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Tuesday, 10 August 2021

dall'unico all'universale

Ci hanno insegnato che dobbiamo definirci con etichette chiare e definite, ma soprattutto "uniche": una definizione, cartesianamente e necessariamente, esclude l'altra. Per cui devi avere una sola Nazione. Solo una! devi scegliere, se ti senti una cosa o l'altra, perché sentirti di varie identità allo stesso tempo NON SI PUÒ!
Non puoi essere Italiano E Brasiliano? Solo in certi rarissimi casi, ma è necessario scegliere... e se invece uno si sente Veneto E Italiano? E magari anche Mediterraneo, Latino e Europeo? 
Dicono che non si può... ma il perché non si sa...
La nostra identità sembra fatta di nette separazioni, come tifare una squadra di calcio: non c'è un perché, però devi deciderne una sola e tifare per quella! Averne diverse allo stesso tempo non vale...
Non vedete l'infantilità e l'illogicità di questo pensiero?
E allora perchè uno non può essere allo stesso tempo Trevigiano, Italiano, Europeo e Mondiale senza contraddizioni?
Perché non si può scegliere tra varie bandiere e varie lingue?
Perché non posso essere Cristiano, Buddhista, Musulmano e Sciamanico allo stesso tempo? Magari con qualche tocco di Ateismo? Perché no? Da dove viene tanto fanatismo nel non poter avere due, tre o quattro fedi (o non fedi) contemporaneamente?
È una mentalità univoca stretta. Scelte a priori che ti obbligano a negare il diverso.
Perché non definirsi con diverse professioni allo stesso tempo? Perché non poter avere diversi gusti sessuali in base al momento e all'ispirazione? Perché non spaziare tra i vari cognomi del proprio albero genealogico? 
Addirittura l'età è concepita come la negazione degli anni precedenti, quando invece le età non si "superano", ma si "accumulano" e restano tutte presenti dentro di noi.
Insomma il pensiero dell'unicità della definizione è un pensiero limitato, io preferisco il pensiero universale, dove la verità muta e si manifesta in modo flessibilie e libero.

Monday, 12 November 2018

la sovranità appartiene al popolo


L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.
La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.

Da quando esiste la democrazia occidentale moderna non si fa che dire che la sovranità appartiene al popolo.
È un concetto molto bello, ereditato dall'ideologia nata dopo la rivoluzione francese in cui il monarca abdica e il potere deve essere del popolo.

Ottimo, ma di che popolo stiamo parlando?
Di una nazione, forse?

Se si dà il potere a una nazione ovviamente si escludono le altre nazioni da questa sovranità e non esiste stato al mondo che sia monoliticamente uninazionale.
Per cui dare la "sovranità alla nazione" è un concetto razzista, visto che si stabiliscono dei privilegi per un certo tipo di umanità (quella nazionale, con più diritti) su un altro tipo di umanità minoritaria e sfavorita (quella non-nazionale).
Il fatto di dire che uno stato sia "di una nazione" crea dei mostri, perché fa sentire qualcuno più in diritto di esistere rispetto a un altro che allo stesso modo vive e lavora nello stesso territorio, dentro alla stessa società.
Ma non esiste una terra che sia più "di qualcuno" che "di qualcun altro" (salvo unicamente la proprietà privata) .
Una montagna, una città, un fiume, un parco nazionale, una strada non può essere "più mia che tua" solo perché ho un accento o una lingua "migliore" della tua.
La terra è fatta per essere vissuta e percorsa e questo indipendentemente dal luogo di nascita e dalla lingua parlata.
Lo stato è una società fatta di regole, diritti e doveri, non ha niente a che vedere con le lingue e i luoghi di nascita.
Uno stato non è più mio che tuo soltanto perché la mia lingua si parla più della tua.

La nazione è un ibrido grottesco tra la simbologia monarchica dell'unico re e l'uguaglianza teorica di tutti gli esseri umani.
È sostanzialmente un passaggio incompleto tra l'elite e l'emancipamento dell'uomo.

Attraverso la retorica nazionale si applicano valori e concetti nella teoria molto belli a un'umanità che è soltanto un'approssimazione a spanne dell'uguaglianza tra le persone. Dentro a questa approssimazione la maggioranza delle persone ha la sensazione di vivere dentro a una sorta di "giustizia popolare" visto che rientra dentro alla categoria della nazione privilegiata e gli altri, i marginali, vengono silenziati.
Questa retorica "del popolo" sfrutta gli stessi simboli della monarchia a cui è succeduta: la frontiera, la bandiera, lo stemma araldico, l'inno, il grande capo (non più re o imperatore, ma presidente); tutti questi poderosi simboli onnicomprensivi sono soltanto un modo di nascondere la complessità della realtà che c'è dentro a ciascuna società e di creare, attraverso il famoso divide et impera, un gruppo di privilegiati e un gruppo di sfruttati che lottano tra loro.

