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Friday, 23 July 2021

etimologia veneta

Giocando a realizzare il post "Connessioni Linguistiche" tra varie lingue e il dialetto veneto, ho approfittato per fare la lista di tutta una serie di parole prettamente venete che hanno corrispondenti con altre lingue che conosco o con le quali sono venuto in contatto.

Il post è tra il serio e lo scherzoso, essendoci delle connessioni ovviamente non riconducibili a influenze mutue tra Veneto e altre lingue (a volte si tratta di assonanze, a volte di ascendenze comuni dal latino o dalla radice indoeuropea o a volte di prestiti linguistici comuni). 

Tuttavia a volte la connessione storica c'è! 

E frugando un poco qua e là ho scovato le etimologie di alcune parole emblematiche della parlata veneta!

La scientificità di queste origini etimologiche potrebbero essere dubbie: alcune etimologie sono dei ritrovamenti fatti in internet, ipotesi possibili e, la maggior parte, sono delle teorie mie di cui, però, sono piuttosto sicuro, avendo io il pallino della linguistica.

(Lascio comunque da parte le etimologie di parole fin troppo ovvie come "schei", "tosato", "onbra", "caívo", mona", "ciao", etc... e anche quelle di parole che pur essendo molto tipiche, hanno una corrispondente diretto chiarissimo con analoghe parole italiane, e quindi analoga etimologia, come per esempio "strassa" e "straccio", "scavessar" e "scavezzacollo", "naransa" e "arancia" oppure "ciapar" e "acchiappare...) 

Lascio dunque qui una lista di parole dall'etimologia "ritrovata" affinché internet le conservi e le mantenga disponibili a futuri studi...

Cominciamo!

- Àmia (zia) viene dal latino "amita" ovvero zia paterna.

- Bagigi (arachidi) deriva da una parola araba e cioè il termine "habb'aziz" dal significato di "bacca rinomata".

- Barco (rimessa per attrezzi), anche se può sembrare affine alla parola "barca", sembra invece essere una derivazione del termine latino "parcere" ovvero "contenersi". Parole latine come "bareca" e "parricus" significano rispettivamente "edificio rustico" e "recinto". Questa origine sarebbe quindi la stessa della parola "parco" o di termini relativi al contenersi quali il verbo "risparmiare" o l'aggettivo "parco" (e siccome la radice indoeuropea è comune ad altre lingue, si tratta di una parola vicina al tedesco "pferch" cioè recinto, "to spare" inglese, etc). L'idea del recinto sembra probabile, vorrei comunque proporre anche un'origine diversa e cioè la parola araba "bàrchane" o "bargah" che significa "tenda", "padiglione" e anche "luogo dove conservare le merci". Etimologia già suggerita da alcuni studiosi per la parola "baracca".

- Baro (cespo o cespuglio) deriva dalla radice celtica "barros" dal significato di "ciuffo", "cespuglio".

- Baúco (tonto, scemo) sembra derivare dalla stessa origine del termine spagnolo "embaucar" che significa "ingannare", "prendere per i fondelli". Secondo gli studi sull'etimologia del termine spagnolo sembra che la parola derivi dal Latino "baba" come radice onomatopeica che ha originato parole come "balbuzie" e "barbaro". Se diamo credito a questa ricostruzione (che suppongo sia sostentata da studi linguistici seri) vorrei però proporre che non derivi direttamente da "baba", il che mi sembrerebbe piuttosto strana come derivazione logica, ma da "balbus" (origine diretta del termine balbuziente) e cioè qualcuno che non sa parlare. L'ipotesi che sostengo dunque è che derivi dal termine "balbuco" dove la desinenza "-uco" è dispregiativa ed è soltanto per rafforzare l'insulto.

- Becher (macellaio) deriva dalla parola "becco" e cioè il caprone. A sua volta questa viene dal Latino "ibex" e cioè capra selvatica.

- Bisso (piccolo animaletto, insetto) viene dal termine latino "bestius" e cioè "animale", "bestia", analogamente allo spagnolo-portoghese "bicho".

- Bocia (bambino) avrebbe la sua origine dal fatto che un tempo i bambini avevano i capelli rasati e quindi la testa era simile a una "boccia". Concetto non molto distante dall'idea di chiamare "tosato" il ragazzo.

- Bora (vento del nord) viene dal termine latino "boreas" dallo stesso significato. Il termine ha dato origine a parole come "burrasca" in Italiano e "bora" (raffica di vento) in Greco, ma non escluderei che avesse originato anche il termine turco "bora" dal significato di "uragano" e la parola albanese "borë" con il significato di "neve".

Boresso (ilarità, ridarella), da cui anche la parola "inboressà" è anche in questo caso una apportazione tedesca visto che la parola "berausch" significa ebrezza, allegria. Posso facilmente immaginare un abitante del Veneto che pronuncia a modo suo la parola "berausch" pronunciata come "beróiss" ma sicuramente poi storpiata in "borèiss".

- Braghe (o braghesse) viene dal celtico "braga" passando per intermediazione latina attraverso il termine "braca". È la stessa origine di "bragas" in Spagnolo.

- Branca (manciata) deriva appunto dal termine arcaico "branca" ovvero artiglio. Questo termine è l'origine del verbo italiano "abbrancare" che significa afferrare con forza, acchiappare. Alcune teorie però pendono per il termine "branco" quindi "far branco", "raggruppare", anche questo possibile.

- Brincar (acciuffare) secondo me potrebbe derivare dal termine latino "vinculum" dal significato di legatura (così come il verbo "brincar" portoghese che però significa "giocare", "saltare"). Se così fosse il "brincar" veneto e il "vincolare" italiano deriverebbero dalla stessa radice (vediamo se qualcuno troverà un giorno le prove di questa teoria). In alternativa propongo la stessa origine della parola "branca" (manciata).

- Brìtoła significa "ronchetto, coltellino ad uncino" viene dallo Sloveno "britva" che significa "coltello".

Broar (scottarsi) è una parola di origine germanica. Deriva secondo me dal verbo tedesco "brodeln" (ribollire).

- Bromèstega (brina, gelo mattutino) deriva dal latino "bruma" che indica propriamente "il giorno più corto dell'anno" ovvero il "solstizio d'inverno" quindi periodo "freddo" e "gelato". Bromèstega quindi significa "evento proprio del periodo freddo".

- Bronsa (brace) dovrebbe avere la stessa origine della parola italiana, così come "brasa" spagnolo, "braise" francese, etc. Tutte queste parole sembrano derivare dalla radice germanica "brasa" (brace).

- Brosa (rugiada) viene dal latino "ros" dallo stesso significato.

- Butiro (burro) viene dal greco "boutyron" dallo stesso significato.

- Calcagno (tallone) deriva dal Latino "calx" dallo stesso significato. Da questa origine sono derivate anche le parole "calzature", "ricalcare" o "calco" (stessa etimologia di "calcanhar" portoghese).

- Całe e cioè la "via", la "strada" deriva dal Latino "callis" che significa "sentiero" (stessa etimologia dello spagnolo "calle").

- Carega (sedia) deriva dal latino "cathedra" evoluto nella forma popolare in "catecra" come si può leggere in iscrizioni a Pompei.

- Casołin (formaggiaio) ovviamente viene dal latino "caseus" (formaggio).

- Catar (trovare) viene dal verbo latino "captare" dal significato di "prendere" o "cercare di afferrare", ma che si usava anche con l'accezione di "percepire con i sensi" e quindi anche di "vedere". Da questo concetto, l'idea di "captare" come "trovare".

- Cheba (gabbia) deriverebbe dal Latino "cavea" che significa "gabbia". Non scarterei tuttavia una connessione con l'Arabo "ka'ba" che significa "scatola, cubo". Questa parola ha speciale importanza nel mondo arabo visto che il luogo più sacro della Mecca è un grande cubo denominato appunto "al-ka'ba".

- Ciò! e cioè la tipica interiazione veneta dal significato ampio e che varia tra Toh! Guarda un po'! Ehi(tu)! Ascolta! Per forza! è una derivazione del verbo "ciol!" e cioè "prendi!" così come l'italiano "toh!". Tra l'altro "cior" (prendere) si può dire anche "tor", per cui il parallelismo "ciò" e "toh" è completo.

