Showing posts with label deserto. Show all posts
Showing posts with label deserto. Show all posts

Tuesday, 11 June 2024

e io cerco il mare


Cerco il mare.

Cerco il mare...


Ma solo sabbia... sabbia e terra.


A tratti sento i piedi invischiarsi in qualche pozza di fango...


...Ma poi torna la polvere

Secca. E morta,

Antica e indifferente.


Polvere e terra,


Eppure so che c'è il mare.

È il mare che guida i miei passi.


Davanti a me una montagna

Di pietra. Di sassi. Di terra.

...Un'altra montagna...

E un'altra ancora...


Ma so che oltre a questo deserto

C'è il mare.

Io lo so.

Io vengo da lì...

Io sono del mare...

E tornerò.

Tornerò al mare.

All'oceano nascosto che sta al di là di tutto.


Non trovarlo è impossibile.

Arrivarci è inevitabile.

Perdersi è soltanto momentaneo.


Perché in fondo...

Come fa un oceano a nascondersi dietro a un sasso?


Friday, 31 March 2023

las raíces aman

@mas.pietrobon

Un árbol no puede dejar de amar la tierra que lo sostiene.

Por dura y pobre que sea, esa tierra es lo que le da vida y lo alimenta.

No importa si se trata de una tierra desértica y a otros árboles les tocó una tierra mejor. A pesar de las dificultades que este árbol tenga que enfrentar, ese terreno y esa planta son un milagro de la Vida y hacen lo mejor con lo que les tocó.

🌻

De esta manera el árbol quiere a su tierra.

Y de esta manera la tierra consigue dar todo lo que puede para sustentar la vida.

🌻

Así somos nosotros con nuestras familias y así hacen nuestras familias para nosotros.

☀️

...y luego un día cualquiera también en el desierto comienza a llover...

Sunday, 28 October 2018

entità nascoste

sarebbe una bellissima idea realizzare un libro con i disegni di varie entità presenti nella natura di una montagna, di un bosco o di un deserto.
ogni nostra passeggiata nella natura nasconde un sacco di volti che ci scrutano segretamente... i bimbi lo sanno benissimo, ma gli adulti relativizzano e non ci fanno più tanto caso. 
e anche se ci fanno caso lo notano e se ne dimenticano.
ma non sarebbe invece bellissimo fare un libro di personaggi ritrovati specifici di una precisa area? disegnati, con a fianco la loro foto e l'ubicazione esatta dove andare a trovarli?
una montagna allora diventerebbe un luogo di sculture misteriose e di espressioni e sguardi segreti che ci spiano e ci darebbero una sensazione magica del luogo.

per esempio: questa foto delle pale di san martino, dolomiti...



oppure un profilo del deserto del wadi rum, giordania. vi assicuro che durante la notte, con la luna piena, le ombre del disegno erano esattamente queste!



il gioco è virtualmente infinito! ogni superficie rocciosa o legnosa nasconde una infinità di facce, di gesti, di situazioni, di personaggi... l'importante è renderli veri, visibili, vivi... e non solo personaggi "umani", possono apparire a volte anche molti animali... giganteschi... come elefanti...



ecco ad esempio un personaggio che sta per baciare la parete rocciosa che ha davanti (forse la pancia della sua consorte incinta di una gemma preziosa)



e anche un antipatico e arcigno roccioso signore che scruta antipaticamente ciò che stiamo facendo...


insomma, con un libretto del genere sarebbe poi molto divertente passeggiare per una montagna con un bambino, andando a caccia dei personaggi... delle sculture naturali che ci spiano.
la montagna del montserrat per esempio ha facce ovunque!
la gola del canyon di matera è una scultura continua!
ci vuole questo libro!
estrapoliamo finalmente questi personaggi una volta per tutte!!

