verso la propria isola. Sente dietro di sé le urla della tribu e il rumore di frecce che cadono nell'acqua vicino a lui.
Arrivato nella propria isola si nasconde in un posto sicuro. Tiene d'occhio la tribu dall'altra parte, che non attraversa lo stretto, per fortuna, ma che accende vari falò sulla spiaggia continuando a urlare e a minacciarlo.
Cade la notte e l'uomo alla fine dorme.
Il giorno dopo l'uomo resta sulla propria isola, attento e all'erta.
Il vulcano dell'atra isola sembra preparare un'eruzione... ci mancava solo questa...
Dopo qualche giorno si sveglia di soprassalto di notte e scopre che due individui della tribù dell'altra isola sono lì, seduti vicino a lui. Dopo lo spavento, nota che i due sono tranquilli. Iniziano a fare gesti e a dire qualche parola comune che conoscono e in qualche modo fanno capire che quei frutti erano sacri. Che non si possono mangiare (almeno questo è ciò che capisce l'uomo). L'uomo cerca di rassicurarli e di informarli che ha capito. Gli individui della tribù lo salutano e se ne vanno. L'uomo rimane pensieroso... soprattutto adesso che ha visto che gli abitanti dell'altra isola sanno attraversare il mare e conoscono il suo nascondiglio...
Dopo vari giorni tranquilli (a parte il vulcano che continua a sputare fumo e a ruggire) l'uomo decide di attraversare di nuovo il mare e di arrivare nell'altra isola. Non trova nessuno. Con cautela decide di avvicinarsi poco a poco al villaggio, ma non trova proprio nessuno. Resta nello spiazzo centrale del villaggio, desideroso di tornare a intessere buoni rapporti con la tribù. Passano le ore. Si stende nella tranquillità del giorno soleggiato e senza rendersene conto si addormenta.
Si sveglia di soprassalto, svegliato dalle urla degli abitanti del villaggio. È quasi notte e sembrano essere tornati tutti adesso. Sono infuriati, urlano, lo insultano, gli fanno gesti minacciosi. Qualcuno si avvicina e lo spinge via in modo aggressivo. L'uomo che dapprima cercava di calmarli, adesso si spaventa e inizia a fuggire. Gli abitanti dell'isola lo inseguono urlando.
L'uomo arriva velocemente sulla spiaggia, ma ...orrore! la sua isola non c'è più!
Sembra che l'isola misteriosa si sia allontanata di colpo e non c'è più niente all'orizzonte...
Gli indigeni arrivano urlando alla spiaggia e l'uomo decide di lanciarsi in acqua per salvarsi. Nuota lontano, ma non c'è nessuna isola da raggiungere ormai... resta al largo guardando la spiaggia piena di abitanti che urlano e lo insultano. Lui è spaventato... non sa bene cosa fare... inizia ad aver paura delle correnti e degli squali, ma non può più tornare sulla spiaggia adesso...
È esiliato nel mare. Ha perso la sua isola sicura... È in pericolo totale di vita...
Decide di aggirare delle rocce per cercare si lasciarsi dietro gli indigeni. Ha paura di nuotare tra quelle acque scure, ma è l'unica soluzione. Gli abitanti cercano di seguirlo e di mantenerlo a distanza, ma poco a poco cala la notte e non riescono ad aggirare gli scogli continuando a tenerlo sott'occhio.
L'uomo, spaventato dall'oscurità e affaticato dal nuoto, aggira tutta una piccola penisola e alla fine riesce ad arrivare a uno spazio sicuro tra due grandi rocce scure. Riesce a uscire dall'acqua e cade nel sonno più profondo.
Il giorno dopo si sveglia e si chiede cosa può fare: la sua isola è sparita, l'isola in cui si trova invece è ostile e minacciosa... passa quasi tutto il giorno pensando cosa fare... si arrampica un poco solo per riuscire a trovare qualche pozza d'acqua per bere, ma non osa allontanarsi dal suo nascondiglio.
Passa qualche giorno. Nulla cambia. L'uomo è costretto ad aggirarsi nelle vicinanze del suo rifugio per trovare qualche bacca e qualche frutto da mangiare, ma non osa spostarsi molto. A volte sente dei rumori che potrebbero essere gli indigeni e si mette in acqua e nuota lontano. Ma questa situazione non è sostenibile. Non può continuare così... Non gli viene in mente nessuna idea... è disperato e maledice il giorno in cui ha deciso di esplorare quell'isola stregata.