- Cior (o anche tor) significa prendere. Viene dal termine latino "tollere" che significa "levare", come l'italiano "togliere".

- Ciuco (ubriaco) sembra essere generalmente fatto risalire dall'antico francese "clocker" con l'idea di "dondolare come una campana", come suggerito per esempio nel Glossario Etimologico Piemontese. Altre proposte suggeriscono un'associazione con la parola "ciuco" nel senso di "asino" e quindi un modo di dire che l'ubriaco diventa poco sveglio. Personalmente mi sembra più probabile un'altra ipotesi che suggerisco e cioè l'ascendenza germanica del termine. In Tedesco moderno il termine per indicare un sorso è "schluck". Il termine viene dal proto-germanico "kekǭ" con il significato di "ingoiare, bere". Date le forti influenze germaniche su tutta l'Italia del nord durante tutta la storia e l'associazione generalizzata e stereotipata dei termini relativi al bere con i popoli germanici (tipo trincar, sgnapa, birra, etc...) mi sembra più logico far risalire il termine a questa radice.

- Còtoła (gonna) deriva dal diminutivo di "cotta" (giubbetto) parola latina, ma che sembrerebbe derivare da radice germanica. L'etimologia è comunque uguale a quella della parola "cotta" italiana.

- Culier (mestolo/cucchiaio) trova un corrispettivo nell'antico Francese "cuiller" e nel Portoghese moderno "culher". Si tratta di un termine derivante dal Latino "coclear", dalla parola "cocleae" a sua volta procedente dal Greco antico "kokhlías".

- Cuna (cioè "culla") viene dal Latino "cunae", un pluralia tantum.

- Da rente (vicino) viene dal Latino "radente". In Portoghese esiste la stessa parola "rente" con lo stesso significato di "vicino", l'origine è per tanto la stessa.

- Deghejo (disastro, parapiglia) è una parola piuttosto recente nel Veneto, anche se abbondantemente diffusa. Deriva dalla pronuncia (incorretta) termine spagnolo "degüello" e cioè, letteralmente, "sgozzamento". L'origine sembra essere cinematografica, dovuta all'uso di questo termine nel film western "la battaglia di Alamo" dove l'esercito messicano metteva sotto assedio un forte usando questa parola che, tra l'altro, è il titolo della musica di Ennio Morricone per lo stesso film). "Degüello" deriva dal verbo latino "decollare" cioè "tagliare il collo o la gola" di un animale.

- Disnar (pranzare), esattamente come l'inglese "dinner", il catalano "dinar", il francese "diner" e lo spagnolo "desayunar" viene dal gallo-latino "desjunare" che a sua volta procede dal latino volgare "disjejunare" e cioè terminare il digiuno.

- Faral (o feral) che significa "fanale, lanterna" anche se sembra simile al termine italiano ha una origine diversa: deriva infatti dal latino "pharus" (faro) mentre "fanale" deriva dal greco "phanós" (lampada).

- Frègoła (briciola) deriva dal verbo latino "fricare" che significa "sminuzzare".

- Goto (bicchiere) viene dal Latino volgare "gottu(m)" e cioè piccola caraffa. L'etimologia è chiaramente analoga a quella del catalano "got" (bicchiere).

- Grassa nel senso di concime, letame, viene dal tardo latino "crassu(m)" che indica generalmente qualcosa di florido e fertile.

- Grébano (terreno pietroso e inconlto, ma anche persona rustica, zoticone) è stato fatto risalire da una radice germanica dal significato di "cresta", "monte", ma personalmente trovo più logico pensare che derivi dal latino "glaeba" e cioè "zolla di terra". 

- Guaivo,o vaivo, (liscio, pareggiato, uniforme) deriva a mio parere dalla stessa radice di "uguale", per cui "igualare" e "sguaivar" (svaivar) deriverebbero entrambi dal termine latino "aequalis" a sua volta derivante da "aequus" dal significato appunto di "uguale", "piano", "equo".

- Inciucarse che significa che qualcosa va di traverso mentre si mangia o si beve è sorprendentemente simile all'inglese "to choke" che presenta lo stesso significato. L'origine del termine risale attraverso la radice germanica fino alla radice indoeuropea, ma la connessione con il Veneto è sicuramente dovuta a influenze longobarde, franche, ostrogote o austriache. La radice proto-germanica di "to choke" è termine "kekǭ" dal significato di "ingoiare". Questa radice antica potrebbe non sembrare particolarmente simile al verbo "inciucarse", ma se pensiamo che oggi giorno il termine tedesco per ingoiare è "schlucken" vediamo che i due verbi non sono poi così distanti. Il germanismo quindi potrebbe essere più moderno, forse austriaco.

- Incoconar (ingozzarsi, rimpinzarsi, riempirsi di cibo) a mio parere viene dalla stessa radice del verbo "inciucarse" e cioè il termine proto-germanico "kekǭ" che significa "ingoiare". Considerando che il Tedesco moderno usa una parola derivata da questa radice che presenta lo stesso significato (schlucken), ma che suona già piuttosto diversa (più simile a "inciucarse" che a "incoconar"), suggerirei una apportazione linguistica antica, forse longobarda o franca.

- Infiar (gonfiare) viene dal latino "inflare" con lo stesso significato.

- Inpirar (infilare) viene dalla radice latina "pila" e cioè "colonna". Infilare in un certo senso sta per incolonnare, mettere in fila uno sopra l'altro. Anche se molti linguisti non considerano questa ipotesi a me sembra fin troppo intuitivo far risalire a questa stessa radice la parola "pirón" (e cioè forchetta).

- Inpissar (accendere) ha la stessa origine (non del tutto certa) dell'italiano "appiccare" e cioè il verbo latino "picare", probabilmente, che significa "attaccare con la pece". Questo era probabilmente il primo passo per accendere un fuoco. 

- Insenbrar (mescolare insieme) viene dalla stessa radice della parola "insieme" o del francese "ensamble" e cioè il latino "insimul" e cioè "allo stesso tempo, simultaneamente". Dalla stessa parola deriva "simile" e "assemblea", per esempio.

- Intimeła (fodera) deriva dal greco "endyma" e cioè "vestito", "copertura".

- Intivar (indovinare, azzeccare) viene dal latino "intypare" e cioè "colpire nel segno". A sua volta derivante dal greco "typos" con il significato di "colpo", "segno"

- Łarin (cioè il "caminetto") viene dalla stessa radice di "focolare" ovvero i "lares foci" che rappresenta il luogo dove si prepara il fuoco in casa, ma che rappresenta anche la stessa famiglia, infatti la parola "lar" era il nome delle divinità protettrici della casa e della famiglia. I "lares" si possono definire come la versione divinizzata degli antenati della famiglia ed erano delle statuine collocate in piccoli altari presenti dentro casa, per proteggere chi ci abitava. Questi altarini erano chiamati "lararia" ed erano il luogo sacro della famiglia. In Portoghese la parola "lar" significa "focolare" così come il termine catalano "llar".

- Marangon (falegname) deriva dalla parola "marranca" ovvero "marra" (falcetto, zappa, ascia). La parola veneta, attraverso la storia della Serenissima, è diventata il termine falegname per lingue come l'Albanese, il Greco moderno e il Turco.

- Massa, che significa "troppo", viene dal latino "magis" che significa "di più". Si tratta della stessa etimologia del catalano "massa" e dello spagnolo "demasiado" dallo stesso significato.

- Mojo, che significa "bagnato" ha la stessa origine di parole come il francese "mouiller", lo spagnolo "mojar", il portoghese "molhar" e il catalano "mullar" (tutte parole che significano "bagnare"). Anche per il Veneto quindi l'origine è la stessa: Latino volgare: "molliare" dal Latino classico "mollire" cioè soavizzare, rendere molle.

- Mołena (mollica) deriva dal termine latino "mollis" e cioè molle, soffice.

- Morbin (allegria, entusiasmo) deriva dalla parola "morbio" / "murbio" cioè vivace, allegro, ma anche rigoglioso. Questa idea di germoglio è l'origine di questo termine che deriva dal latino "morbidus" e cioè tenero, soffice, in questo caso tenero come un germoglio.