Thursday, 9 August 2018

sogno del deserto di parigi


dal mio enorme archivio di sogni antichi...



in un sentiero di montagna in un fitto bosco... stavo seguendo un gruppo in bicicletta, anche io ne avevo una, ma il sentiero era difficile anche se estremamenente piacevole e bello. non ero preoccupato di star dietro. trovavo lungo il percorso una signora, andava anche lei in bici con suo marito, ma suo marito era ormai lontano. la sua bici infatti era piccola, tozza e sgonfia. le offrivo allora di cambiar bici e di proseguire insieme, perchè per lei sarebbe stato piu facile. in effetti la bici della signora era abbastanza sgangherata.
insieme proseguivamo, lei mi era molto grata della gentilezza.

si apriva ad un certo punto una vista dall'alto della collina e si vedeva di colpo un grandissimo deserto con dune rosse, alte e bellissime.
oltre, alla fine del percorso e al di lá di alcune dune più prossime, si intuiva la presenza di una grande città (azzurra-blu, fresca, come nella luce dopo una tempesta verso il finire del giorno, con nuvoloni neri sopra di essa). la signora mi diceva che si trattava di Parigi.

a quel punto capivo che qualcosa di strano c'era... e per provare a verificarlo dissi: aaaaaa, si, certo. questo dunque è il famoso "deserto di parigi", magnifico...
la signora confermava sinceramente e candidamente.
d'altronde non c'era dubbio che quella fosse parigi e che quello fosse un maestuoso deserto.
entrando in una strada alberata tra le case parigine, scendendo dalle alture si cominciò anche a intravedere un immenso mare in burrasca, grandissimo, profondissimo, blu. le onde giganti, una scena meravigliosa! dicevo dunque: aaaaaa, e questo è il famosissimo "oceano di parigi"...
la signora confermava e aggiungeva qualche dettaglio, come se si trattasse di una cosa che tutti sanno. era tutto vero, ma la geografia parallela era di un altro mondo.

ad un certo punto trovavo ad un tavolino di un bar il mio gruppo, seduto a bersi una birra. svoltato l'angolo, mi siedo con loro.
uno dei miei amici, quello seduto a destra di me mi chiede qualcosa, mentre io ammiro l'oceano di parigi. a quel punto gli dico: vedi, amico mio, il fatto è che tutto questo è un sogno. lui resta interdetto... sorpreso... è tutto un sogno, non c'è nè deserto nè oceano a parigi. so che sono nel sogno, voi tutti lo siete, ma è bello stare qua con voi, quindi continuo a sognare.
il tipo cerca di capire, ma gli risulta difficile immaginare di essere soltanto la proiezione di un sogno. cerca di far qualche domanda, per afferrare meglio il concetto.

io dico qualcosa tipo: è tutto dentro alla mia testa. alla mia sinistra uno degli amici ride e dice: per fortuna non è dentro la mia perchè se no sai che noia essere tutti immobili a far niente? lo guardo bene ed è una statua. una rigida statua di pietra che beve la birra con noi, seduto. è uno dei miei amici del sogno...



Monday, 23 April 2018

evolución vegetal-13

La planta vacía, o árbol al revés, es una planta que crece en ambientes desérticos. Se manifiesta como una serie de círculos separados de bajas hojas carnosas a nivel del suelo con, al centro, un agujero.
Estos "círculos separados" son en realidad la manifestación externa de la planta, que en realidad se extiende por debajo de la tierra.


La planta, al principio, se desarrolla tan solo en el momento en que las rarísimas lluvias inundan el terreno desértico y activan la semilla. A partir de este momento la planta escava en profundidad sus raíces en la tierra creando una grande red subterránea, sin crecer al exterior.
Al crecer, y al volver el clima absolutamente seco y árido, la planta comienza a secar la parte central de sus raíces que se convierte en algo fácil de romper y escavar: el lugar ideal para las hormigas del desierto que entran en los canales internos a las raíces de la planta y comienzan a habitarla.
La simbiosis entre hormigas y planta es perfecta: los insectos arrastran dentro de la planta todo material orgánico, mineral y nutritivo del área alrededor a la planta y la planta da abrigo a los animales y les abastece de agua, ya que las raíces más bajas de la planta se abren en grandes sacos vegetales que conservan la humedad y recogen, en caso de nuevas lluvias, grandes cantidades de agua por largo tiempo.
Las hojas externas del árbol al revés son la entrada de la casa de las hormigas y estas, caminando encima de ellas después de sus exploraciones, acaban polinizándolas con el polen azucarado que las otras plantas vacías van lanzando al viento en sus proximidades.
Las semillas se generan en las hojas exteriores y asumen una forma muy peculiar, como de rueda. cuando son listas y se secan empiezan a rodar empujadas por el viento, corriendo kilómetros y kilómetros por el desierto. Pueden seguir rodando durante años, hasta que una nueva lluvia los sorprenda y les active comenzando un nuevo ciclo de vida.