Un giorno decide di muoversi, nuotando, verso un altra spiaggia che ricordava di aver visto quando osservava l'isola da lontano. Dopo qualche ora, ci arriva in qualche modo. Non sa se è un posto sicuro, ma c'è un fiumiciattolo ed è più facile trovare qualcosa da mangiare. Può anche trovare dei legni per fare degli arpioni per pescare dei pesci. Purtroppo però non può accendere fuochi nè riposarsi tranquillo.
Il vulcano comincia a eruttare di nuovo. Questo posto sembra essere diventato l'inferno!...
Gli unici due piani che riesce a escogitare dopo tanto tempo in questa situazione è: o cercare di tornare in buoni rapporti con la tribù, oppure crearsi una imbarcazione e cercare di lanciarsi nell'oceano, oltre l'orizzonte, in direzione alla sua isola d'origine, sperando che si trovi appena oltra l'orizzonte...
Entrambi i piani però sono molto rischiosi e lo spaventano.
È davvero una situazione orribile. Piange e si dispera per aver perso la propria isola.
Passano ancora dei giorni e quando l'uomo decide di attraversare la spiaggia per prendere della frutta e bere un po' d'acqua, viene scoperto dagli indigeni. Urla e grida. Non si sono proprio calmati! Alcuni avevano portato archi e frecce e cercano di colpirlo.
Terrorizzato l'uomo si lancia di nuovo in mare e cerca di aggirare di nuovo gli scogli.
Ce la fa anche stavolta... gli schiamazzi degli indigeni sembrano essere d'appertutto. Non li vede, ma continuando a nuotare si rende conto che lo hanno circondato e che sanno che sta da qualche parte tra le due spiagge, protetto dagli scogli.
La situazione è critica... L'uomo torna nel piccolo anfratto che era stato il suo primo rifugio.
È disperato... non sa cosa fare, mentre il vulcano continua a sputare fuoco sempre più forte.
Solo di notte le voci degli indigeni sembrano svanire poco a poco e l'uomo decide di compiere un azione azzardata: a nuoto torna alla prima grande spiaggia che aveva calpestato per la prima volta, quella che stava direttamente davanti alla sua isola, e protetto dall'oscurità notturna, con tutta la cautela, si aggira tra i boschi alla ricerca di tronchi e di frutta. Ha deciso di costruirsi una zattera in qualche modo e di allontanarsi dall'isola, perchè ormai rimanerci è morte certa.
Non riesce a compiere la sua missione in una sola notte e il giorno dopo nota come la tribù continua a cercarlo e a pressarlo, con ira e rabbia. Non c'è soluzione: deve fuggire.
Aspetta che cali di nuovo la notte e torna di nuovo a cercare di concludere la sua zattera, con tutta l'attenzione del mondo.
Esplode con un fragore colossale il vulcano!
Tutti gli indigeni si svegliano: si nota una gran confusione nell'oscurità, tra gli alberi. Nella baraonda e nell'oscurità, in modo roccambolesco, l'uomo riesce a tornare nella spiaggia con i suoi tronchi e porta il materiale nel suo nascondiglio, sano e salvo.
Il giorno dopo si sveglia tardi, lavora sulla sua zattera mentre il vulcano borbotta sempre di più.
A fine giornata la zattera sembra pronta. Riesce anche a racimolare dei frutti e a raccogliere dell'acqua per il suo viaggio oltre all'orizzonte... Adesso solo bisogna salpare...
Non lo fa...non osa... aspetta... cala la notte.
Quella notte aha incubi orribili. Si sveglia molte volte. Alla fine arriva l'alba confortante...
Deve trovare il coraggio di andare. Passano preziose ore di luce mentre la mente dell'uomo cerca mille possibilità alternative per evitare di partire... pensa se non sarebbe il caso di aspettare che, miracolosamente, l'isola torni ad avvicinarsi alla sua... in fondo quella misteriosa apparizione era già successa... ma potrebbe anche non succedere più... potrebbe anche essere ogni giorno più lontana... alla fine un ennesimo scoppio del vulcano gli dà l'ultimo scossone per lanciarsi.
E va...
Verso l'orizzonte...
Si allontana poco a poco dall'isola. Si aiuta con un remo fatto alla buona. Gli indigeni lo scorgono e iniziano a urlare minacciosi... ma lui, lentamente, si allontana...