È assolutamente necessario concludere finalmente il passaggio dalla retorica della monarchia assoluta a quella del popolo, e non rimanere in questa situazione a metà che è lo stato nazionale. Per cui bisogna spingersi oltre questo ibrido che è la nazione (cioè di gruppi umani di lingue diverse che si scannano per l'accento, per il colore della pelle o per la gloria di una frontiera un po' più in qua o un po' più in là).
Il primo passo è stato fatto: passare dalla monarchia alla nazione (cioè da uno a una comunità umana) adesso però ci vuole l'ultimo passo, quello definitivo e cioè passare dalla nazione all'umanità (e cioè da un gruppo a tutti gli individui, ugualmente)!

Niente di ciò che è pubblico può essere "di una nazione", dovrà essere "dell'umanità" (anche nel caso poco auspicabile che gli stati dovessero rimanere entità separate).
È razzista dire "museo nazionale", "istituto nazionale", "lingua nazionale"! si dica piuttosto "museo dell'umanità", "istituto statale" e "lingua locale".

Un Cinese, un Nigeriano o un Marocchino, per esempio, non deve "diventare Italiano": già lo è nel momento in cui risiede e vive in Italia, anche se parla Arabo o Cinese, pur essendo cristiano, indù o mussulmano e anche se conserva le proprie tradizioni di origine.
Non ha senso dire che solo chi parla Italiano può sentirsi Italiano. Un immigrato che viene ad abitare in Italia e che non ha intenzione di parlare l'Italiano, ne ha tutto il diritto! Non parlarlo sarà un problema pratico per lui, nella sua vita sociale, ma la scelta è sua: non potrà mai essere considerato "meno cittadino" (meno uomo) a causa di questa scelta.
La lotta di un Catalano o di un Veneto autonomista per la libertà di parlare la propria lingua materna liberamente è un diritto che deve essere valido allo stesso modo anche per i Cinesi, per i Marocchini e per i Nigeriani che parlano la loro lingua madre in Catalunya o in Veneto.
Uguaglianza!
Non ha senso creare una elite di cittadini con più diritti ereditati per nascita e un gruppo di abitanti che non hanno gli stessi diritti per non avere questi diritti genealogici (non vi ricorda un po' l'idea del diritto della corona in base al sangue? se nasci nella famiglia reale hai certi diritti che gli altri non hanno e basta. Nella nostra società invece hai diritto se nasci in territorio nazionale e basta).

La cittadinanza definisce diritti e doveri sociali che sono parte di una dignità umana che riconosciamo tutti, per questo escludere gente che è parte integrante della nostra società solo per questioni anagrafiche, linguistiche o di colore di pelle è una cosa spregevole e abietta.
Io vorrei che la cittadinanza fosse data istantaneamente e automaticamente a chi risiede nel mio paese! Solo così avremmo una uguaglianza di trattamento per chi è de facto parte della nostra società.

Assolutamente nulla dentro dello stato dovrebbe fare riferimento al concetto di nazione, per non far sentire un gruppo più in diritto di essere abitante di quel territorio rispetto ad altri gruppi, ugualmente presenti e partecipi della società.
La lingua nazionale per esempio deve essere un concetto da cancellare al più presto possibile! È un concetto tossico che crea mostri! L'italia non è solo di chi parla Italiano! Ogni lingua che arrivi, per esempio, a superare un 10% della popolazione DEVE essere AUTOMATICAMENTE una lingua di stato, indipendentemente che piaccia o no a un gruppo privilegiato o a qualche individuo potente.

Non è ammissibile che in un mondo dove gli stati moderni hanno indici di immigrazione pari al 5, al 10, al 15 o al 20% e oltre, tutta questa fetta di popolazione non abbia voce in capitolo nella gestione della società e rimanga senza diritti essenziali, preda di sfruttamenti istituzionalizzati.

È auspicabile una cittadinanza automatica nel momento della residenza (senza che la residenza diventi un procedimento impossibile!) in modo che ci possa essere un partito di immigranti, di fronte alla deriva fascista del paese, partiti di idee nuove, che aprano un dibattito meno puramente difensivo e conservatore nel senso più brutto del termine.

