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Monday, 6 July 2020

etimologia-51

PROVA INCONFUTABILE

Nell'antica Cina quando i giudici dei tribunali imperiali emettevano una sentenza non sempre il condannato finiva in carcere. Infatti c'era sempre la possibilità di annullare la condanna attraverso l'uso delle arti marziali.
Il condannato poteva appellarsi al Kung-Fu e cercare di vincere un duello con dei grandi maestri di questa disciplina per cercare di scagionarsi. Nel caso in cui il condannato vincesse lo scontro, alcune delle prove contro di lui potevano essere cancellate e si poteva rimettere in discussione tutto il processo.
È a causa di questa antichissima prassi cinese che una prova che può essere messa in discussione venne associata all'idea di scontro di Kung-Fu.
Fu così che una "prova opinabile" venne spesso definita come una "prova che può passare per il duello di Kung-Fu", mentre una "prova inopinabile e assolutamente certa" non era "passibile del vaglio del Kung-Fu". Con il passare del tempo, il gergo giuridico trasformò questa associazione logica, comune tra i giuristi antichi, in una parola tecnica che era "prova in-Kung-Fu-tabile" e cioè che "non si può mettere in discussione attraverso il Kung-Fu".
La pronuncia popolare trasformò poco a poco "in-Kung-Fu-tabile" in "inconfutabile".

Monday, 14 January 2019

partiamo dalla base


Basta cercare di ricreare una società giusta e perfetta partendo da ideali superiori che elevino la coscienza dell'umanità!
È ora di prendere atto della disfatta di questa metodologia positivista: nella pratica non funziona mai, visto che quando si riesce a mettere in piedi una società moderatamente più giusta, subito (o dopo una o due generazioni al massimo) si ripiomba nella barbarie semplicemente facendo leva sugli istinti più bassi e animaleschi della nostra indole bestiale.
Questo però non significa che una società più giusta non possa esistere: basta però partire da zero, dalla base e cioè dagli scimpanzé!
Infatti bisogna usare un'altro punto di partenza per ideare la struttura della nuova società perfetta: bisogna riconoscere che a livello collettivo l'uomo agisce in modo totalmente primitivo e istintivo, come un primate animalesco, non dissimile al comportamento dei nostri cugini gli scimpanzé.
Se una società non considera il nostro istinto più bestiale, verrà sempre messa in scacco nel momento che qualcuno o qualcosa, volontariamente o meno, metta ansia e panico nella popolazione che tornerà ad agire in modo totalmente istintivo e irrazionale.
Realizziamo dunque degli esperimenti con varie comunità di scimpanzé che riproducano un po' il livello di stress della nostra società umana e cerchiamo, attraverso delle strutture o delle condizioni riproducibili su grande scala, di ottenere un equilibrio tra le varie comunità diverse a contatto e tra gli individui all'interno di ciascuna di esse in cui intuitivamente tutti abbiano interesse a non sopraffarsi l'un l'altro, a condividere le risorse e a non comportarsi aggressivamente cercando di rubarsi le risorse tra loro.
Se, dopo svariati esperimenti, riusciamo ad ottenere una istintiva stabilità equa e pacifica tra i gruppi di scimpanzé, allora potremo finalmente esportare questo equilibrio al nostro mondo umano, avendo finalmente sconfitto le tendenze più egoiste e becere del nostro istinto gregario che ci stanno portando dall'autodistruzione.
A questo punto si potranno anche aggiungere a questo modello sociale altri begli ideali superiori accessori di rispetto mutuo e di coscienza razionale altamente elevata, ma questo già è secondario: l'importante è sconfiggere il nostro lato animale.
È assolutamente essenziale partire dalla base della nostra essenza bestiale per poter generare una società stabile. L'alternativa è il ciclico fallimento di ogni tentativo di elevazione.
(Un po' come pretendere che un individuo diventi un guru zen, senza aver pacificato la propria rabbia inconscia che ha dentro, istintivamente... non funzionerà mai).
Quindi ricordate: umiltà! accettiamo che siamo soltanto dei comuni primati.
Se partiamo da questa base, la speranza di una società giusta c'è!


Saturday, 17 November 2018

un software per il futuro

ragazzi, mandiamo navi spaziali su marte, creiamo l'intelligenza artificiale, siamo connessi in tempo reale con tutto il mondo e non riusciamo a salvarci dalla nostra distruzione a causa di un mondo assurdo, arcaico, squilibrato a cui nessuno sa far fronte per mancanza di idee e prospettive...

beh, faccio un appello a tutti i programmatori più illuminati del pianeta Terra: unitevi vi prego e create un software, un programmino semplice che metta a sistema una serie di variabili, tipo:

equità sociale
economia
sanità
educazione
uguaglianza di diritti umani
abitazioni
ricchezza prodotta e accumulata
produzione e distribuzione di energia
lavoro
distribuzione merci
trasporti pubblici
geografia del pianeta Terra

e che questo software, seppure schematico, incompleto, approssimato, estrapoli (per favore) il sistema più giusto per il pianeta e l'umanità,  di organizzarsi!
il modo più efficiente! più logico! più funzionale!

e in base a questo semplice schema iniziamo a cambiare il mondo!
o almeno diamo di nuovo al mondo una speranza, una direzione dove puntare, per cercare di ottenere un mondo migliore.


Monday, 12 November 2018

la sovranità appartiene al popolo


L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.
La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.

Da quando esiste la democrazia occidentale moderna non si fa che dire che la sovranità appartiene al popolo.
È un concetto molto bello, ereditato dall'ideologia nata dopo la rivoluzione francese in cui il monarca abdica e il potere deve essere del popolo.