Ad un certo punto arriva a un paio di chilometri di distanza dall'isola... Inizia a guardarsi indietro: l'isola misteriosa... guarda davanti: l'orizzonte infinito, vuoto, tutto l'oceano davanti. Inizia a dubitare... resta un bel po' fermo, senza sapere cosa fare. Rimpiange la terra ferma dell'isola misteriosa, maledice la tribù, piange la sua isola originaria e resta, disperato, chiedendosi cosa fare... quale sarà la soluzione meno pericolosa? Tornare o andare avanti?
Il tempo passa, l'acqua è poca, il cibo anche... decide di proseguire...
Verso sera è già lontano, ma si muove piano... dietro di sé solo la sagoma dell'isola, in lontananza. il vulcano che sputa fuoco e fumo... davanti: ancora niente...
Cala la notte. Grandi pesci minacciosi sembrano aggirare la zattera, non molto solida... la paura è grande, la solitudine infinita.
Dorme e si risveglia: l'isola dietro di lui quasi non si vede più, ma c'è il fumo del vulcano che mostra ancora la sua presenza. Attorno a lui, a parte quel riferimento: niente. Solo acqua e onde.
Passa la giornata e verso sera non si vede più niente tutto attorno... pensa se non è il caso di cercare di tornare indietro... la fatica è grande: sta remando tutto il giorno... il cibo è poco... sta tutto il giorno sotto il sole e con la pella arsa dal sale marino...
L'acqua sta già terminando... un po' è caduta, spinta dalle ondulazioni dei flutti...
La notte sta scendendo e non si vede niente all'orizzonte. L'uomo piange amaramente... ma ogni secondo scruta l'orizzonte sperando di vedere un miracolo: la sua isola.
Ma niente: il giorno successivo è uguale e monotono... nessuna sorpresa. L'uomo è esasperato. cerca di centellinare l'acqua e i pochi frutti che gli restano, ma è nervoso e spaventato...
A metà pomeriggio il cielo sembra farsi scuro... una tempesta all'orizzonte... L'uomo si guarda attorno, ma c'è solo acqua. Disperato chiede clemenza al cielo. Si sente fragile, perso, impotente, disperato... ogni direzione potrebbe nascondere l'isola, ma nulla appare... ogni pensiero gli fa notare come è sempre infinitamente più probabile che stia sbagliando rotta invece che sia sulla rotta giusta... è una questione di statistica e ormai ha perso completamente l'orientamento, non sa se le correnti lo hanno spinto alla deriva oppure no... non sa più nulla.
Il temporale si sta intensificando all'orizzonte. Il vento comincia a essere fresco e a spazzare la superficie. L'uomo teme che le onde possano distruggere la sua zattera (sarebbe davvero probabile...). Prega non si sa chi perché tutto finisca...
Invece inizia a piovere e le onde diventano poco a poco più agitate.
Cala la notte: disperazione... all'orizzonte tuoni e fulmini...
La paura è grande ma la stanchezza ancora più forte e alla fine l'uomo cade stremato nel sonno, sotto la pioggia.
La mattina dopo la tempesta sembra essere passata al largo e averlo risparmiato. Però il movimento delle onde ha fatto cadere gli ultimi frutti che aveva, il remo e l'arpione per pescare... adesso è proprio alla deriva. L'unica nota positiva (oltre al fatto di essere ancora vivo) è che la pioggia ha riempito i suoi contenitori d'acqua.
Continua il viaggio nel nulla...
Passano un paio di giorni deliranti...
Finisce davvero l'acqua...
L'uomo perde ogni speranza. La sua isola non appare più.
Sa che è arrivata la sua ora: non ha più energia, non ha più cibo né acqua, non ha modo di decidere la sua direzione e intorno a lui solo l'oceano immenso.
Si abbandona. Si lascia andare: si distende sulla piccola e stretta zattera che poco a poco si sta sfasciando e guarda il cielo passare dalla luce della sera alla notte... con le stelle...
Inizia un viaggio delirante nella sua mente... tra la vita e la morte... i sogni si confondono con la realtà... le paure con la certezza di non aver più speranza... vede varie volte la sua isola, ma era un sogno, confonde le due isole nella sua memoria, non ricorda più chi è, chi sono gli indigeni. Tutti hanno la sua faccia, sono tui lui stesso che si caccia da solo, che urla con mille bocche all'unisono, che vuole uccidersi, che vuole scappare da se stesso e che passa da un'isola all'altra che è sempre la stessa isola: lo stesso incubo. I vulcani sputano fiamme come in una sorta di conversazione rabbiosa.