Las poblaciones del desierto dan una importancia especial a estas plantas ya que en caso de necesidad pueden introducir en los agujeros de la planta un largo tubo, como una pajita gigante, y beber de la planta como si fuera de un pozo.

Tuesday, 10 April 2018

etimologia-32

CONTURBANTE
Conturbante è ciò che provoca inquietudini profonde e contrastanti, o risveglia istinti difficilmente confessabili, ciò che è eccitante, provocante. Il carattere misterioso, affascinante e allo stesso tempo inquietante e minaccioso di questo concetto è rappresentato bene dall'idea tradizionale che gli Europei avevano delle popolazioni del deserto del Sahara: uomini forti, che vivono in condizioni incredibili, che possono salvarti la vita, ma che si nascondono dietro ai loro turbanti e che possono anche ucciderti, guerrieri, banditi mascherati, a volte associati anche con la paura dell'infedele e del diverso in generale. È per questo che gli uomini del deserto, con i loro vestiti caratteristici, rappresentavano nell'immaginario collettivo europeo una figura complessa, mista di mistero, paura e fascino. È così che dire "sei come un Tuaregh" diveniva sinonimo di "sei una persona misteriosa, forse un eroe, forse un bandito..." una persona che ispira paura o ammirazione... una figura conturbante.
Poco a poco con gli anni la forma di esprimere questo concetto si cristallizza e invece di dire tutta la frase "sei come un tuaregh con il suo turbante seduto sopra un cammello", si afferma più velocemente "sei come un tuaregh con turbante e cammello", in breve ridotta a "sei con turbante e cammello" e alla fine semplicemente "sei con trubante", da cui l'aggettivo derivato di "conturbante" ovvero "con il trubante".


Saturday, 19 December 2015

deviazione di fiume

deviare un fiume per irrigare un territorio non è una idea nuova, ma il problema di irrigare territori desertici con i fiumi è che si dissipano tantissime acque fluviali e spesso tutto il sistema idrico attorno e dentroil fiume ne risente.
perchè dunque non pensare in grande?? (anche troppo...)
facciamo un mega condotto sotterraneo che porti un sacco di acqua di fiume non da un punto qualsiasi del fiume, ma dalla sua foce!
sottrarre le acque dolci del fiume proprio prima che sbocchino al mare non modifica nulla della forza e del sistema fiume lungo tutto il suo corso!
scaviamo quindi un gigantesco tunnel tra l'estuario di un grande fiume e una depressione desertica qualsiasi. la canalizzazione dovrà essere termicamente isolata e assolutamente impermeabile in modo da non disperdere neanche una sola goccia d'acqua.


lo scavo, essendo assurdamente lungo e impossibilmente profondo, potrebbe addirittura sfruttare la leggera differenza di inclinazione della crosta terrestre e andare leggermente in profondità all'inizio del tunnel e andando in linea retta sbucare dall'altra parte senza dover deviare di rotta.
usando le stesse tecnologie delle fontane (solo che infinitamente più grandi) il fiume, proprio prima di sfociare al mare si diriggerebbe direttamente nel cuore del deserto, generando laghi d'acqua dolce e oasi regionali giganti!
insomma, non è una bella idea?
il solo fatto che sia impossibile da realizzare non dovrebbe distoglierci dal fatto che un'opera del genere dovrebbe proprio essere realizzata!

Sunday, 19 July 2015

cloud collector for the Sahara

when I started considering the idea of drawing the map of the geographical impact of a contrary spinning planet earth (if the earth span the opposite way) I focused my attention over the well known anomaly of the Himalayas mountains preventing India to became a complete desert as the Sahara and the Arabic which are on the same latitude.

starting from this deed I thought it was utopically possible to create an artificial barrier to stop clouds and humidity for desert regions as the western sahara coasts, for instance.
the big wall (5000m high!!) would be an horrifying destruction of all the ecosystem of northern Africa and a shocking environmental impact as well! besides it would be a very big danger for all the population and nature around in case of structural collapse of the building and, furthermore, it is technically impossible to build so far.
BUT these are not good reasons to stop imagining this awful solution as a functionally realizable system in order to achieve the task of a wetter Sahara coast-line!