E lasciatemi continuare con la mia utopia: sarebbe ormai necessario non solo svincolare l'idea di nazione dalla retorica di stato, ma proprio cambiare le aree amministrative degli stati in modo che NON ricalchino pressapoco la mappa linguistica di una comunità. Lo stato è amministrativo! non ha nulla a che vedere con una nazione, una religione, un clima, un colore di pelle, orientazione sessuale o un tipo di tradizione culinaria! tutte queste cose sono scelte individuali o fattori totalmente svincolati all'amministrare la società e le libertà degli individui.


Sarebbe bello, ovviamente, anche che, invece di tanti stati in perpetua competizione l'uno con l'altro, ci fosse un'organizzazione globale che non abbia una capitale fissa, perché finirebbe per concentrare il potere, ma nomade, in costante movimento, con scelta della prossima tappa ad estrazione, su tutte le possibili città del pianeta.
I presidenti eletti (anche se in qualche modo un po' più sensato di quello attuale... ci penserò su...), ma non uno, bensì due: un uomo e una donna.
Tutti i ministri, tutti saranno una coppia di persone di sesso diverso.
È importante che siano di due sessi diversi e che non siano un numero dispari per evitare che sempre si vinca solo per maggioranza. Ci deve essere comprensione, intendimento e bisogna arrivare a una risoluzione comune, scendere a patti, fare l'interesse di tutti anche se non è esattamente sempre facile: o si è d'accordo oppure non si fa. si farà dunque più avanti. procediamo con le scelte condivise. cose da fare non mancano.

sì, lo so: mi sono lasciato andare all'utopia, soprattutto alla fine di questo testo, ma è secondo me è proprio questo di cui c'è bisogno adesso!
C'è bisogno di un ideale nuovo, giusto, condiviso al quale si possa finalmente credere e aderire per creare un sistema che sia più giusto e meno in balia degli interessi di pochi sciacalli.
Può sembrare (e lo è) naïf, lo so, ma anche se è così questo non cambia il fato che è urgente riformulare le regole e gli obiettivi del nostro mondo, altrimenti finiremo sempre nel loop dell'autodistruzione e dell'odio tra nazioni.

È importante ritornare a chiedersi "cosa" vogliamo diventare.

Altrimenti prepariamoci per il peggio.


Friday, 9 September 2016

neologismo-61

scienza che studia le varie complicatissime implicazioni politico territoriali dell'Unione Europea, analizzando dettagliatamente le questioni relative al Brexit, alle varie sovranità nazionali all'interno della federazione, delle frontiere/non-frontiere, dei diritti di migrazione e di democrazia, degli spazi schengen, dei territori extra-europei (o colonie), dei microstati inglobati nell'unione ma non facentivi parte, dei territori appartenenti a varie nazioni dell'Unione Europea ma che non sono parte dell'UE (groenlandia, isola di man e altri arcipelaghi britannici, etc.), dei territori ufficialmente europei ma non di fatto (es. Cipro turca), dei paesi dell'Eurozona dentro e fuori dell'UE, etc etc etc...

INGEGNERIA
EURO-SPAZIALE

esempio: "stavo studiando la situazione di un Bulgaro che voleva risiedere nella Polinesia Francese,a davvero era troppo complicato... ho dovuto chiamare qualcuno che avesse studiato Ingegneria Euro-Spaziale..."

Thursday, 10 September 2015

fuori gli immigrati!