- Mussato (zanzara). L'ipotesi riportata nel Dizionario del Dialetto di Capodistria dove si afferma che il termine deriverebbe, secondo certi studi linguistici, dalla radice "musteu" dal significato di "mosto" con il suffisso "-attu" e che significherebbe "moscerino che nasce nel periodo della fermentazione del vino". Si cita, tra l'altro, l'analogia con l'Albanese "mushkonjë". Questa teoria e questa connessione logica con un animale tipico del mosto, cosa che non è tipica della zanzara, bensì, forse, del moscerino) non mi convince del tutto, personalmente mi sembrerebbe più probabile che "mussato" venga da "muscato" e cioè dal latino "musca" con un suffisso dispregiativo, origine non dissimile dallo spagnolo "mosquito".

- Musso (somaro, asino) è ufficialmente un etimo incerto, alcuni non escludono la connessione con il termine toscano "miccio" dallo stesso significato. In ogni caso anche "miccio" non ha un'origine chiara. Alcuni lo associano al termine tardo-latino "muscella" che indica il mulo. Secondo me l'ipotesi più probabile è quella del termine latino "musimo" o "musmo" con significato di "asino non castrato". questo termine viene tra l'altro citato anche nel Dizionario Comparativo Latino-Etrusco per cui non escluderei, a priori, che il termine possa derivare da una latinizzazione di un termine etrusco originario (visto che poi il termine "miccio" resiste proprio in terre etrusche e che i "musimi" erano asini tipici soprattutto della Sardegna e della Corsica, anche quelle terre di antica influenza culturale etrusca).

- Mùtara (mucchio, accumulo) mi sembra logico che derivi dalla parola "multus" latina da cui la parola "multa" e cioè un ammasso di "molte cose".

- da Nóro (vicino) potrebbe derivare dal Longobardo o da qualche antica radice germanica essendo questo termine molto vicino alla pronuncia di "nära" o "neren" o "nerian", che sono antiche parole germaniche per dire per l'appunto "vicino". Praticamente la stessa radice dell'Inglese "near".

- Onde (dove) viene dal latino "unde".

- Osar (urlare) deriverebbe a mio parere dal termine "vosar" e cioè "usare la voce", così come in Siciliano "buciari" per dire la stessa cosa. L'etimologia più antica quindi seguirebbe quella della parola "voce".

- Paciołar (sbavare o far pastrocchi con la bocca) viene dalla radice tedesca "patschen" dal significato di "sguazzare". Questa radice è l'origine di altri vocaboli veneti come "pacioro" e "spàciara".

- Pacioro (fango) deriva dalla parola tedesca "patsch" nella sua accezione di "fango", "fanghiglia". 

- Pàndar (ammettere, confessare o tradirsi, dimostrare palesemente ciò che si tenta di nascondere) deriva dal latino "pandere" che significa "aprire", "distenedersi" e quindi usato nel senso di "aprirsi", "abbassare le difese", "mostrare tutto apertamente". Si tratta dunque della stessa origine del verbo "espandere".

- Papusse (pantofole da casa) deriva dalla parola araba "babush" che indica un tipo di calzature.

- Parar in Veneto significa "dirigere", "indirizzare", ma l'etimologia è la stessa del "parare" italiano. Si tratta quindi di "parare" latino e cioè "preparare", "predisporre". L'accezione quindi è quella di "predisporre per il movimento" come nell'antico e celebre indovinello veronese dove è scritto "se pareba boves" nel senso di "tener davanti a sé" ma anche di "parar vanti" ovvero di "far procedere". L'accezione di movimento del verbo "parare" che in Veneto è l'unica possibile ("parar su", "parar zo", "parar fora", "parar vanti", "parar indiro"...) è a volte presente anche in Italiano (come nella forma "andare a parare") o addirittura già in Latino (riconoscibile nella formazione di verbi come "separare" o "sparare").

- Pegaísso cioè "appiccicoso", "viscoso" (e il termine "pégołarse" che significa "immischiarsi" oppure "pégoła" cioè "pece") vengono dal latino "picare" e cioè "imbrattare con la pece" (pece=pix, in Latino). Si tratta della stessa radice delle parole portoghes-spagnole "pegar", "desapego" e dell'aggetivo spagnolo "pegajoso".

- Pèrsego significa la "pesca", il frutto, e l'origine della parola è la stessa: viene dal Latino volgare "persicu(m) mala" cioè "mela della Persia".

- Pessa (muco nasale) credo derivi dal latino "spissus" e cioè "denso".

- Petar significa sia "attaccare", "incollare" che "sbattere", "toccare". Parrebbe derivare dal latino "peditare" nella sua accezione di "appoggiare". In Galizia si usa il verbo "petar" per dire "battere alla porta".

- Piron (forchetta) ha un etimo incerto e dibattuto da molto tempo. È molto diffusa la teoria che il termine derivi dal greco "peronion" e cioè chiavicchia, da cui (teoricamente) dovrebbe poi derivare la parola "pirouni" che in Greco moderno definisce appunto la forchetta. Queste teorie a mio parere risentono dell'abitudine di ritenere che tutto ciò che assomiglia a una parola greca viene dal Greco all'Italiano e non viceversa. Invece chiunque conosca un po' di storia e linguistica della Grecia sa benissimo che l'influenza veneziana in Grecia è stata molto potente e ci sono molte parole venete che si usano ancora in Greco moderno come "karekla" (sedia), "kadena" (catena), "ombrela" (ombrello), "kaminada" (camminata), "boukhali" (caraffa), "banio" (bagno), "veloudo" (velluto), "moustaci" (baffi), "komparòs" (compare), "koniadòs" (cognato), "barbòs" (zio), "lemonada" (limonata), "moneda" (moneta), "bora" (vento), "kamineto" (camino), "zòveno" (giovane), "marangòs" (falegname), "pastizada" (pasticcio), "lukaniko" (salsiccia), "feta" (il formaggio greco che si taglia a fette) e altre ancora. Considerando che la maggior parte di queste parole sono di uso domestico non mi sembrerebbe azzardato che insieme al caminetto, alla sedia, al boccale di limonata e al piatto di pasticcio e salsiccia, anche la forchetta potesse essere una parola di origine veneziana adottata dal Greco e non viceversa. Questa ipotesi la sostengo per due ragioni: la prima è che non vedo l'attinenza tra una forchetta e una chiavicchia (sarebbe poi tutto da vedere se "pirouni" derivasse da "peronion" o se non si tratti di una semplice assonanza); secondo perché per un veneto-parlante c'è una connessione logica diretta e totalmente intuitiva tra "piron" e il verbo "inpirar" che significa "infilare/inforcare". Per cui il "piron" è quella cosa che "inpira". Che io sappia nessun linguista però ha fatto risalire il verbo "inpirar" da "peronion", visto che mi pare più ovvia la derivazione dal latino "pila" ovvero mettere "in-pila", "infilare uno dopo l'altro". (vedi il termine "inpirar").

- Pitar (emettere un suono acuto / suonare) viene dall'onomatopea "piiit" e anche se questo può sembrare poco interessante è invece interessante notare come lo stesso verbo sia in uso nello Spagnolo e nel Portoghese.

- Pitusso e cioè pulcino secondo me potrebbe derivare dallo slavo "ptica" (pronuncia "ptizza") che significa "uccello". La stessa origine potrebbe aver generato la parola "pito" o "piton" e cioè "tacchino".

- Promoso (desideroso) è parola che deriva dal latino "promotus", participio passato del verbo "promovere" nel senso di "eccitare", "emozionare".

- Pupinoto, cioè "pupazzo", "fantoccio" deriva dal latino "pupus" (che significa "bambino", "pupo") così come parole del tipo "pupilla", "puppet" in Inglese e lo stesso termine di "pupazzo".

- Putel (bambino) viene dal latino "putus" con il significato di "ragazzo, bambino", la stessa origine dell'italiano "putto".