can you imagine how horrible a huge 5 km tall wall crossing all western sahara regions north to south should be? a very huge disaster for the planet and a scaring structure to be seen from below...
anyway, the 5 km high wall would work as the Himalayas does for India, stopping the humidity coming from the Atlantic ocean and collecting the clouds in some season of the year provoking rain falls and the creation of huge rivers and so on.

this is a possible position of the wall even if I'm not sure if it's a good one!
maybe the eastern coast-line of the desert is a better place to catch the humid winds... (it depends of the air currents in that area) or possibly a east-west wall would work better than a north-south one.
anyway, that's not the point! just imagine! if it works naturally in Himalayas it can work artificially elsewhere!

possible position of the wall for the humidity recollection in western sahara.

so, this was the first idea:
stopping the clouds, provoking rain falls and also reducing the solar irradiation for the areas below the wall because the shadow of such a big barrier would stop the direct sun beams of a 40% (let's say).
as you can see the change for the region would be huge!

but even if this idea is just a utopic game for the imagination, the strong visual impact is too big to imagine even for me!! so I change my opinion about this crazy plan (even imagination has some ethical limits!).
Instead of a big wall, that's too much, maybe we could just use a system that already exists (in a very smaller scale) that is a fog-collector.
the humidity collector is a sort of simple net that literally catches the waters from the morning humid air and collect them into special reservoirs by mean of tubes .


so, what about building a structure (I mean, at least near the major cities and towns of the desert areas) that can do the same thing at a bigger scale?

we can imagine a 1000m high structure beyond the coasts of the cities of Western Sahara and Mauritania as a net filtering the clouds that generally pass above the dry country and that wind up evaporating by the heat.
the humidity of the clouds is now filtered and collected at a very big scale!
moreover the filter will block a bit the winds and the lower clouds as well, and it will also reduce the direct irradiation of the sun working as a solar screen for the town.



the impact would be less the before... and the advantages would be the same!
(I hope)

ok, but remember: this is just a utopia!
I really wouldn't like these kind of horrible structures would be built in reality!
please! just don't listen to what I said!!

Thursday, 16 July 2015

si el mundo gira al revés

los desiertos y las zonas húmedas en nuestro planeta dependes de muchos factores, pero sobretodo de algunos: la latitud, las corrientes de aire y las corrientes marinas.
los desiertos se ubican casi todos en la linea de los trópicos y las excepciones que hay son por causa de cordilleras de montañas majestuosas como el himalaya o las andes que consiguen desviar los aires húmedos y lluviosos a otras regiones.
siguiendo los esquemas de los vientos y de las corrientes oceánicas se puede de hecho prever fácilmente donde debería estar un desierto y donde no.
por ejemplo: las costas continentales de los trópicos que caen directamente del desierto al mar corresponden siempre con corrientes oceánicas frías que siguen la costa; donde las corrientes son calientes en cambio es normal tener costas más húmedas y verdes.

hemos dicho que los desiertos dependen de latitud, corrientes de aire y agua, principalmente, pero mientras la latitud es la que es y punto, las corrientes de aire dependen de la rotación terrestre.
el hecho que el planeta gire de oeste hacia este determina flujos de líquidos (aire y agua) que se mueven con tendencia a formar anillos que siguen las lineas de los paralelos (como los colores del planeta júpiter) y que varían de dirección cuando necesariamente chocan contra placas continentales o cordilleras montuosas determinando corrientes y movimientos circulares diferentes.

así podemos decir entonces que los desiertos así como los conocemos están provocados por la latitud y por la rotación de la tierra de oeste a este.
pero qué pasaría entonces si simplemente la rotación terrestre, en lugar de ser del oeste hacia el este fuera desde el este hacia el oeste?
pues los desiertos serían muy diferentes a como los conocemos ahora y costas ahora verdes y húmedas se convertirían en desiertos sin ni siquiera un hilo de hierba.
zonas que reciben ahora abundantes lluvias en algunas temporadas se encontrarían después completamente aisladas de los vientos húmedos y lluviosos.

esta suposición puede parecer tonta, pero al mirarla bien nos hace entender como nuestro planeta está sujeto a un equilibrio muy sutil que no depende tan solo de grande inmensidades rígidas y fijas, sino también de pequeños influjos constantes como la dirección del viento o de las corrientes del mar.
un hecho tan casual y banal como un sentido de rotación de un lado al otro sobre nuestro mismo eje, determinaría una geografía nueva en términos naturales y humanos.