Ottimo, ma di che popolo stiamo parlando?
Di una nazione, forse?

Se si dà il potere a una nazione ovviamente si escludono le altre nazioni da questa sovranità e non esiste stato al mondo che sia monoliticamente uninazionale.
Per cui dare la "sovranità alla nazione" è un concetto razzista, visto che si stabiliscono dei privilegi per un certo tipo di umanità (quella nazionale, con più diritti) su un altro tipo di umanità minoritaria e sfavorita (quella non-nazionale).
Il fatto di dire che uno stato sia "di una nazione" crea dei mostri, perché fa sentire qualcuno più in diritto di esistere rispetto a un altro che allo stesso modo vive e lavora nello stesso territorio, dentro alla stessa società.
Ma non esiste una terra che sia più "di qualcuno" che "di qualcun altro" (salvo unicamente la proprietà privata) .
Una montagna, una città, un fiume, un parco nazionale, una strada non può essere "più mia che tua" solo perché ho un accento o una lingua "migliore" della tua.
La terra è fatta per essere vissuta e percorsa e questo indipendentemente dal luogo di nascita e dalla lingua parlata.
Lo stato è una società fatta di regole, diritti e doveri, non ha niente a che vedere con le lingue e i luoghi di nascita.
Uno stato non è più mio che tuo soltanto perché la mia lingua si parla più della tua.

La nazione è un ibrido grottesco tra la simbologia monarchica dell'unico re e l'uguaglianza teorica di tutti gli esseri umani.
È sostanzialmente un passaggio incompleto tra l'elite e l'emancipamento dell'uomo.

Attraverso la retorica nazionale si applicano valori e concetti nella teoria molto belli a un'umanità che è soltanto un'approssimazione a spanne dell'uguaglianza tra le persone. Dentro a questa approssimazione la maggioranza delle persone ha la sensazione di vivere dentro a una sorta di "giustizia popolare" visto che rientra dentro alla categoria della nazione privilegiata e gli altri, i marginali, vengono silenziati.
Questa retorica "del popolo" sfrutta gli stessi simboli della monarchia a cui è succeduta: la frontiera, la bandiera, lo stemma araldico, l'inno, il grande capo (non più re o imperatore, ma presidente); tutti questi poderosi simboli onnicomprensivi sono soltanto un modo di nascondere la complessità della realtà che c'è dentro a ciascuna società e di creare, attraverso il famoso divide et impera, un gruppo di privilegiati e un gruppo di sfruttati che lottano tra loro.

È assolutamente necessario concludere finalmente il passaggio dalla retorica della monarchia assoluta a quella del popolo, e non rimanere in questa situazione a metà che è lo stato nazionale. Per cui bisogna spingersi oltre questo ibrido che è la nazione (cioè di gruppi umani di lingue diverse che si scannano per l'accento, per il colore della pelle o per la gloria di una frontiera un po' più in qua o un po' più in là).
Il primo passo è stato fatto: passare dalla monarchia alla nazione (cioè da uno a una comunità umana) adesso però ci vuole l'ultimo passo, quello definitivo e cioè passare dalla nazione all'umanità (e cioè da un gruppo a tutti gli individui, ugualmente)!

Niente di ciò che è pubblico può essere "di una nazione", dovrà essere "dell'umanità" (anche nel caso poco auspicabile che gli stati dovessero rimanere entità separate).
È razzista dire "museo nazionale", "istituto nazionale", "lingua nazionale"! si dica piuttosto "museo dell'umanità", "istituto statale" e "lingua locale".

Un Cinese, un Nigeriano o un Marocchino, per esempio, non deve "diventare Italiano": già lo è nel momento in cui risiede e vive in Italia, anche se parla Arabo o Cinese, pur essendo cristiano, indù o mussulmano e anche se conserva le proprie tradizioni di origine.
Non ha senso dire che solo chi parla Italiano può sentirsi Italiano. Un immigrato che viene ad abitare in Italia e che non ha intenzione di parlare l'Italiano, ne ha tutto il diritto! Non parlarlo sarà un problema pratico per lui, nella sua vita sociale, ma la scelta è sua: non potrà mai essere considerato "meno cittadino" (meno uomo) a causa di questa scelta.
La lotta di un Catalano o di un Veneto autonomista per la libertà di parlare la propria lingua materna liberamente è un diritto che deve essere valido allo stesso modo anche per i Cinesi, per i Marocchini e per i Nigeriani che parlano la loro lingua madre in Catalunya o in Veneto.
Uguaglianza!
Non ha senso creare una elite di cittadini con più diritti ereditati per nascita e un gruppo di abitanti che non hanno gli stessi diritti per non avere questi diritti genealogici (non vi ricorda un po' l'idea del diritto della corona in base al sangue? se nasci nella famiglia reale hai certi diritti che gli altri non hanno e basta. Nella nostra società invece hai diritto se nasci in territorio nazionale e basta).

La cittadinanza definisce diritti e doveri sociali che sono parte di una dignità umana che riconosciamo tutti, per questo escludere gente che è parte integrante della nostra società solo per questioni anagrafiche, linguistiche o di colore di pelle è una cosa spregevole e abietta.
Io vorrei che la cittadinanza fosse data istantaneamente e automaticamente a chi risiede nel mio paese! Solo così avremmo una uguaglianza di trattamento per chi è de facto parte della nostra società.

Assolutamente nulla dentro dello stato dovrebbe fare riferimento al concetto di nazione, per non far sentire un gruppo più in diritto di essere abitante di quel territorio rispetto ad altri gruppi, ugualmente presenti e partecipi della società.
La lingua nazionale per esempio deve essere un concetto da cancellare al più presto possibile! È un concetto tossico che crea mostri! L'italia non è solo di chi parla Italiano! Ogni lingua che arrivi, per esempio, a superare un 10% della popolazione DEVE essere AUTOMATICAMENTE una lingua di stato, indipendentemente che piaccia o no a un gruppo privilegiato o a qualche individuo potente.