Eccomi pronto per atterrare a Bristol, città dell'Inghilterra, paese dalla lingua germanica mista al neo-Latino importato dai Normanni, i quali furono un tempo Vichinghi; da Bristol andrò a Plymouth in Cornovaglia, dove gli Inglesi fingono di essere ancora Celti, e là mi troverò con Visnu, Brasiliana dal sangue misto Indio, Africano ed Europeo, ma di nome curiosamente Indù.
Ieri ero a Barcellona, città Catalana all'interno dello stato Spagnolo, dove da anni ormai vivo io, Italiano del Veneto, regione che prende il nome da una antica popolazione Indo-Europea pre-Latina.
Da Barcellona per arrivare a Bristol ho dovuto fare uno scalo tecnico a Bruxelles, questa imperfetta frontiera tra Fiamminghi (Olandesi del Belgio) e Valloni (Francesi del Belgio), città scelta come strana e emblematica capitale internazionale dell'Unione Europa; scelta quasi profetica: bandiera unica, ma scarsa integrazione. A Bruxelles mi ha ospitato Karima, Belga di origine Berbero-Marocchina dal nome Arabo, amica di Jonathan, Belga di origine Siciliana dal nome Anglosassone (o piuttosto Ebraico) residente ora in Spagna.
Invece al ritorno da Bristol non ci sarà il Belgio, ma Marsiglia, città di Provenzali, Algerini e Napoletani capitale del sud della Francia, paese di Neolatini che si credono Galli e che usano per definirsi il nome di una tribù germanica. A Marsiglia, città fondata dai Greci, troverò Fabrizio, amico di Roma conosciuto a Barcellona, e la sua ragazza Anna, di Parma, residenti marsigliesi da qualche anno.
Poi, se non ci dovessero essere tappe a Lunel a casa di Ju e Greg, coppia franco-brasiliana, tornerò a Barcellona, città fondata dai Cartaginesi (che erano coloni Fenici provenienti dal Medio Oriente e insediati in terra africana) dove potrò tornare a lavorare alle traduzioni internazionali in Inglese, Spagnolo, Italiano, Francese e Portoghese nella sede dell'area Europa-MedioOriente-Africa di una multinazionale statunitense che ha comprato tecnologie israeliane. ma potrei anche essere spedito subito a Milano, in terra Lombarda (regione che prende il nome da antichi invasori teutonici) per una traduzione Inglese-Italiano.
A quel punto sarò pronto per ripartire ad ottobre per la nuova tappa del lavoro in Mozambico, ex-colonia Portoghese, oppure nel caso tutto slittasse più avanti, potrei essere mandato di nuovo a Tel Aviv, città di coloni Ebrei costruita su suolo Palestinese, per tradurre dall'Inglese all'Italiano. ma se anche questo lavoro saltasse, allora potrei finalmente andare a Casablanca (città marocchina dal nome misteriosamente Spagnolo anche se praticamente creata dai Francesi) dove Xavi, amico catalano, si sposa con una ragazza marocchina e dove, forse, potei trovarmi anche con Jeanne, Parigina che vive in Mali!



...e poi qualcuno ha il coraggio di dire che gli immigrati devono restarsene a casa loro!

siamo tutti migranti.



tratto da una considerazione reale scritta su un diarietto di viaggio.

Sunday, 19 July 2015

NAZI EURO

Historia gráfico-geométrico-metafórica del Euro:

el Euro al principio nació como una bonita composición de diferentes monedas donde armónicamente todos se unían para ser iguales y más grandes; para dinamizarse y convertirse en el hélice de una economía en expansión en todas las direcciones:


luego se contrajo la economía y el Euro se cerró en posiciones más rígidas y asfixiantes. estar dentro del Euro se hizo como estar detrás de la reja de una prisión:


al final el Euro se hizo más arrogante y poderoso. extendió su poder por encima de las decisiones y los destinos de las naciones europeas. se rodeó de sangre y en su cumplimiento final dejó claro cual era el diseño que estaba por debajo del proyecto de unión monetaria europea.



Tuesday, 31 March 2015

cuál es tu nación?

Cuál es tu nación?
A una pregunta de este tipo en general la gente ya tiene preparada su respuesta: "yo soy X!", "yo, en cambio soy Y!", otro diría: "no! os estáis equivocando! he estudiado la cuestión más que vosotros y vosotros sois claramente Z!"
Parece increíble que la gente en su mayoría no se esté dando cuenta que estas afirmaciones son absolutamente absurdas!
No hay una regla para sentirse de una o de otra nación.
Sentirse parte de un grupo es una cuestión íntima y personal, que nada tiene que ver con demostraciones científicas o generalizaciones categóricas.
Uno se siente parte de lo que le da la gana, sea por razones religiosas, de lengua, históricas o políticas, independientemente de lo que se diga alrededor.

Esto ya de por sí debería cerrar la cuestión, en cambio los debates sobre este tema siempre están de moda.
Pero... una cosa habría que preguntarse:
Quién nos ha enseñado a sentirnos parte de una nación, una única nación, solo una, de la misma manera en que se apoya a un equipo de fútbol?
De verdad es necesario elegir una nación y decidir sentirse siempre, siempre y siempre parte de ella, como si fuera un tatuaje que nunca se va?
No se trata de renegar sus propias orígenes, pero de verdad la nación tiene que ser siempre y solo UNA para cada persona?

Yo creo que no.
Uno se siente parte de un grupo dependiendo del contexto, del zoom que se le dé a una cuestión.
me explico: estando en China yo me puedo sentir esencialmente y sinceramente Europeo, mientras que en una mesa entre varios Europeos me puedo identificar como Latino o Mediterráneo; sin embargo al estar en España me puedo claramente sentir Italiano, aunque en el territorio italiano me siento claramente Véneto.