aquí abajo tenéis una hipótesis rápida y general de como podría haber sido nuestro planeta al tener una rotación de este a oeste en lugar de la que tenemos en realidad.


al cambiar las corrientes se puede notar que las zonas de américas que estaban bastante húmedas gracias a la posición ideal de los andes y de las montañas rocosas, ahora se encuentran bajo el influjo de corrientes de aire seco y de aguas frías: grande áreas verdes de estos dos continentes ahora se encuentran desertificadas, mientras que los desiertos de atacama y de las montañas rocosas están ahora bajo corrientes húmedas y lluviosas y son verdes y llenos de aguas.

lo mismo pasa con el kalahari, en namibia: el cambio de vientos y corrientes oceánicas es la costa oriental africana que se convierte en desierto y no más la costa este la cual ahora ya no está tan árida como antes, sino que ya aparece húmeda y verde.
las costas del sahara occidental se encuentran bajo vientos lluviosos. lo mismo pasa en somalia.

la corriente del golfo no solo desaparece, sino que se invierte: europa tiene ahora la misma temperatura media de canadá (y viceversa).

india, que estaba salvada de la desertificación gracias al himalaya que bloqueaba los vientos de lluvias y los encanalaba en el valle del ganges dejando en cambio seca la zona más al norte del desierto del gobi, ahora funciona al revés: cualquier viento húmedo proveniente de este está bloqueado por el himalaya que lleva todas las lluvias al norte: india del norte es ahora el desierto más árido de la tierra, mientras que tibet es uno de los sitios más lluviosos.

como por los desiertos africanos, en australia ahora la costa más húmeda ya no es la costa este, sino la oeste. sydney es un puro desierto de arenas, no hay ni hierba. perth en cambio está rodeado de verde vegetación mediterránea.

la costa china, origen de grandes civilizaciones gracias a su favorable situación climática, ahora vuelve a su destino de tierra caliente sobre el trópico del cancro y se desertifica totalmente.

las costas siberianas llegarían a tener un clima parecido a la costa oeste americana mientras que la west coast de estados unidos sería ahora mucho más fría.

esos son los hechos principales de esta hipótesis absurda pero que abre las puertas de la imaginación y que nos evidencia la importancia de las corrientes de aire y las pequeñas variaciones de temperatura de las corrientes de agua para nuestra geografía general.
los vientos y los desiertos... la rotación terrestre y los posibles mundos si algunos factores hubieran sido diferentes...



Friday, 5 September 2014

profilo terrorista

un momento egocentrico. la mia foto di profilo preferita. in versione terrorista tuareg con il turbante che si agita al vento. un vero eroe d'altri tempi! hehe 



Thursday, 31 July 2014

disegno di sabbia

a volte un supporto di legno con i resti secchi dell'argilla lavorata può suggerire un paesaggio arido... molto arido... un deserto.


Wednesday, 21 May 2014

circle eye

this is a strange object I found some year ago inside one of my dreams.
real dreams I mean, I was sleeping.
it was in a desert where I found a strange construction made by metal circles nailed to the soil.
I was by their sides and it was easy to reckon that they were placed in a decreasing series from the biggest (as big as me) to the smallest (something like 20 cm of diameter).
it was a sort of inverse telescope cut in slides.
the only peculiarity was the position of 2 circles in the end of the series: they had an offset, one was slightly moved upwards and the other one was slipped downwards like in this drawing


so I slowly moved in front of the series of circles to watch inside it because the concentric composition brought me to do it.
and it was in that moment that I saw the geniality of this object!
the last hole was the only one you could see through and pointed to the horizon, all the circles made a sort of cone that projected my stare to that small point of light in the end of the last metal ring, but the wonderful thing was that the 2 offset rings created a sort of eye on the bottom of the cone, like this:


it was really amazing!
you were looking inside and wouldn't expect that such a simple structure could create such a powerful vision.
now I was looking to a sort of infinite spiral to a far light in the distance that was the horizon and pointing my attention to that final hole it was clear that a sort of metal eye was looking at me on the other side!

I think this is a very interesting sculpture!
I would like to make the ring my rusted steel and put them in a remote part of a desert. the final hole pointing the sunrise point (maybe the sunset...)


thank you dream!
very nice experience!