Non è ammissibile che in un mondo dove gli stati moderni hanno indici di immigrazione pari al 5, al 10, al 15 o al 20% e oltre, tutta questa fetta di popolazione non abbia voce in capitolo nella gestione della società e rimanga senza diritti essenziali, preda di sfruttamenti istituzionalizzati.

È auspicabile una cittadinanza automatica nel momento della residenza (senza che la residenza diventi un procedimento impossibile!) in modo che ci possa essere un partito di immigranti, di fronte alla deriva fascista del paese, partiti di idee nuove, che aprano un dibattito meno puramente difensivo e conservatore nel senso più brutto del termine.

E lasciatemi continuare con la mia utopia: sarebbe ormai necessario non solo svincolare l'idea di nazione dalla retorica di stato, ma proprio cambiare le aree amministrative degli stati in modo che NON ricalchino pressapoco la mappa linguistica di una comunità. Lo stato è amministrativo! non ha nulla a che vedere con una nazione, una religione, un clima, un colore di pelle, orientazione sessuale o un tipo di tradizione culinaria! tutte queste cose sono scelte individuali o fattori totalmente svincolati all'amministrare la società e le libertà degli individui.


Sarebbe bello, ovviamente, anche che, invece di tanti stati in perpetua competizione l'uno con l'altro, ci fosse un'organizzazione globale che non abbia una capitale fissa, perché finirebbe per concentrare il potere, ma nomade, in costante movimento, con scelta della prossima tappa ad estrazione, su tutte le possibili città del pianeta.
I presidenti eletti (anche se in qualche modo un po' più sensato di quello attuale... ci penserò su...), ma non uno, bensì due: un uomo e una donna.
Tutti i ministri, tutti saranno una coppia di persone di sesso diverso.
È importante che siano di due sessi diversi e che non siano un numero dispari per evitare che sempre si vinca solo per maggioranza. Ci deve essere comprensione, intendimento e bisogna arrivare a una risoluzione comune, scendere a patti, fare l'interesse di tutti anche se non è esattamente sempre facile: o si è d'accordo oppure non si fa. si farà dunque più avanti. procediamo con le scelte condivise. cose da fare non mancano.

sì, lo so: mi sono lasciato andare all'utopia, soprattutto alla fine di questo testo, ma è secondo me è proprio questo di cui c'è bisogno adesso!
C'è bisogno di un ideale nuovo, giusto, condiviso al quale si possa finalmente credere e aderire per creare un sistema che sia più giusto e meno in balia degli interessi di pochi sciacalli.
Può sembrare (e lo è) naïf, lo so, ma anche se è così questo non cambia il fato che è urgente riformulare le regole e gli obiettivi del nostro mondo, altrimenti finiremo sempre nel loop dell'autodistruzione e dell'odio tra nazioni.

È importante ritornare a chiedersi "cosa" vogliamo diventare.

Altrimenti prepariamoci per il peggio.


Sunday, 26 August 2018

turismo rispettoso

il visto turistico non dovrebbe essere rilasciato in base alla quantità di soldi spesa per ottenerlo, ma in base a un test di conoscenza della cultura locale del paese.

ti interessa la cultura locale? ne conosci abbastanza? sarai il benvenuto (e probabilmente non sarai un turista ignorante e "predatore").
non ti interessa la cultura del paese? beh, ti farà lo stesso probabilmente andare da un'altra parte.


Saturday, 5 May 2018

jueces y violaciones

Creo que cuando un juez tiene que juzgar un caso de violación, lo mínimo que se pueda hacer en una sociedad mínimamente civilizada, sería establecer por ley que dicho juez que se ocupa del caso sea una mujer.
Por lo menos!
Bastante lógico, no?

Saturday, 4 February 2017

De ingredientibus

Scrivere gli ingredienti in ordine di quantità dentro a un alimento è effettivamente giusto, ed è senz'altro buono avere valori nutritivi o quantitativi di grassi e zuccheri, nonché la possibile presenza di alimenti che possono comunemente provocare allergie.
Tutto questo è buono (ammesso che qualcuno si metta a leggere gli ingredienti di un prodotto con attenzione. Pratica poco in voga ma molto più utile di quanto si pensi), ma oltre a questo io vorrei aggiungere una novità sul modo di descrivere gli ingredienti di un alimento.
Si tratta di una cosa molto più intuitiva e diretta che una semplice lista di nomi che spesso non si sa cosa siano... (Una serie di nomi chimici mai visti sono senza dubbio una informazione corretta da trovare sull'imballaggio di un cibo, ma non danno una informazione molto chiara sulla reale tossicità o non tossicità di certi componenti per una persona che non sia un chimico professionista).
Perché allora non scrivere gli ingredienti con 4 colori diversi in base alla seguente classificazione:
1- VERDE: ingredienti che possono essere assimilati e che sono praticamente sempre benefici (tipo vitamina C o cose del genere)
2- AZZURRO: ingredienti che sono necessari all'organismo ma non devono essere assimilati in eccesso (carboidrati, trigliceridi) ogni uno di questi ingredienti dovrebbe presentare un valore tra 0 e 1 che stabilisce quanto del fabbisogno giornaliero medio di una persona il prodotto in questione sta fornendo (il valore 1 significa esattamente il fabbisogno diario di una persona)
3- MARRONE: ingredienti che non hanno valore nutritivo significativo ma non sono tossici
4- ROSSO: ingredienti che sono tossici e nocivi (sebbene legalmente inseriti dentro gli ingredienti perché sotto ai parametri massimi stabiliti per legge).
Anche in questo caso ogni ingrediente dovrebbe mostrare un fattore tra 0 e 1 che mostra il quanta parte del fattore massimo consentito per legge questo cibo rappresenta. Ovvero, se già un prodotto ha un fattore 1 di un certo conservante potenzialmente nocivo, significa che è già il massimo consentito per legge assimilare diariamente prima che questo ingrediente cominci a essere tossico. Se fosse così, saprei che mangiare due prodotti così al giorno diventa già tossico per una persona.