Esto quiere decir simplemente que no hay una sola nación, no hay una nación unívoca.
El sentido de nación, creo, es algo como una matrioska, que varía según el enfoque que le das y si bajas de un contexto mayor a uno menor, también tu identificación local se hace más detallada y diferente.
O es que de verdad alguien frente a un marciano estaría identificándose con ser Catalán o Vasco en lugar de sentirse Humano, Terrestre?
Definirse Catalán y Vasco tiene sentido en cierto contexto, en otro uno se puede sentir, yo qué sé, más Europeo antes que Vasco, en otro más de Donosti que simplemente Vasco.
algunos sí, algunos no, pero depende!

Sentirse de una nación no excluye automáticamente poder sentirse de otra nación (más grande o más pequeña) en otro contexto.

Tener una nación no es apoyar tu equipo de fútbol cuyos colores de camiseta son sagrados y si eliges uno, automáticamente descartas los otros; una nación es como cambiar constantemente de camiseta según la situación en la cual te encuentras.
Te puedes sentir de muchas naciones a la vez: no es ningún problema! no estás ofendiendo a nadie si es así. no estás despreciando tu gente!
Simplemente serías sincero: en algún contexto las diferencias entre el Véneto y el resto de Italia pueden ser relevantes y por eso te puedes reconocer en esa diferencia, en otros casos no tienen ningún sentido y por eso es totalmente inútil apelarse a una origen y a un grupo que no viene a cuenta.

Yo, dependiendo del contexto distinto me identifico con muchos grupos diferentes, muchas naciones.
Aquí va una lista de ejemplos:
Yo soy indudablemente:
Trevisán, Véneto, Italiano, Véneto-Friulano, Lombardo-Véneto, Nord-Italiano, del Alpeadria, Neo-Latino occidental, Mediterraneo, Europeo-Mediterraneo, de la Unión Europea, Europeo en sentido extenso, Indo-Europeo, Occidental-Capitalistizado, de la Cultura Global, Latino en sentido mediterráneo-americano, etc...
...y todo a la vez!

Todas estas naciones co-existen en mi!
Todas estas son mis naciones!
Y sobre todas estas, la nación principal, la única, la verdadera es ser  del planeta Tierra: soy Humano!

Aquí un esquema de mis varias naciones co-existentes y más o menos concéntricas:


Y aquí en detalle sobre el área Europeo-Mediterráneo


Lo de las naciones es un falso problema.
Las naciones son flexibles, mutantes, variables.
Y sobre todo son una cuestión íntima, personal. Nada que ver con las banderas y las afirmaciones políticas.

Monday, 19 January 2015

identificarsi negando il diverso

lo xenofobo è una persona così insicura della sua identità che l'unico modo per sentirsi parte di una comunità risulta essere quello di negare l'identità degli altri.
attaccando il diverso si sente di difendere la propria identità.
adesso sì che lo xenofobo si sente parte di un gruppo, di una nazione, essendo lui non cinese, non slavo, non marocchino, non negro, non crucco, non terrone, non zingaro...
una identità che si scopre per esclusione.
una dimostrazione per assurdo.

ma il fatto di avere definito i propri limiti verso fuori non implica necessariamente di avere qualcosa di concreto dentro...


dedicato ai Veneti, che hanno fatto di tutto per buttare nel cesso il loro passato agricolo tradizionale, la loro storia e tradizione, la loro lingua e il loro modo di essere. lo hanno fatto spontaneamente. con rabbia. auto-cancellandosi in pochissimi anni.
quello che prima caratterizzava il 90% dei Veneti, dopo qualche anno era diventato motivo di vergogna, di scherno: boaro, contadin! ...parla il dialetto, che grezzo! 
smarrita la propria essenza, il Veneto si è trovato in crisi d'identità. ha assunto modalità genericamente occidentali, per cui si è automaticamente sentito in periferia di un qualche altro centro lontano. frustato.
l'unica maniera di sentirsi parte di una comunità (ripudiata fino all'osso) è stato quella di rifiutare le identità altrui. la xenofobia.
adesso che odi tutti quelli di fuori, sai che sei Veneto.
anche se non sai più cosa significherebbe esserlo in assenza di nemici esterni.