Ed ecco che l'eruzione è fortissima!
In confusione tra sogni e realtà, incubi e miraggi, l'uomo si raddrizza sui pochi pali ancora legati supra l'acqua e vede... un vulcano all'orizzonte... un vulcano in eruzione con fiumi di lava... laggiù in fondo all'orizzonte.
È la sua isola!!!
Si lancia in acqua e scopre che non ha forze per nuotare... quasi non riesce a tenere gli occhi aperti... non può remare verso l'isola... non sa se ci sta andando contro oppure no... non sa se credere che sia vero o no... non sa se sperare o no...
Esausto perde conoscenza. Si risveglia molto tempo dopo e sembra andare al largo dell'isola senza intercettarla... Di fatto sembra che ci sia passato vicino e che adesso si stia perdendo di uovo verso l'orizzonte. Disperazione totale... Ultimo urlo di rabbia. Ultimo pianto e svenimento finale.
Si sveglia sulla spiaggia della sua isola, semimorto.
Un uomo della tribù, unico e solo, gli sta dando acqua e si sta prendendo cura di lui.
Alla fine, dopo vari momenti di sonno, riesce a svegliarsi e ad alzarsi. Scopre che l'uomo della tribù sta là, nella sua isola, da solo. Anche lui ha perso la sua isola.
Passano i giorno e torna la normalità, l'uomo è entusiasta di stare di nuovo nella sua isola, sano e salvo, e senza persone minacciose e ostili.
Un giorno l'uomo della tribù gli fa cenno di seguirlo e lo porta verso una caverna che sta alla base del vulcano in eruzione. L'uomo teme di entrare laggiù. L'indigeno lo sprona a passare, ma l'uomo si rifiuta.
Nei giorni seguenti l'indigeno ogni tanto cerca di invitare l'uomo ad entrare nella caverna, ma il vulcano sembra sempre più pericoloso e l'uomo teme che una frana lo chiuda dentro alla caverna per sempre.
Dopo ripetuti tentativi, un giorno l'uomo accetta l'insistente invito del suo amico ad entrare nella caverna.
L'i trova una meravigliosa fonte di acqua cristallina e una piscina trasparentissima dove un raggio di luce illumina d'azzurro le profondità piene di pietre luccicanti.
È meraviglioso.
L'uomo si tuffa nell'acqua rifrescante e dissetante.
È il posto più bello che abbia mai visto. A partire da quel giorno quella sarà la sua nuova casa.
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Ecco. Fine.
Qualcuno riesce a capire qual è il significato di questo misterioso racconto? hehe.
Saturday, 16 May 2020
Wednesday, 15 April 2020
aborigenal islands
Salió un mapa de islas lingüísticas. Cómo un archipiélago de verdad.
Lo mismo ahora hago por Australia con los idiomas aborígenes.
Ese es el resultado
Tuesday, 10 March 2020
alcune isole
Monday, 29 July 2019
isole italiane
Sunday, 23 June 2019
messaggio da un sogno-11
[...]
"...Penso che dovrò uscire un po' dalla mia isola centrale..."
"Secondo me la metafora giusta è la seguente: nell'isola centrale c'è un faro. Il faro illumina con la sua luce ed è assolutamente utile, necessario. Ci sono però molte altre isole. E molte di queste isole restano al buio. L'oscurità in cui sono sommerse le rende invisibili, le fa sparire, ma non è che smettano per questo di esistere..."
[In questo sogno l'isola centrale era un modo poetico di esprimere un concetto che equivaleva all'idea della mente cosciente. Il faro era la razionalità. Le altre isole erano tutto ciò che esiste e che può essere percepito]
Saturday, 19 May 2018
Tuesday, 3 November 2015
islands where i've been
Sunday, 14 June 2015
inscripción hebraica en faváritx?
