Si parla di viaggi nel mondo esterno e nel mondo interno.
Scoprire le aree inesplorate dentro e fuori di noi.
Cartografia, viaggi e costellazioni familiari.
El cuerpo es nuestro anclaje con la realidad, nuestro portal hacia la existencia.
Pero no sólo esto: el cuerpo es también una maravillosa obra desarrollada en 4 mil millones de años de evolución. Es la evolución misma de la vida en consonancia con la realidad que la rodea, la solución perfecta a todo lo que existe.
El cuerpo fluye con la realidad.
De hecho el cuerpo ES la realidad.
Así que para fluir con la realidad hay que dejarse guiar por el sabio cuerpo, que es nuestro paciente maestro de las reglas de la existencia.
El lenguaje del cuerpo son las sensaciones y las emociones. Hay que aprender este lenguaje sensorial y emocional con interés y atención. Sin el miedo a dejarse inundar por la intensidad de nuestro mundo interior.
Rabia, miedo, amor, susto, tristeza, angustia… son las palabras del idioma del cuerpo. Palabras iguales de significado cada vez diferente. Hay que descifrar cada vez esta lengua, que siempre pensamos conocer de antemano. Y en cambio hay que reaprender cada vez, con humildad, a escuchar lo que estas palabras que creemos conocer nos quieren decir esta vez.
El cuerpo sabe. El cuerpo guía. El cuerpo sigue lo que existe.
Cada decisión existencial, al fin y al cabo, se toma con la respuesta del cuerpo, y no de la mente.
Cuando la mente no tiene la respuesta, pregúntaselo al cuerpo, él sabe la respuesta.
Confía en tu cuerpo!
Quien confía en su cuerpo fluye con la realidad.
Quien desconfía de su cuerpo tiene miedo de la realidad.
No tengas miedo.
Fluye.
Libérate!
Una mappa serve per orientarsi o per disorientarsi?
Dipende.
Forse serve per vedere il mondo con occhi
diversi e quindi per ri-orientarsi dentro a un mondo nuovo.
Ma qual è il nostro mondo?
Se pensiamo a una mappa del mondo, con
ogni probabilità, staremo pensando a un tipo specifico di mappa, molto
probabilmente a una proiezione di Mercatore.
Questa rappresentazione del mondo è solo
una delle infinite maniere di vedere la nostra realtà. Ogni mappa è un filtro
che deforma, semplifica, evidenzia, chiarifica, manipola e ridefinisce la
realtà.
Ogni mappa ha un obiettivo, uno scopo, una
logica che sta dietro alla semplicità del suo modo di rappresentare un oggetto
che esiste: il pianeta terra.
Il fatto che normalmente pensiamo a una
mappa del mondo immaginando una proiezione di Mercatore, implica una visione
cristallizzata e rigida del mondo, una visione che non viene messa in
discussione da almeno 500 anni circa.
In questa proiezione ci sono tutte le
nostre strutture mentali colonialiste, eurocentriche e di categorie
geopolitiche che separano (e gerarchizzano) il mondo in blocchi specifici,
diversi per storia, cultura, economia, diritti, destini, religioni,
filosofie...
È un modo molto semplificato di vedere il
mondo che è contrastato ultimamente da tutta una serie di nuove mappe che
rimettono in discussione questa struttura.
La questione della mappa come distorsione
della realta e come vettore di concetti geopolitici impliciti non è nuova.
L’idea di mappa come “arma” è da tempo un tema di dibattito e di studio, nonché
di propaganda politica e ideologica.
Nel 2009 più o meno ho deciso di
sviluppare alcune idee che trattavano vagamente questo tema. Si tratta di tutta
una serie di “geografie alternative” che, fin da allora, continuo a creare con
lo scopo di smontare la realtà così come la percepiamo per poi rappresentarla
in modi sperimentali, controversi, irriverenti, divertenti o geniali, a volte.
La Pangea Politica è uno di questi
esperimenti.
Da sempre le coste africane e sudamericane
sull’Oceano Atlantico mi erano sembrate un invito alla fantasia. La loro forma,
così perfettamente speculare, mi portava a chiedermi a che città africana
corrisponderebbe Rio de Janeiro o Salvador, oppure a chiedermi con quanti stati
confinerebbe il Brasile se stesse ancora toccando l’Africa.
Avendo vissuto da una parte e dall’altra
di questo Oceano speculare, per me era quasi ovvio pormi questo tipo di
domande.