dedicato anche all'Europa, rasa al suolo e colonizzata nel dopo guerra da due superpotenze che hanno imposto il loro stile di vita, valori e modello sociale nelle rispettive aree di colonizzazione, stravolgendo le modalità di vita tradizionali.
come tutti sappiamo viviamo e pensiamo in modo molto più simile agli statunitensi odierni che ai nostri nonni.
L'Europa è stata colonizzata, non diversamente da come lo è stata l'Africa da parte degli Europei, solo che l'Europa non se n'è accorta davvero e anzi pensa ancora di essere stata "liberata" e di essere il centro del mondo.
Questa Europa ha avuto importanza solo come fronte di battaglia tra i due schieramenti opposti e come ricco bottino da spartirsi e adesso che il fronte lo hanno voluto spostare più giù e più a est, nel mediterraneo, a questa Europa che finge di diventare autonoma, fuori dall'influenza diretta di Est e Ovest, e che si trova invece usata come pedina dentro al nuovo gioco dello "scontro di civiltà", non resta che far finta di avere dei valori comuni, antichi, tradizionali, attraverso la reazione alla minaccia del diverso, dell'Arabo, del Musulmano, del fanatico terrorista.
Gli unici valori europei utilizzabili sono la paura del diverso, l'avversione verso il fanatico-religioso e la necessità di sentirsi meglio dei Russi, meglio degli Americani, meglio degli Arabi, meglio dei Cinesi, meglio degli Africani.
meglio di tutti insomma.
Ecco l'identità europea.

Sunday, 18 January 2015

i governi fanno gli interessi delle nazioni?

Spesso in discorsi macro politici vengo tacciato di avere delle tendenze complottiste perché considero che non è così scontato che i governi facciano gli interessi delle nazioni che li hanno votati.
L'automatismo di pensare che il governo italiano, tedesco, russo stia facendo delle mosse geo-politiche sempre con l'intento di rafforzare le rispettive nazioni, di difendere i cittadini e di lavorare per un futuro migliore del proprio popolo a me, francamente sembra piuttosto naif, abbastanza ingenua.
Sarà che l'esempio più diretto che ho è quello dell'Italia, dove una classe politica corrotta gozzoviglia sulle ricchezze accumulate nei decenni passati e si occupa solo di intrallazzare affari trasversali e di mantenere i propri privilegi, infischiandosene del futuro della nazione, ma in fondo, anche se forse più evidente, non credo che l'Italia sia un caso unico, né raro.
I governi fanno gli interessi dei governanti.
A scapito del popolo.
A questo punto spesso mi si taccia di essere complottista, ma io semplicemente credo nella sostanziale coerenza della storia dell'umanità: da che mondo è mondo lungo tutta la durata della storia, è quasi un dato costante che i governanti facciano i propri interessi, infischiandosene del futuro della nazione.
Credo dunque che gli uomini moderni non siano sostanzialmente diversi, una razza nuova e più etica, rispetto agli uomini del passato né a quelli del futuro.
c'è però da fare una considerazione triste, che mi è venuta in mente oggi:
i governanti se ne infischiano della nazione sempre che questo atteggiamento non li pregiudichi. Se, cioè, un governante può trarre più benefici favorendo il proprio popolo, la tendenza del reggente sarà quelle di favorire la nazione in modo da aumentare il proprio prestigio e il proprio potere.
La triste considerazione è questa: erano più stimolati a favorire il bene del popolo i re assoluti e gli imperatori del passato, la cui vita intera e i cui averi erano totalmente dipendenti dalle sorti del regno, che i politici attuali, eletti ripetutamente ogni 4, 5 o 7 anni che siano.
La vita e il futuro di questi eletti non è legato a doppio nodo alla nazione e, anzi, la tendenza più probabile è che si cerchi di far man bassa di tutto il possibile in quei pochi anni di governo oltre ai quali torneranno ad essere cittadini normalissimi e, spesso, liberi da ogni responsabilità sul loro operato.

Insomma... triste a dirsi: è più incentivato un monarca assoluto a far l'interesse della nazione che un governo di politici eletti ciclicamente...

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Sarebbe dunque importante partire dal concetto di base che un politico eletto ha la tendenza ad essere disonesto e a favorire lobbies a scapito della nazione e creare un sistema di controllo preventivo e di punizioni inflessibili partendo da questo punto.
Se poi un politico eletto dimostra di essere onesto ben venga, non avrà problemi, ma in mancanza di una prova pratica, andrebbe già trattato come un disonesto e corrotto.
Non considerato un corrotto e disonesto, però sì trattato preventivamente in quanto tale.