Sunday, 12 April 2015
isole verdi - bolle d'ossigeno
questo perché di fronte alle necessità la razza umana si ingegna e ricava soluzioni che le permettono di sopravvivere o di vivere meglio.
giusto?
no.
mi spiace, ma questa affermazione è totalmente sbagliata.
la dimostrazione è evidente se consideriamo il fatto del grande sforzo che la razza umana realizza per creare grandi tecnologie: energia! centrali idroelettriche, geotermiche, nucleari, eoliche, solari, etc...
tutte queste istallazioni sono state create per la sopravvivenza o il miglioramento della vita dell'uomo?
si, direte voi, e invece no!
queste istallazioni servono solo per fare soldi a qualcuno!
so che questa affermazione sembra esagerata, ma considerate questo fatto: mentre nel mondo si costruiscono molte costosissime centrali nucleari, termiche, chimiche, idroelettriche... centrali di tutti i tipi insomma, nessuno si mette a investire, per esempio, in una centrale di ossigeno!
una centrale di ossigeno??!??!
si!
si tratterebbe di una centrale che serva a riequilibrare le emissioni di gas nocivi alla salute della vita nel nostro pianeta. vi sembra poco utile?
no. eppure non si fa!
e non perché non serva: questa questione è anzi, cruciale, essenziale, vitale, decisiva per il nostro futuro immediato! non si fa soltanto perché... con una centrale di ossigeno... non si fa soldi!
una centrale che solo immette nell'aria dell'ossigeno che tutti, liberamente, respirerebbero senza pagare? ma scherziamo? chi sarebbe così scemo da costruire una cosa del genere?
non ha senso nell'ottica del profitto.
in effetti nell'ottica del profitto no, però sì che ha logica dal punto di vista della sopravvivenza della nostra specie e nel contesto globale della sostenibilità della nostra presenza sul pianeta e della nostra salute in generale.
beh, visto che nessuno si deciderà mai ad investire in una tecnologia antieconomica di produzione di ossigeno nell'atmosfera (almeno finché non riusciranno a farcelo pagare in bolletta...), mi sa che sarò costretto a pensare ad un sistema alternativo per cercare di arginare questo problema dell'assenza di questa utilissima centrale.
e userò per l'occasione un sistema molto vecchio. mooooolto vecchio! vecchissimo! più vecchio dell'uomo e della vita animale in genere: le piante!
bella scoperta! le piante! proprio un'ideona!
ma se le foreste vengono tagliate per far spazio all'agricoltura e alle città?... è assurdo!
abbiamo il problema della deforestazione! come facciamo a risolvere il problema dell'ossigeno con le piante?!
le foreste tropicali, i polmoni del pianeta, si stanno riducendo drasticamente... ma se non ci decidiamo (sempre per questioni di profitto) a smettere questa follia di tagliare tutte le aree verdi del pianeta... come potremmo dunque usare le piante per generare ossigeno?!?
beh, in realtà raramente le piante danno fastidio di per sé. non vengono tagliate per il gusto di tagliarle e non sempre per ricavarne legno o carta: uno dei problemi principali delle foreste è che stanno sopra a delle terre che si potrebbero destinare ad altre attività: l'agricoltura, l'edificazione, l'estrazione di minerali, l'industria... etc.... insomma tutte cose che fanno soldi!
siccome la razza umana, nel suo complesso, non è una razza intelligente, bensì una specie autodistruttiva e suicida, prendiamo atto che, finché non si capisce come bloccare la brama di profitto degli individui, si continuerà a tagliare e a ridurre tutte le foreste del pianeta.
ok. accettato.
quindi?
mettiamo dunque in atto un piano d'emergenza: un piano B...
le bolle verdi! delle isole di produzione d'ossigeno!
delle centrali d'aria pura nell'oceano!
questa utopica tecnologia da quattro soldi si basa su un concetto molto semplice: sul nostro pianeta non manca terra, bensì manca superficie terrestre!
sotto la terra infatti, cosa c'è? altra terra!
perfetto, allora non manca terra! semplicemente è ubicata nel posto sbagliato: prendiamo della terra che non si usa (semplicemente perché sta sotto a dell'altra terra) e costruiamo delle isole galleggianti da liberare nell'oceano!
prima di liberarle però piantiamo un sacco di piante: piante qualsiasi, resistenti a vari climi non troppo estremi, e poi lasciamole andare alla deriva.
le isole verdi diventerebbero una sorta di centrali di ossigeno che non hanno bisogno di manutenzione né di investimenti colossali: solo basta costruirle e poi durano quel che durano (il più possibile, è ovvio).