A parte questa lista cromatica degli ingredienti sarebbe buono fare un grafico circolare in cui si mostrano i 4 colori per spicchi di presenza percentuale dentro l'alimento.
10% verde 30% azzurro 40% marrone e 30% rosso sarà sicuramente peggio che un 40% verde 25% azzurro 30% marrone e 5% rosso.
Questo grafico darebbe una visione intuitiva immediata del prodotto.
Immaginate il grafico di una Coca-Cola a confronto di un prodotto organico-biologico per esempio.

Per ultimo assocerei a questo ultimo grafico, un altro cerchietto che mostri in percentuale a spicchi la quantità di prodotti naturali e la quantità di ingredienti chimico-industriali dentro a ciascun alimento.

Credo che tutto ciò risulterebbe tutto molto utile a tutti noi per poter scegliere le cose migliori per alimentarci in modo più sano.

Wednesday, 1 February 2017

Ghigliottina sì, ma a scelta

È senz'altro triste e ingiusto, deplorevole e inumano, che l'1% della popolazione mondiale detenga più della metà della ricchezza del pianeta e che questa tendenza stia oltretutto accelerando.
So che non è bello essere radicali e violenti, ma ritengo che di fronte a cotanta ingiustizia una soluzione radicale di decapitazioni allo stile della rivoluzione francese sarebbe una cosa addirittura auspicabile.
In fondo che è più violento? Mantenere questa situazione attuale con milioni di morti all'anno per guerre di potere, denutrizione e altre ingiustizie globali reali oppure decapitare pochi responsabili di questi disequilibri sociali immani e garantire una vita degna alla popolazione del mondo rimanente?

OK, so che sto turbando le coscienze di alcuni lettori con queste frasi dure e violente (anche se l'inerzia e il silenzio è altrettanto violento), ma proprio per queste persone che non amano la cruenta visone del sangue e delle teste che rotolano per terra in piazza, ho ideato una soluzione soft alternativa:
La ghigliottina a scelta!

Ammettiamo per esempio che si arrivi a una seconda rivoluzione francese permanente nel quale il popolo pianta le ghigliottine in ogni piazza ed è ad ogni momento pronto a tagliare la testa ai ricchi. Bene, i ricchi ci sono e le ghigliottine anche, ma è pur sempre bene dare un'ultima possibilità a tutti, no? Allora facciamo così: si parla con il signor riccone, possessore di millemila trilioni di macrodollari, e gli si dice che ha la possibilità di evitare la ghigliottina in caso si accontenti di una parte piccola del suo patrimonio e che regali tutto il resto alla società civile, al popolo insomma.
Per non essere vendicativo inoltre io proporre i le seguenti regole non del tutto umilianti per il riccone di turno:
- mantenere una ricchezza di un milione di euro.
- ricevere una pensione mensile vitalizia di 10mila euro al mese per lui, 8mila per il coniuge, 6mila per i figli, 4mila per i nipoti e 2mila per 25 persone a scelta parte dei suoi amici.
- scegliere una delle proprie case e mantenerla come propria residenza. Tutte le altre proprietà passano alla popolazione.
- tutte le attività produttive sono confiscate e nazionalizzate a favore del popolo, ma non viene vietato al riccone di ricominciare una nuova attività lavorativa nel caso avesse intenzione di dedicarsi a questo.

Mi sembrerebbe sufficientemente dignitoso come compromesso, che ne dite? E anche se sembra molto il denaro da investire pubblicamente su questo soggetto e tutto il suo entourage, in realtà questo sarebbe soltanto una percentuale minuscola del patrimonio originale di quel riccone e quindi un grandissimo profitto per la collettività.

Ma occhio però! Non finisce qui!
Abbiamo concesso al riccone una chance, ma non significa che le ghigliottine si smontino: restano là in piazza, pronte a tagliare la testa di chi voglia essere più ricco di quanto descritto là sopra.
Percui il riccone che perseveri in voler superare la quota di 1 milione di euro verrà di nuovo sottoposto alla stessa scelta.
Una, due, tre, quattro, cinque volte.
Dopo la quinta però... Te la vai proprio a cercare! La decenza non ti basta? Vuoi l'opulenza a scapito della collettività? Beh, siamo pur sempre sotto una rivoluzione! E quindi... Decapitato!
Zak!