- Resentar, dal significato di "sciaquare" viene dal vocabolo latino "recentare" e cioè "far passare del liquido". Si tratta della stessa etimologia del Catalano "rentar" che significa "lavare".

- Ronsegar (russare) deriva dal latino "rhonchare" che è un prestito dalla lingua greca con il termine "rhonkhos" che indica il "gracchiare delle rane". Mentre il verbo "russare" italiano deriva dal longobardo "hruzzan".

- Ruga, piccola via, ancora presente nella nomenclatura del tessuto viario veneziano, viene dal Latino "ruga" che significava "ruga", "solco", "cammino". È la stessa origine della parola Portoghese "rua".

- Rumar dal significato di "rovistare" o "cercare senza sapere dove", o "ancora scavare confusamente", potrebbe venire con altissima probabilità dall'antico termine germanico "rûm" e cioè "spazio" (dal cuale deriva la parola "raum" tedesca e l'inglese "room"). Nella sua versione verbale "räumen" significa "svuotare, fare spazio" e quindi ecco il termine "rumar" come scavare (ricordiamo "rumatera" = talpa). Questo termine è lo stesso che ha dato origine al francese "arrumer" e allo spagnolo "arrumar".

- Russar e cioè "sfregare" o "strofinare" deriva dal termine latino volgare "ruptiare", una derivazione del verbo "rumpere" e cioè "spaccare, rompere, fare a pezzi".

- Sanca (sinistra) e Sanchin (mancino) potrebbe avere un'origine comune al verbo "stangar" usato dai gondolieri quando devono girare a sinistra. Se così fosse allora ci sarebbe un'analogia tra la parola "sanca" e la parola "stânga" del Rumeno che, appunto, significa "sinistra". A questo punto l'origine è latina e "sanco" procederebbe dalla parola "stancus". Ad esempio "manus stanca" sarebbe la mano "goffa", la mano "pesante", in opposizione alla mando "destra", quindi "agile", "veloce" e "precisa". È interessante notare che se "sanca" viene da "stanca" così come il verbo "stangar" della nautica veneziana, ci potrebbe probabilmente essere una connessione anche con un'altra parola sempre pronunciata "stanga" e cioè la denominazione delle aree esterne alle porte orientali di diverse città venete. Il riferimento in questo caso all'oriente come a qualcosa relativo alla "sinistra" (guardando verso sud?) oppure al significato del termine originario "stanco" sarebbe comunque tutta da dimostrare. Personalmente azzardo la possibilità che possa trattarsi di un modo di dire con riferimento a Venezia come centro commerciale (e linguisico, essendo il verbo "stangar" veneziano, appunto). Forse i commercianti che risalivano i fiumi del Veneto per vendere arrivavano comunemente alle città di terraferma da oriente, per cui l'idea di "girare la barca (stangar) e tornare indietro" verso Venezia era sempre riferibile a tornare ad Est, da qui la nomenclatura di "stanga" per i quartieri orientali delle città venete.

- Sangiuto e cioè "singhiozzo" viene dal Latino "singultare" e cioè proprio "singhiozzare".

Sata (spesso scritta come "zatta") è in Italiano la parola per dire "zampa". L'etimo è incerto da quanto sono riuscito a vedere, ma vorrei far notare certe somiglianze che potrebbero far pendere per delle teorie (peraltro già esistenti) sull'origine della parola "sata" da radici latine (e non tedesche o arabe come alcuni ipotizzano). "Zatta", da cui la parola "zattera" può essere messa in relazione ad altre parole di lingue latine dove un certo tipo di imbarcazione piatta è definita come "chiatta" in Italiano, "chata" in Spagnolo, "chatte" Francese e "ciata" in Genovese. Questa teoria a mio parere già molto forte, si rafforza ulteriormente seconsideriamo altre parole come il "chiatto" del Napoletano che indica persona bassa e tozza. "Chiatta" e "zatta" dunque deriverebbe da una radice comune: la parola "sciatta", anticamente scritta come "xata" o "jata" con l'idea generale di "piatta". Su questo si è già scritto molto, anche se non tutti i linguistisono d'accordo. Vorrei però apportare un'ulteriore prova per questa teoria: Se il termine "zatta/satta/sciatta/chiatta" si associa all'italiano "piatto" tutti derivanti dal latino volgare "platta",  il suono iniziale"pl-" si è trasformato in diversi suoni: "pi-/chi-/sci-/zi-/si-/j-" in base alle diverse aree geografiche dove veniva pronunciato. Questa cosa non è rara nelle lingue neolatine, e si dimostra non solo in esempi isolati (come "più" e "cchiù" oppure "piangere" e "chiagnere" in Napoletano, "spianata" e "chianata" in Siciliano, "pioppo" e "chopo" in Spagnolo, etc.), ma anche con parole che presentano esattamente le stesse trasformazioni fonetiche di "plattu(m)": ad esempio il verbo "pluere" latino che diventa "piovere" in Italiano, "pleuvoir" in Francese, "llover" (suono j-) in Spagnolo, "chover" (suono sci- ) oppure di nuovo il termine "plenus" che allo stesso modo diventa nelle varie lingue "pieno", "plain", "lleno", "cheio". Considerando che il Veneto normalmente non trasforma il "pl-" in "z-" proporrei l'ipotesi di un assimilazione attraverso un'altra lingua: forse il Genovese o lo Spagnolo arcaico dove il suono "sci" si trasoforma facilmente in "zi". Per concludere vorrei citare il Dizionario del Dialetto di Capodistria che cita un'origine del termine dall'alto tedesco "zata" dal significato di "branca". Ad ogni modo io propendo per l'origine latina e vorrei far notare una analogia per me molto emblematica: il termine veneto "zatta" sembra aver generato il nome dell'imbarcazione "zattera" così come, simmetricamente, nello spagnolola parola "pata" (zampa) e "patera" (imbarcazione precaria, gommone, zattera). Sarà un caso?

- Sberegar (sbraitare, urlare) viene dal basso-Latino "bragire" anche presente nella forma "bragitare" e derivazione del verbo "ragire" (far rumore, gridare) da cui deriva anche la parola italiana "ragliare".

Sbregar (strappare) anche in questo caso viene dal Tedesco "brechen" (rompere), sempre con l'intensificazione della "S" all'inizio.

- Sbrindołón e cioè "andare a zonzo" o "persona che va a spasso" deriverebbe anche in questo caso da una radice germanica risalente al Tedesco occidentale "wundrōjanan" e cioè "girovagare". Si tratta della stessa radice di "to wander" inglese e altri termini come "to wind" o il verbo tedesco "winden" con lo stesso significato di girare e di farsi spingere in traiettorie curve. Si tratta quindi di un aportazione germanica antica la cui parola originaria potrebbe essere leggermente diversa dalla sopracitata per via delle variazioni delle lingue germaniche con cui il Veneto è entrato in contatto durante la sua storia. Ad ogni modo se togliamo la "S-" rafforzativo ecco che "brindolon" non si discosta molto dal "wundrojan" germanico. Una storpiatura locale o una variante germanica specifica potrebbe tranquillamente aver creato una versione intermedia tipo "wruntojan" o "brondojan". Per chi voglia approfondire questa teoria, penso che questa spiegazione basti. Io credo sia molto probabile.

- Sbrissar (scivolare) potrebbe derivare dallo Sloveno. In questa lingua vicina al Veneto "sbrizan" significa passare un panno, uno straccio e mentre "sbrizati" significa passare una spugna su una superficie liscia e umida. Si potrebbe quindi supporre che una radice slava simile alla pronuncia "sbrissar" e con il significato di scivolare su qualcosa di liscio o bagnato possa essere l'origine della parola veneta.

- Scagno (sgabello) deriva dal latino "scamnum", dallo stesso significato.

- Scajo (ascella) deriva dal greco "maschálion" che è il diminutivo di "maschále" che significa appunto ascella.

- Scapołar (evitare una situazione), viene dal latino "excapulare" e cioè ex-capulare ovvero "liberarsi dal cappio". Si tratta della stessa radice della parola italiana "scapolo" il che mi sembra interessante come origine del termine... È invece un'origine diversa dal termine "scappare". Scappare ufficialmente viene da "excappare" e cioè togliersi la cappa, il cappuccio per fuggire meglio. Io comunque non escluderei l'origine "excapulare" anche per il termine italiano...