Saturday, 17 January 2015

la Nergrobondia

un reperto archeologico del mio mondo assurdo! forse il primo caso nella mia vita di Geografia applicata alla Fantasia e sviluppata sotto forma di una Follia coerente!
si tratta di una pietra miliare del mio passato:
il Corso Accelerato per conoscere la Negrobondia.


una piccola enciclopedia di assurdità, un atlante dettagliato relativo a una nazione inesistente nascosta dentro le foreste amazzoniche. il Corso Accelerato per conoscere la Negrobondia affronta tutti i tipi di argomenti, dalle tradizioni, la lingua, la geografia, la politica, la storia, il folklore, l'economia, la vita di tutti i giorni, la religione, i miti etc...
in un epoca in cui a malapena sapevo scrivere in italiano e in cui il mondo era un concetto vago ed astratto in cui in Amazzonia la tipologia umana tipica era quella nera africana, sorse un mondo fantastico e complesso che ha poi dato inizio a una tradizione di personaggi, progettini creativi ed eroi mitici come Negro Bondo Boss e Negro Bondo Bello, protagonisti di avventure letterarie e grafiche che per molto tempo hanno caratterizzato il mio mondo di fantasia.

il Corso Accelerato per conoscere la Negrobondia è un volume complesso composto di quasi 36 pagine! ecco dunque, per chi ne fosse interessato, la serie di fascicoli che permetteranno di conoscere bene questa nazione della fantasia: la Negrobondia! da oggi, anche in web!

pag 1 - mappa del paese e bandiera
pag 2 - produzione auto d'avanguardia della Negrobondia
pag 3 - negrobondia coloniale, piatti tipici e fauna locale
pag 4 - lingua, moneta, strumenti musicali e nazioni fantastiche alleate
pag 5 - alleati del M.A.C., abiti tipici e storia della Negrobondia
pag 6 - miti, industria, fusi orari, mappe del M.A.C. e armi tipiche
pag 7 - religione, aerei, economia, animali domestici
pag 8 - proverbi, alfabeto negrobondo ed eroi fumettevoli
pag 9 - costellazioni tradizionali e miti
pag 10 - astronomia e grad prix de Negrobondia
pag 11 - eroi nazionali e monumenti nazionali
pag 12 - sport
pag 13 - bandiere regionali, pietre prezione e cose tipiche
pag 14 - invenzioni ed inventori negrobondi
pag 15 - ingegneria genetica, bandiera, esportazioni e bibita tipica
pag 16 - sport e partiti politici negrobondi
pag 17 - sport, cantanti e canzoni tradizionali
pag 18 - feste nazionali, canali TV e arti marziali negrobonde
pag 19 - risorse minerarie (petraliobu), costituzione e bande
pag 20 - radio, miti, bandiere regionautiche e mappa linguistica
pag 21 - spazio M.A.C. Repubblica Reale di Cracatozza
pag 22 - spazio M.A.C. Umbari Mataciuz
pag 23 - spazio M.A.C. Repubblica di Tomato
pag 24 - spazio M.A.C. New Novaja Zemlja
pag 25 - spazio M.A.C Repubblica di Maionese
pag 26 - mappa dello spazio M.A.C.
pag 27 - attori, divinità antiche, sistema politico e paninaro negrobondo
pag 28 - fabbriche auto e orologi e invenzioni stupide
pag 29 - esercito, catastrofi, targhe e sistema educativo
pag 30 - provincie, polizia, corazze tipiche e divise regionali
pag 31 - balli tipici, organizzazione religiosa, carnevale negrobondo
pag 32 - abiti tipici, generalità, evoluzione storica e monete antiche
pag 33 - film e libri
pag 34 - nomi tipici negrobondi
pag 35 - pettinatura, mezzi militari, flora transgenica, mappe città
pag 36 - mappe città
contenitore fascicoli fronte
contenitore fascicoli retro

Monday, 17 February 2014

european nationalisms

Catalonia is not Spain.
unfortunately Catalonia is not Catalonia as well.
...how far we are near, my friend...



recent news: Swiss closes its borders to European Community citizens coming immigrating to its territory looking for job. Swiss closes Europe outside. it's the Swiss point of view.


Tuesday, 12 November 2013

Catalunya Lliure



la prisión puede estar fuera, pero puede estar también por dentro.

Sunday, 3 November 2013

the best worker nations!