Sunday, 29 January 2017

manovra economica a scatti

Si sa che se pochi ricchi concentrano quasi tutte le ricchezze di un paese ampliando le differenze sociali questo non fa molto bene al paese. 
L'alternativa sembra sempre essere un movimento socialista che spinga verso l'utopia di azzerare le differenze economiche e quindi anche sociali.
Quindi si rimbalza sempre tra un sistema non produttivo perché non stimola la crescita economica trainata dal capitale e un sistema altamente ingiusto in cui una piccola elite sfrutta il lavoro a basso costo del resto delle classi economiche.
Ma sarà che bisogna continuamente correggere la linea dell'andamento economico di un paese quando già una delle due tendenze opposte si afferma con una serie di manovre per invertire (quando possibile) la tendenza inventando sempre nuovi schemi che arrivano spesso troppo tardi?
Perché invece non fare un disegno di legge di questo tipo:
quando il 15% più ricco del paese supera il 50% della ricchezza nazionale scatta un tipo di funzionamento di tassazione economica che carica le classi più produttive del peso della spesa sociale. Nel momento in cui la tendenza di accentrare la ricchezza in poche mani si inverte e si passa a una nuova proporzione tra ricchi e poveri (tipo, diciamo il 20% più ricco concentra solo il 35% della ricchezza nazionale) l'economia potrebbe rallentare troppo, percui il sistema economico scatta di nuovo al sistema anteriore e, cioè, quello che favorisce il capitale. Questo farà reinvertire la tendenza economica e la proporzione di ricchezza di nuovo, fino al prossimo scatto.

Io sinceramente sogno una decrescita economica, ma nel mondo in cui stiamo, almeno un sistema di questo tipo avrebbe dei vantaggi notevoli e cioè: anche se i due modelli non fossero molto azzeccati, il peggior effetto collaterale sarebbe lo scatto troppo frequente tra un sistema e l'altro (cosa che potrebbe essere perfezionata nel tempo) e questo meccanismo di manovre economiche a scatto eviterebbe sempre le sproporzioni sociali o anti-produttive (cosa che invece un sistema senza scadenza determinata, come quelli che si fanno comunemente, rischia sempre di scivolare da una parte o dal'altra di questa bilancia sbilanciata).

utopie socio-economiche, lo so, ma secondo me funzionerebbe meglio come sistema.
 

Monday, 9 January 2017

Nemesi veneziana

Venezia sta agonizzando svenduta al turismo.
Ma una città che ha sempre vissuto e prosperato di commercio, una città che ha fatto del "vendere di tutto" il proprio destino, non è poi giusto che vendendosi anche muoia?


Urbs fabra fortunae suae

La coerenza estrema di una città...

Chi di vender tutto ferisce 
di vender tutto perisce

La nemesi storica veneziana


Tuesday, 22 March 2016

ritorno al politeismo

se la tendenza del mondo é quella di radicalizzarsi in posizioni religiose invece di liberarsi da esse, allora quale puó essere la soluzione al nuovo incombente scontro di civilità [mascherato da scontro di religioni (e che in realtà altro non è che scontro strategico e geo-politico)]?
beh, la negazione e il muro contro muro secondo me porteranno solo a infinita guerra, nuove crociate, nuove jihad e nuove inquisizioni; io propongo l'assimilazione del diverso.
ogni atto di odio non viene spento contrapponendo nuovo odio, bensì può essere cancellato da un atto di amore, di accettazione, di accoglienza.
è per questo che propongo di andare verso un Nuovo Politeismo moderno!
un politeismo che assimili e accetti dentro della sua tollerante visione tutte le divinità finora in conflitto per il potere assoluto: Dio, Allah, Yaveh, etc.
ciascuno potrebbe dunque adorare il dio che più gli aggrada e l'unica cosa da accettare sarebbe l'idea che ce ne possano essere altri, per chi vuole seguirli.
in un nuovo moderno panteon si verrebbe a creare una nuova mitologia: Gesu prendendosi cura dei propri seguaci (e anche degli altri, nella sua infinita bontà), ma si oppone a Allah e Maometto che, originari dalla penisola arabica si estesero per il pianeta come nuovi detentori del potere celeste e per questo in conflitto perpetuo (ma solo mitologicamente, non serve che gli uomini si ammazzino per loro). Yaveh, confinato nel suo territorio natale, incatenato al suo trono di Gerusalemme non accetta le posizioni delle sue emanazioni in terra: Dio e Allah.
Dio avrebbe lottato contro le divinità classiche greco romane e le avrebbe poi schiavizzate e assimilate al suo panteon personale di santi e martiri, mentre Allah avrebbe fatto piazza pulita di tutte le divinità mediorientali pre-islamiche.
a questa visione in cui storia, cultura e religione si fondono (come un tempo si faceva nelle culture politeiste), vanno aggiunte tutte le altre divinità esistenti, in forma di spiriti superiori storici e geo-politici.
grazie a questa nuova interpretazione degli dei (non più solo nazisti e cioè che accettano un solo popolo eletto e non ammettono diversità di pensiero e interpretazione, ma tolleranti e rispettosi delle diversità) finalmente potremmo raggiungere un mondo più pacifico in cui sia accettato il culto differenziato e innocuo da parte di ciascuno secondo i gusti e le affinità personali di ogni credente.

Saturday, 6 June 2015

quantificare il disastro

quando si parla di corruzione, di tangenti, di appalti illegali la gente si irrita, si scandalizza, si indigna, ma poi dice: "eh vabbè, tanto sono tutti ladri".
se però vedi uno zingaro o un marocchino che ruba una borsa allora lì ti senti scandalizzato e per fortuna che il ladro è abituato a scappare perché si potrebbe aprire una vera caccia all'uomo con tanto di linciaggio.
dunque se uno ruba 200 miliardi alla collettività, ci sembra normale, una alzata di spalle e via; ma se qualcun altro (specie se di origine etnica diversa dalla nostra) ruba 100 euro a una sola persona, allora questo dovrebbe essere punito e dovrebbe pentirsene amaramente.

questa non è una storia nuova. si sa: sono quelle sproporzioni logiche di cui è piena la nostra cultura.
ma non si sa da che parte cominciare affinché le cose siano più giuste.

c'è in questa situazione, secondo me, un fattore fondamentale: il fatto che una cosa immaginabile è mille volte più diretta e potente che una cosa difficile da immaginare.
e mentre un ladruncolo che ruba una borsa è una cosa visibile, immaginabile, diretta, invece quando si parla di miliardi e della collettività delle arche dello stato tutti questi numeri e concetti sono difficilmente afferrabili. difficilmente immaginabili, quindi poco diretti. poco efficaci.

a partire da un certo numero, che ti dicano che uno abbia rubato 50 milioni di euro o 300 miliardi di euro è quasi lo stesso, la gente nella sua testa pensa "è tanto. ma nel mio portafoglio non è sparito nulla" mentre vedendo un ladruncolo che rubara la borsa pensi "ha fatto un furto, quel portafoglio potrebbe essere stato il mio. maledetto!"