- Scarpía (ragnatela) anche se spesso si suggeriscono diverse origini, a mio parere, il termine deriva sicuramente dal latino "carpere" (dal significato di "filare").

- Scarpo (mammelle della mucca) a mio parere deve provenire dal greco "karpós" dal significato di "prodotto", "frutto".

- Schito (escremento di uccello) può sembrare un termine poco elegante da inserire in questa lista, ma a me sembra interessante dal punto di vista linguistico, visto che riconosco chiaramente un ascendenza dalla radice proto-germanica "skita" o "skitaz" che ha poi originato tutti i termini relativi algli escrementi in generale in tutte le lingue della famiglia germanica (tra cui lo "shit" inglese e lo "scheisse" tedesco moderno). Un escremento d'uccello quindi racchiude ben più storia e cultura di quanto possa sembrare a prima vista.

- Sćiona (anello, ciondolo) viene dalla stessa radice della parola "ciondolo", anche se non sembrerebbe a prima vista. Nel caso di "cioncolo" c'è un diminutivo che inganna: la parola in se sarebbe "ciondo" e in ogni caso il sostantivo (che definisce un anello appeso) deriva dal verbo "ciondolare". L'etimologia di "ciondolare" è risaputa e deriva dal Latino "ex-unda" e cioè muoversi come mosso dalle onde, ondulare. L'uso di anelli, sia come orecchini, sia per legare corde a carri o a briglie, erano oggetti che ondulavano, erano letteralmente l'idea stessa del "pendolo". Ad ogni modo, l'etimo di "ciondo" o "cionda" è lo stesso di "s-ciona" ed ecco spiegato il mistero.

- Sćioso (chiocciola) è tra i termini  a cui nessuno finora ha mai suggerito un'etimologia per quello che ho visto. Dopo vari studi sostengo che sia il termine "sćioso" che il termine "chiocciola" abbiano la stessa origine e cioè il corrispettivo latino "cochlea". Chiocciola deriva dal diminutivo di cochlea e cioè "cochleola", mentre il Veneto conserva la versione senza diminutivo e aggiunge, come spesso fa, una "S-" intensificativa. Quindi "s-cioso" deriva da "s-cocleo", passando per una forma intermedia (come in Italiano, del resto) dove "cochleo" passa a essere "clocheo" e poi "chioceo" a questo punto l'Italiano passa a "chiocciola" e il Veneto passa a "cioso" da cui, appunto "sćioso". 

- Sentarse (sedersi) deriva dal verbo latino "sedentare" cioè prendere un posto a sedere.

- Serar (chiudere) viene dal verbo latino "serrare" dallo stesso significato.

- Sfesa (fessura) dal latino "fissus" e cioè "spaccato".

- Sghinsar (schizzare) dovrebbe provenire dalla radice tedesca "witschen" con l'aggiunta di una S- intensificativa del significato. La parola germanica significa "scivolare", "scappar via" ed è la stessa radice della parola italiana "guizzare". L'etimo è suggerito nel "Glossario Etimologico Piemontese" per il termine "sghicèt" e per il verbo "sghicè" dal significato analogo allo "sghinsar" veneto.

Sgnacar (sbattere, lanciare con forza) a mio parere ha la stessa origine del verbo "to knock" inglese. Si tratta cioè della radice germanica "knoko" o "kneukaz" dallo stesso significato del termine veneto.

- Sgnapa (grappa) ovviamente e senza dubbi viene dal Tedesco "sniapp"

- Sguatarar dal significato di "scuotere un contenitore con del liquido dentro" quindi un concetto a metà tra "sciacquare" (resentar) e "scrollare" (sgorlar). In questo caso l'origine del termine è la stessa di "scuotere" e cioè la parola tardo-latina "exquotere".

Sleca (colpo, sberla) anche in questo caso viene dal Tedesco "schlagen" con lo stesso significato.

- Slepa (sberla) dalla radice basso-tedesca "slappe" e cioè schiaffo.

- Smassucar significa ammaccare e letteralmente deriva dall'idea di "colpire con una mazza". Il termine viene dal latino "martus" che significa "mazza", "martello" e quindi il significato originale del verbo era "colpire con il martello". Si tratta della stessa etimologia dello spagnolo "machacar" e del portoghese "machucar".

- Soto (e anche Sotegar) che significano "zoppo" (e conseguentemente "zoppicare") storicamente trascritto in quasi tutti i testi come "zoto" o "zotto". A mio parere è chiara l'ascendenza comune con il verbo tedesco "zotteln" che significa "camminare lentamente e goffamente".

- Spàciara (pozzanghera) e spaciarar (sguazzare nell'acqua) derivano dal termine tedesco "patschen" che significa proprio "sguazzare nell'acqua" oltre che a "fanghiglia". Si tratta della stessa etimologia di parole come "pacioro" e "paciołar".

- Sparagnar (risparmiare) viene dalla radice germanica "sparaną" portata dai Franchi nella loro versione "sparanjan", con lo stesso significato di adesso.

- Spigasso (e cioè uno scarabocchio) lo faccio derivare dal Latino "spica" che significa "punta", "estremità appuntita" con l'aggiunta vagamente dispregiativa "-asso" (l'"-accio" italiano), come del resto la terminazione analoga del termine "scarabocchio" che dà un senso di "poco rilevante", "poco importante". La ragione per la quale uno scarabocchio debba derivare dall'idea di una "punta" è la stessa per la quale si dice "appuntare", "prendere appunti". Suppongo che il primo abbozzo di un disegno era probabilmente realizzato con una punta che dava un primo schema di massima sul quale poi si realizzava il disegno vero e proprio.

Spissa (prurito) è sempre di radice germanica: in Tedesco "spitz" significa pungente, quindi nell'accezione di qualcosa che punge, arde o irrita la pelle "spiss" è poi diventato "spissa".

- Springar (spruzzare) è sorprendentemente simile all'Inglese "spring" (sorgente) o "to sprinkle" "spruzzare". Seguendo l'etimologia di questi due termini è facile riconoscere l'ascendenza germanica del termine: "springaną" è la radice proto-germanica che significa "scaturire verso fuori", quindi con l'idea dello zampillare di una sorgente. Parole simili a "springar" e dal significato simile si trovano in tutte le lingue germaniche. 

- Sproto (saccente, sbruffone) viene dalla radice greca "protos" che significa "primo".

Steca[denti] (stuzzica[denti]) mantiene la parola "dente" come in Italiano, ma usa la desinenza "steca" invece di "stuzzica". Queso potrebbe sembrare una piccolezza, ma non tanto se consideriamo che in Tedesco la stessa parolaè definita come "[zahn]stocher" dove "zahn" è "dente" e "stocher" sta per "steca" in dialetto veneto. Considerando l'influenza germanica nelle parlate venete (in questo caso direi soprattutto del periodo austro-ungarico) direi che più che un'assonanza questa è un prestito linguistico tedesco adattato al Veneto.

- Stramasso (materasso) non viene dall'Arabo, come la parola italiana, e a quanto parte l'etimo è incerto. Io propongo l'origine attraverso la parola latina "stramentum" e cioè paglia che si stende sul terreno per coprire (che in Veneto si dice "starnir" sicuramente con la stessa etimologia) e che è attestato essere l'origine di parole che in altre lingue (come il provenzale "estremà") per indicare "luogo dove ritirarsi". L'idea della paglia come materasso è anche rafforzata dal termine "pajón" per dire letto.

- Strica cioè una stecca o un pezzo allungato di un materiale duro viene dalla radice pre-indoeuropea "strig" nel senso di segno, linea e, per estensione, di "oggetto allungato", "cosa lunga". Stessa radice di parole come l'inglese "streak", "strike" o del tedesco "strich" o l'italiano "strigliare"

- Stringa (fascia, nastro, stecca o pezzo allungato) sembra avere due possibili origini che in ogni caso l'una non esclude l'altra. Un'ipotesi punta sull'origine latina dalla parola "stingere" che ha a che vedere con l'idea di cinture e cinghie. L'altra indica una radice germanica, dal vocabolo "strang" e cioè corda. In entrambi i casi l'origine ancora più antica è la radice pre-indoeuropea "strenk" che significa "stretto, sottile"

Strucar (premere, schiacciare) viene sicuramente dal Tedesco "drücken" con lo stesso significato. L'aggiunta della "S" (o della desinenza "Des-") è una caratteristica usuale della trasformazione in verbo di molti aggettivi o sostantivi (nudo-desnudar) o di intensificazione dei concetti (marso/smarso).