Thursday, 15 May 2014

Nuevas Invasiones Barbaras

este es un ejercicio de imaginación apocalíptica:
empecemos con una catástrofe: el cambio climático y la desertificación.
recogemos los datos en un mapa y vamos a ver cuales son actualmente las áreas del planeta que están en riesgo de desertificación y con qué intensidad. en internet pues se pueden fácilmente encontrar mapas de este tipo:


en este mapa están claramente indicadas las regiones a riesgo de desertificación gravísima, grave, mediana y leve. pero a nosotros nos gusta la catástrofe apocalíptica, no? pues vamos a considerar entonces un escenario realmente extremo para los próximos años, el peor!
imaginémonos que el calentamiento global sea radicalmente fuerte y que todas las áreas bajo cualquier tipo de riesgo de desertificación, sea grave o leve, se conviertan de verdad en aridísimos desiertos como el sahara o el kalahari.
entonces, si así fuera, las zonas desertificadas acabaría siendo las siguientes:


hasta aquí todo bien (digamos), pero ahora vamos a ver una cosa:
el mapa anterior enseña amplias áreas del planeta que son desiertos, pero como podéis notar no solo se secan regiones ya semi-áridas y escasamente pobladas, sino que también países enteros como españa, turquía, irán e italia. eso nos podría asustar un poco, ya que por definición un desierto se llama así porqué allí no vive nadie y por eso en el mapa de arriba muchos millones de personas habrán tenido que abandonar su país, pero lo peor es que no estamos simplemente hablando de "mucha gente" sino que con gran probabilidad hablamos de más de la mitad de la población mundial ya que, como se puede fácilmente comprobar, casi toda india se queda desértica y tan solo en la india vive un sexto de la población mundial!
vamos entonces a ver como está la cosa: encontremos en internet otro mapa con la distribución de la densidad de población en el planeta. aquí va:


obviamente en nuestro nuevo escenario hipotético las zonas desiertas no podrán seguir siendo densamente pobladas, por eso vamos a aislar los colores que indican las áreas donde vive casi toda la población mundial para luego ver cuales son las regiones cuya población deberá necesariamente desplazarse al desertificarse su tierra. aquí va el mapa:


solapando el mapa de los nuevos grandes desiertos de nuestro planeta y la población actual podemos ver las regiones que hay que abandonar.
en amarillo se ven los desiertos extendidos mientras que en rojo se ven las áreas de alta densidad humana. las áreas en naranja son las áreas donde las dos características se solapan y por eso representan la anomalía imposible (un desierto densamente poblado).


para que quede más claro cuales son las naciones que tienen que abandonar sus casas al 95% aislamos mejor las "áreas anómalas" utilizando el color violeta.
como podéis ver grandes extensiones pobladas de áfrica, europa y asia están afectadas.
así que mejor nos conviene preparar las maletas...


pero las extensiones no corresponden a la cantidad de gente, obviamente. hay regiones más densamente pobladas que otras, como india con respeto al interior de brasil, por ejemplo.
por eso el drama humanitario de ciertos países a veces puede ser mayor de lo que se puede percibir a través este mapa. mejor está hacer un paralelismo sobre un mapa que enseñe el peso demográfico de cada país.


como podéis ver áreas que en el primer mapa parecían más pequeñas como centro américa o áfrica del oeste, en términos demográficos son mucho mayores. gracias al segundo mapa de hecho está claro también que gran parte de la humanidad tendrá que desplazarse hacia otra tierra si quiere sobrevivir, abandonando sus patrias desertificadas.
a través de estas últimos dos mapas podemos entonces imaginar cuales son las poblaciones que deberán desplazarse y también podremos tener una idea del tamaño de la migración en proporción de millones de personas.
una pregunta podría ser: parece que más de tres mil millones de personas se tendrán que desplazar, pero se moverán hacia donde?
para hacerlo mucho más fácil y un tanto simplificado, digamos que podríamos generalizar la cosa de esta manera: si el planeta se desertifica por causa del calentamiento global, podemos imaginar también que, por lo menos, otras tierras que ahora son glaciales se conviertan en territorios de temperaturas más suaves.
si consideramos entonces que las franjas pre-ártica y pre-antártica se puedan colonizar para habitarlas en condiciones decentes podemos suponer que las poblaciones en movimientos vayan a ocupar estas tierras, mientras que las naciones que viven en países que siguen siendo habitables, se queden en su mayoría allí donde están.
haciendo así un esquema muy genérico de las principales migraciones provocadas por este cambio climático, yo me imagino que la nueva geografía humana del planeta se convierta en algo así:


como se ve, generalicé las migraciones por grandes grupos humanos y por macro áreas culturales.
visto de esta manera, el grande movimiento de gente no solo representa un desplazamiento enorme de tamaño bíblico, sino que se parecería a una nueva colonización en grande escala, donde se descubren nuevas tierras y se empieza a poblarlas.
en el siguiente mapa se ven las migraciones imaginadas antes junto con las tierra que están densamente pobladas en este nuevo escenario mundial. el rojo más oscuro representa áreas que siguen estando pobladas mayoritariamente por las naciones originarias, mientras que el rojo más claro representa las tierras recientemente pobladas de nueva colonización.
las tierras en gris son tierras despobladas, nuevos y viejos desiertos inhóspitos donde no se puede vivir por el demasiado calor o el demasiado frío.


y para acabar esta locura, ya que tenemos todos los datos suficientes para saber como se han movido las poblaciones y donde se han asentado después del cambio climático, podemos evidenciar las tierras habitadas con sus poblaciones divididas por bloques culturales principales.
ya no se trata simplemente de migraciones, esto es la colonización de un nuevo mundo: las nuevas invasiones barbaras:


Sunday, 4 May 2014

il carattere dei fiumi

ogni fiume ha un inizio e una fine.
l'acqua scorre lungo il percorso lungo le anse del suo sinuoso cammino eterno e seguirne il flusso dalla sorgente alla foce è vivere una storia, è vivere una vita, dalla nascita alla morte.
da sempre il fiume è la metafora della vita.

dunque i fiumi hanno corsi diversi. vite diverse. caratteri diversi.
ogni fiume è una storia da leggere.

...e il fiume niger è un fiume molto speciale.

dei grandi fiumi del mondo il fiume Niger è un fiume unico, originale, fin da subito: parte dal lato sbagliato: se tirava a sud sarebbe stato come tutti gli altri fiumiciattoli della zona: 100, 200 km al massimo e poi subito a sfociare nell'oceano. una vita facile, anonima, ma il Niger no: lui sceglie di puntare alla direzione contraria rispetto a tutti gli altri fiumi nati sulle sue stesse montagne. il Niger si lancia verso l'interno del continente, dando le spalle alla costa che è così vicina, si allontana dal mare, fugge alla sua meta finale.
uno sbaglio?
una caparbietà?
una decisione dettata da una curiosità insaziabile?
non si può sapere... fatto sta che il Niger sceglie di scorrere verso nord-est puntando dritto verso il centro del deserto del Sahara!


questo errore... questa scelta... questo azzardo scapestrato in realtà non è prerogativa del solo fiume Niger, è una scelta che fanno molti dei Grandi Fiumi, altrimenti non sarebbero Grandi: ad esempio il Rio delle Amazzoni poteva andarsene a sfociare subito in Perù e il Nilo poteva sfociare in Kenia, sarebbero rimasti piccoli fiumi, normali, poche persone conoscerebbero i loro nomi.
non è solo il Niger che fa la scelta illogica di nascere vicino alla costa e scorrere verso la direzione opposta.
c'è però una grande differenza nella storia del Niger rispetto agli altri grandi fiumi: gli altri fiumi fanno scelte lunghe, a volte coraggiose, forti, sicuramente interessanti, ma mai suicide!
il Rio delle Amazzoni sceglie la strada più lunga, è vero, ma passa per una valle lussureggiante piena di affluenti che gli danno forza, la sua non è una scelta suicida; il Congo e il Mississippi fanno lo stesso. essi scelgono una via lunga e interessante, ma non pericolosa.
gli unici due grandi fiumi che prendono una via davvero pericolosa, affrontando sfacciatamente le grandi aridità del più grande deserto del pianeta, sono il Niger e il Nilo.
ma il Nilo parte con tutta la forza delle terre umide dell'Africa Orientale e di tutte le verdi e alte montagne etiopi, inizia confuso poi si lancia come un giovane temerario verso il pericolo: va avanti, ad un certo punto ha un ripensamento e quasi decide di tornare indietro, ma poi torna con forza sulla sua strada, anche perché il Nilo in realtà ha sempre un'importante certezza: sa che se ad un certo punto non dovesse più farcela il Mar Rosso sta sempre a due passi li ad est: basterebbe girare a oriente in qualsiasi punto del suo percorso attraverso il deserto e il Nilo sarebbe salvo, non finirebbe secco e prosciugato dal sole, sconfitto, evaporando in un acquitrino salato al centro di una regione endoreica.
al Nilo piace il rischio controllato. è un fiume determinato e ambizioso, ma in nessun momento si lancia verso una scelta suicida.