é per questo che mi è venuta in mente l'idea che in ogni telegiornale, in ogni mezzo di informazione, andrebbe aggiunto a ogni cifra inconcepibilmente alta un parametro nuovo: il C.P.C. e cioè il coefficiente proporzionale per contribuente.
si tratterebbe sostanzialmente di una maniera di quantificare in modo diretto e comprensibile le cifre astronomiche che appaiono nei giornali e nei telegiornali.
Se ad esempio aprite il giornale e trovate una notizia di questo tipo:


dovrebbero aggiungere a fianco del valore 200 milioni il C.P.C. pari a 5 €
ciò significa che soltanto questo scandalo, in base alle cose venute alla luce, sono spariti 5 euro da ciascun portafoglio dei quasi 40 milioni di contribuenti italiani.
ognuno di noi, solo a causa di Mafia Capitale può già quantificare che ha perso 5 €

ma anche per grandi investimenti la gente dovrebbe sapere di cosa stiamo parlando, per esempio, leggendo un titolo tipo questo sulla val di Susa


il valore di 130 milioni per km di linea ferroviaria dovrebbe essere quantificato con un C.P.C. di 3,25 € per contribuente a ogni km di linea ferroviaria della TAV.
quindi visto che la TAV è lunga un centinaio di km, ogni contribuente sa che per costruirla sta perdendo dal suo proprio portafoglio un C.P.C. di 325 euro.

se le notizie fossero descritte in questo modo, facendo un rapido calcolo uno potrebbe rendersi conto che in un telegiornale ti stanno dicendo che in un qualsiasi giorno dell'anno, tra corruzione, opere faraoniche e altre cosette, ti hanno tolto dalle tasche tranquillamente 500 € (in C.P.C. e cioè il valore reale, diretto, visualizzabile di perdita per ogni contribuente)...
non vi sembra che sarebbe molto bello se fosse così?
non sarebbe bello, finalmente capire di cosa stanno parlando ogni volta che sparano queste cifre totalmente inimmaginabili? 

tra l'altro, ricordate lo zingaro che aveva rubato la borsetta e il portafoglio per il valore complessivo di 150 €? sapete quanto vale quel furto in C.P.C.? sono 0,00000375 €
(siamo davvero sicuri che siano gli zingari o gli immigrati a venire a rubare a casa nostra, o sono piuttosto i ricchi imprenditori e i politici corrotti?)

Friday, 3 January 2014

distribuzione medica capillare

lavorando per i ministeri della sanitá dell'Angola, della Sierra Leone e del Mozambico è facile rendersi conto come sia difficile fare arrivare i medicinali nei luoghi piu reconditi e inaccessibili. È però altrettanto evidente notare invece come negli stessi luoghi sia sempre presente una lattina (calda) di birra o cocacola.
Non sarebbe dunque possibile utilizzare l'efficientissima distribuzione capillare della cocacola, o simili, per far giungere beni più utili, come ad esempio i medicinali?
Semplicemente si considera che ogni cassa di cocacola debba avere uno spazio "governativo" (una specie di tassa spaziale in forma di volume vuoto) in cui i governi possono stoccare medicinali. La cassa di cocacola poi raggiunge tutti i luoghi possibili immaginabili e con essa i medicinali.


Tuesday, 4 September 2012

ONG simmetrica


Le ONG, anche quando si possano considerare davvero come organizzazioni con valori "positivi" e progetti sviluppati nell'interesse delle popolazioni bisognose dei "paesi in via di sviluppo", continuano ad essere delle organizzazioni intrinsecamente squilibrate. 
Mi spiego.
Immaginiamo per semplicitá che una ONG "corretta" (seria e spinta da valori altruistici e umanitari) realizzi un programma "necessario" in un paese che ne ha bisogno.
In questo caso si analizzeranno delle problematiche; si selezioneranno degli specialisti, spesso in Europa (visto che la mancanza di specialisti nei paesi dove si presentano le problematiche è di solito una delle ragioni del problema); a seguire si pagheranno questi specialisti europei espatriati per lavorare all'estero, con condizioni salariali migliori (giustamente, visto che devono abbandonare il proprio paese, ma spesso tali condizioni salariali  sono davvero molto sproporzionate rispetto a quelle locali); e quindi, per finire, si stabilirà l'organizzazione della missione: un team più o meno misto (espatriati/locali) interverrà per "migliorare" la situazione rispetto alle problematiche identificate inizialmente.

Tali problematiche sono ovviamente chiare specialmente a noi occidentali (dato che abbiamo modo di fare un confronto con la nostra situazione) e quindi le identifichiamo noi unilateralmente. 
Fatto dunque il confronto, spesso l'occidentale arriva alla conclusione che la situazione nell'altro paese dovrebbe essere diversa da com'è e praticamente sempre più simile a quella occidentale. curioso, no?).

Siccome spesso le cose non funzionano come in occidente (o perché in altre aree ci sono condizioni sociali-culturali diverse o perché la gente ignora altre soluzioni possibili), ogni azione programmata da una ONG è generalmente accompagnata da una "sensibilizzazione" su varie tematiche per "insegnare" il nuovo metodo o la nuova idea da riprodurre.