- Stuar o Stusar (spegnere) viene dal termine latino "extutare" inizialmente con il significato di "proteggere" già in epoca medioevale aveva il significato di "estinguere".

- Subiar che significa "fischiare" viene dal latino "sibilare" (fischiare/soffiare facendo un suono). Dalla stessa radice viene la parola "subioto" cioè tutto ciò che ha una forma tubolare corta e che quindi permette di soffiarci dentro.

- Sustegar (irritare, infastidire) e anche il sostantivo "susto" che origina il verbo viene dal latino "suscitare" che originariamente significa "sollevare" ma che può voler dire anche "stimolare, provocare".

- Tamiso (passino/colino) viene dal termine latino "tamisium" dal significato analogo. In Spagnolo e Portoghese esiste il termine "tamizar/tamisar" dal significato di "filtrare", "depurare".

- Tocio (sugo) e tociar (intingere, immergere) viene dal tardo latino "tucca" che significa "grasso che cola", "salsa".

- Tirache è la parola tradizionale per indicare le bretelle. Suggerisco che questa parola derivi dallo Sloveno "trake" che significa "nastro", "fascia".

Trincar (bere a canna) è un germanismo che deriva dal Tedesco "trinken".

Trodeto (sentiero) è di radice germanica antica, la parola originaria è "tredan" è cioè calpestare (da cui viene anche il termine inglese "to tread", calpestare, e "trod", calpestato). La radice proto-germanica è "trudaną".

- Unquò (anche detto "uncùo/ancoi/ancò/incùo etc) significa "oggi" ed è risaputo che l'origine di questo termine (comune a molti dialetti e parlate del nord-Italia) deriva da "hanc hodie" e cioè "quest'oggi".

- Usar (a volte nelle versioni "ugar", "guar" o "gusar") significa affilare la lama di un coltello. La parola viene dal latino "acutiare" e cioè "aguzzare".

- Varsor (o vassor) e cioè "aratro" viene dal Latino "versorium" derivato da "versus" (voltato, girato), participio passato di "vertere".

- Visćia, ovvero bacchetta o verga sottile, sembrerebbe derivare dal tedesco "wisch" che significa "sottile fascio di paglia" o "spazzola".

- Zerman significa cugino e deriva dal termine latino "germanus" dal significato esteso di consanguineo. Si tratta della stessa origine del termine "germe" e "genetico". Il termine "germanus" significa originariamente "carnale" o anche "esatto, vero".


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Per realizzare questo tipo di ricerca oltre a rifarmi a etimologie ufficiali di altre lingue che usano parole analoghe a quelle venete (nella maggior parte dei casi citate nella spiegazione dei termini stessi), mi sono avvalso di interessanti testi di etimologia e di linguistica. Vorrei comunque citare due testi particolarmente utili e interessanti che mi sembrano non essere particolarmente conosciuti: il Dizionario Storico Fraseologico ed Etimologico del Dialetto di Capodistria, di Manzini-Rocchi, molto ricco di ricostruzioni etimologiche e molto completo; e anche il Glossario Etimologico Piemontese, del maggiore Del Pozzo, che seppur non trattando della lingua veneta, cita e propone molte etimologie di parole comuni nell'area dell'Italia settentrionale e che mi ha aiutato in qualche ricostruzione e ipotesi. Lo trovo comunque un lavoro importante e degno di essere citato.

Monday, 6 July 2020

etimologia-51

PROVA INCONFUTABILE

Nell'antica Cina quando i giudici dei tribunali imperiali emettevano una sentenza non sempre il condannato finiva in carcere. Infatti c'era sempre la possibilità di annullare la condanna attraverso l'uso delle arti marziali.
Il condannato poteva appellarsi al Kung-Fu e cercare di vincere un duello con dei grandi maestri di questa disciplina per cercare di scagionarsi. Nel caso in cui il condannato vincesse lo scontro, alcune delle prove contro di lui potevano essere cancellate e si poteva rimettere in discussione tutto il processo.
È a causa di questa antichissima prassi cinese che una prova che può essere messa in discussione venne associata all'idea di scontro di Kung-Fu.
Fu così che una "prova opinabile" venne spesso definita come una "prova che può passare per il duello di Kung-Fu", mentre una "prova inopinabile e assolutamente certa" non era "passibile del vaglio del Kung-Fu". Con il passare del tempo, il gergo giuridico trasformò questa associazione logica, comune tra i giuristi antichi, in una parola tecnica che era "prova in-Kung-Fu-tabile" e cioè che "non si può mettere in discussione attraverso il Kung-Fu".
La pronuncia popolare trasformò poco a poco "in-Kung-Fu-tabile" in "inconfutabile".

Tuesday, 2 June 2020

etimologia-50


RETTILINEO

Anticamente per rappresentare delle forme geometriche si facevano dei piccoli disegni di oggetti e cose di uso comune che avessero vagamente la forma di cui si stava parlando. Un cubo poteva essere una casa, mentre una sfera poteva essere rappresentata da una palla. Non era quindi raro che i concetti geometrici fossero sostituiti dalla parola che rappresentava l'oggetto.
Ma i concetti geometrici sono molti e variegati, non ci sono solo le forme, ma anche certe caratteristiche delle forme, come per esempio il concetto di "rettilineo" applicabile a una linea. L'abbondanza di queste definizioni geometriche generava tutta una serie di associazioni convenzionali con il mondo oggettivo in cui entravano, non solo gli oggetti, ma anche le piante e gli animali. Il simbolo di una linea sinuosa, per esempio era rappresentata da un serpente ed era definita "serpentilinea", mentre una linea retta si associava ad altri tipi di rettili, come la lucertola, disegnati convenzionalmente come una linea dritta con 4 gambette. È a partire da questa associazione visiva che per indicare una linea dritta si è cominciata a chiamarla "linea simile a un rettile", poi trasformata in "linea rettile" e in "rettile-linea". Infine la parola standard è divenuta "rettilinea", parola che è rimasta di uso comune fino ai nostri giorni.

Wednesday, 22 April 2020

etimologia-49

CORAZÓN

En los tiempos pasados la gente solía ser muy dura y muy cerrada. Siempre incumbían guerras, hambrunas, inquisiciones, pestilencias, saqueos, etc y lo mejor en estas circunstancias era lo de desconfiar en los desconocidos. De una manera o de otra acabó siendo normal cerrarse en sí mismos y aparentar dureza y frialdad. Fue en esta época que se convirtió en algo común pensar que nuestros sentimientos y nuestro lado sentimental y emotivo eran algo que había que cerrar en un caparazón para protegerlo y defenderlo del mundo exterior. Es así que lo que necesitaba la "coraza más grande" era nuestro centro emocional, o sea el "corazón". Literalmente la palabra "corazón" viene de "gran coraza" y expresa claramente la voluntad de los individuos de defender sus vulnerabilidades desde los ataques de las demás personas.