senza essere sfruttabili per l'agricoltura, per l'industria del legno o per l'edificazione o l'estrazione mineraria, queste isole sarebbero finalmente al sicuro dalla vorace idiozia autodistruttiva della razza umana!
evviva!
inoltre, il fatto che siano strutture galleggianti rende minimo l'impatto nell'ecosistema degli oceani. praticamente inesistente!
l'idea abbozzata è molto semplice: una struttura con base appesantita (magari da una zavorra ben isolata di scarti e residui difficili da collocare nelle nostre terre e che comunque non per questo smettiamo di produrre e di diffondere nei nostri ecosistemi), una base di "terra presa da sotto la terra", dove poi piantare lo strato verde propriamente detto (alberi, erbe, culture idroponiche e piante in generale), una struttura protettiva che ripari dall'impazzare delle onde oceaniche e dall'entrata di troppa acqua marina salata.
questa ultima protezione potrebbe essere anche una specie di struttura a serra in modo da mantenere condizioni climatiche più costanti per la bolla galleggiante.
ed ecco fatto!
in quattro e quattr'otto la nostra centrale di produzione di ossigeno è stata generata e con un investimento molto limitato di di soldi: solo la creazione della struttura di base e l'estrazione della "terra sotto la terra" da mettere nell'isola.
sento già arrivare dei commenti sarcastici su questa idea: beh, sí. in realtà so che é na cazzata. ma è anche un po' una provocazione. la vera questione è: perché non ci sono centrali ad ossigeno? tanto discutere delle emissioni di gas tossici, ma nessuno muove un dito per rigenerare una giusta proporzione di ossigeno nella nostra atmosfera...
io non sono uno scienziato, non ho soluzioni tecniche per cercare di generare ossigeno, né sono l'imperatore del mondo per bloccare lo sfruttamento criminale delle nostre foreste, quindi quello che posso fare è creare un'utopia:
l'utopia delle centrali a bolla d'ossigeno, le isole verdi!
e vissero tutti felici e contenti
Wednesday, 24 December 2014
Friday, 28 November 2014
Archipiélago Barcelona
la cuestión interesante es que una ciudad es un tejido continuo de edificios y calles pero la manera de vivir la ciudad es diferente: uno se mueve por barrio conocidos y familiares, donde va a buscar cosas en concreto mientras que grandes áreas de la ciudad se recorren tan solo como distancia entre un punto de interés y otro.
por ejemplo, en el caso de Barcelona, es muy normal que la gente viva el centro y se mueva a Gràcia o las playas recorriendo los barrios entre medios tan solo para llegar a "otro sitio".
así que la ciudad que en su mapa típico se representa así:
en realidad se podría representar por núcleos de interés principales que atraen la gente en sus salidas mientras que el resto de la ciudad se queda como zona de paso, o zona de viviendas simplemente. algo de este tipo:
es obvio que no tengo la pretensión de que esta perspectiva personal sea algo universal que tenga que valer para todos. consideremos tan solo que pueda representar la visión de un italo-barcelonés medio, quizás, o la visión superficial de un nuevo habitante de la ciudad.
como podemos ver entonces, ya tenemos nuestras islas marcadas y lo que está en medio son mares o estrechos que separan barrios-isla de la ciudad.
es así que surge el mapa del Archipiélago Barcelona! un mapa antiguo gracias al cual los piratas se mueven por los mares de esta ciudad encontrando sus bases donde esconderse y los tesoros que encontrar! et voila!
¿y tú, en qué isla vives?
...yo en el mar... jiji
Saturday, 10 May 2014
Friday, 7 March 2014
NUBES DE LANZAROTE
como siempre en esos casos la música mejor es la de koyaanisqatsi sin duda.
el vídeo, en mejor calidad, es visible en youtube: nubes de Lanzarote
Thursday, 6 March 2014
circulación en las islas
después de un atento análisis del caso creo haber descubierto lo que inspiró los isleños en el diseño de sus desvíos de circulación: los nudos marineros!
de hecho es obvio que un pueblo de mar tome como referencia estos nudos para todo tipo de conexión, incluso las terrestres.
así que para dar una idea gráfica de lo que estamos hablando, esta es exactamente la sensación que se tiene al intentar entrar en la ciudadecita de Arrecife: os invito a intentar pasar desde Arrecife Sur a Arrecife Norte según este esquema.
suerte!
Tuesday, 27 April 2010
Zonte a Venexia






