If you have to polish a surface in your house and you have to find the right worker for this kind of job, which are the best nations in Europe to accomplish a good work, well done, all right?
maybe I'm wrong but I think we have some hints here...


of course this stuff is just too stupid to be real... sorry, I love that kind of absurd things... haha

Wednesday, 14 November 2012

WORLD FLAG and other issues

en esos días Barcelona está llena de banderas de Catalunya. No es una verdadera novedad, pero con todo lo de la nueva salida independentista del Govern, ahora es mucho más evidente.
dejamos por otras ocasiones la análisis política de este momento y evitamos toda la temática sobre la independencia de los pueblos.
lo que en esos días se me cruzaba por la cabeza girando por las calles es sobre el valor simbólico y visual de las banderas.


qué me representa una bandera?
una bandera representa un grupo de gente unidos por alguna característica evidenciada simbólicamente por algunos colores. hay banderas de todo tipo, de clubs, de barrio, de orientación sexual, de naciones, políticas, etc etc.
la ostentación de las banderas que se fomenta en esos días por barcelona es un mixto de símbolos nacionales catalanes y políticos (esta confusión puede ser muy peligrosa y la historia abunda de tales ejemplos).

la bandera es muy a menudo la bandera de un estado.
por eso la bandera de una nación debería ser diferente a la de un estado, porqué el estado debría representar a sus ciudadanos independientemente de su lengua, cultura, sexo, religión e idiología políticas.
decir "estado nacional" no es menos racista que imponer una religión "de estado", porqué excluye de manera radical todos los que no se uniformen a un estándar que no es natural ni necesario y que debería ser una libertad de cada uno. el estado nacional es una definición intrinsecamente racista.

es que yendo por barcelona en esos días tan "abanderados" me pregunté: y si por alguna razón inexplicable cada persona siempre se marchara con su bandera en el bolsillo y la colgara a la ventana siempre, cual sería la visión que se tendría de barrios como el Raval o el Born????
Qué pasaría si a parte de las banderas catalanas todo el mundo pusiera la bandera de su nación?
Seguro que estarían visualmente muy bien representados todos aquello flujos de migrantes que se intentan esconder siempre (por eso también sería una cosa muy interesante de ver o realizar de verdad) además de ser cromaticamente muy bonito de ver! jejej


Pero yendo un poquitín más allá con esta reflexión, sería también interesante ver, en ciertas ocasiones cual es la "nación" que cada uno escoge y a la cual cada uno se siente pertenecer.
pongo "nación" entre comillas porqué cada uno no tiene solo una "nación" y punto. o por lo menos no todos la tienen que tener de manera tan radical y unívoca.
sentirse parte de una nación es un concepto flexible y variable según las condiciones.
en abstracto yo puedo sentirme Véneto, pero esto pasa sobretodo al estar en Italia, mientras que al salir del país en muchas ocasiones me siento intimamente Italiano. al vivir en Londres me sentiré de corazón parte de los Latinos, mientras que viviendo en África las diferencias entre Europeos no tienen ningun sentido y mi sensación más auténtica será de ser Europeo.
Además que cada uno se puede sentir lo que quiera así que independientemente del idioma hablado dos hermanos pueden crecer el mismo contexto familiar y social, pero uno se puede sentir intimamente Andaluz y otro simplemente europeo.

por eso, siendo que cada uno se puede sentir parte de un grupo más o menos grande, dependiendo de las situaciones, debería haber banderas para todo (ya que de todas maneras banderas siempre hay) y yo creo que sea fundamental inventar (si ya no existe) la BANDERA DE LA HUMANIDAD
o BANDERA DEL MUNDO.

porqué yo antes que todo si tuviera que colgar una bandera fuera de mi ventana, me gustaría colgar una bandera internacionalista total, que represente mi sentido de apartenencia a la comunidad de la humanidad en todas sus diferencias.


Asi que, humildemente, me siento de atreverme a proponer una bandera de la humanidad, ya que no encontré ninguna de momento que represente a todo el mundo de manera apolítica, no sexista, no ideológica etc etc.

la bandera que aqui propongo tiene 7 franjas que representan:
- el blanco de los hielos de los polos
- el amarillo de las extensiones de trigo, digamos, de las franjas templadas (o el amarillo de los otoños que estas franjas reflejan en su vegetación)
- el rojo de las tierras desérticas de las franjas tropicales
- el verde de la selva ecuatorial
en el centro hay una bola azul, claramente símbolo del planeta tierra.
el azul es color de paz, de água y cielo, elementos que unen a toda la humanidad.
la cruz blanca central representa un poco la rosa de los vientos (nada religioso, por favor!!) y los 4 puntos cardinales.
el blanco es el color que une dentro de si todos los colores, por eso representa a toda diferencia unida en una pureza única.

sé que toda esta reflexión no cuenta nada, pero a mi una bandera de la humanidad así me gustaría. y seguro que la colgaría a mi ventana!