Wednesday, 15 April 2020

etimologia-48

INTERPRETE

Nel medioevo la maggior parte della gente poteva soltanto occuparsi di lavorare come servi della gleba, partire per le crociate, nascondersi da razzie e saccheggi, cercare di essere risparmiati dalla peste ed evitare di essere messi al rogo per eresia. C'era in somma poco spazio per il divertimento. L'unico svago era quello di andare a messa e vedere il prete che gesticolava e che parlava in una lingua sconosciuta, tutto convinto e infervorato. Questo momento di pausa e relax era vissuto dalla gente del tempo come l'atto di una commedia o comunque come una rappresentazione teatrale, in genere. Quando un prete veniva a mancare se ne doveva trovare subito un altro, ma a volte si tardavano giorni, anche settimane per riuscire a decidere chi sarebbe stato il nuovo prete. Era in quei momenti in cui si rimaneva tra un prete e l'altro che una persona veniva eletta a turno tra il popolo per celebrare comunque la messa. Questa persona non sapeva una parola di latino e doveva soltanto imitare i gesti e i modi del prete, in modo teatrale, fingendo di celebrare la messa.
È a partire da questa usanza che chi recita una parte in un teatro viene definita "interprete" e cioè "inter-prete", ovvero "quello che sta tra un prete e l'altro", visto che per il popolo l'unico esempio di imitazione teatrale era questa figura.
Da notare che, proprio perché questa stessa persona era quella che fingeva che parlava e traduceva fluentemente da una lingua sconosciuta a un'altra, la parola "interprete" è stata poi associata anche al traduttore simultaneo.

Thursday, 25 April 2019

etimologia-47

COSTRUZIONE

All'inizio il termine "costruire" era relativo soltanto alla costruzione di case ed edifici all'interno dei primi centri urbani. I villaggi che cominciavano a diventare delle città diventavano via via più densi e le case, invece di stare ad una certa distanza l'una dall'altra, iniziavano a toccarsi e ad appoggiarsi tra di loro. Poco a poco i sentieri che passavano liberamente tra le case, in tutte le direzioni, cominciarono ad essere limitati da muri e da pareti che la comunità urbana andava costruendo sempre di più. Questo processo di riduzione collettiva delle vie spontanee di circolazione, che prima erano ben più aperte e flessibili, venne ben presto definita come "ostruzione collettiva" delle vie pubbliche, ovvero "co-ostruzione" essendo essa prodotta da tutta la comunità, come effetto combinato degli individui. Poco dopo la parola "coostruzione" assunse la forma odierna di "costruzione" e cioè "blocco collettivo della libera circolazione attraverso lo spazio".


Saturday, 17 November 2018

etimologia-46

TRANSPARENTE

a palavra transparente deriva duma situação típica nas sociedades patriarcais tradicionais onde as pessoas que tivessem orientações sexuais diferentes eram ignoradas. isso acontecia inicialmente dentro do contexto dos acontecimentos familiares onde todo o mundo sabia o intuía as tendências de gênero dos parentes.
acontecia muito frequentemente nessas situações que os homossexuais e, especialmente os transexuais, fossem isolados e ignorados.
a condição exemplar do parente transsexual (o seja o parente trans) de ser ignorado e quase invisibilizado pelos otros familiares definiu a correlação entre "ser um parente trans" e "não ser visível".
foi assim que ser "trans-parente" virou sinônimo de ser invisível. daí consequentemente a palavra "transparente" como "relativo a algo que deixa ver o que está atrás dele".


Monday, 12 November 2018

etimologia-45

ETICHETTA

L'etichetta nasce come un foglio attaccato a un prodotto che ne definisce le caratteristiche. Inizialmente questo pezzettino di carta riportava più o meno le informazioni corrette e veniva chiamato "cartina informativa" poi però cominciò essere pratica normale (come ai giorni nostri) riportare nell'etichetta informazioni truffaldine, poco chiare, che confondono l'acquirente o che addirittura lo ingannano, senza mezzi termini.
Questo nuovo modo di utilizzare la cartina informativa allo scopo di ingannare il compratore aprì un grande dibattito etico sulla questione della legittimità o no di poter presentare in modo così scorretto le informazioni del prodotto.
La fazione dei commercianti truffaldini cominciò ad affermare che la cartina informativa era etica, mentre le associazioni di consumatori asserivano che fosse non-etica.
Siccome l'economia deve girare e chi ha i soldi di solito vince, la fazione dei venditori vinse e la cartina venne pubblicizzata come "etica" anche se in realtà era ingannevole. Gli acquirenti si adattarono a questa nuova situazione (presente ancora ai giorni nostri), ma ben consci dell'ipocrisia di quel nome di "cartina etica" la cominciarono a chiamare "cartina etichetta" sottolineando che molto molto etica in fondo non lo era...
Da quel momento la cartina passò ad essere l'"etichetta".

Tuesday, 18 September 2018

etimologia-44

DISPOSITIVO

la parola dispositivo viene dalla diffidenza verso la tecnologia molto diffusa nel secolo scorso. è per questo che spesso un nuovo apparecchio tecnologico era spesso visto con sospetto se non addirittura come una minaccia mortale. la connotazione negativa con cui venivano accolte tutte le principali invenzioni tecnologiche si tradusse ben presto nella formula popolare di "apparecchio negativo tecnologico", dove, comunemente il termine "negativo" era piuttosto tradotto come "dis-positivo" (a causa non tanto di prove della sua negatività, ma da un'intrinseca associazione a una mancanza di positività nella vita dell'uomo).
l'"apparecchio dispositivo tecnologico" per brevità venne spesso accorciato a "dispositivo tecnologico" e la parola "dispositivo" finì per essere sinonimo del termine stesso di "apparecchio".


etimologia-43

CIRCOSTANZA

qualche secolo fa tra gli spettacoli circensi più tipici c'era una specie multi-rappresentazione teatrale nella quale degli attori inscenavano differenti situazioni comiche della vita di tutti i giorni dentro a delle stanze disposte in fila e che il pubblico poteva scegliere liberamente.
a volte tali spettacoli erano concepiti come in sequenza e gli spettatori però sceglievano quando passare da una situazione all'altra.
questo modello originale di spettacolo era talmente in voga che spesso la vita normale era associata a questi spettacoli (non differentemente a come si fa oggi quando diciamo "sei un pagliaccio" a un amico simpatico, oppure "ti stai facendo un film" per dire che sei in un mondo di fantasia).
è così che le differenti situazioni normali della vita erano metaforicamente paragonate ai vari spettacoli rappresentati nelle "stanze del circo".
la "stanza del circo" divenne ben presto la "circo-stanza" e da lì ogni situazione specifica che ci sta intorno venne accomunata spesso alla "circostanza", fino a diventarne il sinonimo.


Monday, 17 September 2018

etimologia-42

BISOGNO

il bisogno era anticamente considerato come lo stato successivo al desiderio, infatti se il desiderio era una cosa che poteva essere sentita come importante, diciamo, allora il bisogno era di certo un concetto molto più essenziale e indispensabile: necessario.
è per questo motivo che il bisogno era ritenuto un valore due volte più fondamentale che il desiderio; nelle zone aride tra l'altro il prezzo di un bottiglione d'acqua era variabile e se la maggior parte dei clienti erano mossi soltanto da desiderio d'acqua i venditori tendevano a farla pagare 10, mentre se ne avevano assolutamente necessità la stessa quantità d'acqua veniva fatta pagare 20!
è per questo che la condizione di necessità era considerata esattamente due volte il desiderio.
popolarmente, allora come oggi, "avere un desiderio" era definito come "avere un sogno", ma come dicevamo "aver necessità" era come avere "due volte il desiderio" e consequentemente "avere due volte il sogno".
"due volte il sogno" divenne ben presto "bis sogno" e dunque "bisogno".
"aver necessità" = "avere due volte il sogno", cioè un "desiderio doppio".


Wednesday, 5 September 2018

etimologia-41


SCONTRINO

Ancora fino a poco tempo fa non si usava presentare lo scontrino al momento del pagamento di un bene, era invece in uso dare la parola riguardo al prezzo, pagare il prezzo pattuito, stringere la mano e salutarsi.
In certi negozi di venditori disonesti, poco a poco cominciò a entrare in uso la pratica di fissare un prezzo con un cliente e di inviare il prodotto a casa del cliente, direttamente, attraverso un sistema di corrieri postali che non avevano nessuna responsabilità sul prodotto acquistato.
Quando arrivava il momento del pagamento del prezzo (scritto su un pezzo di carta), il cliente scopriva spesso che il prezzo non era quello pattuito all'inizio, ma un prezzo molto superiore! Il corriere inoltre pretendeva il pagamento del servizio di consegna e questo spessissimo creava uno scontro tra cliente e corriere.
Questi scontri erano così frequenti e all'ordine del giorno che molti iniziarono a chiamare il pezzo di carta in mano al corriere che giustificava il prezzo richiesto con il nome di "scontrino" proprio perché generava uno "scontro" tra corriere e cliente.
Poco a poco, la maggior parte di questi venditori disonesti sparì (e si dedicò ad altre truffe più insospettabili), mentre l'usanza dello scontrino (questa volta con il prezzo giusto) si diffuse in quasi tutti gli esercizi commerciali.