Come si vede questo sistema è un'applicazione di un sistema/metodo/ideologia occidentale su un contesto socio-culturale completamente diverso e per tanto potenzialmente destabilizzante o apportatore di squilibrio. Rispetto a un sistema coloniale cambia solo l'obiettivo e i valori che lo animano (il che non è poco, lo riconosco), ma questo sistema crea comunque vari scompensi tra i quali voglio sottolinearne due:

1- un'élite di professionisti bianchi ben pagati e trattati con certi privilegi (poiché espatriati) viene innestata in un contesto di lavoratori pagati peggio e di solito gerarchicamente inferiori (questo è tecnicamente comprensibile: visto che il sistema organizzativo è occidentale gli occidentali sono più avezzi a gestirlo).

Questo genera: 
A) l'idea che l'occidentale è più colto, è più ricco, è più intelligente, è più importante. 
B) un contatto culturale unidirezionale in cui solo l'occidentale amplia la sua visione del mondo, mentre il lavoratore locale non ha contatto con la realtà esterna al proprio paese (se si esclude il contatto interpersonale con gli espatriati).

2- la sensibilizzazione delle popolazioni locali su tematiche (sanitarie, agricole, sociali, commerciali...) che "vanno cambiate" allo scopo di "migliorare" la situazione riproducendo un modello (guarda caso) simile al nostro, anche involontariamente, fomenta quell'antica idea coloniale che le "povere popolazioni del terzo mondo" non sanno come fare da sole ed è il "civilizzato occidentale" che invece conosce le soluzioni. Per cui è sempre lui il superuomo che deve insegnare ció che è giusto.

É chiaro che questa metodologia mantiene quella sudditanza psicologica e quel complesso di inferiorità psicologica che spesso attanaglia le comunità che sono state colonizzate dagli Europei e il semplice fatto che adesso l'obiettivo sia "più nobile" non cambia questa sensazione di incapacità congenita che di fatto viene mantenuta. 
La situazione generale di gerarchia razziale tra Europei e Africani, per esempio, è rafforzata quindi da questo sistema, anche se involontariamente.


questa è la premessa.

...ma stando cosí le cose... vediamo come vanno le cose da noi: 
Consideriamo la nostra società occidentale, oggettivamente non si puó certo definire perfetta in tutti gli aspetti, non è vero? (vengo da Treviso, che a livello economico, sanitario, forse, e di raccolta differenziata sará anche un fiore all'occhiello dell'Italia, ma che per socialità, solidarietà e questioni di razzismo non brilla certo come il miglior esempio da seguire...).
É normale che anche noi, come qualsiasi società, come qualsiasi persona, anche, abbiamo qualcosa da cambiare e forse da imparare da qualcun altro.
Se da noi, per esempio, ci sono molti suicidi e i vecchi vengono abbandonati e dimenticati, mentre in altri paesi del mondo questi problemi sono molto rari, forse potremmo scambiarci delle esperienze e vedere come migliorarci.

Insomma, se noi andiamo a sensibilizzare e a insegnare ai paesi più poveri come fare le cose a livello tecnico e organizzativo (perchè in questi campi in effetti abbiamo qualcosa da dire), forse però allo stesso tempo potremmo chiamare dei sensibilizzatori da altri paesi extraeuropei per spiegarci e insegnarci qualcosa in ambiti nei quali siamo piuttosto scarsi, che so, tanto per dire qualcosa: la socialità, la solidarietà, la comunità, il rispetto per gli anziani, il risparmio delle risorse scarse, il riuso degli oggetti, ma anche, perchè no, le attività artigianali, il controllo corporale, il confronto di tradizioni, la sensibilità spirituale....
e un sacco di altre cose, questi sono solo esempi.

Già imparare la lentezza ci servirebbe moltissimo a migliorare la nostra qualità di vita da stressati (quasi tutti preferirebbero andare più piano, e avere più tempo nel nostro mondo occidentale. beh, potremmo imparare a farlo, no? sicuramente qualcuno potrebbe insegnarci qualcosa a riguardo).

Quindi l'idea è quella di realizzare una ONG SIMMETRICA, speculare, una ONG che non insegna univocamente soltanto, ma che si confronta, che porta fuori un'esperienza e ne accoglie un'altra, che si basa sul concetto che il dialogo e lo scambio di conoscenze è utile tanto fuori come dentro il paese che organizza un aiuto internazionale.
Se consideriamo (ed è tutto da vedersi...) che l'occidente deve aiutare altri paesi apportando la propria conoscenza e i propri modelli al di fuori, facciamo in modo che anche da fuori ci sia un flusso che ci apporti delle conoscenze e dei confronti con dei nuovi modelli (altrettanto validi, altrettanto parziali, altrettanto geniali e altrettanto interessanti quanto i nostri).

Realizzare questa organizzazione sarebbe un'azione più rivoluzionaria di quanto si possa immaginare.

Grazie a questo "modello simmetrico" la sudditanza psicologica e il complesso d'inferiorità culturale di certi popoli verrebbero davvero contrastati poiché per ogni espatriato occidentale che va a "insegnare a come fare" qualcosa in un paese, corrisponderebbe un lavoratore di quello stesso paese che viene a "insegnare a come fare" qualcos'altro a noi occidentali, minando completamente l'idea sacra (lì come qui da noi) che gli occidentali non hanno nulla da imparare e tutto da insegnare.