il Niger invece si lancia ciecamente verso il centro del deserto.
punta verso il posto più pericoloso della terra per qualsiasi fiume, il punto più torrido, più arido, più caldo.
si sarà forse perso o la sua è una sfida folle contro l'impossibile?
sin dall'inizio nessun affluente consistente lo aiuta. lui va solo, ostinato. per quasi duemila chilometri punta dritto verso l'ardente centro del deserto in una specie di missione suicida.
in nessun momento ha il minimo ripensamento. la sua è una traiettoria retta, determinata.
un affronto sconcertante, un assalto inimmaginabile al cuore di tutte le aridità del nostro pianeta.
e ce la fa: il Niger porta il suo flusso di acque fino al centro del deserto.
porta la freschezza della sua corrente nel cuore del Sahara.

però arrivato a un certo punto inizia a essere stanco, spossato e a perdere le forze: la sua corrente rallenta, si disperde, inizia a dividere le sue acque: il Niger si dirama nel suo delta interno.
un preludio di sfinimento, non ce la fa più.


il Niger è ormai vicino a far la fine dei fiumi endoreici del deserto del Gobi o del Kalahari: fiumi imponenti che non sfociano mai, muoiono in acquitrini arsi dal sole, evaporando senza mai essere arrivati al mare...
si trova a un passo dalla sua fine.
quasi perde la speranza e per un po' è sul punto di lasciarsi morire. di lasciarsi evaporare.
eppure, non si riesce a capire come, con una forza strepitosa, unica, quando ormai già tutto sembrava perso, egli torna a raccogliere tutte le sue acque sparse nel suo vasto delta piatto in mezzo al deserto e comincia a convogliarle di nuovo in un unico imponente corso.
forte e determinato il Niger va verso una nuova direzione: con tutta la sua forza decide di deviare di 90 gradi verso sud est.


ma l'avventura non è finita: il fiume si trova comunque nel mezzo del deserto del Sahara, ancora rischia di essiccarsi o di perdersi di nuovo nell'interno del continente, la costa è così lontana che qualsiasi direzione scegliesse si tratterebbe comunque di un rischio immenso, di un azzardo eroico.
ma il Niger va, la sua corrente unita e forte.
di nuovo determinato, di nuovo in linea retta, senza perdere tempo, senza paura.
è un viaggio difficile, estenuante, lungo, senza nessuna certezza e ci vogliono ancora altri 1000 chilometri sotto il sole torrido del Sahara, 1000 chilometri lenti e durissimi, ma finalmente con una forza di volontà smisurata riesce ad arrivare in una zona tropicale e a raccogliere nuove acque e nuove forze.


il Niger ce l'ha fatta: ora scorre tranquillo attraverso verdi vallate umide.
egli ha vinto il deserto e ora, ricevendo forze e energia dalla lussureggiante giungla tropicale, può finalmente aprirsi la sua strada al mare e raggiungere la sua meta.
un'avventura incredibile, un'impresa titanica.

il Niger è il fiume che ha vinto il deserto.


---------------

sarebbe bello scrivere un libro sulle avventure dei grandi fiumi, delle montagne, degli oceani, come se fossero vivi e simili agli umani. 
un libro di geografia viva.
sarebbe anche interessante leggere la storia metaforica di ciascun fiume (monte, mare...) in forma di racconto, senza sapere di quale fiume, o corrente marina, o fenomeno atmosferico si stia parlando: ogni capitoletto una storia con un personaggio e la sua avventura, alla fine della quale apparirebbe una mappa per rendere chiaro il collegamento.
studiare la mappa sarebbe così ripercorrere mentalmente la storia appena letta.

la geografia si popolerebbe di una serie di nuove mitologie fantastiche e guardare una mappa sarebbe come cogliere una cosmogonia di storie sormontate e simultanee....

non male!