Sunday, 26 August 2018

etimologia-40

ASSIMILATION

Quand des groups d’étrangers arrivaient en France dans le moyen âge les rois généralement appliquaient un système d’intégration forcée que prévoyait la dilution du group dans la plus grande nation française : chaque famille d’étrangers devait être séparée du reste d’immigrants et être ramenée dans quelque part du pays.
L’objectif était la dilution des groups ethniques différents selon une proportion étranger/Français calculée mathématiquement.
La proportion décidée comme l’idéelle était de 1 étranger chaque 6000 Français.
Cette système s’appelait le "système des 6000" et "intégrer" (ou pour mieux dire "désintégrer"…)  les étrangers dans la culture française était qualifié de les "mettre dans les 6000" ou, plus souvent, de les "mettre à 6000".
Bientôt la frase "mettre à 6000" se transforme en "mettre assimile" comme si "à sis mil" était un mot unique. C’est comme ça que le mot devient rapidement un mot spécifique relatif à l’intégration des étrangers et le "système de mettre à 6000" devient l’"assimilation".


Wednesday, 8 August 2018

etimologia-39

PÉJORATIF
C'est à dire, quelque chose que donne une idée négative ou dépréciative de quelque autre chose. Ce mot vient au debout d'une comparaison entre voitures: quand on parlait de moteurs et de fiabilité des automobiles souvent on finissait en parlant de diferents marques. Si quelqu'un parlait de Ford, de Valkswagen, de Ferrari ou de autres types de voitures, toujours quelqu'un dans un certin moment il diseit: "oui... toutes cettes voitures là sont mieux que les peugeot..."
C'est comme ça que cette terminologie typique des ambients techniques a commencé à être un mot commun: quand quelque chose était pire que autres types de choses de la même categorie, alors on disait que c'était comme "la peugeot de cette cateogire". Par example: "cette maison est la peugeot du cartier", "cet élève est le peugeot de l'école" etc...
À partir de cette habitude les gens ont commencé à dire que cette façon de faire ces comparaisons était une façon "peugeot-rative" ça veut dire "relative au peugeot".
La graphie a bientôt changé et ell'est passée à être la moderne, depuis "peugeot-rative" à "péjorative".

Wednesday, 25 July 2018

la kinomanzia

è urgente la creazione di una nuova arte magica che interpreti la vita, il carattere, il passato e il futuro della persona in modo nuovo!
non si tratta più di sapere tutto di una persona attraverso la Chiromanzia, cioè la lettura della mano, ma si saprà tutto attraverso la lettura del suo cane: questa è la Kinomanzia (dal greco κύων κυνός ossia cane).
tutta quella gente che tratta i propri cani come figli, ne sceglie la razza, li porta da veterinari, parrucchieri e psicologi, hanno indubbiamente scelto razza, stile e addestramento dei propri animali non a caso. attraverso un'attenta lettura del cane potremo dire mooooolto sul padrone.
in fondo si sa che il cane assomiglia molto al padrone...

Tuesday, 17 July 2018

etimologia-38

AUTOMÁTICO
Automático é uma palavra que vem da prática habitual dos Italianos de cozinhar sempre massa ao molho de tomate. Os Italianos de fato, na hora de escolher as variações de sabor do molho que acompanha o prato típico nacional, podiam ficar na dúvida se era melhor cozinhar um molho à carbonara, ou ao pesto, ou à berinjela e tomate, ou à creme com cogumelos... em fim... milhões e milhões de possibilidades... se o povo não estava inspirado para escolher um molho especial ou se apareciam controvérsias sobre o tipo de molho melhor, sempre se acabava escolhendo o molho standard, básico, o molho que se faz quase sem pensar e que sempre satisfaz todo o mundo, o molho que se faz em automático: o molho de tomate.
Foi assim que, no mundo da cozinha da comunidade italiana, dizer um prato que se faz sem pensar, ou que quase se faz sozinho, começou a se dizer de prato "ao tomate", e daí a pouco passou a ser prato "aotomático".
Por extenção a palavra "aotomático" virou a se aplicar não somente aos pratos e à cozinha, mas também à vida cotidiana e a qualquer outra coisa da vida, com o significado de coisa fácil, lineal, que se faz sozinha, que não precisa pensar o fazer esforço.
A palavra rapidamente se espalhou entre as comunidades não italianas e a grafía rapidamente mudou de "aotomático" a "automático".

Friday, 15 June 2018

etimologia-37

ASSOLUTISMO
L'assolutismo cioè forma di governo relativa a sistemi politici radicali e dispotici, e cioè assolutisti, venne coniata inizialmente in seno ai primi movimenti repubblicani sorti in Inghilterra. All'epoca il sovrano era un monarca assoluto e i movimenti che lottavano per la repubblica erano illegali e in guerra perpetua con la corona d'Inghilterra. Tanta era la tensione negli ambienti repubblicani che era pratica comune riferirsi al re con l'appellativo offensivo di "the asshole".
In Italia il termine venne importato come una sorta di gergo repubblicano e quando si voleva indicare un monarca divenuto dispotico allo stile del re d'Inghilterra, si cominciò a dire un "monarca asshole-uto" e cioè "monarca che imita il re d'inghilterra".
È così che dal termine inglese "asshole" la parola venne declinata nell'Italia dell'epoca nell'aggettivo "asshole-uto" (resosi "asshole") da cui, per estensione, a tutti i regimi politici allo stile del dispotico monarca inglese (the asshole) di regimi "asshole-utisti" e cioè relativi al sistema politico dell'"asshole-utismo".
La grafia fin da subito fu italianizzata e da "asshol-utisimo" si passò as "assolutismo".

Wednesday, 25 April 2018

etimologia-36

NUTRIENTE
Gli antichi cacciatori-raccoglitori dei tempi antichi erano ben meno abili nel cacciare di quanto comunemente si creda; era infatti molto raro che potessero cacciare qualcosa più sostanzioso di qualche lucertola, qualche pesciolino minuscolo, uno o due vermetti e una manciata di insetti anche un pochino schifosi da vedere... succedeva però, quando realmente avevano molta fortuna, che avvicinandosi ai fiumi dove andavano a bere e a lavarsi, riuscissero a catturare qualche grossa nutria che per loro era davvero la cosa più sostanziosa e più succulenta del mondo!
È così che procacciare un esemplare di "nutria" diveniva il simbolo di abbondanza: cioè di avere finalmente qualcosa che sostenta e che dà energia; da cui "nutriente" cioè alimento che alimenta quanto una "nutria".

Monday, 23 April 2018

etimologia-35

PATETICO
Nel medioevo, durante le grandi celebrazioni o alla corte dei principi, quando in cucina si voleva realizzare una prelibatezza, si compravano gli ingredienti più cari: spezie, carne, sali, etc e si cominciava a preparare il piatto che doveva essere il più delizioso possibile.
Purtroppo non tutti i cuochi erano eccelsi e specialmente per quanto riguarda l'utilizzo di ingredienti che non spesso venivano impiegati normalmente.
Non era dunque così raro che, dopo aver generato dei piatti davvero orribili e inservibili, per non sprecare i preziosi alimenti, i cuochi cercavano di riutilizzarli con una soluzione d'emergenza e cioè amalgamavano tutto insieme generando dei gustosi pâté.
Avendo comunque promesso la realizzazione di grandi piatti elaborati e meravigliosi, spesso presentare una pastina unta di ingredienti tritati e basta rappresentava spesso una grande delusione per i commensali... fu così che la parola "pâté" divenne quasi un sinonimo gastronomico di "soluzione poco convincente... cosa quasi vergognosa... che fa compassione... che genera tristezza..." da cui l'idea dell'aggettivo "patetico" e cioè "relativo al pâté".