Inoltre i fondi per i salari dei lavoratori non sarebbero sempre a vantaggio degli occidentali: se un lavoratore del Ghana, per esempio, viene scelto per andare in Francia a lavorare per questa ONG simmetrica, avrà quei privilegi propri del fatto che il lavoro è in un paese diverso, in un contesto diverso e i salari devono permettergli di vivere lì con dignità, cosicché non ci sarebbe solo un'élite occidentale di salariati avvantaggiati e di extraeuropei di gerarchia e salari inferiori, ma sarebbe a tutti chiaro che quei vantaggi salariali stabiliti agli espatriati non dipendono dalla provenienza geografico-culturale, ma semplicemente dalla condizione del tipo di lavoro.
Inoltre questo tipo di struttura garantirebbe una distribuzione più uniforme dei salari tra occidentali e non occidentali.

Ultimo punto è il fatto che, dando la possibilitá a lavoratori di paesi non occidentali di entrare e lavorare in occidente, sperimentando tutti i vantaggi e le difficoltà della nostra vita di tutti i giorni, si verrebbe a creare un contatto, un confronto importantissimo spesso negato dalle politiche migratorie occidentali che rendono la conoscenza di ció che c'è da noi un fatto puramente televisivo, pubblicitario, perfetto, mitizzato, sognato, ingigantito, totalmente utopico.
Le politiche delle frontiere sempre più invalicabili giocano proprio su questo fattore di impenetrabilità della fortezza occidentale: del mito che non puó essere sperimentato di prima persona e toccato con mano. La propaganda non puó in sostanza essere smascherata finché non cadi nella trappola. Se passi lo fai in condizioni di rischio e tornare indietro è impensabile, da qui l'origine di gran parte dello sfruttamento che fa così tanto comodo al nostro mondo occidentale.
La ONG simmetrica invece aiuterebbe anche a creare ponti, contatti e confronti reali tra le diverse culture, togliendo la mitizzazione dell'occidente e dando spazio all'esperienza diretta di questo pezzo di mondo con i suoi pro e i suoi contro.

Ecco questa è la mia idea.
E anche se a livello teorico la mia posizione è che l'occidente dovrebbe semplicemente smettere di intromettersi nelle cose degli altri paesi (a tutti i livelli), nel mondo reale spererei che almeno questo tipo di ONG possa un giorno davvero essere realizzata.

Tuesday, 13 September 2011

ARRESTA IL SISTEMA

quando non c'è piu nulla da fare si spegne tutto.
si clicca su "arresta il sistema" e si chiude tutto.

anche per installare un nuovo programma correttamente si consiglia sempre di arrestare il sistema e di riavviare il computer.
altrimenti ci potrebbero essere problemi di istallazione e il programma potrebbe avere delle disfunzioni nel suo funzionamento.

e allora dai, arrestiamo il sistema.
riavviamo tutto.

Thursday, 15 April 2010

CRIMINI DI DIO

Una volta, tra le mille idee assurde e geniali elaborate insieme a Luca (un genio che intuisce il proprio talento, ma che non immagina neanche quanto grande sia), era sorta una idea che trovo davvero interessante:
una specie di valutazione dell'operato di Dio... la lista dei Crimini di Dio.

certo, la giustizia umana non è la giustizia divina, ma se Dio fosse, per così dire, un capo di stato e fosse sottoposto a giudizio (umano) da parte di una corte internazionale e imparziale di quali imputazioni potrebbe essere accusato?

il grandissimo Luca stava lavorando sulla lista dei Crimini di Dio, una lunga lista, a dire il vero:
Luca ha stilato 10 categorie di imputazioni:

1) Genocidio, crimini contro l’umanità
2) Associazione a delinquere
3) Estorsione
4) Persecuzione di innocente, immotivata crudeltà, tortura, tentato omicidio
5) Omicidio
6) Mutilazione
7) Tortura psicologica, intimidazione, minacce
8) Discriminazione sessuale, religiosa, politica, verso portatori di handicap e per condizioni di salute
9) Apologia della schiavitù, traffico di esseri umani, istigazione alla prostituzione
10) Tortura verso gli animali


personalmente trovo questa idea molto valida, ma siccome la lista è lunga e dettagliata la trascrivo, per chi sia interessato, come serie di 10 commenti cliccabili qui sotto.

ogni accusa a Dio ha la relativa spiegazione e citazione del passo bibblico.

incredibile precisione, grande Luca!

Friday, 27 March 2009

CRIMINE SOLIDALE

REDISTRIBUZIONE TRUFFALDINA DEI SOLDI:
Come verificato di persona sulla mia pelle, la clonazione di una carta di credito è un crimine "pulito" in cui l'unico ente a esserne danneggiato è la banca.
I soldi prelevati dai ladri infatti sono rimborsati tutti al cliente a cui la carta è stata clonata dalla banca stessa poichè non è responsabilità sua se qualcuno ha rubato dati attraverso dispositivi inseriti negli sportelli (che sono un servizio offerto dalle banche, che ne sono responsabili)
propongo dunque un gruppo criminoso-solidale che faccia corsi pubblici di come clonare carte di credito e si adoperi a creare una rete di persone che si offra spontaneamente di farsi clonare le carte di credito affinchè i propri soldi vengano presi da comunità povere dell'africa o di altri continenti, purchè tali comunità siano in condizioni di bisogno, e che dunque siano le banche, multinazionali del soldone a finanziare questo truffaldino atto di solidarietà non volontario.
siccome è risaputo che il vero criminale non è chi deruba una banca, ma chi ne fonda una, spero che qualche gruppo criminale decida di creare questa rete di connivenza-furto volto al bene di tutti.
si tratta di una specie di trasfusione sanguineo-monetaria in un pianeta globalizzato in cui si preleva da un flusso abbondante per rimpinguare un flusso scarso.
una bella azione alla robin-hood!