Sono sempre stato affascinato dalle mappe
non convenzionali e un filone di mappe che stuzzicavano da sempre la mia
fantasia, erano le mappe che mostravano la forma della terra milioni di anni
fa, quando la deriva dei continenti non aveva ancora separato tutte placche
continentali attuali e tutte le terre ferme erano riunite in un solo
megacontinente: la Pangea.
La Pangea Politica, nasce quindi nel 2009
da questa curiosità geografica: riportare la geografia attuale (e soprattutto
la geografia politica, cioè quella che, di solito, ci permette di orientarci di
più) ai tempi della Pangea, quando tutti i continenti erano uniti e vedere
quali erano le corrispondenze dirette con un solo sguardo.
Ma da subito l’idea si dimostrò essere
molto più potente.
Immediatamente mi resi conto
dell’importanza di quel gesto geografico-alternativo che stavo montando: non si
trattava soltanto di una “approssimazione geografica” si trattava invece di un
vero e proprio “contatto” che mancava da milioni di anni e che la geografia
convenzionale continuava involontariamente a riproporre costantemente e a
riconfermare sempre di più.
Questo contatto evidenzia non solo le
proporzioni delle dimensioni dei continenti e la corrispondenza delle terre che
conosciamo in tempi così antichi da risultare inconcepibili, questo contatto
risultava spesso essere un vero e proprio shock-geo-politico!
Riportando tutti i confini e le città
principali della Terra sulla struttura dei continenti ai tempi della Pangea
(circa 250 milioni di anni fa), si ottenevano scontri concettuali dirompenti:
New York davanti al Sahara Occidentale, Casablanca davanti al Canada, l’India e
l’Australia a fianco dell’Antartide, l’Europa unita all’Africa.
Era evidente che l’incontro dei
continenti, era uno scontro di idee più profonde che stavano segretamente sotto
a ogni cartina del mondo: l’idea dei paesi
più avanzati, separati dai paesi del terzo mondo. I blocchi culturali
contrapposti che sembrano non voler toccarsi... Gli Stati Uniti con i paesi
arabi, l’Europa con l’Africa.
Tutte le contrapposizioni geopolitiche
saltano in aria! Le idee di una umanità separata vengono messe alla prova!
È questa l’idea di questa mappa: ricordare
a tutti, provocatoriamente, che l’umanità è una sola e che ogni divisione è
fittizia ed effimera.
Anche se in modo anacronistico e
distopico, l’idea di una geografia politica di continenti uniti come lo erano
originariamente, ci ricorda anche la nostra origine umana comune, nelle savane
africane.
La Pangea Politica quindi è ovviamente una
mappa giocosa e curiosa, ma è soprattutto una potente provocazione (basata su
variegate questioni scientifiche) che dimostra l’assurdità dell’idea di umanità
divisa e di confini invalicabili.
Dal punto di vista grafico poi, l’idea di
unire i continenti, inizialmente ovvia e facile, si scontrò in breve tempo con
tutta una serie di questioni grafico-teoriche: è vero che sappiamo con una certa
sicurezza dove si trovava ogni territorio ai tempi della Pangea, ma è anche
vero che molti di questi territori erano sommersi, altri avevano forma
totalmente diversa, alcuni non esistevano e si sono generati per eruzioni
vulcaniche o orogenesi, altreterre sono adesso fondi marini e un tempo erano
invece vaste pienure...
Come rappresentare gli stati moderni in
modo da essere riconoscibili in un pianeta terra così diverso? E come
rappresentare tutti i paesi e tutte le regioni, anche quelle che in quel periodo
non esistevano?
Per fortuna gran parte delle coste odierne
sono simili alla propria placca continentale, questo significa che la maggior
parte dei paesi possono essere uniti e collocati con facilità sulla mappa della
Pangea. I casi speciali in cui certi stati dovrebbero sparire o essere
deformati in modo irriconoscibile, sono stati invece adattati leggermente in
modo da poter rendere facile e chiaro a tutti dove si trovava il pezzo di
crosta terrestre che avrebbe poi dato origine ad ogni paese.
Alcune piccole licenze poetiche sono state
create specialmente per i piccoli paesi dell’Oceania e altre isole vulcaniche.
La struttura generale rispetta l’idea
scientifica della teoria della Pangea, ma l’obiettivo di questa mappa è
soprattutto artistico e concettuale, per cui certi dettagli sono stati forzati
per mantenere la forza del messaggio principale:
Il mondo è uno.
L’umanità è una.
La realtà è sicuramente oggettiva, a un certo livello. Ma a un livello più profondo non smette mai di essere onirica. Il simbolo, il sogno, sono la nostra lettura profonda della realtà, sono il linguaggio stesso del nostro inconscio. Nel nostro mondo interno noi leggiamo la realtà come fosse un sogno, incessantemente. È per questo che è utile leggere anche la realtà oggettiva come se fosse frutto dell'immaginario onirico del nostro inconscio: perché in fondo è così che filtriamo e integriamo la realtà a un livello profondo, emotivo.
Ebbene, se l'immagine dell'uomo sulla sedia a rotelle fosse stata solo un simbolo di un sogno... come l'avresti interpretata tu?
Che messaggio profondo ti starebbe comunicando?
Se la sinistra diventa semplicemente un sinonimo di ragionevolezza e la destra soltanto un sinonimo di rabbia, non c'è nessun dubbio che nel prossimo periodo di recessione, incertezza e crisi economica sarà la destra a vincere.
La sinistra non può limitarsi a difendere un modello di capitalismo più o meno sociale, concentrandosi nella difesa del sistema esistente. Questo equivale semplicemente a immobilismo e paura di cambiare. La sinistra deve essere un'alternativa: una alternativa utopica se necessario. Una alternativa pronta a cambiare tutto per creare un sistema nuovo e non per accettare a testa bassa i vincoli di un mondo ipercapitalista cercando di ridistribuire le briciole lasciate dai padroni.
La sinistra risulta odiosa e ipocrita, in questo senso: difende un modello che in teoria critica e non ascolta la frustrazione e la rabbia dei ceti che hanno bisogno di credere in un'alternativa più o meno radicale.
Se la sinistra vuole difendersi dall'alto della sua superiorità morale e rimanere nel sicuro territorio del dibattito ragionevole, avrà vita breve.
D'altronde una sinistra che non ha obiettivi di sinistra (e cioè anti-sistema) è solo una maschera, un'idea senza fondamento. Pure parole al vento. Tanta retorica e poca sostanza. Neanche chi è davvero di sinistra voterebbe più la sinistra.
La destra si fa carico invece della spinta rabbiosa e frustrata. L'ira di chi non ce la fa più e che vuole risposte immediate perché non ha più pazienza. E di chi, soprattutto, vuole solo odiare e vuole solo gridare o prendere a bastonate qualcuno.
Ovvio che tutto ciò è inaccettabile in una società civile, ma forse è il caso di renderci conto che non siamo in una società così tanto civile come ci piacerebbe. l'analogia destra-rabbia è un concetto opinabile e che non ha niente a che vedere con la politica, ma attualmente è ciò che succede (ed è ciò che molto spesso succede nella storia, anche).
Quindi se assumiamo (chissà perché, poi) che destra è rabbia, rivoluzione, frustrazione, distruzione del sistema, e la sinistra, semplicemente, il suo opposto che cerca di arginare questa violenza, allora dobbiamo ammettere che questa polarizzazione tra destra-sinistra (ovvero rabbia-ragionevolezza) ha un che di malato: la ragione che semplicemente nega la rabbia non la farà mai sparire, semplicemente la farà esplodere prima o dopo.
La rabbia non "sparisce" ignorandola. Non è possibile. Tra mente e emozioni, sono le emozioni che vincono, sono le emozioni che "hanno ragione". Alla mente tocca il lavoro di assumerle, osservarle, comprenderle e integrarle. Non di ignorarle.
Se la sinistra non decide di raccogliere la sfida di raccogliere la rabbia di chi non ce la fa più, non decide di rischiare e di lanciarsi verso una Nuova Speranza, allora la sinistra può prepararsi: sarà spazzata via dalla rabbia delle masse.
La crisi mondiale sta arrivando. La storia del virus ha reso ancor più tesa la situazione sociale. Non basterà cercare di arginare le violenze isolate o di criticarle. La sfida impone atteggiamenti più coraggiosi. La rabbia sta arrivando.
Bisogna avere il coraggio di aprire gli occhi: sogniamo!
Ma quindi perché non inventare nuovi paesaggi, nuovi orizzonti, nuovi scenari e nuove atmosfere attraverso il gioco di un orizzonte specchiato e invertito?
Ecco un esempio